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Amore Perduto: Divisi dal Destino
Amore Perduto: Divisi dal Destino
Amore Perduto: Divisi dal Destino
E-book176 pagine3 ore

Amore Perduto: Divisi dal Destino

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Info su questo ebook

ATTENZIONE: 18+

Linguaggio esplicito.

Romanzo con contenuti erotici, adatto a un pubblico adulto.

Secondo libro della saga Divisi dal Destino.

Selene e Lucky continuano a vedersi di nascosto. Sono diventati entrambi membri effettivi dei rispettivi club e la morte è l’unica via per sottrarsi al giuramento che hanno prestato. Ma mentre Lucky è felice di aver trovato una nuova famiglia, Lena comincia ad aprire gli occhi su suo padre e i terribili crimini con cui terrorizza la città. Ma è davvero possibile ribellarsi al proprio stesso sangue? E come faranno lei e Lucky ad avere un futuro insieme, quando per un soffio il loro amore non è andato perduto?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita6 feb 2019
ISBN9781547569229
Amore Perduto: Divisi dal Destino

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    Anteprima del libro

    Amore Perduto - Sierra Rose

    Amore Perduto

    Parte 2

    Divisi dal Destino

    di

    Sierra Rose

    Capitolo 1

    Selene

    Niente poteva farmi sanguinare il cuore quanto il momento in cui entrai di soppiatto nella stanza d’ospedale per vedere Lucky. Avevo detto a un’infermiera quanto lui significasse per me e le avevo chiesto come stava. La donna mi aveva risposto che se la cavava bene e che avrebbe recuperato senza complicazioni.

    Per questa volta.

    Era stato picchiato di brutto e adesso dormiva profondamente grazie ai sonniferi che gli avevano somministrato.

    Gli sfiorai il viso. Non un solo sussulto. Sentii scivolare una lacrima. Avevamo lottato contro tutto il mondo per stare insieme, ma il fato aveva avuto altri piani.

    Ecco perché ho dovuto lasciarti, Lucky, sussurrai. Mi uccide vederti in questo modo. E solo per colpa mia. Mi hai salvato la vita come un cavaliere coraggioso e questa è stata la ricompensa. È andato proprio tutto a puttane, eh? Hai salvato la principessa e a quest’ora saremmo dovuti correre incontro al tramonto in sella al tuo stallone bianco...o alla tua motocicletta. La nostra, al contrario delle altre, è una favola contorta. Siamo destinati a restare separati, per quanto ci sforziamo di stare insieme.

    Mi abbandonai a un lungo pianto. Mi dispiace tanto, piccolo. Vorrei tanto fosse toccato a me e non a te. Perché tu non lo meriti. Nessuno lo merita. Il respiro mi usciva tremolante dalle labbra. Perché devi essere uno Stone Wolf? Perché devo essere una Black Heart? Il destino ci avrà anche fatto incontrare, ma non c’è storia, per noi, in questo fottuto mondo.

    Dopo aver fissato il suo volto, seppi di dover prendere la decisione di lasciarlo per sempre. Quindi cominciò quel dolore che mi torceva le viscere. Sì, faceva male anche il solo pensiero di dover andar via. Ma sarei stata un’egoista a restare. Se mio padre ci avesse beccati, avrebbe finito Lucky con un unico proiettile nella testa. Non importava quanto lo amassi, sapevo che per noi non c’era alcun futuro. Non ci saremmo mai sposati. Non avremmo mai avuto dei bambini. Non avremmo mai comprato una casa, né trascorso insieme il Natale. Avete presente quella sofferenza? Quel sentimento che accompagna la tristezza? Beh, mi attraversava come un’onda di marea. Mi serrava il cuore come se lo volesse disintegrare. La consapevolezza mi feriva nel profondo.

    Mi asciugai le lacrime sul viso. Come avrei fatto a vivere senza quell’uomo meraviglioso? Non riuscivo neppure a respirare.

    Neppure a respirare, cazzo.

    Era come essere trafitti da una scarica.

    No, non posso forzarmi a smettere di amarti.

    Il mio cuore è stato pugnalato, singhiozzai. Sanguinerò notte e giorno.

    Gli passai le dita tra i capelli, poi lo baciai dolcemente sulle labbra. Addio, Lucky Morrison.

    La realtà era come una sorta di macchia confusa, ma riuscii comunque a tornare nella mia stanza d’ospedale. Crollai a terra, singhiozzando e gemendo, distrutta dal dolore.

    Lui non c’era più. Fuori dalla mia vita, per sempre. Avrei fatto in modo che fosse così. E lo avrei fatto proprio perché lo amavo, ma, maledizione, se faceva male. Era come se qualcuno mi avesse pugnalato e rigirato il coltello. Ero sopraffatta da una pena straziante. Il tormento era insopportabile. E non potevo fare a meno di piangere. Sapevo che la voragine che avevo nell’anima non sarebbe mai guarita.

