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Intelligenza emotiva e coaching: Nuovi strumenti per migliorare i tuoi risultati
Intelligenza emotiva e coaching: Nuovi strumenti per migliorare i tuoi risultati
Intelligenza emotiva e coaching: Nuovi strumenti per migliorare i tuoi risultati
E-book395 pagine4 ore

Intelligenza emotiva e coaching: Nuovi strumenti per migliorare i tuoi risultati

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Info su questo ebook

Scopri i 4 Pilastri del Coaching potenziati attraverso l’Intelligenza emotiva: Ascolto, Domande efficaci, Empatia e Rapport.

"Personalmente credo che l’Intelligenza Emotiva e il Coaching siano inseparabili; infatti, le persone emotivamente intelligenti tendono a comportarsi da Coach anche senza avere frequentato un corso."

Sir John Whitmore - Padre del Coaching mondiale

Questo volume ti propone un nuovo fondamentale approccio al Coaching, che esamina come le emozioni e le abitudini possano influire sulle prestazioni.
Un libro ricchissimo: ricerche, casi pratici, tabelle esplicative, interviste, attività ed esercizi per sviluppare la propria Intelligenza Emotiva durante le sessioni di Coaching.

Il testo affronta temi essenziali quali la CONSAPEVOLEZZA, L’AUTOCONTROLLO e la CONOSCENZA profonda di NOI STESSI.

Gli autori presentano il ruolo che le emozioni e le abitudini giocano anche nel lavoro e come Coaching e Intelligenza Emotiva possano essere combinati per sviluppare e migliorare le attività di ognuno.
Spendiamo una gran quantità di energie per nascondere le emozioni, specialmente sul lavoro, eppure esse rappresentano l’essenza autentica e potente di ciò che siamo e di cosa otteniamo nella vita.

E questo volume spiega come sostituire atteggiamenti e abitudini negative con sentimenti e pensieri più utili
LinguaItaliano
Data di uscita5 giu 2018
ISBN9788833620251
Intelligenza emotiva e coaching: Nuovi strumenti per migliorare i tuoi risultati

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    Anteprima del libro

    Intelligenza emotiva e coaching - Steve Neale

    Introduzione

    Quando trattiamo con la gente, ricordiamo che non stiamo trattando con creature dotate di logica. Stiamo trattando con creature dotate di emozioni.

    Dale Carnegie

    DI COSA PARLA IL LIBRO?

    Questo libro parla di ciò che è possibile ottenere combinan-do due potenti ingredienti: il COACHING e l’INTELLIGENZA EMOTIVA (IE). Si tratta di un NUOVO APPROCCIO a ciò che talvolta può diventare un processo meccanico, cioè l’adozione di schemi di pensiero basati solo sulla logica. Spendiamo una gran quantità di energie per nascondere le emozioni, specialmente sul lavoro, eppure esse rappresentano l’essenza autentica e potente di ciò che siamo e di cosa otteniamo nella vita. Tutti noi possediamo tre cervelli (ne parleremo più avanti) e combinare quelli del Coach e della persona seguita (Coachee) può fare magie: in questo caso, 3+3 = 10!

    Illustrando le competenze e le conoscenze necessarie a essere ottimi Coach, questo libro vuole soffermarsi in dettaglio sugli atteggiamenti e le abitudini che influenzano veramente la performance. L’intelligenza emotiva e il Coaching vengono considerati insieme come mai prima d’ora, per aiutarvi a migliorare la vostra performance e quella degli altri.

    A CHI SI RIVOLGE?

    Ai responsabili delle risorse umane, ai leader o manager aziendali, ai Coach, ai Trainer, ai consulenti, a chi è interessa-to alla crescita delle persone e al massimo sviluppo di tutte le loro potenzialità.

    PERCHÉ LEGGERLO?

    Se siete interessati alle persone, e in particolare alla loro crescita, questo libro potrebbe essere un’importante risorsa non solo per voi, ma anche per il vostro ambiente lavorativo. Particolarmente preziosi sono la sezione dedicata agli strumenti per il Coaching e un intero capitolo sullo sviluppo della propria intelligenza emotiva.

    COME UTILIZZARE AL MEGLIO QUESTO LIBRO

    Il libro è strutturato in modo tale da poter essere letto dalla prima all’ultima pagina, oppure scegliendo i singoli capitoli da approfondire come singole sezioni indipendenti. Ciascun capitolo contiene citazioni motivanti, casi di studio, interviste, attività e ricerche: qualunque sia il vostro genere di lettura preferito, troverete qualcosa che fa per voi.

