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Il piccolo libro della vita: Istruzioni per l'uso.
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E-book201 pagine3 ore

Il piccolo libro della vita: Istruzioni per l'uso.

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Info su questo ebook

Il piccolo libro della vita è un invito ad accogliere e mettere in pratica ogni giorno il tesoro di saggezza che ognuno racchiude in sé. Neale Donald Walsch riprende gli insegnamenti trasmessi nel suo famoso bestseller Conversazioni con Dio e li applica in maniera concreta alla quotidianità, suggerendo come affrontare la vita e le sue sfide con integrità, autenticità e presenza di spirito. I rapporti con gli altri, il rapporto con noi stessi e il modo in cui ci relazioniamo al mondo costituiscono i pilastri della nostra felicità. Quante volte ci siamo chiesti cosa non va in noi e perché non riusciamo a instaurare legami soddisfacenti con le altre persone? Walsch ci spiega che alla base di tutto c'è in primo luogo il nostro rapporto con noi stessi e che i legami con gli altri non sono una transazione d'affari, bensì un modo di proiettare all'esterno la verità racchiusa nel profondo del nostro essere. Walsch ha impresso ai suoi scritti un'impronta pragmatica che affronta con parole semplici e illuminanti tematiche legate alla realtà di tutti i giorni (amore, denaro, salute, spiritualità, ecologia) e dimostra che accogliere i suggerimenti del divino e aprirsi alla sua saggezza non implica necessariamente allontanarsi dal mondo: basta percorrerne le strade con un diverso atteggiamento, con la consapevolezza che ci sono stati dati tutti gli strumenti per apportare un concreto miglioramento al pianeta sul quale viviamo e alla qualità stessa della nostra vita.
LinguaItaliano
Data di uscita11 giu 2012
ISBN9788880939078
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    Anteprima del libro

    Il piccolo libro della vita - Neale Donald Walsch

    sull'autore

    Introduzione

    La vita è proprio un mistero. O per lo meno lo sembra. Tante cose da capire, tante cose da imparare, tante cose da conoscere. E poi, quando finalmente arrivi a conoscerle, sembra che ci sia così poco da capire, e che in realtà non ci sia proprio nessun mistero…

    Sto per descriverti la mia esperienza prima e dopo le mie conversazioni con Dio. Questi dialoghi mi hanno rivelato tutto quello che avevo bisogno di sapere sulla vita, e mi hanno aiutato a capire molto di ciò che non comprendevo. E quando ho pubblicato le conversazioni in un libro, e persone di tutto il mondo hanno iniziato a leggerle, la vita di molti di noi è cambiata. I messaggi contenuti in quelli che sono diventati i nove libri delle Conversazioni con Dio hanno avuto un impatto enorme su milioni di persone di culture diverse, perché facevano chiarezza su tutto.

    Come forse era prevedibile, ben presto mi è stato chiesto di approfondire quel materiale originale, di dire qualcos'altro su quella che è stata la mia esperienza e su quanto avevo scoperto attraverso la mia esperienza. Ho deciso di riprendere le tremila pagine di informazioni del mio dialogo originale ed esplorarle più a fondo, un argomento dopo l'altro. Il libro che ora tieni in mano è un prodotto di quella decisione.

    Questo testo è una nuova edizione, in tre volumi separati, di materiali che ho pubblicato più di dieci anni fa. Ritengo che queste informazioni siano il seme, il perno e l'essenza per poter davvero comprendere come applicare nella vita di tutti i giorni la saggezza delle Conversazioni con Dio. Ho riunito il materiale in un unico volume perché, sebbene i tre volumetti originali fossero senz'altro utili, riflettendoci credo che presi insieme formino un metodo completo per vivere una buona vita; innanzi tutto, per vivere in armonia e amore con le persone della nostra cerchia più intima, poi con noi stessi e il nostro lavoro e infine con il mondo intero.

    Se mai ci fosse un'epoca ideale per stilare un tale metodo, sarebbe proprio questa. Il mondo è sull'orlo di una grande e imminente convulsione evolutiva – un parto, come lo chiamerebbe la futurista Barbara Marx Hubbard – una creazione su ampia scala di un nuovo modo di essere umani. E per quanto io non mi consideri un esperto dello sviluppo sociologico o spirituale della nostra specie, credo che le indicazioni qui offerte siano tra gli strumenti più utili, più pratici ed efficaci che mai si possano sperimentare per vivere una vita migliore. La penso così perché non sono io la fonte di queste indicazioni. I messaggi qui presentati emergono unicamente dalle Conversazioni con Dio, e io li considero come interazioni dirette con il Divino.

