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Matrimonio Italiano: Gli Italiani (Indipendenti), #2
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Matrimonio Italiano: Gli Italiani (Indipendenti), #2
E-book241 pagine3 ore

Matrimonio Italiano: Gli Italiani (Indipendenti), #2

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Info su questo ebook

Andare all'altare o morire
Se fosse stato per me, la scelta sarebbe facile
Morire
Ma dovevo vivere. Non avrei lasciato che mio figlio venisse cresciuto dal diavolo che ha ucciso suo padre.
Enzio Lanza possiede la vita del mio defunto marito. Ha persino la sua faccia.
Il gemello di mio marito ha ucciso il suo stesso fratello ed ereditato il suo regno, sua moglie e figlio inclusi.

Sposerò il mostro che ha fatto a pezzi la mia famiglia e il mio cuore
Insegnerò a mio figlio come finire quello che suo figlio aveva finito prima che suo fratello gli sparasse
Avremo la nostra vendetta, un omicidio alla volta
Lascerò Enzio Lanza alla fine, e non sarò veloce.

Matrimonio Italiano è un romanzo indipendente, oscuro e proibito, sulla Mafia e i matrimoni combinati.
Assicurati ora la tua copia di questo romanzo mafioso in cui i nemici diventano amanti.
Perché devi farlo.

LinguaItaliano
EditoreN.J. Adel
Data di uscita3 dic 2020
ISBN9781071577226
Matrimonio Italiano: Gli Italiani (Indipendenti), #2

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    Anteprima del libro

    Matrimonio Italiano - N.J. Adel

    Questa è un’opera di finzione. Tutti gli eventi, i dialoghi e i personaggi sono frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone vive o decedute è puramente casuale.

    MATRIMONIO ITALIANO

    TUTTI I PERSONAGGI SONO DI Età SUPERIORE AI 18 ANNI

    ATTENZIONE

    QUESTO LIBRO CONTIENE DESCRIZIONI ESPLICITE DI SESSO E ALTRO MATERIALE CHE POTREBBE URTARE UNA PARTE DI PUBBLICO. LA LETTURA È DESTINATA A UN PUBBLICO ADULTO.

    ––––––––

    Dedica

    Al vostro odio senza fine. Mi fa solo andare avanti. 

    Capitolo 1

    Bianca

    Bang! Bang!

    Corri!

    Ogni volta che mi appisolavo nel silenzio dell’oscurità, la voce di Cosimo che urlava in mezzo ai proiettili mi tuonava nella testa. La sua faccia che mi spingeva a scappare col nostro bambino, gli uomini attorno a mio marito che cadevano come mosche, e il sangue che imbrattava il nostro appartamento si ripetevano nei miei occhi bendati.

    Mossi le mani, ma i miei polsi bruciavano, legati dietro la mia schiena. Non avevo idea di quanto tempo fossi rimasta lì. A giudicare dalla pressione sulla vescica, avrei detto almeno dodici ore, se non di più.

    Chiunque fosse il responsabile, chiunque avesse rapito me e mio figlio, non aveva avuto il coraggio di mostrarsi, dirmi le sue richieste o sbattermi contro le sue minacce; mi aveva drogata, sbattuta qui e legata a questa sedia senza mio figlio.

    Fin qui nessuna sorpresa. Chiunque osasse rapire la moglie di Cosimo Lanza e suo figlio doveva essere lunatico o desiderava la morte. Doveva aver compreso l’errore fatale che aveva fatto e si stava già maledicendo da qui all’inferno e oltre, o era già all’inferno.

    Se Cosimo non avesse già ucciso i bastardi che ci avevano sparato a casa nostra e rapito me e Mario, l’avrei fatto io.

    Nessuno poteva toccare mio figlio e rimanere in vita.

    Mio marito era il boss della Mafia italiana. Per quanto odiassi quello che faceva per campare e gli avessi detto più volte di ritirarsi, in situazioni come queste, avevo compreso che il suo modo di fare era l’unico possibile.

