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Parlami: Cosa ti sussurrano i defunti - La sensitiva che ha ispirato la serie televisiva Medium.
Parlami: Cosa ti sussurrano i defunti - La sensitiva che ha ispirato la serie televisiva Medium.
Parlami: Cosa ti sussurrano i defunti - La sensitiva che ha ispirato la serie televisiva Medium.
E-book236 pagine3 ore

Parlami: Cosa ti sussurrano i defunti - La sensitiva che ha ispirato la serie televisiva Medium.

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Info su questo ebook

Mi chiamo Allison DuBois e faccio parte di una nuova generazione di medium. Mi piace parlare con franchezza e sono sempre stimolata dalla possibilità di oltrepassare i limiti delle mie capacità. Il mio scopo è riavvicinare ai propri cari chi ha subito una perdita, contribuire a portare chiarezza nella vita a volte complicata delle persone, guidare chi ha notato di avere delle capacità, occuparmi delle domande che hanno bisogno di una risposta.Vi offro una raccolta di testimonianze autentiche e di casi tratti dal mio archivio personale che coprono una vasta gamma di tipi di perdita e spiegano come farvi fronte. Descrivo come mi parlano gli spiriti e come si possono notare i segni della loro presenza. Dedico un capitolo ai bambini dotati di abilità particolari e ho incluso un contributo delle mie figlie rivolto ai bambini che possiedono il dono.Vi racconto casi di coppie, figli o genitori deceduti per morte naturale, accidentale o delittuosa e dedico un capitolo alla memoria di chi è caduto in guerra. In definitiva, vi ricordo che nonostante la realtà della morte sia complicata, esiste una via attraverso il dolore che lascia spazio alla speranza, alla guarigione e al ricongiungimento con coloro che ci mancano.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2014
ISBN9788868200787
Parlami: Cosa ti sussurrano i defunti - La sensitiva che ha ispirato la serie televisiva Medium.

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    Anteprima del libro

    Parlami - Allison DuBois

    Angeles

    1

    IN CHE MODO

    GLI SPIRITI MI PARLANO

    Per chi crede non occorrono prove.

    Per chi non crede, qualunque prova è inutile.

    — STUART CHASE

    Gli spiriti comunicano in molti modi. Alcuni di questi modi possono essere facilmente ignorati e altri meno. Ho scritto questo capitolo per invitarvi a considerare bene la cosa la prossima volta che dall’altra parte qualcuno cerca di attirare la vostra attenzione.

    Avete mai visto una luce con la coda dell’occhio, e quando vi voltate per guardare meglio è scomparsa? In genere è come una vivida e brillante scintilla diversa da tutto ciò che vedete abitualmente. Non ignoratela e non precipitatevi dall’oculista per un controllo. Sono gli spiriti che vi fanno sapere che vi stanno guardando e molto probabilmente si tratta di un vostro familiare. Ditegli Ciao e continuate a fare quello che stavate facendo.

    Uno spirito può anche apparire sotto forma di ombra. So che all’inizio un’ombra può fare paura, ma in realtà è uno spirito che non ha nessuna intenzione di spaventarvi. Si manifesta in questo modo per una forma di sensibilità nei vostri confronti, per starvi vicino confondendosi con il paesaggio. Ora che sapete perché gli spiriti possono apparirvi in questa forma, spero che non vi spaventiate più. Quando capiscono di essere i benvenuti iniziano a comunicare con voi in altri modi che, a mio parere, sono meno impressionanti. Se vicino a voi avvertite una presenza e avete paura, può essere un’entità che vuole dirvi qualcosa a proposito di un vostro familiare, di una persona cara che ha bisogno di immediato soccorso medico o che sta per morire.

    Quando ricevo una di queste visite faccio molta attenzione, perché potrebbe essere un invito a fare qualcosa per una persona cara. Potrebbe formarsi di colpo nella nostra mente l’immagine di qualcuno che conosciamo, e se è accompagnata da un senso di disagio o di oscurità potete sentirlo come un segnale. Persone defunte potrebbero volerci salvare da un pericolo imminente e se per farlo devono passare attraverso un amico di un vostro amico perché è una persona più aperta, lo faranno. È quindi necessario ascoltare la vostra voce interiore, perché a volte è l’unico modo che hanno i defunti per mettersi in contatto con voi. Imparate il loro linguaggio ed essi vi aiuteranno a interpretare quello che vi dicono.

