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La Promessa di un Cowboy: Parte 3: La Promessa di un Cowboy, #3
La Promessa di un Cowboy: Parte 3: La Promessa di un Cowboy, #3
La Promessa di un Cowboy: Parte 3: La Promessa di un Cowboy, #3
E-book124 pagine1 ora

La Promessa di un Cowboy: Parte 3: La Promessa di un Cowboy, #3

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Info su questo ebook

Dichiarare il suo amore a Cassie Strong, la fidanzatina del liceo, è la cosa più intelligente che Cody Wilde abbia mai fatto. Ora che il suo acerrimo nemico Seth Baker si è trasferito a Austin e  Cassie è al suo fianco, Cody pensa che la sua vita stia andando finalmente per il verso giusto. Ma poi riceve una telefonata devastante che mette il suo mondo sottosopra e lo porta a infrangere la promessa fatta a suo padre tanto tempo fa.

L' amore di Cassie per Cody è così forte che anche quando Seth e i suoi fratelli tornano per vendicarsi, lei li affronta con coraggio. Ma, nonostante i suoi sforzi, non riesce a evitare un' aggressione che la lascia col fisico e l'anima spezzati.

Determinato a vendicare Cassie, Cody prende una decisione impulsiva che li distrugge. Le promesse sono infrante, le conseguenze devono essere pagate e Cassie deve affrontare la più grande sfida della sua vita senza Cody. Ce la farà a sopravvivere il loro amore?

LinguaItaliano
Data di uscita12 apr 2020
ISBN9781071540657
La Promessa di un Cowboy: Parte 3: La Promessa di un Cowboy, #3

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    Anteprima del libro

    La Promessa di un Cowboy - L.G. Castillo

    Cody

    Al Dixie si potevano trovare il miglior barbecue e i sottaceti. A mezzogiorno l’intera città di Koppe si radunava lì, compresi Seth e i suoi fratelli.

    Ero nel parcheggio coperto di ghiaia e fissavo il pick-up rosso di Seth. Battei i pugni sul volante. Non riuscivo a credere a quanto fossi stato stupido a pensare che dopo il diploma sarebbe partito, lasciando in pace me e Cassie. E ora… guardate cosa le aveva combinato…

    Scacciando via le immagini di ciò che le avevano fatto Seth e i suoi fratelli, mi sistemai lo Stetson in testa e chiusi lo sportello del pick-up. I ciottoli scricchiolavano sotto i miei stivali mentre mi avviavo verso l’ingresso. Aprii la porta con forza, facendo risuonare rumorosamente il campanaccio appeso alla maniglia. Alcuni avventori alzarono le mani e mi guardarono con gli occhi socchiusi quando la luce del sole filtrò nella sala da pranzo. Le forchette tintinnavano nei piatti e la voce di George Straight che cantava una canzone sulle sue ex mogli che vivevano in Texas, fuoriusciva dalle casse del jukebox.

    Guardandomi intorno nella stanza affollata, i miei occhi si posarono su un volto familiare, e per un momento, pensai che si trattasse di mio padre.

    «Ehi, Cody! Vieni a sederti qui. Ti offro il pranzo.»

    Sbattei le palpebre. I miei occhi si adattarono lentamente alla luce fioca della sala e il viso di mio padre scomparve, sostituito dal sorriso di mio zio.

    «Travis, portami un piatto extra di punta di petto per Cody,» ordinò Mike al signor Mills, il padre di Buster.

    Quando guardai gli occhi sereni di Mike, fu come se un velo venisse sollevato. La rabbia che mi ribolliva dentro svanì.

    Non avrei dovuto essere in questo posto. Dovevo restare a casa con Cassie. Non sarebbe andata in ospedale senza di me. A cosa diavolo pensavo quando le ho detto che saremmo andati più tardi?

    Ma prima di concludere il mio pensiero, sentii le loro risatine.

    In un angolo della sala da pranzo erano seduti Seth, Dillon e Chase. Gli occhi verde chiaro di Chase si spalancarono quando mi vide.

    Spaventato, diede una gomitata a Seth.

    Seth mi guardò con gli occhi iniettati di sangue e prese il suo drink.

    Senza distogliere lo sguardo, bevve lentamente. Dopo aver svuotato il contenuto della sua bottiglia, la appoggiò sul tavolo e arricciò le labbra in un sorriso freddo.

    «Cody,» mi ammonì la voce di Mike quando avanzai minacciosamente. La sua mano callosa rimase sospesa a mezz’aria per mettermi in guardia. Una coppia di anziani seduti a un tavolo vicino guardò con curiosità prima Seth e poi me.

    Tutti a Koppe sapevano che mio padre aveva ucciso il figlio del sindaco proprio in questo bar. Sapevano anche che i fratelli Baker mi avevano sempre bullizzato e che non mi ero mai ribellato.

    Per la prima volta nella mia vita, ignorai mio zio. Mi voltai e mi diressi verso Seth.

    Le sedie raschiarono sul pavimento quando lui e i suoi fratelli si alzarono dal loro tavolo. Seth si fermò a pochi centimetri da me, affiancato dai fratelli, uno per ogni lato. Incrociò le braccia muscolose sul petto massiccio. Contrasse la mascella leggermente ispida, studiandomi con i suoi occhi grigi.

    Sollevai leggermente la testa e lo guardai, sfidandolo a fare la prima mossa. Non mi importava che fosse più alto di me di quasi una spanna. Non avevo paura di lui. Non l’avevo mai avuta.

