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La promessa sposa (eLit): eLit
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E-book176 pagine2 ore

La promessa sposa (eLit): eLit

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Info su questo ebook

La famiglia reale dei Karedes 4
Il matrimonio con Zakari Al'Farisi, re di Calista, attende la principessa Kalila Zadar al ventunesimo anno di età. Il principe Aarif, fratello del re, ha il compito di scortarla sull'isola per questo importante appuntamento, ma un matrimonio concordato non fa parte della vita che Kalila ha sempre sognato. Così la principessa fugge, costringendo Aarif a inseguirla. Il calore del deserto finisce con l'infiammare il desiderio che provano l'uno per l'altra, e i due trascorrono una notte di passione proibita. Aarif sa di non poter avere Kalila per sé, né tradire così suo fratello e il suo paese. Ma quella donna è la cosa che desidera di più al mondo.
LinguaItaliano
Data di uscita1 apr 2020
ISBN9788830511248
La promessa sposa (eLit): eLit
Autore

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La promessa sposa (eLit) - Kate Hewitt

    978-88-3051-124-8

    1

    Il sogno era tornato per tormentarlo, aggredendo i suoi sensi E la sua memoria con un groviglio di immagini, mani tese, onde salmastre. Aarif Al'Farisi dormiva, i pugni stretti, la fronte imperlata di sudore.

    Aiutami... Aiutami, Aarif!

    Il grido disperato riecheggiò nella sua mente, varcando i confini del tempo e dello spazio.

    Aarif si svegliò di soprassalto. Aprì gli occhi e li adattò alla penombra che regnava nella camera. Una pallida falce di luce gettava un sottile raggio luminoso sul pavimento. Sospirò e si mise seduto, lasciando dondolare le gambe fuori dal letto.

    Il suo cuore impiegò qualche istante per riprendere a battere a un ritmo naturale. A ogni profondo respiro, sentiva la calma tornare e le ombre ritrarsi. Si passò una mano fra i capelli arruffati, quindi si alzò.

    Dal balcone del suo appartamento nel Palazzo Reale di Calista lasciò vagare lo sguardo per l'infinita distesa del deserto arido e sabbioso, fino al fiume Kordela, nel cui letto giacevano i diamanti, la linfa vitale dell'isola. Continuò a osservare le dune mentre il vento secco gli asciugava il sudore.

    Odiava quei sogni. Li odiava ancora adesso, vent'anni dopo. Sogni che lo lasciavano affranto, impaurito, debole. Istintivamente, Aarif scosse la testa, come a voler negare l'incubo, e la realtà stessa. Perché in realtà non era riuscito a proteggere suo fratello e la sua famiglia tutti quegli anni prima, ed era destinato a rivivere quegli agonizzanti momenti di notte, quando era indifeso e vulnerabile.

    Da qualche mese però dormiva tranquillo, il che lo aveva indotto a credere di essersi ormai lasciato tutto alle spalle.

    Si era illuso.

    D'altra parte, come poteva essere al sicuro da se stesso, dalle ripercussioni dei suoi fallimenti?

    Aarif sospirò di nuovo e voltò le spalle al balcone e alla notte stellata. Si avvicinò al computer portatile posto sul comodino accanto al letto, consapevole che riprendere a dormire era fuori discussione. Almeno avrebbe utilizzato le lunghe ore vuote che lo attendevano lavorando.

    Accese il computer e indossò un paio di pantaloni di cotone. Colse la propria immagine riflessa nello specchio appeso al di sopra del cassettone, scorse il panico ancora impresso sul suo volto, nei suoi occhi, e le sue labbra si atteggiarono in una smorfia di disgusto: aveva ancora paura, dopo tutti quegli anni!

    Tornò al computer e, come prima cosa, controllò la posta. Aveva diversi appuntamenti con dei clienti che meritavano tutta la sua attenzione. I diamanti di Calista erano purissimi, ma i giacimenti non erano né vasti, né inesauribili, dunque andavano scrupolosamente gestiti. Tuttavia nella sua casella trovò un unico messaggio, di suo fratello, il re Zakari. Una ruga gli solcò la fronte mentre leggeva la breve comunicazione.

