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Le Frazioni del Moro
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E-book152 pagine1 ora

Le Frazioni del Moro

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Info su questo ebook

Questa è la storia della lotta degli Uomini contro le orde del male guidate da S’Aremigu, essere supremo delle Creature delle Tenebre, risvegliato dall’arroganza dei Maghi...
Solo un’isola in mezzo ai mari, abitata ancora da Uomini e da Esseri fantastici da secoli in esilio volontario in attesa della battaglia finale, resiste al suo potere...
E solo alcuni di essi potranno salvare, dopo aver superato incredibili e durissime prove, la Terra dalla sua distruzione finale: il servo pastore Pedru e Urthaddala la piccola Jana, Antoneddu e Arrosa la sposa guerriera, Sa Mama ’e su Entu e il marito Uragano, Balente il capo dei Briganti della macchia, il vecchio Re Bachis, i Pundacios, i Gentiles e i Paladinos de sa Reula.
Dai dieci anni in su.
LinguaItaliano
EditoreCondaghes
Data di uscita11 ott 2014
ISBN9788873568513
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    Anteprima del libro

    Le Frazioni del Moro - Gianluca Medas

    tranquillo...

    I

    Il cielo era coperto, come ormai accadeva da molti mesi, quasi si fosse incagliata tra i monti dell’Ennargentu un’ancora gettata dal cielo, impedendo così alle nubi di ripartire via. L’aria greve e stagnante rendeva ogni movimento difficile e faticoso.

    Gli abitanti di Cuccuru erano certamente più fortunati, rispetto alle genti della pianura, perché il monte in cui vivevano era circondato da alti cipressi e querce, sugheri secolari e castagni; una folta vegetazione che permetteva loro di ripararsi da quella cappa che condannava l’Isola a una sonnolenza triste e disordinata.

    Antoneddu, dopo avere controllato che nell’ovile tutto fosse a posto, si mise alla ricerca di Pedru. Sapeva che l’avrebbe trovato addormentato accanto alla sorgente.

    Il pastorello s’inoltrò in un viottolo stretto. Il bosco di Cuccuru Alau era uno dei più antichi e splendidi di tutta l’Isola e gli alberi erano così fitti che i viaggiatori non riuscivano a vedere che a pochi passi davanti a loro. Erano pochi coloro che attraversavano quegli angusti sentieri senza paura di smarrirsi.

    Antoneddu continuò la discesa aprendosi un varco tra le frasche. Più in là, Pedru venne svegliato dallo scroscìo dell’acqua.

    Accidenti! pensò. E adesso? Mi sono addormentato un’altra volta.

    Raccolse in fretta le borracce da terra, ma proprio in quel momento, in fondo alla radura, comparve Antoneddu.

    – Sei ancora lì? Hai riempito le borracce?

    – Sì, ho finito in questo momento.

    Pedru aveva solo dieci anni quando i suoi genitori erano morti per una febbre maligna. Ma, fortunatamente, del suo caso si era interessato personalmente Re Bachis. Si era preso cura del ragazzo affidandolo ad Antoneddu, custode del suo gregge, perché gli insegnasse il mestiere.

    Antoneddu fu subito conquistato dalla sua bontà e dalla sua dolcezza. Così che era diventato il suo miglior amico e consigliere.

    – Andiamo, sbrigati – gli disse. – Non ho mai sentito che per riempire due borracce ci voglia tanto tempo.

    Diede un buffetto al ragazzino il quale chinò il capo.

    – Faceva così fresco – mormorò Pedru – che mi sono addormentato.

    Antoneddu dentro di sé sorrise: – Cammina – gli disse – che è tardi e il gregge è senza custodia.

    – Ma chi vuoi che rubi le pecore a Re Bachis?!

    – Nessuno deve rubarle. E perché ciò non accada dobbiamo tornare subito all’ovile.

    Così si rituffarono nella boscaglia risalendo lo stesso viottolo percorso da Antoneddu poco prima.

    Camminavano da circa mezz’ora quando Antoneddu sostò bruscamente in ascolto.

    – Sento un rumore di zoccoli provenire dal sentiero principale.

    – Chi può essere? – domandò Pedru.

    – Non lo so, ma sarà meglio andare a controllare!

    I due corsero velocemente verso il sentiero, che si arrampicava intorno alla montagna. Il rumore si avvicinava e fecero appena in tempo a gettarsi in un piccolo fosso che fiancheggiava la strada. Quindi cautamente sollevarono la testa e videro quattro araldi col vessillo dei Is Meris.

    Precedevano un corteo al cui centro, sui neri destrieri, cavalcavano proprio loro: i fieri tutori dell’Isola.

    Pedru, fuori di sé dalla gioia, spalancò la bocca. Aveva visto ciò che a pochi era concesso: i quattro Meri, tutti insieme: Esusu, Donna Rosa, Farisone e Kaaddu.

    – Dev’essere accaduto qualcosa, – mormorò sottovoce – se si sono riuniti e se stanno andando da Re Bachis. Mio nonno diceva che i Meri si riuniscono solo per fatti molto gravi, come una guerra...

    Antoneddu disapprovò quelle balzane idee. Loro erano pastori e non dovevano spingersi troppo in là con l’immaginazione.

