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E-book162 pagine2 ore

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Info su questo ebook

L’hanno rivendicata una volta. Dopo sette anni nell’esercito, sono a casa. Adesso, la rivendicheranno di nuovo.

Rory e Cooper non si sono dimenticati di Ivy. È quella giusta per loro, quella che hanno rivendicato in una notte stellata prima di partire per il centro di addestramento militare. Non si erano aspettati che sarebbero passati sette anni prima di rivederla. È cambiata, nasconde dei segreti. Ma a loro non importa. Faranno tutto ciò che è in loro potere per farla loro. Perché a Bridgewater, un cowboy non è mai abbastanza.

 
LinguaItaliano
Data di uscita17 feb 2020
ISBN9788835373995
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Autore

Vanessa Vale

SIGN UP FOR VANESSA'S MAILING LIST FOR LATEST NEWS and get a FREE book!Just copy and paste the following link into your web browser: http://freeeroticbook.comUSA Today Bestseller of steamy historical westernsWho doesn't love the romance of the old West? Vanessa Vale takes the sensual appeal of rugged cowboys a step further with her bestselling books set in the Montana Territory. They are much more than just sexy historical westerns. They're deliciously naughty reads that sometimes push the boundaries of fantasy. It's pure escapism with quite a few very hot, very alpha cowboys.When she's not writing, Vanessa savors the insanity of raising two boys, is figuring out how many meals she can make with a pressure cooker, and teaches a pretty mean karate class. She considers herself to be remarkably normal, exceedingly introverted and fairly vanilla, which does not explain her steamy stories and her fascination with cowboys, preferably more than one at a time. If that weren't enough, she also writes under the pen name, Vanessa Dare.She lives in the Wild Wild West where there's an endless source of 'research' material.To learn more about Vanessa Vale:Web site- www.vanessavaleauthor.comFollow her on Twitter: @iamvanessavaleKeep up with Facebook: https://www.facebook.com/vanessavaleauthor

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    Anteprima del libro

    Prendimi subito - Vanessa Vale

    1

    COOPER

    Oggi

    Eravamo stati via per sette anni e non era cambiato nulla a Bridgewater. Rory era seduto di fronte a me in uno dei tavolini sul retro del ristorantino di Jessie, situato sulla Main Street ed epicentro di vita per la comunità. I pettegolezzi si spalmavano tra la gente più in fretta del burro sui loro pancake caldi. I divanetti erano ancora rossi, i banconi bianchi con brillantini dorati. C’era sempre lo stesso jukebox nell’angolo di quando eravamo stati bambini. Diamine, c’era perfino lo stesso odore – di caffè e cipolle grigliate.

    Eravamo tornati a Bridgewater a far visita nel corso degli anni, ma questa volta eravamo lì per restare. Non c’era alcuno schieramento incombente. Alcun pensiero di mesi di sabbia del deserto e nemici che non riuscivamo a scorgere. Per questo motivo, non potei fare a meno di vedere il tutto sotto una luce diversa. Vivere di nuovo a Bridgewater mi sembrava surreale. Eppure non avevamo più diciott’anni, freschi di liceo con la ragazza dei nostri sogni tra noi due.

    Di fronte a me, Rory era accasciato nel suo divanetto con la stessa espressione pensierosa che aveva sempre avuto. Quando Jessie si avvicinò al nostro tavolo con un sorriso accogliente, io lo guardai trasformarsi di fronte ai miei occhi. Si mise seduto dritto e si tolse il cappello in segno di rispetto. Rivolse perfino un rapido sorriso alla donna più anziana.

    Mi tirai giù la manica della maglia per coprire una delle mie cicatrici. Per quanto tutto fosse rimasto lo stesso, io ero cambiato. Qualche maniera era più ovvia delle altre e non poi così in meglio.

    «Be’, che io sia maledetta.» Jessie si fermò accanto al nostro tavolino, una caraffa quasi piena di caffè in mano. Indossava la famigliare divisa verde lime. Per quanto i suoi capelli avessero qualche ciocca grigia in più, stava bene. Era come un caldo raggio di sole: una persona che aveva sempre un sorriso da rivolgere o un paio di minuti da concederti per qualche succoso pettegolezzo. «Immagino che le voci fossero giuste. I figliol prodighi sono tornati.»

    Già, un sacco di pettegolezzi. Era solo che non mi ero mai aspettato che io e Rory saremmo stati la notizia bomba del momento.

    Cercai di ricambiare il suo sorriso, ma avevo perso il ghigno facile per il quale ero riconosciuto un tempo. Avevo perso un sacco di cose durante i nostri mandati in Afghanistan. Quando ci eravamo arruolati in autunno dopo il diploma, ci eravamo addestrati entrambi per diventare piloti di elicotteri. Dopo anni di addestramento e di impiego negli Stati Uniti, eravamo stati mandati oltreoceano. In guerra. Il primo mandato era andato bene. Be’, per quanto potesse andare bene un mandato nel Medio Oriente. Tuttavia, quell’ultimo viaggio mi aveva portato il più vicino all’inferno di quanto non mi sarei mai voluto trovare.