    «Ti è piaciuto il regalo per la nuova casa che abbiamo fatto a Cassie?» Seth sorrise.

    Strinsi le mani a pugno mentre la rabbia attanagliava i miei pensieri.

    Il silenzio calò nella sala.

    Mi sentivo addosso gli occhi di Mike che aspettava che facessi la prima mossa. Per tutta la vita, era stato al mio fianco ricordandomi continuamente la promessa che avevo fatto a mio padre. Essa aveva sempre posto un freno alla rabbia che mi ribolliva dentro quando si trattava di Seth. Ma non volevo un promemoria. Non quel giorno.

    Il mio corpo iniziò a tremare di rabbia. Questo... questo mostro aveva osato toccare la mia Cassie, si era avventato su di lei come un animale e l’aveva violata. Aveva ucciso il suo spirito. E ora, si comportava come se niente fosse, seduto a mangiare insieme a brave persone.

    Gettai un’occhiata a Chase e Dillon. Willa Mae aveva detto che c’erano altri due ragazzi. Ingoiai la bile che mi era salita in gola. Erano coinvolti tutti? Anche loro se l’erano spassata con Cassie?

    I miei occhi saettarono da Seth ai suoi fratelli che mi guardavano con un’espressione compiaciuta, sicuri che io fossi tutto fumo e niente arrosto e che non avrei fatto nulla contro di loro.

    Fu in quel momento che la stanza sembrò scomparire e un senso di intorpidimento mi avvolse. Come se fossi in trance, mi voltai e mi allontanai da loro.

    «Già, proprio come pensavo,» disse Seth. «Sei una fighetta!»

    Ignorando le sue risate e quelle dei suoi fratelli, mi avvicinai a Mike. Lo guardai negli occhi, uguali a quelli di mio padre, e sussurrai: «Mi dispiace.»

    Poi mi voltai.

    Gli occhi di Seth si spalancarono per lo shock quando mi avventai su di lui. Si spostò di lato rapidamente, spingendo Chase nella mia direzione. Il primo pugno lo colpì proprio sotto l’occhio.

    Si sentì il rumore di ossa che si rompevano e Chase cadde a terra inerte.

    «Vaffanculo, Wilde!» ringhiò Dillon, colpendomi alle spalle. Caddi in ginocchio per il dolore. Poi il suo stivale si schiantò al centro della mia schiena facendomi cadere con la faccia a terra.

    Mi girai in un battibaleno. Dillon voleva colpirmi il viso, ma gli afferrai lo stivale e lo tirai con forza, facendolo cadere. Mi misi a cavalcioni su di lui, avventandomi sulle costole e il viso. Si contorceva e si dimenava, agitando le braccia come se non sapesse se proteggere le costole o la faccia. Mi bruciavano i pugni e la pelle delle nocche si scorticava a ogni colpo.

    Si udì un forte tonfo e il sangue gli schizzò fuori dal naso. Ululò. Caricai i pugni ed ero pronto ad assestargli un colpo mortale quando il grosso braccio di Seth mi avvolse il collo in una morsa.

    «Merda, Dillon! Alzati!» urlò Seth staccandomi da suo fratello.

    La luce nella sala si affievolì e dei puntini neri mi offuscarono la vista mentre respiravo affannosamente. L’unica cosa che riuscivo a vedere era Dillon che si avvicinava a me, zoppicando.

    Sfruttando la presa di Seth come leva, mi alzai in piedi e lo colpii al petto con lo stivale facendo volare lui su un tavolo e andare in frantumi piatti e bicchieri. Poi andò a sbattere contro il muro e cadde inerme sul pavimento.

    Afferrai il braccio di Seth, mi accovacciai e feci un passo indietro, spingendo il suo corpo massiccio in avanti. Gli occupanti di un tavolo vicino scapparono via quando lui vi atterrò sopra con un forte tonfo facendolo accartocciare sotto il suo peso.

    Senza esitare, afferrai Seth per la camicia e lo tirai su. Libero da freni, emisi un ruggito e lo riempii di pugni, sfogando con ogni colpo anni di rabbia.

    Lui si prendeva sempre tutto da quelli che lo circondavano. Si era preso la mia dignità, la possibilità di piangere in pace mio padre e, più di tutto, si era preso la mia Cassie.

    Seth aveva tutto. Ogni cosa! Aveva dei fratelli che lo ammiravano, una madre che stravedeva per lui e un padre che gli comprava tutto quello per cui gli altri avrebbero dovuto lavorare sodo. Seth non sapeva cosa si provava a sentirsi soli, ad andare a letto affamati, non si era mai chiesto se era bravo o no… pur non avendo un padre.

    Quell’ingrato figlio di puttana si era preso l’unica cosa preziosa che avevo nella mia vita, l’unica persona che mi vedeva per quello che ero veramente, che pensava che fossi speciale e che mi amava. E l’aveva trattata come spazzatura.

    Il corpo di Seth si afflosciò e lo sollevai, avvicinandolo alla mia faccia. La sua testa insanguinata si piegò di lato. Caricai il pugno rosso vivo a causa del suo sangue. La voce che uscì fuori da me sembrava appartenere a uno sconosciuto: profonda, aspra, potente.

    «Ascolta, Seth Baker. Se solo ti avvicini di nuovo a Cassie, ti ammazzo.»

    Per l’ultima volta il mio pugno d’acciaio cozzò contro la sua mascella. Le sue ossa

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