    GLI AUTORI

    Steve Neale è MD del BCS International (www.bcsinternational.net), un’importante organizzazione che si occupa di formazione nel campo dell’intelligenza emotiva, consulenza e Coaching. Steve è uno psicologo, Coach, professionista dell’IE, consulente e ipnoterapeuta qualificato. Ha aiutato diverse migliaia di grandi leader a utilizzare l’IE per liberare il loro potenziale inutilizzato e migliorare la loro performance e quella delle loro organizzazioni. Steve impiega con passione l’IE per portare cambiamenti positivi nella vita delle persone e nel mondo in cui viviamo. Consultate gratuitamente il sito www.bcsinternational.net per trovare ispirazione, idee e storie su come l’IE può cambiare la vostra vita.

    Lisa Spencer-Arnell è MD del CSS Coaching International e direttrice del Real Difference. Aiuta le singole persone e i gruppi a esprimere il meglio di sé. È Coach, tutor, Trainer e professionista dell’IE qualificata con un MBA (Master in Gestione d’Impresa) ed è membro dell’ICF (International Coaching Federation). A oggi, Lisa ha tenuto corsi sulle competenze di Coaching per oltre 2000 leader nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Medio Oriente. È possibile contattarla all’indirizzo lisa@css-Coaching.co.uk.

    Liz Wilson è direttrice di TWP, specialista dei cambiamenti comportamentali e Coach, tutor, supervisore di Coach e pro-

    fessionista qualificata dell’IE. Ha una vasta esperienza con persone giovani, individui e organizzazioni, che vogliono ottimizzare il proprio rendimento e la propria performance a livello personale e organizzativo. Propone Coaching e programmi per sviluppare l’IE, la leadership e le capacità di relazione interpersonale. Liz crede fortemente che l’intelligenza emotiva e il Coaching possano operare insieme per ispirare le persone a un cambiamento positivo.

    NOTA

    Gli strumenti per l’efficacia individuale e del team citati in questo libro sono stati sviluppati da Jo Maddocks, della JCA Occupational Psychologists e Tim Sparrow, della Measures for Success Limited.

    Le sigle ie e te, e i rispettivi loghi , sono di proprietà della JCA (Occupational Psychologists) Limited, che detiene tutti i diritti e l’esclusiva per la pubblicazione nel mondo.

    IL GIARDINIERE FELICE

    Charlie era un giardiniere infelice. Dedicava la vita a coltivare il giardino perfetto, ma ogni anno scopriva di avere ottenuto lo stesso pessimo risultato: i fiori erano morti, l’erba era sco-lorita, le erbacce avevano preso il sopravvento e gli animali del luogo se ne stavano alla larga.

    Preso dallo sconforto per l’ennesimo anno fallimentare, Charlie decise di fare una passeggiata lungo il suo fiume preferito. Di solito era un posto tranquillo in cui si recava a me-ditare sui suoi insuccessi, ma quella volta i suoi pensieri fu-rono interrotti da un uomo saggio seduto sulla riva del fiume. Sorpreso di vedere qualcuno lungo quel sentiero solitario, Charlie decise di salutarlo. L’uomo saggio si voltò lentamente e disse qualcosa che lo stupì: Sembri infelice, amico mio. Hai lo sguardo triste, la tua postura è curva, vedo tristezza sul tuo volto e sento che il tuo livello di energia è basso. Inizialmente Charlie rimase sorpreso: non si aspettava altro che un semplice Buongiorno. Fu sbalordito anche dall’ac-curatezza delle osservazioni dell’uomo saggio e si ritrovò a essere d’accordo con tutto ciò che aveva detto.

    Come fai a saperlo?, rispose. Non mi conosci nemmeno.

    Non c’è bisogno di conoscere qualcuno per coglierne le emozioni, replicò l’uomo saggio. Ti va di sederti e parlare? Mi farebbe piacere ascoltare i tuoi pensieri.

    Di solito Charlie non era il tipo da aprirsi agli altri, specialmente a perfetti estranei. Ma quella volta c’era qualcosa di diverso. Il senso di calma, fiducia ed energia positiva che sentiva attorno a quell’uomo lo spinse a rispondere immediatamente: Certo, perché no.