    Devo seguire un indizio sul diamante. Vai tu a prendere Kalila. Tuo fratello Zakari.

    Il diamante, cioè il diamante Stefani, la pietra centrale della corona di Adamas che era stata tagliata in due quando lo stesso regno si era diviso. Ovviamente lui non aveva mai visto la gemma nella sua forma originale perché la corona di Calista ne ospitava solo metà. L'altra metà, che avrebbe dovuto essere sulla corona di Aristo, era scomparsa, e sembrava che nessuno riuscisse a trovarla.

    La tradizione voleva che chi fosse riuscito a riunire le due parti del diamante avrebbe acquisito il diritto a regnare per sempre sia su Aristo che su Calista, e Zakari era determinato a riuscire in quell'impresa.

    Talmente determinato, da delegare a lui un'incombenza così importante, rifletté Aarif.

    Il messaggio era conciso, tuttavia conteneva decisioni, dettagli, e un potenziale disastro, poiché la principessa Kalila Zadar dello Zaraq era la promessa sposa di Zakari, e il loro matrimonio si sarebbe celebrato di lì a due settimane.

    Il prelevamento di una sposa reale dal suo paese di origine era una faccenda cruciale, basata sul cerimoniale, la cortesia e la tradizione. Avrebbe dovuto procedere con la massima cautela per non offendere Kalila, suo padre, re Bahir, e tutto il popolo dello Zaraq, ragionò Aarif. L'alleanza con lo Zaraq era di vitale importanza per Calista, e non doveva assolutamente essere messa a repentaglio.

    Strinse le labbra mentre scriveva la sua altrettanto succinta replica. Farò come ordini. Sempre a tua disposizione. Aarif.

    D'altro canto, non era possibile rifiutare una richiesta di suo fratello. Lui non aveva preso in considerazione la possibilità di farlo nemmeno per un istante. Il suo senso del dovere era totale, la sua responsabilità nei confronti della famiglia e del regno venivano al primo posto. Sempre.

    Sollevò lo sguardo dal monitor per rivolgerlo alla finestra. Ormai il sole nascente stava tingendo di colori pastello il cielo ancora scuro.

    In quella luce incerta Aarif vide di nuovo di sfuggita il proprio volto riflesso allo specchio. Per un attimo ne fu spaventato, ancora sorpreso dalla brutta cicatrice che gli attraversava una gota dal sopracciglio fino alla mascella, indelebile ricordo di come già una volta aveva fallito nei confronti della propria famiglia e della corona.

    E una volta era abbastanza.

    Kalila si risvegliò da un sonno agitato mentre il sole filtrava dalla finestra della sua stanza nel Palazzo Reale dello Zaraq, le tendine smosse dalla brezza calda.

    Appoggiò una mano sulla fronte, come se in quel modo potesse calmare i pensieri e le ansie che si agitavano nella sua testa.

    Stava per incontrare il suo futuro marito.

    Scese dal letto e, a piedi nudi, si avvicinò alla finestra. Il cielo era uno specchio di un blu brillante, completamente privo di nubi. In lontananza il deserto si arrendeva al mare, non più di una sottile striscia all'orizzonte delimitata da stretti campi verdeggianti. Il resto del territorio dello Zaraq, un piccolo regno, era sabbia, arida e improduttiva tranne che per qualche miniera di nichel e rame che costituivano l'unica risorsa economica del paese.

    Quello, ricordò Kalila a se stessa, era il motivo per cui stava per sposarsi. Suo padre aveva bisogno della sicurezza finanziaria costituita dai giacimenti di diamanti di Calista, e Calista aveva bisogno della stabilità politica dello Zaraq, basata su secoli di indipendenza. Tutto lì. Lei era una pedina, mera merce di scambio, e lo aveva sempre saputo.

