Pinzimonio
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Anteprima del libro
Pinzimonio - Mauro Olmastroni
Toscana
1
Il viaggio era stato più scomodo del previsto perché avevano trovato lunghe code non solo sulla FiPiLi, ma anche nel tratto di Aurelia dopo Rosignano. D’altra parte questo rientrava nella norma ed era anche stato messo in preventivo visto che quest’anno il fatidico primo luglio, inizio delle ferie per una buona parte di italiani, cadeva di domenica, quando il traffico sulla costiera diviene insostenibile. L’auto della famiglia Carloni, provenendo da Impruneta, era riuscita comunque ad approdare in via Etruria, a due passi dalla spiaggia sud di San Vincenzo. I ragazzi avrebbero voluto andare subito a giocare tra la sabbia, ma Giovanni li convinse a dare una mano per portare su le valigie e i mille pacchetti in cui alla meglio avevano stivato tutto ciò che poteva servir loro. E poi
diceva mamma Luisa venite almeno a dare un’occhiata alla casa dove vivrete per un mese intero
.
Più volte Giovanni aveva paragonato la sua famiglia a quella del ragionier Fantozzi, ma il confronto era solo per scherzare perché il loro nucleo rientrava nella più assoluta normalità. Nessuno dei quattro componenti assomigliava alle caricature interpretate dall’attore genovese; anche la confusione che tutti, nessuno escluso, facevano non era che un piacevole momento di ilarità familiare. La nuova casa, piccola ma sufficiente per loro e ottima perché a due passi dall’arenile, era tutta in disordine, ma per mettere a posto mamma Luisa non voleva nessuno tra i piedi e pregò Giovanni di andare al supermercato per i rifornimenti, dandogli la lunga lista di articoli da acquistare che avevano preparato durante il viaggio.
L’importante è portare in casa le cose pesanti e ingombranti, al resto penseremo giorno per giorno anche andando a piedi
; provò a chiedere ai ragazzi di accompagnare il babbo, ma era stupido anche solo pensarlo perché loro non vedevano l’ora di correre alla spiaggia.
Stai attento a tua sorella, Tiziano
fu l’ultima raccomandazione di Luisa; non entrate in acqua quando noi non ci siamo e tornate prima dell’una. Comportatevi bene altrimenti non andrete più da soli
.
I due ragazzi conoscevano a memoria le prediche della mamma. Rientrarono puntuali all’ora di pranzo e alle domande dei genitori su cosa avevano fatto in spiaggia risposero che avevano giocato con Gianni, un bambino di Cortona che Tiziano aveva conosciuto anni addietro nell’altra zona di San Vincenzo dove loro erano sempre andati. I due adulti si scambiarono un’occhiata interrogativa e Luisa ricordò per prima: Ho capito, è il bambino dei Brugi; ti ricordi di Serena e di suo marito … aveva un nome non tanto comune …
.
Ettore!
esclamò Giovanni senza un attimo di esitazione senti chi si ritrova quest’anno, non vedo l’ora di rivederlo
.
L’altro bambino si era comportato diversamente da Tiziano, anche perché i genitori non gli avevano fatto domande particolari; lui conosceva bene quel tratto di arenile ed era giusto lasciargli un po’ di indipendenza senza opprimerlo continuamente. Per questa ragione quando Ettore, seduto sulla spiaggina a leggere una rivista, si sentì salutare in modo cordiale da un uomo pressappoco coetaneo, impiegò un po’ per riconoscerlo, ma poi una calda stretta di mano sancì il reciproco piacere di ritrovarsi.
Serena non è arrivata, ti ricordi di lei? Forse è ancora a tentare di far mangiare qualcosa a quel lavativo di Gianni. E tua moglie?
Anche lei verrà sulla spiaggia un po’ più tardi, deve finire di sistemare i bagagli, ma se non portavo via i ragazzi, lei non riusciva a far niente. Voi quando siete arrivati?
Furono questi i preamboli della ritrovata compagnia; poco dopo arrivarono gli altri familiari e la domenica sera, nel poco spazio rimasto in quella zona di spiaggia libera, fu dedicata ai ricordi del passato, mentre i tre ragazzi erano liberi di giocare e sguazzare tra sabbia e mare.