    A cosa stai pensando?, chiese l’uomo saggio. Charlie esitò e ponderò bene la risposta. Decise di essere sincero: In effetti sono piuttosto infelice. Nella mia vita ho sempre voluto essere un bravo giardiniere e ho sempre fallito.

    Ti piacerebbe che le cose cambiassero?, gli chiese l’uomo saggio.

    Certamente. Niente mi renderebbe più felice, rispose Charlie.

    L’uomo saggio percepì l’impegno nella voce e nel corpo di Charlie e gli disse che avrebbe potuto aiutarlo. Tutte le soluzioni ai tuoi problemi sono già dentro di te. Se desideri cambiare allora ti aiuterò a pensare, a sentire e a comportarti come un giardiniere di successo.

    Favoloso. Quanto ci vorrà? Posso riuscirci oggi stesso?

    Pazienza, convinzione e impegno sono ciò che serve per avere successo, amico mio, il resto verrà col tempo. Oggi posso aiutarti ad accrescere la tua consapevolezza delle cose che devi cambiare, ma il vero cambiamento, quello duraturo, richiederà più tempo. Se ti impegni solo oggi, tornerai alle tue vecchie abitudini e non cambierà niente. Se sei disposto a lavorare con me per i prossimi mesi, ti prometto che avrai il giardino dei tuoi sogni entro la prossima estate. Posso anche prometterti che i cambiamenti che realizzerai in questi mesi rimarranno per tutta la tua vita. Che te ne pare?

    L’uomo saggio disse ancora: Prima di cominciare devo ag-giungere una cosa. Ciò che apprenderai durante questo percorso è molto potente. Imparerai a usare le tue forze per sfruttare al meglio gli attrezzi che hai a disposizione nel tuo giardino. Imparerai a lavorare con il giardino e con le differenti stagioni per renderlo bellissimo. Imparerai ad adeguarti quando qualcosa non cresce o non ha l’aspetto che tu desideri. Imparerai a riprenderti dalle delusioni e a trovare modi differenti di ottenere ciò che vuoi.

    Tu puoi aiutarmi a fare tutto questo?

    Sì. Ora dimmi cosa pensi delle tue capacità di giardiniere. Che pensieri entrano nella tua testa quando pensi al tuo modo di fare giardinaggio?

    A essere del tutto sincero, ormai ho perso le speranze. Non credo di avere la stoffa e dubito seriamente di poter mai creare il giardino che sogno da tanto tempo.

    E in che modo questi pensieri influenzano il tuo giardinaggio?

    Charlie rimase in silenzio qualche istante. Non aveva mai pensato che ci potesse essere un collegamento tra i suoi pensieri e le sue azioni. Dopo aver riflettuto, rispose: Ades-so che ci penso, credo di non essermi impegnato così tanto ultimamente. Ho trascorso sempre meno tempo in giardino e non mi sono preoccupato di sostituire i miei attrezzi rotti. Probabilmente non ne vedevo il motivo.

    Nei mesi seguenti, l’uomo saggio incontrò Charlie una volta al mese in quello stesso punto lungo il fiume e, ogni volta, lo ascoltò e gli pose qualche domanda, talvolta difficile, che lo induceva a riflettere. Al termine di ogni incontro, Charlie se ne andava con varie cose da fare; a volte doveva semplicemente mettere in discussione il proprio schema di pensiero, ma più spesso doveva fare concretamente le cose in modo diverso.

    Charlie iniziò a notare di essere più disponibile a provare diverse cose di sua iniziativa, si sentiva più sicuro delle sue idee, scoprì di sapere più di quel che credeva sul giardinaggio e questo lo faceva sentire veramente bene. Iniziò a credere di essere davvero un bravo giardiniere, dopotutto.

    Dopo vari mesi Charlie era riuscito in ciò che non avrebbe mai creduto possibile. Le erbacce erano sparite, lasciando spazio a una splendida distesa di fiori e piante. L’erba non era mai stata così verde e gli animali del luogo riempivano il giardino di energia e vita. Charlie amava trascorrere tempo in questo bellissimo ambiente che aveva creato e iniziò a pensare a quanto lo avesse aiutato l’uomo saggio fin dal loro primo incontro. La cosa interessante era che più ci rifletteva, più capiva che in tutto quel tempo l’uomo gli aveva dato po-chissimi consigli. L’unico che ricordava era quello di sedersi a riflettere tutti i giorni su ciò che aveva fatto: un’ottima abitudine. E Charlie promise a se stesso di farlo sempre, non solo quando il suo giardino fosse stato rigoglioso, ma anche quando avesse avuto bisogno di più attenzioni a causa della ricomparsa delle erbacce.