    Questo era quello che temevo, Cosimo. Ti avevo detto che non volevo che mio figlio vivesse nel terrore. Perché non mi hai ascoltata?

    Dopo che aveva fatto fuori i figli di puttana, non sopportavo più la situazione. Due anni dopo, quando mi chiese di sposarlo, l’ho pregato di smettere, ma mi disse che era impossibile. Per quanto la nostra storia fosse contorta e viziosa, Cosimo era tutto quello che avevo. Il bel ragazzaccio che amavo da quando avevo otto anni. L’uomo che mi aveva fatto perdere la verginità. Il demonio che possedeva il mio cuore, corpo e anima.

    Ma quando avemmo Mario, non potevo semplicemente stare ad aspettare un giorno come questo. Glielo chiesi ancora. Lo pretesi. È stato lì che Cosimo mi promise che nel momento in cui saremmo stati in pericolo, avrebbe considerato di lasciare il posto a suo fratello Enzio.

    Beh, ora dovevamo fare di più che considerarlo semplicemente. Cosimo doveva fare un passo indietro. Non mi sarei data pace finché io, mio marito e mio figlio non fossimo vissuti in pace.

    I miei capezzoli dolevano per il peso dei seni. L’ora di allattare Mario era passata. Doveva essere molto affamato. Cosa gli avrebbero dato quegli stronzi? Soprattutto, gli avrebbero dato qualcosa?

    Figli di puttana, ridatemi mio figlio! sbraitai verso l’oscurità, agitandomi sulla sedia, il mio corpo tremava di rabbia, i lacci mi tagliavano i polsi. Se gli fate del male, ucciderò ognuno di-

    Sentii qualcosa stridere, seguito dalla fredda brezza marina, il garrito dei gabbiani e un accenno di luce che sentii sulla faccia. Ero vicina a una spiaggia? Un porto? Il mio cuore schizzò mentre sentivo l’eco di passi. Eleganti e sicuri.

    Familiari.

    Un altro stridio. Un tonfo metallico. Buio. Un altro bagliore molto più vicino del primo. I passi andarono verso di me. Erano di un uomo di cui conoscevo l’odore, ma la mia mente, per lo shock e lo stress, si rifiutava di credere che fosse proprio lui al mio fianco, vicino alla sedia.

    La mia testa scattò verso di lui. Dov’è mio figlio?

    Il silenzio riempì la distanza tra noi per attimi eterni. Poi, lui sospirò. Al sicuro.

    Un brivido mi corse lungo la schiena, e un’ondata di sollievo mi travolse al sentire la voce familiare pronunciare quella parola rassicurante. Oh, Enzio. Sei tu. Grazie a Dio. Dov’è Cosimo?

    Mi sorprende che tu riesca sempre a distinguerci così facilmente. Le sue dita toccarono dietro la mia testa e sentii la benda cadere.

    La forte luce che veniva da quella che sembrava essere una lampada nel mezzo della stanza buia mi costrinse a strizzare gli occhi. I miei occhi fecero fatica ad adattarsi prima che potessi vedere il gemello di mio marito in faccia. Sono così contenta che tu sia qui. Devo assolutamente fare pipì. Dov’è Mario? Portami da lui.

    Ce l’ho io, Bianca. Non preoccuparti. Prese una sedia da un angolo e si sedette di fronte a me.

    Come non preoccuparti? Perché ti sei seduto? Slegami e andiamo. Hai preso i bastardi che hanno fatto questo? E dove diamine è Cosimo?

    Strinse le mandibole.

    Il mio cuore si fermò per un attimo. Cosa? È ferito?

    Si limitò a guardarmi, non avevo mai visto i suoi occhi farsi così scuri. Dal collo mi gocciolava del sudore freddo mentre immaginavo le situazioni peggiori. Mentre scappavo, stavano sparando a mio marito, ma lui non era ferito e le sue guardie del corpo erano ancora in piedi.