    – Io so solo che se non torniamo subito all’ovile, qualcosa di grave succederà di certo a noi!

    Stettero ancora un po’ nascosti, quindi ripresero la loro strada. Ma quando giunsero nei pressi dell’ovile, scorsero una vecchia signora dal volto arcigno.

    – Dove state andando? – chiese ai due ragazzi.

    – Dove ci pare, vecchia! – rispose Pedru seccamente, facendosi forte della presenza di Antoneddu.

    – Attento a come parli... – sibilò la donna.

    – Non ci fai paura, vecchia. Dicci chi sei, se non vuoi essere portata nelle prigioni del Re!

    – Io sono Sa Mama ‘e Su Entu, e se non stai zitto ti trasformerò in una lucertola!

    Pedru ammutolì, nascondendosi la testa fra le braccia. Antoneddu, invece, sfoderò il suo coltello brandendolo con aria minacciosa.

    – Cosa vuoi da noi?

    – Ciò che è giusto volere – rispose la donna, e detto ciò pronunciò un incantesimo che li fece svanire tutti e tre.

    Nel frattempo, nel castello di Re Bachis, una riunione assai importante stava per avere inizio. Nella sala del trono, in gran segreto, il Re spiegava ai quattro Meri il motivo della convocazione.

    – Ho sentito che ultimamente nelle strade non si può più circolare, che nessuno cura più i campi e che il bestiame vaga solitario senza guida. Dappertutto paura e fame: è questo il destino che ci aspetta? Che cosa consigliate?

    Farisone, il più anziano di tutti, Meri di Orgosolo e detto il Buono, parlò per primo: – Sì, ciò che hai sentito è vero. Sono tempi difficili questi. è necessario prepararci, perché lo scontro finale è vicino. Dobbiamo riunire le Frazioni del Moro!

    Esusu, Meri di Casteddu, il più giovane, eletto per la sua forza e irruenza, lo interruppe levandosi in piedi.

    – Non ne vedo il motivo – disse.

    L’affermazione del giovane generò in tutti i presenti una grande inquietudine.

    – Eppure il motivo c’è, – sbottò Kaaddu di Tatari – S’Aremigu!

    – S’Aremigu? – sbottò Esusu. – Ma che prove avete della sua esistenza?

    Donna Rosa, signora di San Vito, furibonda si scagliò contro il Meri di Casteddu: – Mio marito è morto, e mio figlio Frugatane è impazzito. Il bestiame è stato disperso!

    – E questo secondo te basta per affermare che S’Aremigu è ritornato sull’Isola?

    Farisone cercò di appianare il diverbio.

    – Perché parli così Esusu? – disse con voce piana. – S’Aremigu è nemico nostro come tuo.

    – Perché siete superstiziosi. I nostri padri parlavano di S’Aremigu, ma noi non l’abbiamo mai visto.

    – Non mi piace ciò che dici, – gridò Kaaddu sospettoso – né come lo dici. Tu fingi di ignorare la verità!

    Gli animi si scaldarono, e Farisone allora tentò di spostare l’attenzione dei contendenti sulla sua relazione: – Anche dalle mie parti accadono strane cose – disse. – Non si dorme più. Scalpiccio di zoccoli di animali e passi di donne giganti ai confini dei paesi. Volti di vecchie celati dietro gli alberi e borbottii malevoli nel vento. Questo è ciò che accade.

    Kaaddu chiese di poter parlare: – Nelle nostre terre nulla di ciò si è verificato. Tuttavia una strana ansia cresce giorno per giorno nel cuore del popolo. Sono convinto sia necessario prendere una decisione. Riuniamo le Frazioni del Moro e formiamo il patto.

    A quelle parole il Meri di Casteddu montò su tutte le furie.

    – Non ho alcuna intenzione di dare retta alle vostre stupidaggini! Credevo di essere stato convocato per discutere di ben altri argomenti, simili sciocchezze sono solo una perdita di tempo!

    I tre Meri più anziani si guardarono l’un l’altro, a malapena riuscivano a sopportare l’arroganza di quel giovane Meri. A quel punto Re Bachis decise di rimandare la seduta all’indomani.

    – È meglio dormirci sopra – affermò. – Ora siete stanchi, buona notte.

    I quattro Meri, così congedati, fecero per dirigersi verso le loro stanze quando all’improvviso apparve Sa Mama ‘e Su Entu in compagnia di Antoneddu e Pedru.

    – Un attimo Re Bachis, non andate via. Ho qualcosa da dire anch’io...

    Re Bachis sorrise: – Sa Mama ‘e Su Entu! Non cambierai mai.

    – Le tue guardie sono stupide, – disse la donna – non mi volevano far entrare. Perciò son dovuta ricorrere alla magia per diventare invisibile ai loro occhi.

    – Le guardie fanno il loro lavoro, Sa Mama. Piuttosto, che ci fai coi miei servi pastori?

    – Ho detto loro alcune cose importanti. Ascoltami Re Bachis, dovete formare il Patto, subito! Ascolta la vedova di Uragano, morto sul campo combattendo la grande Guerra Nera, a fianco del Moro Antico! S’Aremigu è pronto a rientrare nell’Isola. Ho visto i segni della sua presenza.

    Esusu,

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