    Appoggiò la fronte alla cornice di marmo della finestra, ancora fresca dopo la notte nonostante il sole che ormai batteva implacabile. Che aspetto avrebbe avuto Zakari dopo tutti quegli anni? Cosa avrebbe pensato di lei? Non la vedeva da quando era solo una bambina troppo magra e con una gran massa di capelli ribelli. Lei lo rammentava appena. La mente le suggeriva immagini confuse di un uomo alto, imponente, volitivo, che le aveva sorriso e accarezzato il capo.

    Ora quell'estraneo stava per diventare suo marito.

    Un colpo alla porta la sottrasse al filo dei suoi pensieri.

    Juhanah, la donna che era stata la sua bambinaia e che ora era quanto di più simile a una madre potesse avere, irruppe nella stanza. «Bene, sei sveglia» esordì quest'ultima. «Ti ho portato la colazione, e poi dovremo darci da fare per prepararti. Lo sceicco arriverà verso mezzogiorno, almeno così mi hanno detto. Non abbiamo molto tempo.»

    Kalila sospirò e si allontanò dalla finestra. Il giorno prima suo padre le aveva impartito precise istruzioni sul tipo di accoglienza che lo sceicco Zakari doveva ricevere.

    «Dovrà vedere una ragazza tradizionale, bene educata e adatta a diventare la moglie di un sovrano. Non devi parlargli, non devi nemmeno guardarlo» l'aveva ammonita re Bahir, cercando di addolcire quelle parole con un sorriso. «Capisci, figlia mia? L'incontro di domani sarà importante, ed è fondamentale che tu presenti a Zakari la giusta immagine. Juhanah ti aiuterà a prepararti.»

    Non doveva neanche parlare? Tutta la sensibilità occidentale che Kalila possedeva si era opposta a quel concetto. «Perché lo sceicco non può vedermi come sono?» si era lamentata lei. Aveva ventiquattro anni e una laurea, stava per sposarsi, eppure in presenza di suo padre si sentiva sempre una bambina. «Io credo che Zakari vorrebbe avere un'idea precisa della donna che diventerà sua moglie. Se gli daremo un'impressione sbagliata...»

    «Ci sarà tempo per farti conoscere» l'aveva interrotta suo padre. «Quello che accadrà domani non riguarda te, Kalila» aveva aggiunto. «Non riguarda nemmeno il tuo matrimonio. Si tratta di tradizione, di un'alleanza fra due famiglie regnanti, fra due paesi. È sempre stato così.»

    «Anche per mia madre?»

    Bahir aveva serrato le labbra in una linea sottile. «Sì, anche per lei» aveva confermato. «Tua madre era una donna moderna, ma non era testarda. Io ti ho permesso di studiare a Cambridge, di conseguire la laurea. Ho fatto in modo che coltivassi i tuoi interessi, adesso è il turno della tua famiglia, del tuo paese. Devi fare il tuo dovere, a partire da domani.»

    Nonostante la luce di comprensione che aveva animato i suoi occhi, il re aveva parlato con un tono che non ammetteva repliche. «Ne sono consapevole» aveva replicato lei, raddrizzando la schiena.

    Suo padre aveva fatto cenno ai suoi interessi, ma non ai suoi sogni, pensò in quel momento. E cosa sarebbe rimasto dei suoi sogni se ora doveva trascurarli per il bene dello Zaraq?

    Sogni ancora non del tutto definiti, ma che le lasciavano intravedere visioni di gioia, di felicità, di mete da raggiungere. Di amore. La parola scivolò nella sua mente, un seme piantato nel fertile suolo costituito dalla sua immaginazione.

    Amore... Ma l'amore non aveva alcun ruolo nell'unione di due estranei. Non c'era posto nemmeno per l'affetto. Chissà se un giorno Zakari avrebbe imparato ad amarla, si chiese Kalila, e chissà se lei avrebbe imparato ad amare suo marito.