    In ogni caso, non devi per forza essere d'accordo con me su questo punto. Come ho detto spesso in passato, non è necessario credere che io abbia parlato direttamente con Dio (cosa che peraltro facciamo tutti ogni giorno) per poter trarre vantaggio da questo materiale. Tutto ciò che occorre è, semplicemente, una mentalità aperta e la voglia di sperimentare se queste idee possono avere un qualche valore. Usale, provale in situazioni reali.

    Ecco che cosa ti invito a fare. Ti sollecito a dare un'occhiata a ciò che ho da dirti sui tre aspetti della nostra vita – le relazioni, il sostentamento e le interazioni con il mondo in generale – e considerare se c'è qualcosa che può avere senso per te, se c'è almeno qualcosa di interessante, pratico e utile.

    Ovviamente, io credo che tutto quanto lo sia, altrimenti non te lo metterei davanti, né tantomeno ti chiederei di sprecare del tempo prezioso a esaminarlo. Ecco, dunque: le tremila pagine delle Conversazioni con Dio ridotte a pochi punti salienti e con qualche osservazione molto diretta su come renderle applicabili. Confido che troverai questo approfondimento delle Conversazioni con Dio spiritualmente avvincente, personalmente interessante e deliziosamente utile.

    Parte uno

    Vivere e interagire con gli altri

    Introduzione

    Le relazioni sono l'esperienza più importante della nostra vita.

    Senza di esse, non siamo nulla.

    Letteralmente.

    Perché, in assenza di altro, noi non esistiamo.

    Per fortuna, non c'è nessuno tra noi che non abbia alcuna relazione. Anzi, tutti noi ci relazioniamo con tutto e con tutti, costantemente. Abbiamo una relazione con noi stessi, abbiamo una relazione con la nostra famiglia, abbiamo una relazione con il nostro ambiente, abbiamo una relazione con il nostro lavoro, abbiamo una relazione gli uni con gli altri. Praticamente, tutto ciò che sappiamo e sperimentiamo di noi stessi, lo comprendiamo nel contesto creato dalle nostre relazioni. Per questo motivo, le relazioni sono sacre. Tutte le relazioni. E da qualche parte, nelle profondità più intime del cuore e dell'anima, ne siamo consapevoli. È per questo che desideriamo tanto delle relazioni: relazioni che abbiano un significato. Ed è sempre per questo, senza dubbio, che ci diamo tanta pena per ottenerle. In qualche modo, sappiamo chiaramente che cosa c'è in gioco. E questo ci rende nervosi. Persone che di solito sono competenti e sicure di sé brancolano e inciampano, cadono e si bloccano, si prostrano e invocano aiuto.

    Eppure, nulla ha mai causato più problemi alla nostra specie, creato più dolore, prodotto più sofferenze o generato più tragedie di ciò che in teoria dovrebbe procurarci la gioia più grande: le nostre relazioni con gli altri. Né individualmente né collettivamente, né con mezzi sociali né politici, né a livello locale o internazionale, siamo mai riusciti a vivere in armonia. Semplicemente, facciamo una gran fatica ad andare d'accordo, per non parlare dell'amarci l'un l'altro.

    Ma perché? Che c'è che non va? Io penso di saperlo. Attenzione, non è che io mi consideri un genio, ma sono un buon ascoltatore. Ed è da parecchio tempo che faccio domande su questo argomento. Negli anni Ottanta ho iniziato a ricevere delle risposte, e ho motivo di credere che queste risposte mi giungessero da Dio. All'epoca in cui le ricevevo, ne sono rimasto tanto colpito e affascinato che ho deciso di mettere per iscritto ciò che mi veniva detto. Questi scritti sono diventati la serie di libri Conversazioni con Dio, entrata nelle classifiche dei bestseller in tutto il mondo.

    Qualche anno fa, un gruppetto di una quarantina di persone si è radunato a casa mia, vicino a San Francisco, in California, per esplorare più a fondo insieme a me che cosa avevano da dire quei libri in materia di relazioni con gli altri. Ho condiviso con quel gruppo tutto ciò che avevo compreso sul tema delle relazioni e trattato nel dialogo Conversazioni con Dio, e ho risposto alle domande che mi venivano poste di volta in volta. La sinergia creatasi in quel pomeriggio è stata un'esperienza elettrizzante, che ha creato un flusso libero di meravigliosa saggezza, e sono felice di poter dire che ne esistono registrazioni video e audio, i cui montaggi sono stati poi messi a disposizione del pubblico.

    Ciò che trovi qui è una trascrizione di quell'evento. Ho apportato qualche piccola modifica per aggiornare il testo in base alle circostanze della mia vita presente, ma non ci sono cambiamenti sostanziali. In questa forma, il materiale si legge in modo più scorrevole, e a mio avviso risulta anche più stimolante, rispetto a un testo concepito per la carta stampata. E poiché il formato del libro non mi imponeva vincoli di tempo e spazio, ho potuto includere anche del materiale che non si trova nelle versioni originali audio e video, che per motivi di produzione sono state necessariamente ridotte.