    Mi girava la testa, la mia gola secca faceva su e giù. Quanto è messo male?

    Rimase ancora in silenzio, e io esplosi. Che cazzo, Enzio? Di’ qualcosa!

    Distolse lo sguardo per un attimo, e quando mi guardò nuovamente, non avevo mai avuto così paura in tutta la mia vita. No. Non dirlo. I miei respiri rimasero intrappolati nel petto, le lacrime mi soffocavano. Di’ tutto, ma non questo. No.

    Mi dispiace per la tua perdita.

    Urlai, l’anima si strappò a brandelli. Dolore insopportabile e atroce mi lacerava mentre piangevo e singhiozzavo tra le lacrime. Cosimo era morto. Il mio unico protettore. Il padre di mio figlio. L’amore della mia vita. Cosimo era morto, e io non ero con lui. Non avrei mai più visto mio marito.

    Perché? Come? Chi sono quegli uomini? Mi agitavo rabbiosa sulla fottuta sedia. Chi ha ucciso mio marito, Enzio?!

    Devi stare calma e ascoltare quello che ho da dirti.

    La freddezza della sua voce contrastava col fuoco che mi ardeva nel petto e il bruciore nei miei polsi. "Non ascolterò un cazzo. Come puoi tu essere così fottutamente calmo? Il tuo fratello gemello è appena stato ucciso. Che cazzo ti prende? E perché non mi hai ancora slegata?"

    Sbuffò come se fosse a corto di pazienza. Poi mise la mano nella tasca della giacca, estrasse il suo portasigarette d’argento e l’accendino, poi si accese una sigaretta.

    Sbarrai gli occhi per l’incredulità. Una serie di domande mi martellava in testa. Sembrava che tutto il sangue mi fosse uscito dal corpo.

    Cosimo diceva sempre che eri astuta. Non gli avevo mai creduto. Le donne astute non portano i mariti alla tomba. Ma sembra che hai già messo tutti i pezzi insieme, così devo riconoscertelo.

    La testa mi girò, il corpo si raffreddò improvvisamente. Chi ha sparato a Cosimo, Enzio?

    Soffiò una nuvola di fumo e mi guardò attraverso la scia. Sono stato io.

    Le lacrime mi si congelarono negli occhi, così come tutti i muscoli. Anche il cuore sembrava essersi fermato. Enzio e i suoi uomini erano entrati in casa nostra e avevano rapito me e mio figlio. Mio cognato aveva ucciso mio marito. Hai ucciso tuo fratello?

    Sapeva com’erano le cose, disse. La famiglia viene sempre per prima, e quando l’ha tradita, non mi ha lasciato scelta.

    Ha tradito i Lanza? Cosimo viveva per la vostra fottuta famiglia. Quando l’avrebbe fatto?

    Scattò in piedi, la sedia crollò a terra. Quando ha deciso di andartene! Per causa tua!

    Cosa? chiesi, confusa.

    Quattro mesi fa, Cosimo decise di non essere più il boss e nominò me... come volevi tu. La famiglia rifiutò e lui mantenne la sua posizione. Quindi... Aspirò a lungo dalla sigaretta.

    Quindi cosa?

    Ha sabotato gli affari, messo i nostri gli uni contro gli altri e ha ucciso alcuni di noi, quelli che hanno votato a sfavore, quindi quando avrebbe chiesto nuovamente di lasciare, nessuno avrebbe avuto da ridire. Ma prima del suo ultimo colpo, è stato fatto fuori.

    Oh mio Dio. Le lacrime ripresero a scorrere lungo la mia faccia. Alla fine, Cosimo era uscito da quella vita orribile. Lo aveva fatto per me. Per noi. Per proteggermi come aveva sempre giurato. Per darmi quello che avevo sempre voluto. E lo ha pagato con la vita.