    Se siete molto fortunati riceverete in sogno la visita di una persona cara defunta, che vi farà sapere che sta bene e che è sempre con voi. Se non sorride, non pensate che sia arrabbiata con voi. Spesso gli spiriti mantengono un’aria solenne finché non riconoscete che si tratta davvero di quella persona e apprezzate la fatica che ha fatto per entrare in contatto con voi perché vi ama.

    Vi è mai capitato di rimanere a un tratto senza fiato senza alcun motivo apparente? È quello che accade spesso quando attraversate uno spirito che occupa lo spazio in cui vi state muovendo: in genere un corridoio di casa vostra, ma anche altri luoghi. La maggior parte delle volte, gli spiriti che vi sono vicini vogliono semplicemente essere riconosciuti come un elemento presente nella vostra vita. Una volta che la loro presenza è stata riconosciuta, in genere la rafforzano ancora di più, perché adesso sanno che siete disponibili a comunicare con loro. Potreste accorgervi che l’attività degli spiriti attorno a voi diventa più forte e che è sempre più evidente che si tratta proprio di loro.

    Se siete disponibili a interagire con l’altra parte cercate di sentire se gli spiriti attorno a voi sono maschili o femminili. Le donne emettono una vibrazione più calda, un’energia materna: gli uomini comunicano un’energia meno calda e più decisa. Cercate di sentire se la loro presenza è al livello dei vostri occhi (il che significa che probabilmente è un adulto) o più in basso (che significa che probabilmente è un bambino). Sentite qualcosa di familiare? Qualcuno che vi sembra di riconoscere?

    Se li riconoscete, la comunicazione è immediata. Chiedetegli che cosa volete sapere da loro e ditegli come vi sentite sapendo che vi sono vicini. Non chiedete di far levitare il frigorifero o di far muovere una tavola. Li offendereste e, dato che sono esseri emozionali, vi manderanno a spasso. Potete invece chiedere dei segni che confermino chi sono, segni caratteristici della loro personalità.

    Se ponete delle domande, risponderanno. Non lasciate che la vostra mente corra troppo, altrimenti perderete molti segnali. Il risultato è che si sentiranno frustrati, perché stanno cercando di aiutarvi con tutte le loro forze. Non dimenticate che sono esseri emozionali e non mentali. Non si presentano con una parola d’ordine, ma si accerteranno che le loro informazioni vi arrivino e che confermino la loro identità.

    Quando mi connetto con i defunti ho sempre carta e penna per scrivere le mie impressioni, le immagini che prendono forma nella mia mente, le parole che sento e tante altre cose. Usate i sensi, rimanete aperti e innalzate il vostro livello energetico. Gli spiriti vogliono comunicare, altrimenti non sarebbero qui. È meraviglioso che i defunti possano scegliere di stare in qualunque tempo e in qualunque luogo, o assieme ad altri defunti, e che tanto spesso scelgano di rimanere con noi perché noi siamo la loro versione del paradiso. Pensateci bene… Vi considerano così speciali e straordinari che siete il loro ideale. È bellissimo!

    I defunti sembrano condividere alcuni sentimenti comuni. Persone morte in solitudine, o senza che i loro cari potessero dare loro l’ultimo addio, mi dicono che in realtà non sono mai state sole. Amici e familiari che se n’erano andati prima di loro erano con loro al momento della morte, pronti a riceverli. Siamo così pronti ad accusarci per quello che non abbiamo fatto per loro che spesso non vediamo quello che invece abbiamo fatto. Spesso gli spiriti vengono per alleviare i nostri sensi di colpa e farci smettere di sabotare la nostra vita.

    Spesso i sopravvissuti si rimproverano per non avere dato l’ultimo addio, ma gli spiriti ripetono spesso che non esiste un ultimo addio. Non capiscono perché i vivi lo ritengano così importante. Non decidiamo noi il loro momento di andarsene e non possiamo trattenerli con il nostro dolore, anche se lo vorremmo. È un grave fraintendimento pensare di ferire i nostri cari se non li teniamo con noi: se rimangono con noi è perché lo vogliono loro e non perché si sentono obbligati a rimanere a causa del nostro dolore. È chiaro? Se continuano a rimanere con noi è per loro scelta. Non possiamo non tenerli con noi perché sono parte di noi, ed è qualcosa che non si può cambiare.