Le due famiglie si erano conosciute tre anni prima proprio a San Vincenzo, dalla parte del paese opposta a quella dove si trovavano ora. Giovanni Carloni con la moglie Luisa erano affezionati frequentatori di quella zona ormai da tanti anni; erano appena sposati quando erano venuti per la prima volta al mare qui e si erano sistemati in un piccolo appartamento, in cui avevano trovato posto abbastanza agevolmente anche i due figli che in seguito erano nati. Con gli anni il rapporto con la vecchia proprietaria si era trasformato in amicizia, tanto che proprio Giovanni all’inizio della stagione era solito provvedere a qualche lavoro di manutenzione della casa, in cambio di una sostanziale riduzione della quota di affitto. D’altra parte lui, nonostante fosse impiegato di banca, si dilettava a fare questi lavoretti anche a casa.
La zona frequentata dai Carloni era quella della Conchiglia, poco a nord del porto turistico della cittadina, dove la spiaggia era larga e pulita e il fondale marino degradava molto lentamente, così che anche i bambini potevano spingersi abbastanza al largo senza eccessivo pericolo. L’arenile, pur molto frequentato, concedeva ampi spazi ai bagnanti anche perché il tessuto edificato alle sue spalle era limitato in profondità dalla ferrovia e dall’Aurelia, al di là delle quali il paese non era sviluppato come nella parte più a sud. In quella zona non c’erano grandi condomini, ma solo edifici composti da un numero limitato di unità abitative o villette sparse nel verde oltre ad alcuni alberghi affacciati direttamente sulla spiaggia. Anche la viabilità, costituita da un viale principale senza sfondo da cui si diramavano tante stradette sui due lati, non era tale da favorire il flusso degli avventori giornalieri oltre a quelli che si spingevano fin lì per praticità di parcheggio. In quella parte di San Vincenzo mancavano quasi del tutto anche gli esercizi commerciali, ma non era un problema raggiungere il centro a piedi oppure il supermercato all’altra estremità del paese, utilizzando l’Aurelia che tagliava tutto il centro abitato.
I Carloni erano restati affezionati a quella zona di mare che frequentavano da oltre dieci anni. A dir la verità, avevano detto tante volte che l’anno successivo avrebbero cambiato località ma poi, immancabilmente, tra Carnevale e Pasqua mandavano un saluto alla signora Palmira e allora non riuscivano più a decidere diversamente.
La famiglia Brugi trascorreva le ferie nel livornese da diversi anni. Ettore e Serena ricordavano ancora gli anni in cui frequentavano l’Adriatico, quando erano senza figli e Cesenatico era la loro meta, ma dopo l’arrivo di Gianni si erano convinti a passare le ferie sulla costa tirrenica, dove il clima è sicuramente più asciutto e salubre. Sapevano benissimo che vi avrebbero trovato meno occasioni di svago, ma con i figli ancora piccoli avevano altro a cui pensare. Dopo qualche estate trascorsa nel grossetano, avevano pensato di cambiare aria e passarono un anno a Donoratico insieme ad amici di Cortona, ma la cittadina era sembrata loro troppo piccola e l’anno successivo avevano deciso di cambiare di nuovo. Incerti tra Cecina e San Vincenzo, la loro scelta era caduta su quest’ultima località, nella quale nel corso degli anni avevano soggiornato in varie zone, prediligendo comunque la parte sud. Solo una volta erano stati dal lato opposto del paese e qui avevano conosciuto una famiglia di Impruneta con una bimba che frequentava ancora l’asilo e un maschio che aveva due anni più di Gianni. La spiaggia in cui si trovavano era ampia e bella, ma la zona esclusivamente residenziale che la circondava non era molto gradita soprattutto a Ettore, così che l’anno seguente si preoccuparono per tempo di cercare una sistemazione per le ferie fin dalla primavera. Trovarono un appartamento adatto alle loro esigenze nella zona delle Prigioni e lì tornarono anche negli anni successivi, anche perché con il tempo avevano fatto una cerchia di conoscenze tali da soddisfare tutti i componenti della famiglia.