    FIGURA 0.1

    Il giardiniere felice

    Cos’è l’intelligenza emotiva?

    Il destino non è questione di fortuna, è questione di scelte. Non è qualcosa che va aspettato, è qualcosa che deve essere raggiunto.

    William Jennings Bryan

    TUTTO STA NELLA PERFORMANCE

    Mettiamo subito in chiaro una cosa: sviluppare l’intelligenza emotiva (IE) migliora il rendimento. L’IE non è un insieme di idee confuse e frasi carine, divertenti da leggere o da provare in un programma formativo, che non producono niente una volta tornati al lavoro. Sviluppare l’IE richiede tempo, ma porta a cambiamenti comportamentali sostenibili che miglio-reranno il vostro modo di gestire voi stessi e di lavorare con gli altri.

    Questi sono alcuni dei vantaggi che ricaverete sviluppando la vostra intelligenza emotiva:

    •miglioramento delle relazioni;

    •miglioramento della comunicazione con gli altri;

    •miglioramento delle capacità empatiche;

    •capacità di agire con integrità;

    •rispetto da parte degli altri;

    •migliori prospettive di carriera;

    •più fiducia nell’affrontare il cambiamento;

    •meno giochi di potere sul lavoro;

    •senso di fiducia e positività;

    •riduzione dello stress;

    •aumento della creatività;

    •capacità di imparare dagli errori.

    Questo libro confermerà il collegamento tra IE e performance con prove sia teoriche che pratiche. L’IE non è la solita moda passeggera: è qualcosa che resta. Attraverso un valido percorso di Coaching, lo sviluppo dell’IE in singoli individui, gruppi e intere organizzazioni porta a un concetto di business più produttivo, efficace e sostenibile. Presentando importanti teorie, prove scientifiche, casi di studio e attività pratiche, queste pagine vi aiuteranno a capire e applicare il potente strumento dell’intelligenza emotiva abbinato al Coaching.

    La popolarità dell’IE è aumentata notevolmente dalla pubblicazione del libro di Daniel Goleman del 1996, Intelligenza emotiva (Emotional Intelligence: Why It Can Matter More Than IQ). Da allora, l’importante ruolo delle emozioni nelle nostre azioni ha ottenuto sempre più riconoscimenti tra le persone. Se sostituite la parola azioni con performance, inizierete a capire l’impatto che l’IE può avere sui profitti di un’azienda.

    Nella sua serie di libri intitolati Il gioco interiore (The Inner Game), Timothy Gallwey spiega la performance con una semplice equazione:

    P = p – i

    (Performance = potenziale – interferenze)

    In pratica, Gallwey afferma che ciascuno di noi ha le potenzialità per migliorare la propria performance, ma veniamo ostacolati da interferenze individuali. In termini di IE, le interferenze che tutti noi abbiamo sono essenzialmente atteggiamenti, convinzioni e abitudini negative che ci impediscono di dare il meglio di noi.

    ATTIVITÀ

    LE VOSTRE INTERFERENZE

    Riflettete e fate un elenco dei vostri atteggiamenti negativi (interferenze) in relazione a varie situazioni lavorative. Ad esempio, avete un atteggiamento negativo rispetto ai seguenti punti?

    •fare una presentazione;

    •partecipare a una riunione del vostro team;

    •scrivere una relazione;

    •il resoconto annuale del vostro rendimento;

    •il nuovo sistema informatico adottato dalla vostra azienda;

    •il collega difficile con cui dovete lavorare;

    •il vostro capo;

    In che modo tali atteggiamenti possono influire sul vostro comportamento? Come migliorerebbe la vostra performance se voi assumeste un atteggiamento opposto, cioè positivo? (Ad esempio, Le riunioni con il mio team sono noiose e una perdita di tempo potrebbe diventare Le riunioni con il mio team sono interessanti e produttive)

    COS’È L’INTELLIGENZA EMOTIVA?

    Le emozioni fanno parte di tutto ciò che facciamo, di ogni azione, decisione e giudizio. Le persone emotivamente intelligenti lo riconoscono e usano il proprio pensiero per gestire le emozioni anziché lasciare che queste prendano il sopravvento.