    Segni

    Ero stata contattata da un’organizzazione di beneficenza, la New Foundation. Stavano mettendo in piedi un evento per una raccolta fondi, Danza con le stelle, e mi invitavano a partecipare. Accettai, considerandolo un tributo a mio padre che era un bravissimo ballerino. Avrebbe voluto che seguissi i suoi passi, ma a me piaceva andare sui pattini e non avevo nessun interesse a cambiare. Decisi che avrei ballato lo stesso tipo di ballo che mio padre aveva ballato in una gara. Era un samba e la musica era Copacabana. Era l’occasione di ballare per lui e sapevo che mi avrebbe guardata.

    Mentre prendevo lezioni di ballo, il mio partner, Rik, da un lato era molto tollerante per le mie tante assenze dalle lezioni a causa di un frenetico giro di presentazioni dei miei libri, e dall’altro non mancava di farmi notare la mia scarsa forma. Tentavo di canalizzare mio padre per cercare di danzare senza pestare i piedi di Rik.

    Nell’agosto del 2007 venni invitata dalla comunità spirituale di Lily Dale, vicino a Buffalo. Cercai di centrarmi per entrare nel giusto stato mentale e rilassarmi un po’. Diedi ascolto ai miei bisogni e mi concessi del tempo, anche se pensavo che non fosse il momento adatto (ma sapevo che un momento adatto non ci sarebbe mai stato).

    Durante il volo da Phoenix a Buffalo mi dedicai alla correzione delle bozze del mio libro, Secrets of the Monarch, che faceva parte del mio giro di presentazioni. Ero profondamente assorta nella rilettura del capitolo 8, Affrontare la perdita di un genitore e imparare a collegarsi con il defunto, quando il comandante ci parlò all’interfono. Era un tipo con un grande senso dell’umorismo, fece alcune battute e, ragazzi, si mise a cantare. Aveva cambiato qualche parola per adattarle alle circostanze, ma stava cantando Copacabana! Mi aprii in un largo sorriso che andava da un orecchio all’altro. Era proprio quello di cui avevo bisogno: mio padre era lì con me. Tanti altri non avrebbero fatto caso a quel segno, ma io non ignorai certo quel gesto meraviglioso.

    Atterrammo a New York e mi portarono al mio hotel. Dopo una notte agitata, con tanto di eclisse di luna piena, mi alzai, mi preparai e partimmo per Lily Dale. Mentre Debby guidava lungo una strada tutta curve, a un certo punto guardai alla mia destra proprio mentre stavamo passando davanti a una casa con il numero 222. Era un altro segno di mio padre, che era morto il 22 settembre del 2002. Nei miei libri parlo dettagliatamente di questo segno della presenza rassicurante di mio padre.

    Telefonai a mio marito per dirgli di quei fantastici segni. Mi disse che una fan del mio blog, che usava il nickname di Copacabana, voleva sapere se quel weekend sarei stata a Lily Dale. Era la ciliegina sulla torta e capii che mio padre era eccitato per il tributo che gli avrei dedicato danzando e che avrebbe assistito alla mia performance. A proposito, nonostante la mia goffaggine e la mancanza di forma, la mia performance andò abbastanza bene, grazie all’aiuto di Rik e… di mio padre!

    Molte persone mi fanno domande sui segni. Vogliono sapere come riconoscere i segni della presenza dei loro cari. Ogni volta spiego che devono dare attenzione alla loro voce interiore. In tutti noi c’è qualcosa di profondamente intuitivo, potente come i nostri sensi fisici. Ma in questo caso non ci servono gli occhi né le orecchie e né il tatto: lo sappiamo nello stesso modo in cui sappiamo che amiamo qualcuno. Lo sapete perché una forza dentro di voi vi afferra e si rifiuta di andarsene. Percepite la presenza di una persona cara anche a occhi chiusi e anche se fisicamente non c’è più, al punto che sentite il bisogno di chiamarla ad alta voce per nome per dirle che sapete che è lei. A loro piace, perché sono venuti per comunicare con voi.