    Io e Rory avevamo concordato sul fatto che i nostri giorni da soldati fossero terminati. Dopo il mio incidente, il governo aveva concordato sul fatto che avevo svolto il mio dovere ed eravamo stati entrambi congedati con onore. Adesso, eravamo tornati nella nostra città natale ed eravamo pronti per un nuovo inizio, ma riadattarci alle nostre vecchie vite si era dimostrato più difficile di quanto mi fossi aspettato. Parte della ragione era che ci trovavamo lì al ristorante per sfuggire alla mia famiglia.

    Che Dio li benedicesse, stavano solamente cercando di essere d’aiuto. Ma i miei genitori e le mie sorelle minori non avevano la più pallida idea di cosa avessi affrontato. Sapevano solamente che ero tornato a casa sfregiato e distaccato. Erano semplicemente felici che io fossi intatto – o quasi – e a casa. I loro tentativi di aiutarmi a riadattarmi alla vita a Bridgewater mi facevano sentire solamente più un estraneo. Un caso caritatevole. Più si prendevano cura di me, più io provavo il desiderio di tornare nell’esercito. Se non altro lì sapevo quale fosse il mio posto.

    Rory capiva meglio di chiunque altro. L’aveva sempre fatto. Per quanto non fosse stato colpito e precipitato dal cielo, mi comprendeva.

    Jessie mi riempì la tazza vuota che avevo di fronte. «Offre la casa per i nostri eroi di ritorno in patria.»

    Cercai di non fare una smorfia di fronte a quelle parole, ma vidi Rory farlo al posto mio. Avevamo smesso di far visita alla mia famiglia asfissiante proprio per evitare quel genere di discorsi. Io potevo anche non sapere chi fossi in quei giorni, ma sapevo chi non ero. Non ero l’eroe che tutti pensavano che fossi.

    Eravamo sempre stati protettivi l’uno nei confronti dell’altro – Rory era la cosa più vicina ad un fratello che io avessi mai avuto. Ma sin dall’incidente, sembrava pensare che fosse la sua missione personale il proteggermi da qualsiasi genere di disagio. Le sue intenzioni erano buone, ma ciò che lui e la mia famiglia sembravano non comprendere era che per quanto mi potessero coccolare, non sarebbero mai riusciti a far svanire il dolore. Le mie ferite erano guarite trasformandosi in brutte cicatrici, ma le ferite della mente, della mia psiche, dubitavo che sarebbero mai svanite.

    Durante quell’ultimo mandato, il mio elicottero era precipitato durante una missione di routine. Io ero stato il pilota che aveva trasportato sei soldati. Un missile antiaereo aveva colpito la coda ed io avevo cercato di tenerci in volo, ma era stata una cazzo di causa persa. Io ero rimasto ferito, ero rimasto in ospedale per mesi, ma ero stato quello fortunato. Ero stato il sopravvissuto. L’unico. Avrei dovuto esserne grato, ma era difficile sentirsi fortunati quando tutto ciò a cui riuscivo a pensare erano gli uomini che non ce l’avevano fatta. Che io avevo ucciso perchè non avevo tenuto l’elicottero in volo. Perchè io potevo tornarmene a casa quando loro non ci erano riusciti?

    Vidi lo sguardo di Jessie abbassarsi sulla cicatrice che mi spuntava dalla manica. «Stai bene, caro?» Il suo sorriso vacillò leggermente come se fosse stata in grado di percepire il mio umore.

    Anche lei aveva ottime intenzioni, non avevo dubbi al riguardo. Ma io non riuscii a rispondere. Cosa avrei potuto dire? Stavo bene? No. Ma nessuno voleva sentire quella risposta. Nessuno voleva sapere che l’eroe di guerra stava uno schifo.

    «Allora, che novità ci sono in città, Jessie?» Rory cambiò argomento per evitare altri silenzi imbarazzanti. Divertente, una volta ero io ad assumermi quel ruolo. Ero io quello chiacchierone. Quello sciolto. Quello che riusciva a fare conversazione con chiunque in qualunque momento. Che aveva appianato le cose quando la vita famigliare di Rory aveva fatto schifo. Adesso era lui quello che doveva mandare avanti la conversazione quando diventava troppo sgradevole o quando qualcuno poneva la domanda sbagliata.

    A me non dava fastidio il silenzio, ma sapevo che a Rory dava di matto.

    «Dovranno pur esserci pettegolezzi migliori del nostro ritorno.» Il suo tono era troppo gioioso, troppo allegro nel suo tentativo di deviare il discorso da me e da noi. Da ciò che avevamo passato oltreoceano.

    «Be’, vediamo un po’,» esordì Jessie. «Immagino abbiate sentito dire che i Kane si sono trovati una moglie.»

    Rory annuì. «Abbiamo conosciuto Katie durante la nostra ultima visita a casa. Una ragazza dolce.» Eravamo stati una classe dietro a Sam Kane a scuola. Suo cugino, Jack, era leggermente più grande.