    Ma no, qualcosa non quadrava. Cosimo aveva detto che avrebbe lasciato solo se fossimo stati in pericolo. Doveva essere successo qualcosa. "E la famiglia ha ordinato a te di sparare a tuo fratello? Perché a te?"

    Non rispose e continuò a soffiare il fumo disgustoso.

    "Lasciami indovinare. Hanno ordinato l’omicidio di Cosimo ma non ti avrebbero fatto occupare il suo posto. Per dimostrare il tuo valore, hai dovuto uccidere il boss per conto tuo.

    Mi guardò di traverso, l’odio nei suoi occhi era terribile. "Niente di tutto questo sarebbe successo se non gli avessi detto tutte quelle stronzate. Non sbagliare, Cosimo è morto per causa tua."

    Il mostro che aveva premuto il grilletto mi stava incolpando? Volevo sbuffare, piangere, urlare e fare a pezzi tutto il mondo, non solo il cuore di quel bastardo, letteralmente, ma non ero sorpresa. Cosa potevo aspettarmi da un Lanza del cazzo se non cattiveria e bugie... e sangue?

    E ora non sei qui per salvarmi. Sei qui per uccidere anche me, sussurrai.

    "È qui che ti sbagli. Io sono qui per salvarti," sbottò.

    E ora che stai dicendo?

    Spense la sigaretta col piede e raccolse la sedia così da potersi sedere nuovamente. Mario ha bisogno di sua mamma.

    E non di suo papà? Il tuo fottuto che tu hai ucciso, malato del cazzo? Dissi a denti stretti, la mia voce era infranta, altre lacrime mi pungevano gli occhi,

    Crescerò Mario come mio figlio.

    Fottiti! Dovrai ballare sul mio cadavere prima che ti lasci toccare mio figlio.

    A Cosimo poteva anche andar bene questo tuo atteggiamento, ma a me non piacciono le donne che dicono le parolacce. Questa volta ti perdono solo perché non sei lucida.

    Perdona questo, stronzo. Formai l’ammasso di catarro più grande che potessi e glielo sputai in faccia. Finì dritto sulla sua guancia vicino all’angolo della bocca.

    Increspò le labbra e si alzò. Poi mi raggiunse con due falcate e mi tirò i capelli, tendendomi il collo. Ti marchierei la faccia per questo, ma devi partecipare a un matrimonio e sarò gentile. Solo oggi.

    Lo fissai, digrignava i denti con rabbia e disprezzo. Sei completamente uscito di testa? Di che cazzo stai parlando?

    Mi lasciò andare, prese un fazzoletto dalla tasca e si asciugò la faccia. La famiglia ti vuole morta, e lo voglio anche io. L’odio che provava per me esplose nei suoi occhi mentre tornava a sedersi. Ma per il bene di Mario, li ho convinti a lasciarti in vita.

    Il mio stomaco si strinse e sentii una grande ondata di nausea colpirmi. A che condizioni?

    Sorrise. Sorrise fottutamente. Io e te ci sposiamo.

    Stronzo malato, mostro! Mi agitai, scalciai e urlai fino a cadere sul fianco. Il fianco e la tempia mi bruciavano dal dolore. Se ci pensi per un secondo, potresti-

    Basta! Non ho alcun interesse a fare qualcosa con te se non ucciderti. Se qualcuno qui merita di morire, sei certamente tu. Tutto quello a cui penso è fare l’interesse di mio nipote. Non è quello a cui stai pensando anche tu? Perché se non è così, forse non lo meriti affatto.

    Sai che amo mio figlio più di ogni altra cosa Non c’è niente che non farei per lui. Ma quello che stai dicendo è... Fuori di testa, era l’ultima cosa che potessi pensare. Come potevo sposare il fratello di mio marito? Il suo fottuto gemello che lo aveva appena ucciso? Il mio petto si sollevò, la bile mi si accumulava in gola. Enzio... Enzio, non puoi dire sul serio.

