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Il principe delle maree: Harmony Destiny
Il principe delle maree: Harmony Destiny
Il principe delle maree: Harmony Destiny
E-book154 pagine1 ora

Il principe delle maree: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

La visione.

Alex, principe ereditario di Llandron, è appena stato abbandonato dalla moglie, quando rimane abbagliato da una splendida donna che passa al largo della costa su una barca. Resta ammaliato perché gli ricorda la sirena dei suoi sogni di ragazzo. Sarebbe la donna perfetta per avere un erede che gli permetta di salire al trono.

L'incontro.

Alex non può credere ai propri occhi quando, quattro mesi dopo, salva da un naufragio la splendida donna della barca, l'americana Sophia Dunhill. In un'atmosfera quasi irreale, i due si lasciano andare a un'improvvisa passione e lei vuole poi fuggire senza svelare il proprio nome. Ma Alex la blocca. In fondo, è un principe!
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2016
ISBN9788858947890
Il principe delle maree: Harmony Destiny
Autore

Laura Wright

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il principe delle maree - Laura Wright

    comando.

    1

    Llandron. Quattro mesi dopo.

    La nebbia aveva avvolto l'imbarcazione con la sua pesante cortina, mentre i flutti d'acqua salata tuonavano arricciandosi sullo scafo come le code di serpenti marini.

    Mentre cercava di limitare i danni alla barca, Sophia Dunhill si dava della stupida per essersi dimenticata di segnare la propria posizione.

    Come poteva averlo dimenticato? Come aveva potuto essere così sprovveduta? Forse era stato a causa del meraviglioso panorama della terra di suo nonno che tutti i pensieri riguardanti la navigazione le erano scappati di mente.

    Se ne era rimasta seduta con il sole del tardo pomeriggio che le scaldava le spalle, a osservare quella piccola isola che era anche una nazione al largo delle coste della Cornovaglia. Si era sentita ipnotizzata da Llandron, dalle montagne e dal paesaggio fatto di prati verde smeraldo, di erica purpurea e di rocce a picco sul mare.

    Il tempo era stato assolutamente perfetto. Il cielo blu cobalto e il mare calmo. Poi tutto era cambiato. Da non si sa dove era sbucata una nebbiolina leggera che si era trasformata in fretta in un velo spesso e lattiginoso senza lasciarle neppure il tempo di pensare al da farsi. E, dopo poco, la Daydream, il sogno a occhi aperti, la sua barca, era andata a sbattere contro la costa rocciosa.

    Com'era potuto succedere? Era un bravo marinaio da più di dieci anni eppure non si era resa conto di approssimarsi agli scogli.

    Si sentì gelare il sangue nelle vene: non poteva perdere il vascello per un attimo di distrazione e poche rocce. Era tutto quello che le rimaneva di suo nonno. La bella barca era l'unico legame rimastole, insieme al sogno che lui aveva avuto e l'unica cosa che avessero veramente condiviso.

    Doveva farla rimanere a galla. Dopotutto, le mancava ancora una tratta per portare a termine il viaggio che suo nonno aveva programmato. Doveva riuscire ad approdare con la Daydream nella piccola baia di Baratin, il villaggio di pescatori dove lui era nato. Poi se ne sarebbe tornata a San Diego, al suo appartamento vuoto e al blocco dello scrittore che la stava tormentando da quando il nonno era morto.

    L'acqua era dappertutto ormai. La barca non poteva resistere ancora a lungo, incagliata com'era tra le rocce.

    Doveva abbandonarla, pensò all'improvviso sentendosi subito in colpa. Per un marinaio sarebbe stato come abbandonare un bambino. Non si poteva fare.

    In quel momento, un'ondata spumosa sembrò esplodere come un geyser sulla prua.

    La barca si incurvò emettendo rumori sinistri.

    Doveva abbandonare il suo bambino.

    Il cuore di Sophia si strinse per il dolore. Non aveva altra scelta. Si allacciò il salvagente e si fece strada verso la prua.

