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Un virus non fa primavera: Pensieri e scene da una pandemia
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E-book75 pagine1 ora

Un virus non fa primavera: Pensieri e scene da una pandemia

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I giorni del virus. La vita segregati in casa, fra libri e televisione, musica e notizie. Rare sortite bardati di mascherine e guanti, distanziati in coda davanti al supermercato o alla farmacia. Il silenzio della città: assordante e sconcertante. Il frastuono dell’informazione, il tornado dei numeri, il tarlo della paura. Per due mesi il poeta e scrittore Paolo Lanaro ha contrappuntato gli eventi che mai ci saremmo aspettati con il suo Zibaldone della quarantena: pensieri acuminati, poetici ed essenziali, scavando nella realtà con filosofia e ironia, partecipazione e distacco. Consegnate in parte al quotidiano online «Lettera 43» e rielaborate per confluire in una sorta di instant book della pandemia, le sue prose sono affiancate qui dalle Cronache dei teatri sbarrati, interventi di taglio giornalistico con cui Cesare Galla racconta in particolare il trauma subito dallo spettacolo dal vivo, dalla cultura in scena, dalla musica. Un vuoto riempito di speranze, spesso di illusioni, mentre la pandemia metteva a nudo drammaticamente la crisi di un mondo fragile e sottovalutato, al di là delle vuote affermazioni di principio. Ampiamente rielaborati e in vari punti scritti ex novo, anche questi fogli di calendario provengono in parte da testate on line: il quotidiano veneto «Vvox» e il magazine «Le Salon Musical».
LinguaItaliano
Data di uscita14 lug 2020
ISBN9788855200691
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    Anteprima del libro

    Un virus non fa primavera - Paolo Lanaro

    Percorsi della memoria 92.

    I giorni del virus. La vita segregati in casa, fra libri e televisione, musica e notizie. Rare sortite bardati di mascherine e guanti, distanziati in coda davanti al supermercato o alla farmacia. Il silenzio della città: assordante e sconcertante. Il frastuono dell’informazione, il tornado dei numeri, il tarlo della paura. Per due mesi il poeta e scrittore Paolo Lanaro ha contrappuntato gli eventi che mai ci saremmo aspettati con il suo Zibaldone della quarantena: pensieri acuminati, poetici ed essenziali, scavando nella realtà con filosofia e ironia, partecipazione e distacco. Consegnate in parte al quotidiano online «Lettera 43» e rielaborate per confluire in una sorta di instant book della pandemia, le sue prose sono affiancate qui dalle Cronache dei teatri sbarrati, interventi di taglio giornalistico con cui Cesare Galla racconta in particolare il trauma subito dallo spettacolo dal vivo, dalla cultura in scena, dalla musica. Un vuoto riempito di speranze, spesso di illusioni, mentre la pandemia metteva a nudo drammaticamente la crisi di un mondo fragile e sottovalutato, al di là delle vuote affermazioni di principio. Ampiamente rielaborati e in vari punti scritti ex novo, anche questi fogli di calendario provengono in parte da testate on line: il quotidiano veneto «Vvox» e il magazine «Le Salon Musical».

    Paolo Lanaro alterna l’attività di poeta a quella di narratore e critico. L’ultimo suo libro di versi è del 2020 (Le ore piccole, Il Ponte del sale). Per Cierre ha pubblicato negli ultimi anni Una tazza di polvere (2014), Contro i venti invisibili (2017), Ogni cosa che passa (2019), e un insolito collage di saggi-racconti sugli scrittori vicentini del Novecento, La città delle parole (2015).

    Cesare Galla è giornalista professionista dal 1980. È stato critico musicale e responsabile delle pagine di Cultura e Spettacoli del «Giornale di Vicenza» per quasi un trentennio e titolare della critica musicale sul quotidiano «L’Arena» di Verona dal 1996 al 2014. Collabora con il quotidiano veneto on line «Vvox.it» e con i webmagazine specializzati «Il Corriere musicale» e «Le Salon Musical». Cura un blog come cronista di musica all’indirizzo www.cesaregalla.it. Ha pubblicato alcuni libri di storia e critica musicale.