    Proprio come per il termine Coaching, di cui parleremo nel Capitolo 2, anche l’IE viene definita in modi diversi da teorici diversi. Noi siamo d’accordo con la definizione proposta da Sparrow e Knight in Applied EI (2006):

    L’intelligenza emotiva è la pratica abituale di:

    •utilizzare le informazioni emotive provenienti da noi stessi e da altre persone;

    •integrarle con il nostro pensiero;

    •utilizzarle per fare le nostre scelte in modo da ottenere ciò che vogliamo da una situazione, nell’immediato e dalla vita in generale.

    In altre parole, IE significa applicare il pensiero ai sentimenti (e i sentimenti al pensiero) per guidare il nostro comportamento.

    Questo permette di gestire meglio se stessi e migliorare il rapporto con gli altri.

    QUANTI CERVELLI ABBIAMO?

    Per capire la nostra definizione di IE, innanzitutto è importante comprendere alcune cose sul funzionamento del nostro cervello. Il cervello umano evoluto può essere diviso in tre parti diverse, come illustrato dal modello uno e trino (triune brain) di Paul MacLean (1973) (Fig. 1.1).

    Molti milioni di anni fa uscimmo dall’acqua come rettili. A quel tempo possedevamo solo la parte più primitiva del nostro cervello moderno, cioè il tronco encefalico, che circonda la parte superiore del midollo spinale. Questo cervello rettiliano regola funzioni vitali fondamentali come la respirazione, il controllo dei riflessi e i movimenti. Anziché pensare o apprendere, questo cervello primitivo si occupa del corretto svolgimento delle funzioni corporee di base, ad esempio ci dice quando abbiamo bisogno di mangiare o di dormire; pertanto svolge un ruolo essenziale per la nostra sopravvivenza.

    Sviluppandoci come specie, il nostro cervello si è espanso e ha formato ciò che noi conosciamo come cervello limbico (chiamato anche mammaliano o emotivo). Questa parte inconscia del nostro cervello è il nostro centro emotivo, sede dei nostri valori, delle nostre convinzioni e dei nostri atteggiamenti, che genera le emozioni da essi innescate.

    In tempi più recenti della scala evolutiva si è formato il nostro terzo e ultimo cervello: conosciuto come neocorteccia, esso contiene la corteccia prefrontale, responsabile del pensiero (cervello pensante).

    Con l’applicazione delle moderne tecniche di diagnostica per immagini, gli scienziati hanno iniziato a misurare l’attività in diverse parti del cervello contemporaneamente. E forse non c’è da sorprendersi che il nostro cervello inconscio ed emotivo sia molto più attivo di quello logico e pensante. Si stima che nel nostro cervello emotivo si attivino fino a 6 miliardi di cellule nervose in un secondo, rispetto alle 100 stimolazioni neurali nel cervello logico: una cifra incredibilmente inferiore. Inoltre il nostro cervello, espandendosi, ha sviluppato estesi collegamenti neurali che vanno dal cervello emotivo a quello logico (e al resto del corpo). In altre parole, il cervello emotivo invia messaggi a quello logico e a tutto il corpo ogni secondo. Abbiamo sviluppato collegamenti neurali anche dal cervello pensante a quello emotivo, ma poiché il cervello si è espanso verso l’esterno, tali collegamenti sono in numero molto minore.

    Per semplificare con un’immagine, il cervello emotivo è collegato a quello pensante tramite un’ampia rete autostradale di cellule nervose, mentre i collegamenti in direzione opposta, dal pensiero al sentimento, sono più simili a dei sentie-ri. Tuttavia, spesso il cervello pensante non è consapevole delle emozioni che vengono inviate dal cervello emotivo. Tali emozioni vengono invece elaborate inconsciamente da un’area cerebrale chiamata corteccia cingolata anteriore, che ci porta a comportarci nei modi abituali di sempre, quasi senza prestare attenzione all’emozione che proviamo o agli atteggiamenti a essa collegati.