    Per un attimo le tornò in mente il giorno del funerale dei suoi genitori e la sua decisione di contravvenire alla loro volontà testamentaria andando con suo nonno, invece che con la rigida zia Helen, come avrebbero voluto. Entrambi erano stati molto protettivi nei suoi confronti e, a quel punto, Sophia aveva sentito un disperato bisogno di libertà.

    Aveva agito d'istinto e aveva scoperto che seguire suo nonno era stata una delle migliori decisioni che avesse mai preso in tutta la sua vita.

    L'istinto era ciò a cui si affidava anche ora, e le urlava di saltare.

    Sophia diede un'ultima occhiata alla carta nautica per essere sicura della direzione da prendere a nuoto, poi, con gli occhi chiusi e il fiato corto, ascoltò il suono delle onde, proprio come le aveva insegnato a fare il nonno.

    Si assicurò la cerniera del salvagente e si lasciò scivolare nell'acqua.

    Aveva sperato di chiudere fuori il mondo.

    Almeno per qualche ora.

    Sul portico della sua casa sulla spiaggia, Alex Thorne si lasciò andare sulla sua sdraio, prese un sorso di birra e si perse a osservare la foschia che lo avvolgeva.

    Solitamente le nebbie così fitte non duravano più di un'ora a Llandron. Ed era un'ora in cui non c'erano domande, non c'erano risposte ed era pura estasi.

    Dopo il suo ritorno da Londra cinque giorni prima, non c'erano state altro che domande per lui. Come sempre, aveva cercato di rispondere a ognuna in modo succinto ed esauriente, provvedendo a eliminare qualsiasi inflessione emotiva. La sua famiglia non aveva bisogno di dettagli sul fallimento del suo matrimonio, solo di fatti: aveva divorziato ed era tornato a casa per assolvere ai propri doveri e affrontare il suo popolo.

    Vista la sua natura pratica, Alex aveva pensato che le parole per descrivere le circostanze sarebbero fluite facilmente dalle sue labbra. Ma non era stato così. Nel profondo delle sue viscere, la vergogna aveva costruito muri invalicabili.

    Suo fratello Maxim e sua sorella Catherine gli avevano offerto tutto il loro conforto, mentre suo padre era rimasto muto con espressione impassibile.

    Alex non lo biasimava per la sua reazione pragmatica. Lo capiva perfettamente. Anche lui era preoccupato per Llandron e per la reazione che i suoi sudditi avrebbero avuto nell'apprendere del suo fallimento quando l'avrebbe sobriamente rivelato durante il picnic annuale che avrebbe avuto luogo quel sabato. Non poteva dimenticare come, anno dopo anno, tutta quella gente avesse aspettato con pazienza la notizia dell'imminente nascita di un erede. Ma l'annuncio non era mai stato fatto.

    I suoi sudditi sarebbero riusciti a perdonargli anche quello? Oppure gli avrebbero chiesto di farsi da parte in favore di Maxim?

    Alex prese un altro sorso di birra e perse il proprio sguardo nella nebbia in cui sembrava trovare conforto.

    Amava la sua gente più della propria vita ed era pronto a fare ciò che gli avrebbero chiesto. Nonostante i suoi desideri...

    D'improvviso si fermò, tutti i suoi pensieri svanirono.

    Alex scattò in piedi.

    Tese l'orecchio ad ascoltare.

    C'era un suono. Un lamento che sembrava venire dall'acqua. Era debole, ma disperato. Gli faceva gelare il sangue nelle vene.

    Con il cuore in gola, Alex corse sulla spiaggia, verso la riva. La nebbia si sarebbe potuta tagliare con il coltello, ma Alex continuava a correre nonostante non riuscisse a vedere nulla.

    Poi lo sentì di nuovo. Era il pianto di una donna. Ora si distingueva più chiaramente. Senza fermarsi a pensare, Alex si buttò tra le onde e si mise a nuotare come un demonio verso il suono soffocato dal rumore del mare.

    Cercò di non perdere l'orientamento. Gli ci vollero alcuni secondi prima che potesse capire da dove venisse quel lamento. Capelli rossi, occhi sgranati, pelle chiarissima: una donna era rimasta impigliata con il proprio salvagente fra un gruppo di scogli.