    «Avete sentito che abbiamo un nuovo dottore?» Mi guardò inarcando le sopracciglia, come se si fosse aspettata un mio commento.

    «Ma davvero?» borbottai, per nulla sorpreso che il Dottor Murphy fosse andato in pensione. Lavorava da che io ero bambino. Mi aveva perfino aggiustato il braccio che mi ero rotto a sei anni. Ero saltato fuori dall’enorme pioppo nel giardino sul retro pensando di essere Superman. Non lo ero stato allora e non lo ero adesso. Sembrava che non fossi proprio tanto bravo a tenermi in volo. Quella volta, ero stato solamente io a farmi male.

    «Sissignore. Hannah ha lavorato qui al ristorante per un po’ prima di iniziare a frequentare Cole e Declan. Vi ricordate di quei ragazzi, vero?»

    «Sissignora.»

    Rory stava giocherellando con la sua tazza e sapevo esattamente cosa avrebbe chiesto adesso.

    «Notizie di Ivy Walters?»

    Eccola lì. Ivy. Quella che ci eravamo fatti scappare. Le avevamo messo gli occhi addosso per anni al liceo. Durante le ultime settimane estive, avevamo fatto tutto assieme – inclusa una selvaggia nottata di sesso – e avevamo deciso un sacco di tempo prima che era così che ci piaceva. I miei genitori avevano un matrimonio alla Bridgewater – due uomini che condividono una moglie – ed io e Rory, all’epoca, ci eravamo ripromessi di fare la stessa cosa. Con Ivy Walters.

    Non era stato un segreto il fatto che la desiderassimo entrambi e non era un segreto – se non altro non adesso che Rory aveva chiesto a Jessie di lei – che la desiderassimo ancora. A Bridgewater, il fatto che fossimo entrambi interessati a lei era perfettamente normale.

    E gli uomini di Bridgewater? Noi sapevamo come trovare la nostra donna. Chiamatelo destino o semplicemente istinto, ma quando gli uomini di Bridgewater trovavano la loro compagna, lo capivano e basta. Ed era stato così per me e Rory. Dopo quella notte con Ivy, quando ci aveva concesso il prezioso dono della sua verginità, era diventata nostra. Era quella giusta, ma ci era sfuggita tra le dita, cazzo.

    Con quei lunghi capelli biondi e le curve perfette, non eravamo stati gli unici ragazzini con gli ormoni fuori controllo a farle il filo. No, Ivy aveva avuto un fidanzato per la maggior parte dell’ultimo anno. Cazzo, Tom qualcosa. Non era stata una cosa seria, ma era stata dura vederli uscire insieme. Si erano lasciati e finalmente noi avevamo avuto la nostra notte.

    Una sola cazzo di notte.

    Ma era stata perfetta. Ivy aveva ammesso di volerci tanto quanto noi desideravamo lei. E Tom? Be’, avevamo scoperto in prima persona che non l’aveva mai rivendicata. Era stata vergine quella sera. Poteva anche essere uscita con Tom, ma si era concessa a noi. Il mio cazzo era stato il primo che si era presa. Mi venne duro al solo ricordo della sensazione che mi aveva dato, di come i suoi occhi si fossero spalancati alla luce della luna quando io me l’ero presa a fondo, allargandola e aprendola. L’avevo riempita col mio seme. Poi era toccato a Rory e lei si era presa avidamente anche lui.

    Quell’unica volta ci era bastata per capire, perfino dopo tutti quegli anni... che lei era quella giusta. Avevamo avuto diciott’anni, eravamo immaturi, eppure non ce l’eravamo dimenticata. Io pensavo spesso a lei, mi chiedevo cosa avesse fatto della sua vita dopo che sua nonna era mancata. Tutto ciò che sapevamo era che dopo il funerale non era mai più tornata a Bridgewater. Se l’avesse fatto, l’avremmo saputo. Se l’avesse fatto, saremmo andati tra i campi di Baker e ce la saremmo presa di nuovo. Questa volta, non saremmo venuti nel giro di due minuti. Ci eravamo occupati del suo piacere, ma adesso? Adesso ci saremmo presi cura di lei come due uomini. Non solamente nella camera da letto, ma anche nella vita. L’avremmo protetta, amata, custodita. L’avremmo fatta nostra in ogni modo. Le avremmo messo un cazzo di anello al dito.

    Ovviamente, non avevamo potuto farci proprio di niente all’epoca. Non con lei che sarebbe andata al college a Seattle per diventare insegnante e noi in partenza per l’esercito. Non le avremmo mai impedito di seguire i suoi sogni e, in più, non avevamo avuto nulla da offrirle. Doveva andarsene e noi gliel’avevamo lasciato fare. E dal momento che era nostra, non potevamo trattenerla. Dovevamo darle tutto ciò di cui aveva bisogno, tutto ciò che si meritava, e ciò includeva lasciare noi per andare a scuola. E così se n’era andata ad ovest e noi eravamo andati ad est al centro di addestramento reclute e poi nel Medio Oriente a

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