    I segni sono moltissimi, ma alcuni sono più difficili da riconoscere. Durante uno dei miei incontri pubblici, un bell’uomo in età avanzata alzò la mano per fare una domanda. Voleva sapere perché, quando guardava l’orologio, segnava sempre tredici minuti. Ogni volta che sull’orologio appariva il numero tredici era come se i suoi occhi fossero attratti da quel numero. Vicino a lui c’era sua figlia, che era nata il giorno tredici. Per lui, quel numero era dappertutto.

    Dico sempre alle persone di riconoscere questi segni da sole, ma, come mi ricorda Joe, dimentico che è molto difficile se non si hanno delle capacità psichiche. In quel caso sentii che c’era una figura materna che voleva comunicare con lui e gli dissi: Deve essere un segno di sua madre o di sua nonna.

    Mia madre è ancora viva e non capisco perché mia nonna dovrebbe farlo, rispose. Potrebbe essere mio nonno? Eravamo molto uniti.

    Scossi il capo.

    No. È una presenza femminile, non maschile.

    Continuava a essere perplesso.

    Non capisco perché mia nonna vorrebbe farmi sapere che è con me. Non ci frequentavamo molto ed è morta quando avevo tredici anni.

    Tra il pubblico ci fu sorpresa e stupore, ed era comprensibile. Padre e figlia si scambiarono un sorriso e l’uomo sembrò commosso dagli sforzi della nonna per fargli sapere che non l’aveva mai lasciato.

    È importante ricordare che non siamo noi a decidere chi viene a trovarci né quello che ci dirà: sono loro che decidono, perché sono loro i registi dello spettacolo. Se hanno l’energia per contattarci, troveranno anche il modo per farlo. Sono esseri emozionali e le loro comunicazioni sono mosse dai loro sentimenti per voi, e non sempre dai vostri sentimenti per loro. Anche se non avete mai conosciuto un membro della vostra famiglia, non significa che lui non vi conosca. Vi guarda crescere, e sviluppa affetto e amore per voi come se vi frequentaste quotidianamente. Quindi, fate attenzione a non negare la presenza di un familiare defunto solo perché non l’avete conosciuto. È sempre utile avere una grande famiglia che vi aiuta nella vita, anche se loro hanno già vissuto la propria.

    Tucson

    Una volta, mentre eravamo in visita da amici di Phoenix, Duffy ci fece vedere il suo telefono che aveva un’applicazione chiamata Radar fantasmi. Joe, anche se ha una mente scientifica, pensò che fosse una cosa carina e la scaricò anche lui sul suo cellulare. Sul display appare come un radar e, quando attorno a voi c’è dell’attività, appaiono delle parole, parole a caso. In una giornata particolarmente buona possono apparire alcune parole in un’ora.

    Ripartimmo per Tucson, dove dovevo tenere un incontro. Non sappiamo mai che tipi di persone parteciperanno ai miei incontri, perché ogni città ha un’energia diversa. Venne fuori che molte delle persone presenti avevano perso dei figli e alla fine dell’incontro ero davvero esausta.

    Mentre me ne andavo, Joe mi prese da parte e mi disse: Allison, è successa una cosa stranissima. Sul radar ha continuato ad apparire la parola ‘Mark’ per tutto il tuo incontro. Non mi sembra una parola a caso.

    La cosa strana era che mio cugino, che mi aiutava a organizzare gli eventi, si chiamava Mark. Suo padre era morto l’anno prima e non ebbi nessun dubbio che voleva far sapere in quel modo a suo figlio che era con noi.

    Strano, no? Gli spiriti possono manipolare le apparecchiature elettroniche. Quindi, perché no?

    Da quel momento sul radar sono apparsi molti altri messaggi strani ma interessanti, tuttavia quello mi colpì in modo particolare. Da allora, è l’unico nome che abbiamo ricevuto.

    Trascorrere così tanto tempo assieme a un’altra persona, come facevo con Mark durante i miei giri di incontri, ci mette in contatto con i suoi problemi e le sue difficoltà quotidiane. Tra questi problemi c’è la morte di una persona cara e la difficile elaborazione del lutto. Mark stava affrontando la morte del padre mentre organizzava i miei incontri e saltavamo da una città all’altra per aiutare altre persone ad affrontare il loro dolore. Ecco l’interpretazione di Mark di quel segno.

    Storia di Mark

    Era febbraio e il Family Connection Tour di Allison ci avrebbe portato non solo in Texas ma anche a San Antonio, la città dove mio padre era cresciuto e che aveva amato.