    «Ora mangia» le ordinò Juhanah, spingendola verso il tavolino dove aveva appoggiato un vassoio contenente una coppa di yogurt ricco e cremoso, cereali e una tazza di caffè. «Hai bisogno di energie. Abbiamo molte cose da fare oggi.»

    Kalila prese posto e ingoiò un cucchiaino di yogurt. «Precisamente, cosa dobbiamo fare oggi, Juhanah?» chiese.

    L'anziana donna trasse un profondo respiro, gonfiando il viso già paffuto. «Tuo padre vuole che tu appaia come una ragazza di una volta, quando la tradizione aveva la sua importanza» spiegò.

    Ovviamente la bambinaia si stava riferendo ai suoi atteggiamenti occidentali, ragionò Kalila, che aveva ereditato da sua madre, un'inglese, e che si erano radicati in lei durante gli anni trascorsi a Cambridge. Una volta aveva abbandonato un paio di jeans sul pavimento della sua camera, e Juhanah li aveva raccolti con due dita, tenendoli lontano da sé quasi fossero contaminati. Il ricordo le strappò un sorriso.

    «Sua Altezza desidera che lo sceicco ti veda nei panni della sposa ideale» aggiunse la bambinaia.

    «Quando credi che dovrei chiamarlo Zakari?»

    «Quando sarai nel suo letto» rispose Juhanah con una insolita franchezza. «Non essere troppo audace prima di quel momento, tesoro mio. Gli uomini non apprezzano le donne sfacciate.»

    «Oh, Juhanah!» esclamò Kalila. «Tu non hai mai messo piede fuori dello Zaraq, non sai come è la vita reale! Zakari ha studiato all'università, è un uomo di mondo...» Così, almeno, aveva letto sugli innumerevoli articoli di giornale che parlavano di lui. Così, almeno, sperava che fosse.

    «Sciocchezze.» Juhanah gonfiò di nuovo le guance. «E comunque, a chi importa com'è la vita altrove? Quello che conta sono il qui e l'adesso, mia cara. Lo sceicco Zakari si aspetta di vedere una principessa, e non una qualsiasi ragazzina moderna con una bella laurea.»

    Juhanah aveva una scarsa considerazione degli anni che lei aveva trascorso in Inghilterra, capì Kalila. E in verità, quegli anni contavano poco o addirittura niente, ammise. Contavano invece la sua nascita, la sua discendenza, il suo aspetto fisico. Zakari cercava un'alleanza, non un'alleata, o un'amante... o una compagna. Lei lo sapeva, si era ripetuta quel basilare concetto ogni giorno da quando era stata promessa in sposa all'erede al trono di Calista. Ma ora che il momento fatidico era arrivato, la sua ansia stava crescendo a dismisura.

    «Non hai fame, cuore mio?» domandò Juhanah, spingendo verso di lei la ciotola di yogurt, come per indurla a mangiare.

    Kalila scosse la testa. «Prenderò solo il caffè» replicò. Portò la tazza alle labbra e bevve un sorso. La bevanda bollente le bruciò la lingua e lo stomaco, così come la disperazione aveva già fatto con il suo cuore.

    I preparativi portarono via tutta la mattinata. Kalila lo aveva immaginato, e ovviamente desiderava apparire al meglio, ma fra creme e lozioni, cosmetici e ciprie, non poté evitare di sentirsi come un pollo imbottito e condito in previsione di essere infornato.

    C'erano solo Juhanah e una delle cameriere della cucina ad aiutarla poiché ormai da anni il personale di servizio a Palazzo era stato ridotto drasticamente.

    Per prima cosa, fece il bagno nel latte, una tradizione che non era certa di apprezzare. Si supponeva che il latte di capra facesse miracoli per la pelle, ma aveva un odore non proprio gradevole.

    Poi, mentre Juhanah e l'altra donna le massaggiavano il corpo con oli profumati, Kalila provò un'improvvisa fitta di dolore e di nostalgia pensando a sua madre, che era scomparsa quando lei

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