    In copertina: foto di Paolo Lazzarin.

    Prima edizione digitale: luglio 2020

    e-

    isbn

    978-88-5520-069-1

    © 2020 Cierre edizioni

    via Ciro Ferrari, 5

    37066 Sommacampagna, Verona

    tel. 045 8581572, fax 045 8589883

    edizioni.cierrenet.it • edizioni@cierrenet.it

    Paolo Lanaro

    Cesare Galla

    UN VIRUS NON FA

    PRIMAVERA

    Pensieri e scene da una pandemia

    Prefazione

    Le considerazioni che trovate qui di seguito rendono testimonianza di giorni e mesi trascorsi quasi tutti in casa a difendersi da un virus sconosciuto e contagioso di cui nessuno sapeva molto. Quello che si era capito è che veniva dalle deiezioni di pipistrelli cinesi e che poi era passato al pangolino e infine era arrivato all’uomo. Era come una normale influenza? Mica tanto. Dove colpiva duro, il Covid-19 provocava danni rilevanti. Polmoniti interstiziali, embolie polmonari, infiammazioni vascolari, danni renali. Ci sono state settimane in cui il virus ha imperversato, soprattutto in alcune zone della Lombardia, causando migliaia di morti.

    Ci telefonavamo io e Cesare e commentavamo i report del capo della Protezione Civile, le interpretazioni dei virologi, le previsioni degli epidemiologi. Poi sono saliti alla ribalta i politici: Conte, il commander in chief come amano dire gli americani, i presidenti di Regione, qualche sindaco prestigioso e litigioso. Nel frattempo si sono ammalati il premier inglese Johnson, il principe Carlo, Tom Hanks, si sono moltiplicate le stupidaggini di Trump e Bolsonaro, Cristiano Ronaldo si è rifugiato nella sua reggia di Madeira e Berlusconi nella villa di sua figlia a Nizza.

    Dopo le telefonate io mi mettevo a leggere qualcosa, Cesare ascoltava qualche brano musicale. Oppure, io ascoltavo un po’ di musica e Cesare leggeva qualcosa o seguiva una conferenza stampa in streaming. I giorni sono passati così, tra timori e facezie, tra raffiche di sms e silenzi catafratti, tra corse rapide al supermercato e lunghe ore in casa a pulire i pavimenti, a riorganizzare lo studio, a navigare su Internet, a distinguere le notizie almeno plausibili da quelle senza senso. È così che sono nate gran parte di queste note, da metabolismi intellettuali a volte inceppati a volte no. Per questo nelle pagine che seguono ci possono essere delle discontinuità. Ma il tentativo di capire, quello è rimasto sempre vivo.

    In fondo è la cosa che tutti cerchiamo sempre di fare: comprendere un po’ alla volta quello che all’inizio si presenta oscuro. Anche un virus, ci siamo resi conto, può essere raccontato. E in tanti modi. Non saranno tutti emozionanti come un romanzo di Conrad o come un film di John Carpenter, ma più di una conferenza stampa di Fontana o di Brusaferro probabilmente sì. E anche più di una puntata di Porta a porta. Ma questo è sottinteso.

    Paolo Lanaro

    Zibaldone della quarantena

    di Paolo Lanaro

    L’impressione più forte è il silenzio. Sparite le code di auto, il frastuono di qualche cantiere, regna un silenzio post-atomico. Deve essere stato così, dopo il fragore della bomba nell’atollo di Bikini. Un silenzio sovrumano, denso, postumo. Oppure mi viene in mente La strada di Cormac McCarthy, dove un padre con un bambino spinge un carrello lungo una strada deserta e interminabile. Oppure Primavera silenziosa di Rachel Carson, in cui la scrittrice ambientalista raccontava dei campi diventati taciturni dopo la scomparsa degli uccelli a causa del Ddt.

    Dalla finestra dello studio vedo passare ogni tanto qualcuno in bicicletta. Dove andrà?

    Si moltiplicano gli appelli a restare a casa.

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