    Le sue grida erano ancora disperate ma più deboli di prima. Era ovviamente molto stanca. Alex ebbe un tuffo al cuore vedendola e poi si mise a nuotare verso di lei più veloce che poté.

    Quando la raggiunse, non si perse in chiacchiere. Liberò il tessuto del salvagente dalle rocce e la trascinò via tra le proprie braccia.

    Nella fretta, però, si impigliò a sua volta in una folta colonia di alghe. I filamenti viscidi gli si attorcigliarono intorno alle cosce, come tentacoli famelici, e lo trascinarono sotto.

    Imprecando, lasciò per un attimo la donna e si immerse per tentare di liberarsi. Gli mancava il fiato mentre sentiva il panico dilagare dentro di sé. Fluttuando sotto la superficie verde del mare, immaginò come doveva essere morire in quel modo.

    Poi, improvvisamente, sentì che qualcuno lo liberava dalla stretta. Una massa di capelli rossi gli danzava a fianco mentre la donna lo liberava dalle alghe sottili e dorate.

    Tornarono immediatamente in superficie, come palloni pieni di elio alla ricerca del cielo. L'aria fresca gli riempì di nuovo i polmoni.

    Tossendo, Alex riprese a muoversi per restare a galla. Era affaticato e si chiedeva se sarebbe riuscito a tornare a riva. Poi sentì che qualcuno lo afferrava, avvolgendogli un braccio intorno alla vita, e lo trascinava via.

    Le onde li travolgevano alzandosi e calandosi su di loro come i passi di un gigante mentre pian piano guadagnavano il bagnasciuga.

    La donna cercò di nuotare mantenendo un ritmo costante. Senza fretta, lottava contro le onde.

    Quando i loro piedi sfiorarono la sabbia, entrambi trassero un respiro di sollievo. Alex mosse qualche passo sulla sabbia bagnata, ma le gambe non lo ressero a lungo e si trovò disteso accanto alla donna dai capelli rossi.

    «Sarà meglio che tu stia bene, Lancillotto» gli disse lei con il fiatone.

    Ad Alex ci vollero almeno trenta secondi prima di riuscire a rispondere a quella donna dall'accento americano. «Lancillotto?»

    «Il cavaliere: quello che si butta nelle imprese per salvare le donzelle in pericolo.»

    «Certo» bofonchiò lui, asciugandosi il viso con il dorso della mano. «Quello che si butta nelle imprese per salvare donzelle in pericolo e rimane impigliato in mezzo alle alghe!»

    «Alghe, alabarde... che differenza fa?» La donna gli mise un braccio sulle spalle. «Stai bene?»

    «Sopravvivrò.» Alex si sforzò di aprire gli occhi. «E così, se io sono Lancillotto, tu devi essere...»

    Le parole gli morirono sulle labbra. Incorniciata da un alone lattiginoso di nebbia, a pochi centimetri da lui, c'era una donna talmente bella che pensò di essere morto nelle profondità dell'oceano. Aveva gli occhi del colore del mare, di un verde chiarissimo striato di blu, e una cascata di capelli rossi, che le ricadevano intorno al viso in boccoli bagnati.

    Gli si strinse il cuore: era lei.

    Sentiva quella strana sensazione fin dentro le ossa. Lo stesso desiderio, lo stesso legame. Com'era possibile? La sirena di quattro mesi prima era lì davanti a lui, distesa sulla sua spiaggia.

    «Ti devo essere sembrata un'idiota, così impigliata fra le rocce.»

    Lui sorrise. «E io nelle alghe.»

    Se le avesse accarezzato dolcemente il collo e l'avesse attirata a sé, lei avrebbe dischiuso le labbra e lo avrebbe baciato con la stessa voracità e lo stesso desiderio disperato?

    «Forse entrambi eravamo destinati a essere catturati.» La nebbia li cullava come in un sogno. Alex non aveva idea del perché avesse detto una tale sciocchezza, ma era troppo tardi per rimangiarsela.

    La donna lo fissava intensamente, come se potesse vedergli attraverso. «Io non cerco di essere catturata, cerco di

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