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Oralba (Collana Nhope)
Oralba (Collana Nhope)
Oralba (Collana Nhope)
E-book135 pagine1 ora

Oralba (Collana Nhope)

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Info su questo ebook

Oralba è una sirenetta che non sa cantare, e non è questo il suo unico difetto, nessuno crede in lei, nemmeno la madre, che vuole darla in sposa allo stregone degli abissi,.Ci penserà il destino e l'incontro con tanti stravaganti amici del mare a condurla verso il riscatto e la salvezza.

Con Oralba, vivrete un emozionante viaggio in fondo al mare e scoprirete che anche nelle situazioni più buie c'è sempre uno spiraglio di luce.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita2 gen 2020
ISBN9788833664071
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    Anteprima del libro

    Oralba (Collana Nhope) - Marina Javarone

    Marina Javarone

    ORALBA

    Illustrazioni a cura di

    Maria Maddalena Monti

    Collana Nhope

    Pubblicato da @Pubme – Collana Nhope

    Prima edizione – Gennaio 2020

    Collana Nhope:

    collananhope@gmail.com

    Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio.

    Qualunque somiglianza con fatti luoghi e persone reali, viventi o defunte è del tutto casuale. Questo libro contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, distribuito, noleggiato o utilizzato in altro modo, se non specificato ed autorizzato dall’autore, ai termini ed alle condizioni in cui è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. (Legge 633/1941)

    Progetto grafico a cura di Maria Maddalena Monti

    A 'GIOGIO’ la mia amata nipote

    I figli di Re Mare

    Tante tante maree fa il Re del Mare, stanco di saltare di onda in onda per controllare il suo immenso regno decise di assegnarne una parte ai suoi tre figli.

    Mediterraneo, il minore e anche il più fantasioso, aveva trascorso svariate maree a immaginare come abbellire lo spazio d’acqua ricevuto dal padre. Fu così che incantato da un tramonto colorò di rosso i coralli sparsi nel fondale e affascinato dalla rugiada adornava con cristalli le cupe grotte marine irrorate dalle tante maree. Una notte poi, cullato dall’onda fu baciato dalla luna e sognò una sirena che scivolava nelle sue acque. Una volta che il tocco d’artista gli parve sopito lasciò al caso il privilegio di arricchire ulteriormente il suo mare.

    Pacifico, il secondogenito, era d’indole gioiosa e anche burlona. Quando si accorse delle meraviglie ideate da Mediterraneo, anche lui volle popolare i suoi fondali molli e sinuosi. Sforzando l’immaginazione tracciava il segno di un delfino e ridendo soddisfatto ne fece un altro ancora più grande. Aveva disegnato una balena.

    Atlantico, il maggiore dei figli di Re Mare, conosciuto per il suo pessimo carattere, era un artista del litigio oltre ad avere la cattiva abitudine di digrignare i denti se s’infuriava, e nessuno lo batteva in furbizia. E s’infuriò davvero il giorno in cui scoprì di non essere l’unico erede ma non lo diede a vedere: per esperienza sapeva che sarebbe stato inutile opporsi a un ordine paterno.

    In cuor suo però covava il proposito di riprendersi ciò che gli spettava di diritto. Per prima cosa iniziò a spiare i fratelli e notato che si divertivano a riempire il loro mare di strane creature ne abbozzò una infida, vorace, cattivissima che chiamò Pescemannaro. Ma si fermò lì, lasciando le sue acque nella notte, così come le aveva trovate.

    Marea dopo marea il mondo sommerso prese vita, ma come imponeva da sempre la legge del mare, i figli del Re che lo avevano pur animato dovevano però lasciare che si governasse da solo. Ogni interferenza era vietata.

    Le sirene sognate e nate nello spazio d’acqua di Mediterraneo, non si accontentarono di vivere nelle grotte e adoperarono le stalattiti per costruire all’interno della barriera corallina, il loro reame che illuminarono e chiamarono Grottazzurra.

    Il fondale ideato da Pacifico era fatto di sabbia, scogli erbosi, antri e un lembo di terra semisommerso, aveva anche un giardino d’alghe cosparso di conchiglie. I delfini si incontrarono più e più volte con le balene per scegliere dove collocarsi. Le conchiglie dal canto loro fecero capire a entrambi che non erano ospiti graditi e la rena sobbalzando a ogni fruscio alzava un fastidioso polverone. Dunque, non restavano che le caverne e l’isolotto a pelo d’acqua. Dal giardino ebbero in dono la madreperla che usarono con l’aiuto dei polipi, per rivestire i cunicoli. Infine le balene lasciarono all’estro dei delfini il compito di ultimare Oceania, il loro dominio.

    Al contrario dei fratelli, Atlantico non si curò di migliorare il suo paesaggio marino e i Pescimannaro furono costretti a rifugiarsi nella gigantesca meteorite caduta nel loro mare e scavata dal continuo caotico riflusso, come un labirinto senza fondo che schernivano e di cui fingevano di non avere paura. E Abissi chiamarono il loro labirinto.

