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Il pescatore e la sua anima
Il pescatore e la sua anima
Il pescatore e la sua anima
E-book91 pagine1 ora

Il pescatore e la sua anima

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Info su questo ebook

Un giovane pescatore imprigiona per sbaglio una sirena nella sua rete. La lascia andare in cambio di una promessa: ogni giorno, la sirena tornerà da lui e canterà per attirare i pesci. Giorno dopo giorno, i due si innamorano, ma il giovane non può seguirla in fondo al mare, perché, diversamente da lei, ha un’anima umana. L’unico modo che ha di realizzare il suo sogno, perciò, è sbarazzarsi della sua anima. Ma è una scelta che avrà delle conseguenze.
LinguaItaliano
Data di uscita6 nov 2023
ISBN9788892967779
Il pescatore e la sua anima
Autore

Oscar Wilde

Oscar Wilde (1854–1900) was a Dublin-born poet and playwright who studied at the Portora Royal School, before attending Trinity College and Magdalen College, Oxford. The son of two writers, Wilde grew up in an intellectual environment. As a young man, his poetry appeared in various periodicals including Dublin University Magazine. In 1881, he published his first book Poems, an expansive collection of his earlier works. His only novel, The Picture of Dorian Gray, was released in 1890 followed by the acclaimed plays Lady Windermere’s Fan (1893) and The Importance of Being Earnest (1895).

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    Anteprima del libro

    Il pescatore e la sua anima - Oscar Wilde

    I LEONCINI

    frontespizio

    Oscar Wilde

    Il pescatore e la sua anima

    ISBN 978-88-9296-777-9

    © 2020 Leone Editore, Milano

    Traduttore: Andrea Cariello

    www.leoneeditore.it

    ENG

    Ogni sera il giovane pescatore usciva in mare e gettava le reti in acqua.

    Quando il vento veniva dalla terra, non prendeva nulla, o tutt’al più ben poco, perché era un vento pungente e dalle ali nere, e onde violente si sollevavano per andargli incontro. Ma, quando il vento andava verso riva, i pesci risalivano dalle profondità e nuotavano fra le maglie delle sue reti, poi lui li portava al mercato e li vendeva.

    Ogni sera usciva in mare, e una sera la rete era talmente pesante che a stento riuscì a tirarla a bordo. Allora si mise a ridere e si disse: «Devo proprio aver preso tutti pesci che nuotano, o catturato qualche mostro ottuso che meraviglierà tutti, oppure qualcosa di orrendo che la regina vorrà» e, usando tutta la sua forza, tirò le cime ruvide finché le lunghe vene, come linee di smalto blu su un vaso di bronzo, non gli si gonfiarono sulle braccia. Tirò le cime sottili. Il cerchio di sugheri piatti si avvicinò sempre di più e, alla fine, la rete si sollevò sulla superficie dell’acqua.

    Però dentro non c’erano pesci, né mostri o cose orrende, ma solo una sirenetta che dormiva profondamente.

    I suoi capelli erano come un umido vello d’oro e ogni singolo capello un filo d’oro fino in una tazza di vetro. Il corpo era bianco avorio, la coda d’argento e perla. D’argento e perla era la sua coda e le verdi alghe del mare l’avvolgevano; come conchiglie erano le orecchie e le labbra come corallo marino. Le fredde onde si infrangevano sul suo seno freddo, e il sale le luccicava sulle ciglia.

    Era talmente bella che, quando il giovane pescatore la vide, fu pervaso dallo stupore; poi allungò la mano, tirò a sé la rete e, sporgendosi oltre il bordo della barca, strinse la sirenetta fra le braccia. E, quando la toccò, lei si svegliò e lanciò un urlo come un gabbiano spaventato, lo guardò terrorizzata con quei suoi occhi d’ametista color malva e provò a divincolarsi per scappare. Lui, però, la tenne stretta a sé, e non le avrebbe permesso di andare via.

    Quando la sirena si accorse di non poter scappare in alcun modo, iniziò a piangere e disse: «Ti prego, lasciami andare. Sono l’unica figlia di un re, e mio padre è vecchio e solo».

    Ma il giovane pescatore rispose: «Non ti lascio andare, a meno che tu non mi prometta di tornare a cantare per me ogni volta che ti chiamerò, perché ai pesci piace ascoltare il canto del popolo del mare, e così le mie reti saranno piene».

    «Davvero mi lascerai andare se ti faccio questa promessa?» esclamò la sirena.

    «Ti lacerò andare davvero» disse il giovane pescatore.

    Allora lei gli promise ciò che desiderava e suggellò la cosa con il giuramento del popolo del mare. Così lui allentò la stretta delle sue braccia, e lei si inabissò in acqua, tremando di una strana paura.

    Ogni sera il giovane pescatore usciva in mare e chiamava la sirena; lei spuntava fuori dall’acqua e cantava per lui. I delfini nuotavano tutto intorno a lei e i gabbiani selvaggi le roteavano sopra la testa.