Proprio in quella zona si era spostata anche la famiglia Carloni dopo l’inizio dei lavori per l’ampliamento del porto turistico di San Vincenzo, che faceva prevedere che per diversi anni la vita da spiaggia sarebbe stata sconvolta, soprattutto nella parte che frequentavano da tempo. Avevano pensato di cambiare località, ma erano contenti del paese in cui da molti anni trascorrevano le ferie estive e non intendevano cambiarlo, anche perché spostandosi di poche decine di chilometri avevano la possibilità di visitare diverse località caratteristiche e ricche di storia e di tradizioni.
Ritrovati gli amici di qualche anno prima, fu naturale aggregarsi a loro e piantare l’ombrellone con le sedie accanto a questi. In quella zona la spiaggia era libera e molti dei frequentatori venivano lì da tanti anni e si conoscevano abbastanza bene così che anche Giovanni si trovò a far parte del gruppo, con cui partecipava a tutti i passatempi che rendevano più piacevole la vita di spiaggia. Nonostante questo le due famiglie, pur non facendo gruppo a sé, tendevano a preferire la rispettiva compagnia e i quattro grandi andavano volentieri a camminare lungo l’arenile, qualche volta tutti insieme, più spesso solo gli uomini, che avevano ripreso l’abitudine di qualche anno addietro quando usavano spingersi anche piuttosto lontano.
Il rapporto preferenziale che si era creato tra di loro non aveva una giustificazione logica perché i due uomini non avevano niente in comune nella vita di tutti i giorni.
Ettore Brugi si occupava di ristrutturazioni edilizie, associato con due colleghi in uno studio di architettura. Il lavoro non mancava, indirizzato soprattutto al restauro di vecchi casali, di cui la Toscana è ricca ovunque. Il raggio di azione del loro studio spaziava tra le province di Arezzo, Siena e Perugia, ma a volte erano stati chiamati anche più a nord, nella zona del Chianti fiorentino. Lui era un tipo sportivo e praticava tennis con regolarità, più spesso con uno dei soci, ma anche in tornei amatoriali; era anche molto appassionato di basket e non di rado si recava a Siena o a Roma con amici che avevano la sua stessa passione, ma seguiva con interesse quasi tutte le manifestazioni sportive.
Profondamente diversi erano gli interessi di Giovanni Carloni, impiegato in una banca di San Casciano Val di Pesa, la cui passione principale, al di fuori del lavoro a cui si dedicava con abnegazione, era la politica. Partecipava attivamente alle vicende degli ambienti di partito a livello locale, tanto che aveva in mente di candidarsi per il Consiglio comunale alle elezioni amministrative del prossimo anno; si stava immedesimando in quel ruolo e non escludeva che questo fosse un trampolino di lancio per incarichi di maggior prestigio. Nel tempo libero era un appassionato lettore: prediligeva la narrativa, meglio se di autori italiani contemporanei, non necessariamente famosi, che raccontassero storie più o meno ben costruite con attinenza alla vita reale di tutti i giorni. Rifiutava di leggere romanzi a sfondo politico, forse perché la sua filosofia li voleva escludere dalle opere di narrativa, non voleva cioè mescolare la finzione più o meno marcata propria dei racconti con la realtà socio politica del suo impegno. Giovanni era quindi un sedentario, tutto lavoro, circoli di partito e casa, dove tuttavia non faceva granché al di fuori di piccoli lavori di manutenzione ordinaria a cui si applicava con passione e abilità. Aveva sempre rifiutato qualsiasi tipo di attività sportiva, giustificandosi con se stesso perché non ne sentiva il bisogno, dato che il suo fisico si manteneva abbastanza bene. Del tutto diverso era il suo comportamento durante le ferie: lui riusciva a staccare, a mettere completamente dietro le spalle tutto ciò che costituiva la sua vita negli altri undici mesi, forse perché in fondo, sia sul lavoro che nella sezione di partito, non ricopriva incarichi di eccessiva responsabilità e tutto poteva andare avanti anche senza di lui. In questo periodo cambiava anche le sue abitudini di attività fisica; non amava fare il bagno e