    Essenzialmente, ciò che Dio ci dice nelle Conversazioni con Dio è che la maggior parte di noi inizia una relazione per i motivi sbagliati. Ovvero, per motivi che non hanno nulla a che vedere con il nostro generale scopo della vita. Quando il motivo di una relazione è allineato con lo scopo dell'esistenza di un'anima, non solo tale relazione è sacra, ma è anche felice.

    Relazioni felici… eh, sì. A troppe persone, questa frase potrà sembrare un ossimoro: un termine che si autocontraddice, dove un concetto esclude l'altro. Qualcosa come intelligenza militare o governo efficace. Eppure è possibile avere delle relazioni felici, e le idee straordinarie esposte nelle Conversazioni con Dio ci spiegano come.

    Ti presento qui queste idee, così come le ho ricevute e comprese. Le condivido con te umilmente, prendendole così per come sono, nella speranza che se anche uno solo di questi commenti potrà aprire in te uno spiraglio, o spalancare una porta, per un po’ più di felicità, sarò riuscito a servirti.

    Buongiorno a tutti. Benvenuti in questa sala. È bello vedervi qui riuniti. L'argomento che tratteremo sono le relazioni umane, qualcosa che molti di noi vivono con una certa difficoltà. Esclusi i presenti, ovviamente… ma altrove ci sono tante persone che hanno problemi in questo ambito. Come sapete, se avete già letto alcuni degli scritti usciti dalla mia penna, sono anch'io tra coloro che nelle relazioni hanno avuto notevoli difficoltà: farle funzionare, farle durare e – certe volte, davvero – sforzarmi di vedere che senso avessero nella mia vita. Non ho mai capito veramente, almeno fino a tempi molto recenti, che cosa fa funzionare le relazioni, e qual è il loro scopo nella mia vita. E ho riscontrato che, nel mio caso, il vero problema era che iniziavo le relazioni per i motivi più sbagliati.

    Generalmente, iniziavo le relazioni pensando a che cosa potevo ricavarne. E non sono neanche sicuro che, nel momento in cui allacciavo queste relazioni, avrei saputo ammetterlo a me stesso. Voglio dire… probabilmente non l'avrei espresso in quel modo, perché io stesso non volevo rendermene conto. Non avrei mai detto: Dunque, vediamo che cosa posso ricavare da questa relazione…. Non l'avrei messa giù in quel modo. E probabilmente non era neanche così che l'interpretavo. Ma, appena smettevo di trarre dalla relazione ciò che immaginavo che avrei dovuto trarne, mi accorgevo che era questo che avevo in mente. Nel momento in cui la relazione non mi dava più ciò che immaginavo dovesse darmi, io volevo tirarmi fuori dalla relazione.

    E questo è il modello in cui sono ricaduto per la maggior parte della mia vita adulta. Mi tiravo fuori dalle relazioni se non ottenevo ciò che volevo. Mi seguite? E poi iniziavo altre relazioni, dopo avere posto fine a quelle vecchie. Molto in fretta. Praticamente, ero un monogamo seriale. Così, vivevo una relazione dopo l'altra, dopo l'altra, dopo l'altra… alla ricerca di quella persona giusta e perfetta per me che potesse, finalmente, farmi sentire realizzato. Che magari potesse vedermi per com'ero davvero e farmi sentire felice.

    E vedete, ero disposto a fare uno scambio equo. Non ero uno di quelli che si rifiutano di fare qualcosa solo per risultare attraenti per qualcun altro. Al contrario, conoscevo bene le regole del gioco. E dopo un po’ di relazioni fallite, avevo anche iniziato a capire, o credevo di capire, che cosa cercavano gli altri in una relazione. E allora mi sono messo d'impegno per cercare di offrirlo… di vendere bene la mia merce, insomma. Ho imparato, per esempio, a sublimare alcune parti della mia personalità che, dopo un certo numero di rapporti falliti, capivo che non risultavano attraenti agli altri.

    Vi farò un esempio, che forse troverete sciocco, ma che faccio sempre proprio perché è sciocco, credo. C'era un periodo in cui stavo con una donna, e credevo che lei sarebbe stata l'amore della mia vita. Anzi, lei era l'amore della mia vita durante quel periodo della mia vita in cui stavo con lei. C'è una vecchia canzone che dice: Quando non ho vicino la donna che amo, amo la donna che ho vicino… Ma so che voi non fate mai giochetti del genere…

    Dunque, avevo questa particolare relazione con questa donna deliziosa. Ed ero profondamente innamorato, o pensavo di esserlo. E una sera siamo andati a teatro. Era una delle prime volte che ci avventuravamo nel mondo esterno, il mondo sociale, sapete… Quindi, eccomi a teatro. Lo spettacolo era una commedia, e giustamente mi è venuto da ridere. Ora, il fatto è che io ho una risata molto rauca, molto rumorosa. Quando rido, tutti in sala si accorgono che sto ridendo, non come molti di voi che adesso stanno ridendo piuttosto piano.