    Mio padre si chiamava Juan Antonio Hernandez ed era nato a San Luis Potosí, in Messico, ma era cresciuto a San Antonio. È morto di Alzheimer a 69 anni il 4 aprile 2009. La famiglia e gli amici lo chiamavano Anthony, Johnny o Juan, e lui rispondeva a tutti questi nomi.

    Gli piacevano la musica, il ballo e gli abiti eleganti. Ricordo che mi parlava di quando cantava nel coro della chiesa dove faceva il chierichetto e di quando, da adolescente, andava a tutti i balli scolastici dove, come diceva lui, si passava tutta la notte danzando. Ancora oggi ricordo le sue scarpe allineate sulla scarpiera che scintillavano al buio, tanto erano lucide. Vedo le sue camice perfettamente stirate e gli abiti disposti per colore. Inutile dire che, ovunque ci fosse musica e danza, mio padre era sempre vestito alla perfezione.

    Uno dei suoi cantanti preferiti era Neil Diamond. Ricordo tante mattine del sabato e della domenica in cui, da ragazzo, mi svegliavo alla musica dei mariachi o di una canzone di Neil Diamond. Lo amava così tanto che mi portò a quattro suoi concerti. Il suo pezzo preferito era Sweet Caroline e questo è il motivo per cui amo tanto anch’io la musica di Neil Diamond.

    Mentre eravamo tra Austin e San Antonio mi venne in mente mio padre che mi faceva vedere delle fotografie di un viaggio che avevamo fatto assieme a San Antonio. Ma ero troppo piccolo per ricordarmene e quindi per me era la prima volta che andavo in quella città. Era la terza e ultima città del nostro giro, ed ero davvero eccitato e ansioso di ricevere una comunicazione da mio padre. Non sapevo con esattezza quale segno mi avrebbe mandato, ma sapevo che avrei sentito la sua presenza.

    Ovviamente sentivo un forte collegamento per quella città, a causa del profondo significato che aveva per me. Mi sentivo terribilmente attratto dal fiume, il Walk. Stavo pranzando con Allison al ristorante dell’hotel e, benché il fiume fosse alle mie spalle, mi giravo continuamente per guardarlo. Allison se la prese perché non le davo tutta la mia attenzione, cosa che accade quando due persone lavorano e si spostano continuamente assieme. Allison chiese il conto e io respirai, perché cominciavo a soffrire per non poter guardare il fiume come avrei voluto.

    Tornammo nelle nostre stanze eccitati per l’imminente incontro, che andò benissimo come sempre. Al termine andammo al bar dell’hotel per rilassarci. In genere la nostra decompressione consisteva in qualche cocktail e in uno scambio di pareri sulle letture appena fatte da Allison. Ci serviva anche per scaricare le energie accumulate.

    Al termine della nostra chiacchierata, Allison uscì per fare due passi nel patio e ritornò con il più bel sorriso che le avessi mai visto. Mi disse che c’era un gruppo che faceva musica e mi invitò a seguirla. La seguii, con la sensazione che stava per accadere qualcosa di magico.

    I musicisti erano ispanici. Erano in abito da sera e suonavano e si muovevano al ritmo della musica sotto la luna. Terminato il pezzo, il chitarrista mi chiese che brano volessi sentire. Risposi: "Sweet Caroline", senza chiedermi se lo conosceva. Non era un gruppo di musicisti professionisti, ma erano uomini d’affari che avevano portato con sé i loro strumenti per divertirsi.

    Il chitarrista attaccò le prime note e io pensai: Grazie, papà.

    Sentivo di doverlo ringraziare perché, anche se dalla sua morte aveva continuato a mandarmi dei segni, per la prima volta capii che ero davvero in comunicazione con lui e che ascoltava tutte le mie richieste. Lo ringraziai per essere stato un padre magnifico, per avere fatto di me quello che ero diventato e per continuare a starmi vicino, guidandomi e aiutandomi a far crescere i miei due ragazzi come lui aveva fatto con me.

    Il mattino seguente lasciai San Antonio con la sensazione di avere fatto una breve vacanza con mio padre nella sua nuova esistenza. Non dimenticherò mai quel viaggio e continuo a far ascoltare ai miei figli le canzoni di Neil Diamond. Riuscite a

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