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Agade, un racconto sumero
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E-book28 pagine22 minuti

Agade, un racconto sumero

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SINOSSI DI AGADE

Il piccolo Khanu, accompagnato dal nonno, si prende cura delle sue capre in un deserto dell'Assiria, quando, durante una notte scura, ricevono la visita di uno strano mendicante, che invitano a condividere la cena con loro. Il mendicante, per ringraziarli dell'ospitalità, racconta loro la leggenda di Agade, la città eretta da Sargon, il primo de dell'Accadia.

La città di Agade godette per anni della benedizione di Ishtar, la dea dell'amore e della guerra. Tuttavia il re Naram-Sim, ebbro di potere, si proclamò dio e consegnò all'abbandono e al saccheggio i templi consacrati agli dei antichi. Isthar, convinta da Enlil, il signore del cielo e delle tempeste, abbandonò la città, lasciandola alla mercé dell'ira e della vendetta degli dei antichi.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita3 lug 2020
ISBN9781071554197
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    Anteprima del libro

    Agade, un racconto sumero - Alfonso Solís

    Territorio di Assur[1], VII secolo a.C.

    Il piccolo Khanu gettò un ramo sul fuoco e una moltitudine di faville ascese verso il cielo in mulinelli, illuminando un oscuro firmamento tempestato da un'infinità di stelle scintillanti. Faceva fresco, giacché la notte nel deserto è gelida come la cima delle montagne più alte che coronano i monti Zagros[2]. Si sistemò la coperta e si fregò le mani accanto al fuoco. Aveva gli occhi scuri, i capelli neri e lisci e la pelle abbronzata dalle lunghe camminate sotto il sole impietoso. Aveva appena sei anni ed era la prima volta che accompagnava suo nonno, Adad-Ishkun, al mercato del bestiame di Babilonia. Erano in viaggio da due settimane in quelle lande brulle e aride e proteggevano le loro trenta capre dallo sguardo incombente di aquile e sciacalli.

    Erano avvolti da un silenzio profondo, rotto solo dal crepitare delle fiamme o dal campanaccio di qualche capra inquieta. Dovevano restare con gli occhi aperti, poiché la notte, oltre che portatrice di spiriti maligni, celava sotto il suo manto nero banditi e altri esseri affamati. Il ragazzo era spaventato, poiché era cosciente dei pericoli che stavano in agguato fra le rocce che li circondavano, ma cercava di non mostrare alcun timore. Era il suo primo viaggio lontano dal villaggio e voleva dimostrare al nonno di essere già abbastanza adulto per affrontare qualsiasi tipo di pericolo. Ma l'ululare di un gufo lo spaventò e si guardò intorno in cerca di una minaccia che non trovò. Adad-Ishkun, un anziano dagli occhi chiari e la barba bianca e folta, sorrise in silenzio e tirò fuori dalla bisaccia un pezzo di pane di grano e un po' di formaggio, che pose sopra una stuoia. Poi versò dell'acqua in una piccola marmitta di rame insieme a dei pezzi di cipolla, un tozzo di pane secco e un po' di carne secca

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