    Certo che sì. Le sue scarpe nere italiane camminarono verso di me, avevano sopra del sangue secco – il sangue di mio marito. Da come la vedo, hai due opzioni. Vivere e crescere  tuo figlio come un padre che lo ami, lo protegga e gli dia tutto. O... morire in questo deposito e non vederlo mai più. Si chinò, la sua faccia contro la mia. Come andrà a finire, dolcezza?

    Capitolo 2

    Enzio

    Bianca Zanetti fu la nostra rovina.

    La ragazza che Cosimo Lanza amava più della sua stessa famiglia, più di ogni altra cosa, più della vita stessa. La puttana che lo aveva messo in ginocchio, fatto voltare le spalle alla sua famiglia e condotto alla tomba.

    Rimasi a fissare la tomba per ore, una domanda in testa.

    Ne valeva la pena?

    Me lo chiedevo da quando l’avevo lasciata nel deposito? Valeva la pena uccidere per lei? Morire? Quel rifiuto meritava l’amore di mio fratello? La sua anima?

    Lui era il boss di una delle famiglie mafiose più potenti del mondo. Aveva in mano città, non solo qui a San Francisco, ovunque. E lei era il nulla. Avrebbe potuto avere qualsiasi cosa, chiunque, ma aveva scelto lei. Vivere con lei. Morire per lei.

    L’ossessione di mio fratello per Bianca era qualcosa di cui non ero al corrente. Tutta la città lo sapeva, e io ero stato lì a ogni passaggio. Dall’inizio.

    Aveva ventun anni, aveva appena fatto visita a un cretino che meritava una lezione, e Cosimo si era quasi rotto la mano per farlo. E lei era lì, una bambina di otto anni con una coda lunga, denti mancanti e un difetto di pronuncia, uscita da un ristorante per dare a mio fratello una scatola di bende.

    Da allora non le staccò più gli occhi di dosso né smise di pensare a lei.

    Spaventava ogni ragazzo che pensasse di uscire con lei e disse ad Alfarez, l’uomo che l’aveva cresciuta, che lei era sua anche se Alfarez non approvava.

    Mio fratello attese dodici anni che la contessa vergine crescesse e si innamorasse di lui. Nel momento in cui accadde, le mise un anello al dito e la mise incinta. Passarono insieme un anno e mezzo durante il quale lo vidi più contento che mai, ma fu anche l’unica volta in cui vidi la paura e il senso di colpa nei suoi occhi.

    L’ultima cosa che lui disse fu il suo nome. Non chiese pietà o perdono. Non mi disse neanche di prendermi cura di suo figlio. Tutto quello che disse fu, salva Bianca.

    Forse non aveva dubbi che mi sarei occupato di Mario. Mi aveva rapito il cuore dall’istante in cui era nato. Ma Bianca non doveva essere divisa. Avrebbe dovuto saperlo. Ecco perché aveva detto così.

    Tra tutti, dovevo essere io il suo salvatore.

    Ancora.

    Mio fratello aveva peccato, e così io. Ma perché dovevo essere punito per entrambi?

    Quando premetti il grilletto, non era Cosimo a pagare per i suoi peccati. La morte non era una punizione. Era misericordia. Almeno, aveva vissuto felicemente prima di essere mandato all’inferno. Ma io... A vivere la vita di chi stava per comandare... Era quello il vero significato di inferno sulla terra.

    Non avevo scelto niente di tutto questo. Non dovrei sprecare l’unica parte della mia vita in cui mi è dato decidere. Nessuno farebbe questo tipo di sacrificio per nessun altro. Ma gli altri non vivevano nell’ombra di Cosimo Lanza. Non dovevano dimostrare il proprio valore prendendosi la sua vita. Letteralmente.

    La mia vita non era più mia. Era sua. Le sue aspettative. Il suo posto. Sua moglie. Suo figlio. Avevo anche la sua faccia e il suo cazzo.

    Come una chimera, mi hai assorbito totalmente, Cosimo. O è il contrario?

    Avevo esaudito il suo desiderio di morte e onorato

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