    Allora lei cantava un canto meraviglioso. Perché cantava del popolo del mare che conduce le proprie greggi di grotta in grotta, portando in spalla i vitellini; dei tritoni che hanno lunghe barbe verdi e petti irsuti e soffiano in conchiglie a spirale quando passa il re; del palazzo del re che è tutto d’ambra, con un tetto color smeraldo chiaro e un pavimento di perla lucente e dei giardini del mare, dove i grandi ventagli di filigrana di corallo fluttuano tutto il giorno e i pesci guizzano in giro come dardi d’argento e gli anemoni si aggrappano alle rocce e i garofani fioriscono nella gialla sabbia venata.

    Cantava delle grandi balene che vengono giù dai mari del Nord e hanno ghiaccioli appuntiti attaccati alle pinne; delle sirene che raccontano cose talmente straordinarie, che i mercanti devono tapparsi le orecchie con la cera per paura di udirle, cascare in acqua e affogare; delle galee affondate con i loro maestosi alberi, i marinai congelati aggrappati al sartiame e lo sgombro che nuotavano dentro e fuori dagli oblò; dei piccoli balani che sono grandi viaggiatori e si attaccano alle chiglie delle navi e viaggiano in giro per il mondo, e delle seppie che vivono lungo i fianchi delle scogliere e allungano le loro lunghe braccia nere e possono far venire la notte quando vogliono.

    Cantava del nautilo che ha una barca tutta sua, scolpita in un opale e condotta da una vela di seta; dei felici tritoni che suonano arpe e possono incantare il grande Kraken e addormentarlo; dei bimbi che afferrano le focene scivolose e le cavalcano ridendo; delle sirene che stanno distese nella spuma bianca e protendono le braccia ai marinai, e dei leoni marini con le loro zanne arcuate e degli ippocampi con le loro criniere fluttuanti.

    E, mentre cantava, tutti i pesci buffi si avvicinavano dalle profondità per ascoltarla, e il giovane pescatore gettava le sue reti su di loro e li catturava; altri, li prendeva con una fiocina. Quando la barca era bella carica, la sirena si inabissava nel mare, sorridendogli.

    Però lei non si avvicinava mai tanto da farsi toccare. Spesso lui la chiamava e la pregava, ma niente. E, quando cercava di afferrarla, lei si tuffava in acqua come una foca, e quel giorno non la rivedeva più. Eppure, giorno dopo giorno, il suono della sua voce diventava più dolce per le sue orecchie. Tanto dolce era quella voce, che il giovane pescatore si dimenticava delle reti, dell’astuzia, e non dedicava alcuna attenzione al proprio mestiere. I tonni, con le code vermiglie e gli occhi d’oro bugnato, si avvicinavano in banchi, ma lui non ci badava. La fiocina, ce l’aveva appoggiata accanto, inutilizzata, e le nasse di vimini intrecciato erano vuote. Con le labbra dischiuse e gli occhi offuscati dalla meraviglia, se ne stava seduto immobile nella barca e ascoltava, ascoltava finché la foschia marina non gli strisciava intorno e la luna errante gli macchiava d’argento le membra brune.

    Poi una sera la chiamò, dicendo: «Sirenetta, sirenetta, io ti amo. Prendimi come tuo sposo, perché io ti amo».

    Ma la sirena scosse il capo. «Tu hai un’anima umana» ribatté. «Se solo mandassi via la tua anima, allora potrei amarti.»

    Allora il giovane pescatore si disse: «A cosa mi serve l’anima? Non riesco a vederla. Non posso toccarla. Non la conosco. Certo, la manderò via, così otterrò tanta felicità». Un urlo di gioia proruppe dalle sue labbra e, mettendosi in piedi sulla barca verniciata, protese le braccia verso la sirena. «Manderò via la mia anima» esclamò «e tu sarai la mia sposa, e io sarò il tuo sposo, e abiteremo insieme nelle profondità del mare. Tutto ciò che hai cantato, me lo potrai mostrare, e tutto ciò che desideri, io lo farò, e le nostre vite non saranno mai più divise.»

    La sirenetta rise di piacere e si nascose il viso fra le mani.

    «Ma come faccio a mandare via la mia anima?» esclamò il giovane pescatore. «Dimmi come posso fare, et voilà! Sarà fatto.»

    «Ahimè! Non lo so» disse la sirenetta. «Il popolo del mare non ha anima.» E si inabissò nelle profondità guardandolo con rammarico.

    La mattina successiva, presto, quando il sole era una spanna sopra la collina, il giovane pescatore andò a casa del parroco e bussò alla porta tre volte.

    Il novizio guardò dallo spioncino e, quando vide di chi si trattava, tirò indietro il chiavistello e disse: «Entra».

    E il giovane pescatore entrò, poi si inginocchiò sui giunchi profumati del pavimento e si lamentò con il prete, il quale stava leggendo ad alta voce dal libro

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