    FIGURA 1.1

    Il cervello triuno

    IL LEONE E IL DOMATORE

    I buoni propositi di Capodanno falliscono regolarmente: le persone non mantengono le proprie intenzioni e ritornano puntualmente alle vecchie abitudini. E visti i rispettivi ruoli e l’influenza del cervello emotivo inconscio e di quello logico conscio, non c’è affatto da sorprendersi. Il cervello pensante è come un domatore di leoni, e il cervello emotivo è il leone. Con un attento, paziente e costante impegno, il domatore può imparare a domare il leone e gestirlo in modo efficace. Ma alla fine il leone è sempre l’animale più potente e rappresenta le migliaia di operazioni che svolgiamo automaticamente ogni secondo al di fuori della consapevolezza conscia. Dobbiamo sempre ricordare che il leone esiste da molto più tempo del domatore ed è sempre in grado di assumere il controllo di una situazione. Perché tutto fili liscio e senza rischi, il domatore deve sempre trattare il leone con rispetto, lavorando con lui in armonia; diversamente, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.

    Spesso pensiamo al rapporto tra noi e altre persone; ma qual è il rapporto tra il nostro cervello pensante e quello emotivo? Quando i due cervelli sono in conflitto, vince sempre quello emotivo. Questo spiegherebbe perché i tentativi di smettere di fumare, di stare a dieta per perdere peso o di fare più attività fisica falliscono spesso. Il cervello logico sa che non fumare, mangiare sano e fare attività fisica fa bene alla salute, ma quello emotivo governa una serie di atteggiamenti, emozioni e abitudini che non sono in armonia con questa logica.

    La buona notizia è che il domatore può allenarsi e manipolare il leone in determinati modi, distraendolo da azioni no-cive e focalizzando la sua attenzione su atteggiamenti più positivi. Ma non dimenticate mai che il leone è sempre molto più consapevole del domatore di ciò che accade dentro e intorno a noi. Il vostro leone comunicherà con voi tramite i sentimenti, le intuizioni, i sogni e i sintomi fisici e, più lo ascoltate e lo capite, più facilmente riuscirete a costruire un buon rapporto tra leone e domatore.

    PROVO SENTIMENTI, DUNQUE SONO

    Poiché il nostro cervello emotivo ha un potere di attivazio-ne molto maggiore rispetto a quello pensante, quest’ultimo è spesso sottomesso al cervello emotivo e influenzato da esso. Pertanto, si può sostituire il famoso detto filosofico Penso, dunque sono con il più appropriato Provo sentimenti, dunque sono.

    Questo solleva anche un importante interrogativo sul nostro sistema di istruzione, che ci testa in base a compiti e problemi di tipo logico, relazionati al cervello pensante. E il mondo degli affari? Conoscete senior manager promossi unicamente in base alle loro conoscenze specifiche del settore? Notate che molti di essi hanno problemi a gestire i nuovi incarichi previsti dal loro ruolo? E come affrontano i rapporti personali? Sono sempre buoni leader e Coach? Sanno motivare e ascoltare gli altri? Sono empatici? Il semplice fatto che il cervello pensante di un individuo sia in grado di svolgere un compito non significa necessariamente che il cervello emotivo, più influente, sia altrettanto sviluppato.

    Una ricerca svolta nel 1976 dal Carnegie Institute of Techno-logy supporta questo concetto. Indagando i motivi per cui le persone hanno successo negli affari, l’istituto concluse che fino all’85% del successo finanziario è dovuto alle competenze umane (human egineering), mentre solo il 15% è dovuto alle conoscenze tecniche. Prendiamo ad esempio un lavoro come quello del marketing manager: ci sono molte persone con lo stesso livello di esperienza nel marketing, ma

    solo quei pochi con competenze umane molto sviluppate ot-terranno risultati eccellenti e sostenibili. Essenzialmente le competenze umane sono rappresentate da due aspetti fondamentali dell’intelligenza emotiva: la GESTIONE DI SÉ (self management) e la GESTIONE DELLE RELAZIONI (relation-ship management).

    Ulteriori prove a supporto dell’idea che le emozioni contino più della logica vengono dalle parole di Daniel Kahneman, premio Nobel 2002, secondo cui tutti gli esseri umani sono irrazionali; tutti preferiremmo fare affari con persone che ci piacciono e di cui ci fidiamo piuttosto che il contrario, persino se la persona che ci piace ci offre un prodotto di qualità inferiore a un prezzo superiore.

    Riflettete su voi stessi: le vostre decisioni in ambito lavorativo sono tutte basate sulla logica? Avete comprato quel computer portatile nuovo perché ne avevate veramente bisogno, o perché vi piaceva il commesso e pensate che avere quel portatile alle riunioni vi farà sentire bene?

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