    Chiesi in prestito un taccuino e una penna a una della infermiere. Scrissi a Lucky un biglietto e glielo lasciai sul tavolino accanto al letto.

    ***

    Ammettiamolo, lasciarsi è dura. Specialmente quando non vuoi che la relazione finisca.

    Ero devastata, dilaniata. Tenevo duro, giorno dopo giorno. Nessuno riusciva a cogliere la profondità del mio dolore. Ma attraverso le lacrime cercavo di trovare la forza di resistere alla tempesta. Andare avanti? Non potevo. Avevo detto alla sofferenza di raccattare le sue cose e levarsi di torno. Non mi aveva ascoltata. Perciò non ero andata avanti...ma mi tenevo alla larga da Lucky. Molto alla larga.

    Era passato un anno da quando io e lui ci eravamo lasciati. Entrambi ne eravamo usciti col cuore spezzato. Era stato l’anno più lungo della mia vita, per usare un eufemismo, ma lui aveva comunque smesso di braccarmi circa sei mesi prima. Faceva ancora più male vedere che era giunto alla conclusione che per noi non ci sarebbe mai stato nulla, che il fatto di averlo dovuto ignorare sin da quel giorno in ospedale. Non mi era rimasto altro da fare che allontanarmi. Tenere al sicuro l’uomo che amavo contava molto più della nostra felicità. Lui non l’aveva capito, ma non me ne fregava un accidenti. Sapevo ciò che stavo facendo, e forse un giorno sarei stata ricompensata del mio impegno e sacrificio.

    Ne dubitavo, ma i sogni prima o poi si realizzavano.

    Perlomeno così valeva per le altre persone.

    ***

    Farfallina. Mio padre si alzò e fece il giro della scrivania per stringermi in un forte abbraccio. Non vi era calore in esso, ma ero già arrivata a capire che non ve ne sarebbe mai stato.

    Mi hanno detto che volevi vedermi? Guardai il mio vecchio, con il riflesso negli occhi della persona cattiva in cui mi stavo velocemente trasformando senza Lucky ad elevare il mio spirito.

    È così. È arrivato il momento di un’altra prova. Indietreggiò un poco, lasciando che un sorrisetto gli stirasse gli angoli della bocca.

    Odiavo quello sguardo. Diceva che lui sapeva quanto stringere la corda sino al limite della rottura.

    Bene. Qual è? Incrociai le braccia al petto, sforzandomi di non permettere alla quindicenne ribelle che sarebbe sempre stata in me di alzare la cresta e venire allo scoperto. La cosa mi faceva sembrare immatura, come se non fossi una promessa del Black Hearts Motor Club.

    La banda di mio padre aveva una lunga storia in città, ma sfortunatamente saremmo sempre stati considerati dei criminali, e per delle ottime ragioni.

    Una parte di me avrebbe voluto far parte degli Stone Wolves, il Motor Club rivale, ma solo perché li avevo visti occuparsi l’uno dell’altro così tante volte da non riuscire a tenerne il conto. Lucky era uno Stone Wolf e i suoi ragazzi gli stavano attorno come in una fratellanza, prendendosi cura di lui al punto da spingersi a tirarlo fuori dalla casa del suo vecchio violento per fargli cominciare una nuova vita assieme a loro.

    Per quanto riguardava mio padre e i suoi scagnozzi, erano gentaglia, perdenti e buoni a nulla, anche se nell’ultimo anno o giù di lì la mia opinione era cominciava a mutare. Lucky era un bravo ragazzo e la maggior parte dei suoi valori proveniva dal suo Motor Club. La nostra era una famiglia fondata sui legami di sangue, ma lui e i suoi fratelli era uniti dall’intento di portare a Pleasant Valley prosperità, sicurezza e protezione.

    Era un proposito onorevole e io ne ero gelosa.

    Te la faccio breve. Prima di tutto, dimmi perché ultimante sembri così distante con me. Tuo cugino, Mateo, ha detto che la notte passi un mucchio di tempo seduta sul tetto di casa. Hai qualcosa per la testa, Selene? Hai bisogno di parlare con qualcuno? Mi strofinò le forti mani sulle braccia, lanciandomi uno sguardo che riuscì quasi a convincermi.

    Sto bene. Cerco solo di diventare più forte. Sono l’unica donna della banda e per me ottenere rispetto è dieci volte più dura di chiunque altro. Ho pensato che temprarmi un po’ sarebbe stato d’aiuto. Mantenni la voce ferma. Il pensiero di dover abbandonare il lato giocoso e divertente di me mi faceva venir voglia di accoccolarmi sul letto e piangere. Senza Lucky a cui fare i miei scherzi, non mi restava davvero nessuno con cui condividere quell’aspetto della mia personalità. Gli altri erano seriosi, concentrati e, con ogni probabilità, spaventati da morire da mio padre.