    Il Re che all’inizio poco si fidava di questo figlio maggiore sempre imbronciato dovette ricredersi. Non solo Atlantico aveva accusato il colpo di non essere l’unico erede senza reagire, ma era stato anche capace di imitare i fratelli inventando come loro una nuova specie marina.

    Addirittura Atlantico, rispettando l’antica legge, non aveva usato alcun sotterfugio per intromettersi nel governo di Abissi. Certo quelle sue acque erano un po’ scure e spoglie ma al sovrano sembrava che in fondo le maree trascorressero senza scossoni in tutti e tre i reami.

    Ora poteva finalmente gioire delle bellezze create dai suoi eredi.

    Finché un mattino il primo zampillo d’alba colorò proprio l’onda dove riposava il Re e lo svegliò da un brutto sogno che però non svanì del tutto. Le immagini si erano cancellate appena aveva spalancato gli occhi ma non la sensazione di pericolo, grave, imminente. Un allarme che il Re prese sul serio tanto che saltato a cavallo dell’onda più veloce si diresse nel mare di Nessuno, una striscia d’acqua abitata da ladri e furbastri che separava Abissi dai delfini di Pacifico. Era quello il posto giusto per ottenere informazioni fresche e credibili su ciò che stava accadendo realmente nel mondo sommerso.

    Una volta arrivato alle soglie del passaggio inalò benevolo il saluto di benvenuto delle spugne. Lì tra di loro viveva Cernia, la guardiana. A lei, spaparanzata e assente, il sovrano si rivolse raddrizzandola con lo sguardo:

    «Dal tuo aspetto pasciuto deduco che gli affari prosperano» le disse scivolando nel suo antro.

    E Cernia, seguendolo con le pinne afflosciate dall’imbarazzo, gli diceva:

    «Mi trovate assai ingrassata? Tutta colpa del nuovo cuoco, un pesce palla che stuzzica la mia golosità di continuo. Ma come posso servire vostra Maestà?» continuava la guardiana in un tremore di branchie.

    Il sovrano voltandosi di scatto e girando, e bloccandola in un mulinello:

    «Devi ricambiare la mia benevolenza con la lealtà. Ultimamente strani mormorii mi sono giunti dalle correnti. Ho voluto ignorarli finché il sogno di stanotte mi ha avvertito di un pericolo.

    Che si tratti di Atlantico? Forse è lui che sta tramando qualcosa? Ho ragione? Voglio la verità e smettila di agitarti».

    Cernia rilassate le pesanti palpebre e perso l’affanno di vedersi punita dal Re per una delle sue furberie col tornaconto, ritrovò il suo ruolo ed emise una bolla di sollievo: «Un sogno veritiero quello che ha visitato Vostra Maestà. Prometto di riferirvi ciò che so anche a costo della mia vita ma vi confesso che se i Pescimannaro vengono a sapere delle mie confidenze a Vossignoria mi ingoiano!» e stirandosi le lucenti squame gli si avvicinava melliflua «Dovete sapere che ultimamente le spie

    di passaggio mormorano di una imminente invasione. E infatti qui da noi i prezzi per assoldare un pesce spada come difesa personale sono assai cresciuti. Ho anche un’altra leccornia da svelare al mio Monarca che spero si vorrà mostrare generoso con una povera e obbediente Cernia».

    «Non mentire e otterrai il tuo tornaconto». La fissò il Re storto.

    «Come volete mio sovrano, difatti è giunta proprio questa voce: che è stato Atlantico a svelare allo Stregone che governa Abissi il modo per uscire dai suoi confini e attaccare sia Oceania che Grottazzurra. Come pensano di farlo? Da quel che so vogliono rapire addirittura Oralba, la figlia della Regina delle sirene. Ormai manca poco al suo sedicesimo compleanno ed è risaputo che quel giorno la magia del canto, capace di trattenere i Pescimannaro nel loro spazio marino, passerà da madre in figlia, sempre che la principessina sia capace di gorgheggiare.

    Perdonatemi, come ben sapete la maggioranza degli abitanti qui tenta di indovinare lo stile canoro della sirenetta quando si presenta il suo gran giorno. Qui si scommette su ogni cosa. Anche su una principessina stonata!».

    Il Re che di fronte a quella variante oscura neanche più si impensieriva, reputava impensabile una regale stonatura:

    «Non dire sciocchezze, certo che Oralba al compimento delle sedici maree saprà cantare.

    Sono stato io a dare alle sirene il dono del canto convinto che sarebbe servito a preservare la pace.

    Siamo in acque pericolose e un’alga nata carnivora va resa innocua» proferì altezzoso nel congedarsi.

    Il Re era all’improvviso diventato pensieroso e

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