    Quando io rido, ho questa risata che è proprio di cuore. Ce l'ho così, non lo faccio apposta; è che io rido così. Ecco. Dicevo, sono a teatro e rido rumorosamente. Ovviamente gli attori sono contenti, perché questo genera altre risate, e la sala prende vita. Il cast è in visibilio, perché, come dicono loro, viene giù il teatro. Stasera abbiamo fatto venire giù il teatro.

    Insomma, sono sempre il benvenuto dove ci sono spettacoli, perché io faccio venire giù il teatro. Ma la donna che era con me, e di cui ero così disperatamente innamorato (e uso questa parola non a caso: mi disperavo per il mio amore nei suoi confronti), più io ridevo, più si faceva piccola piccola. Me la vedo ancora adesso, seduta nel posto vicino a me, che fa di tutto per scomparire. E durante l'intervallo, mi ha detto: Ma devi per forza ridere così?. E ricordo di aver pensato: Così come?, perché, vedete, non mi rendevo neanche conto… non immaginavo che la mia risata le causasse imbarazzo. Che si sentisse additata da tutti perché il tizio che stava con lei rideva in quel modo.

    E mi ricordo il mio desiderio intenso di fare qualsiasi cosa potesse servire per tenerla con me in quella stanza. Capite cosa intendo? In senso figurato, tenerla nella stanza della mia vita.

    Comunque, dovrei dire, per inciso, che ho passato la maggior parte della mia vita cercando di tenere delle persone nella mia stanza.

    Farò qualunque cosa.

    Farò quasi qualunque cosa… ma resta in questa stanza.

    Resta, ti prego. Non andartene da questa stanza. Cosa posso fare per tenerti qui?

    Quale parte di me stesso posso accantonare pur di tenerti qui? Non mi importa, la metterò da parte. Mi importa solo che resti nella stanza della mia vita.

    E non saprei dire quante volte mi sono messo a ballare il tiptap, anche senza conoscere la musica. Scegli tu la musica, e io ci ballerò sopra. E ho fatto così anche quella sera a teatro.

    Inizia il secondo atto, e io sono tra il pubblico. Arrivano le battute divertenti, ed ecco che cosa si sente arrivare da Neale: ah… (tossicchiando)… me ne stavo lì seduto a cercare di soffocare la risata. Al terzo atto, ce l'avevo in pugno. Al terzo atto, avevo trasformato il mio ah, ah, ah in un ih, ih… E per molti anni, ho riso così. Ho continuato a ridere con quella che definivo una non-risata, finché qualcuno mi ha detto: Sei sicuro di essere a posto? Va tutto bene?.

    Una volta ero a un seminario della dott.ssa Elisabeth Kübler-Ross, e lei mi sorprese a farlo. Mi indicò. Aveva fatto una battuta divertente, e io ero seduto in prima fila. Mi disse, C’è qualche problema?.

    Nulla, mi veniva da ridere.

    E lei: Perché non ha riso?.

    Qualcuno di voi conosce Elisabeth Kübler-Ross? Ha un accento svizzero marcatissimo. Siamo diventati grandi amici. Addirittura sono finito nel suo staff. Che vi sia di avvertimento: qualcuno di voi potrebbe finire nel mio staff entro stasera.

    E lei mi disse: Perché non ha riso?. O, con il suo accento svizzero, Pevké non aa viiso?.

    E io risposi: Come sarebbe? Io stavo ridendo.

    E lei: No, invece. Perché non ha liberato la risata? E già che ci siamo, perché non libera anche il dolore? Il dolore di trattenere Ciò-Che-È-Davvero?.

    Vedete, io ero consapevole del compromesso che dovevo fare, o che pensavo di dover fare, per tenere le persone nella mia stanza. Non ero né inconsapevole né contrario. Quindi, ho fatto quello che credevo giusto perché la stanza fosse sempre occupata. Ed era questo che mi lasciava più perplesso: io facevo quello che mi sembrava giusto per tenere occupata la stanza, e invece la stanza continuava a svuotarsi lo stesso. Continuavano a lasciarmi lo stesso, finché finalmente mi sono trovato a gridare: Ma che cosa vuoi? Cosa devo fare per far funzionare una relazione?.

    E non mi rendevo neppure conto di come anch'io stessi recitando. Non mi accorgevo neppure che anch'io, in realtà, stavo facendo uno scambio. Senti un po’: io non rido così se tu non starnutisci cosà. Guarda,

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