    Credo sia una buona idea. Mi garantisci che la cosa non ha nulla a che fare con quel ragazzo che abbiamo picchiato a sangue qualche tempo fa? Mio padre sorrise ancora. Mi stava stuzzicando.

    Ti odio, bastardo dal cuore nero.

    Quale ragazzo? chiesi, assicurandomi di non fornirgli il minimo indizio riguardo a dove in realtà stavo concentrando i miei pensieri.

    Luca Morrison, Selene. Non fare finta di non ricordare. Mi tolse le mani di dosso e le fece scivolare nelle tasche dei pantaloni. Provavi qualcosa per lui, l’ho capito da quella sera. E immagino sia stata l’unica ragione per cui non l’ho ammazzato. Ma ho voluto insegnargli a stare fuori dai piedi. Lo abbiamo fatto per il tuo bene. Eri una ragazzina stupida, allora, ma adesso sei diventata una donna.

    Tutto vero. Scrollai le spalle come se la conversazione mi stesse dando ai nervi, come in effetti era.

    Era solo un amico, papà, ma tu me l’hai portato via. Come qualunque altra cosa della mia vita. Ma va bene così. Non mi servono gli amici.

    Lui aggrottò le sopracciglia e mi afferrò il mento, chinandosi sino ad avvicinarsi al mio viso. Quell’atteggiamento una volta mi atterriva, ma era prima che non avessi davvero nulla da perdere.

    Tu appartieni a me. Farò tutto quello che devo per tenerti in riga. Perciò aiutami, Signore.

    Pensi che Dio aiuterebbe un assassino? Serrai i denti e affilai lo sguardo. Non ero ancora del tutto in grado di tenere i miei pensieri per me.

    Non ci maledire, farfallina. Non sono neppure lontanamente il mostro per cui vuoi farmi passare. Si abbassò sino a baciarmi la punta del naso. Mi occorsero tutte le forze che avevo per non tirarmi indietro e schiaffeggiarlo. Non sarei sopravvissuta alle botte che ne sarebbero seguite e poi lui non aveva fatto altro che sottolineare la verità. Provavo qualcosa per Lucky. Bravo. Aveva colto nel segno. Ma non gli avrei dato la soddisfazione di una risposta sincera.

    Giusto. Allora, dimmi di questo lavoro, così me ne posso occupare. Mi scansai e gli scostai la mano, infastidita dal suo tocco.

    Lui inarcò un sopracciglio, come se fosse un po’ sorpreso che gli stessi negando qualcosa. Se solo avessi potuto, gli avrei negato tutto quanto...la dedizione per la mia famiglia era quasi giunta alla fine. Ero sul punto di scappare e rifarmi una nuova vita, ma qualcosa mi tratteneva. Non sapevo se era per mia nonna o per i ricordi di un tempo in cui mio padre non era un furfante. Qualunque cosa fosse, pregavo che cedesse quanto prima. Volevo tirarmene fuori. Ne avevo bisogno. Disperatamente.

    C’è Zachary Banks nella rimessa qua dietro, ai confini della proprietà. Lo sai chi è, amore? Aggrottò la fronte e mi studiò col suo sguardo cupo. Qualcosa nel modo in cui aveva posto la domanda mi fece pensare che avrei dovuto conoscere la risposta. Ed era così.

    Tutti conoscevano Zachary Banks. Era un uomo promettente, ma nella maniera in cui mio padre non sarebbe mai stato. Peggio ancora, era un avversario, cosa affatto gradita nel mondo del mio vecchio.

    Fece un cenno a qualcun altro all’interno della stanza e anche senza voltarmi, seppi che si trattava di Dante.

    Lo scagnozzo preferito di mio padre si era perdutamente innamorato di me, ma io per lui non provavo altro che un tiepido disgusto. Indovinavo la sua presenza non appena entrava nella stanza, grazie all’arrogante profumo della sua colonia. La usava più che altro per coprire la puzza dell’erba che fumava più o meno per tutto il giorno.

    È il capo della banda dei Banks, ad appena sessanta miglia da qui, rispose Dante al posto mio.

    Non tolsi gli occhi da mio padre, ma annuii, semplicemente. Conoscevo quei tipi e mio padre sapeva che sapevo. Dante, invece, non ne aveva idea, come al solito.

    Giusto, Dante. Papà rivolse il suo sguardo torvo al grosso babbeo. Sei pronto per un incarico e Selene dovrà assistere per assicurarsi che tu lo svolga bene.

    Svolgere cosa? chiesi, senza alcuna emozione nella voce.

    Eliminare il problema che Zachary Banks rappresenta, farfallina. Sorrise e mi accarezzò una guancia, poi ci fece cenno di uscire. Vieni a farmi rapporto una volta terminato.

    Bene. Uscii dalla stanza senza aspettare il mio improvvisato compare. Era un mix di terrore e tragedia, ma a me non faceva paura, neppure un po’. Se Rafael Delgado aveva fatto una cosa,

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