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Italia Rossa: Il mio lockdown
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E-book142 pagine1 ora

Italia Rossa: Il mio lockdown

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Info su questo ebook

Forse, un giorno, qualcuno che non l’ha vissuta o non la ricorda ci chiederà della pandemia, e pure la nostra memoria potrebbe essere ormai affievolita.
Sante Altizio, anche involontariamente, l’ha perfettamente impressa quella memoria, prima nelle sconfinate pagine della rete, successivamente sulla carta di questo libro, che resterà uno dei ricordi più forti e coinvolgenti di questo inatteso anno 2020.
C’è tutto dentro queste pagine, il vissuto di circa cinquanta giorni di “isolamento sociale” imposto da quel virus, che improvvisamente ha deciso di vagabondare per vedere com’era fatto il mondo, costringendo l’umanità intera a starsene chiusa in casa propria, soprattutto qui da noi, in Italia.
Sante descrive in ogni pagina ognuno di quei cinquanta giorni, mettendo nero su bianco le paure, la forza, la rassegnazione, la rabbia, la voglia di riscatto, ma soprattutto l’umanità, la sua e quella di chi ha incontrato, personalmente o virtualmente, in questi cinquanta giorni.
Ci sono riflessioni, interviste, chiacchierate, ricordi, rabbia, dolore, ma su tutto c’è tanto amore per la vita. Nelle sue pagine scorrono le vite di noi tutti e di questo strano anno vissuto distanti ma insieme, nonostante tutto, e dentro i suoi scritti c’è tutto quello che anche noi, insieme a lui, abbiamo provato.
Qui c’è la memoria, perfettamente fotografata e consegnata alla storia giorno dopo giorno, e dunque sapremo come raccontarla.
 
LinguaItaliano
Data di uscita27 lug 2020
ISBN9788898555536
Italia Rossa: Il mio lockdown

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    Anteprima del libro

    Italia Rossa - Sante Altizio

    Italia Rossa

    Il mio lockdown

    Sante Altizio

    © 2020 Campi di Carta, Associazione Culturale

    00141 Roma, Via Val Maggia 60

    http://www.campidicarta.org

    Questo e-book contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico o utilizzato in alcun altro modo ad accezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore.

    Qualsiasi fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633 e successive modifiche.


    Il disegno di copertina è di Matteo Altizio.


    ISBN 978-88-98555-53-6

    L’autore

    Nato a Torino nel 1966, dove vive, alla fine degli anni Ottanta inizia a occuparsi di giornalismo, poi di video giornalismo, reportage per la tv, documentaristica, film di animazione e web serie. Ha viaggiato molto in Sud America, Medio Oriente e Africa orientale e sub sahariana. Da oltre un decennio, sul suo sito personale, ha un blog, che un tempo si chiamava Diario di viaggio, in parte perduto, cambiato in Secondo me.

    Ha una passione controllata, ma ineludibile, per l’Internazionale FC. Legge molto, più saggi che romanzi, ma ciò non è servito ad accrescerne la saggezza.

    Italia Rossa è la sua prima esperienza editoriale.


    https://www.santealtizio.it


    Ascolta la playlist di Italia Rossa su Spotify

    Indice

    Prefazione

    PRIMA

    PAISÀ

    AMORE A DISTANZA

    AFFETTI COLLATERALI

    PANEM

    MOLTO BELLINI

    VIDEOCHIAMAMI

    BARCOLLO

    BOLLA COVID

    SAN GIUSEPPE

    POCO

    O’ HARA

    QUARANTA

    CODA

    HOUSE DOCTOR

    SOLDATO LIVIA

    DIGLIELO CON I FIORI

    IERI SPUTI, OGGI EROI (parla il Signor G)

    L’UOMO DEL TURCHINO

    LA SCUOLA NON SI ARRENDE

    A LORO CI PENSA (anche) SILVIA

    UN UOMO GENTILE

    ONE (little) STEP BEYOND

    LA MONETA DALL’ELICOTTERO

    NON È MAI TROPPO TARDI

    BOOK PRIDE

    FASCIA PROTETTA

    POLICE ON MY BACK

    È IL TUO VENERDÌ, DEAR GOD

    LITTLE STONE IN THE SCARPA

    GOMITOLO BIANCO

    PENSIERI A CATENA

    TEMPTATION

    IL SALTO DI SPECIE

    LA PAROLA ALLA SCIENZA

    VENERDÌ DICIASSETTE

    SAN BARSANOFRIO

    NEL COLON

    QUATTRO MESI DOPO

    FASE VASELINA

    ALMENO I SOGNI

    ZIO SAM

    LA CRISI CHE CI SPAVENTA

    LO STATERELLO DI POLIZIA

    UNA POESIA PER RIMINI

    PAROLE BUONE

    QUESTIONI DI FAMIGLIA

    LA LEGGE DEI NUMERI

    THAT’S ALL FOLKS

    Note

    A mia madre, per la sua capacità di rialzarsi.

    A mio padre, per la sua onestà.

    Prefazione

    Da una parte ci sono gli eventi e dall’altra ci sono gli scrittori. Le due cose non sempre si danno insieme. Spesso gli eventi accadono senza che una penna degna sappia descriverli, e ancora più spesso le penne degne si dedicano a inventare fatti mai accaduti, piuttosto che attingere dalla cronaca. 

    Ma esistono rari casi in cui la storia e chi ne scrive entrano in una speciale risonanza. Nella storia del nostro paese ci sono stati alcuni momenti in cui una sorta di congiunzione astrale ha fatto sì che i due mondi si tenessero insieme. Penso a Ceronetti sull’omicidio Casalegno, a Pasolini sugli scontri di Valle Giulia.

    Lo so, sto scomodando mostri sacri e forse metto in imbarazzo Sante, ma c’è qualcosa di molto forte in questa raccolta di frammenti scritti durante la pandemia di Covid-19. C’è una rara armonia tra pubblico e privato. C’è uno scrivere cristallino che non si nasconde dietro stratagemmi retorici o paraculate da upper class intellettuale. Sante riesce a restituirci intatta la sequenza di stati d’animo che tutti, in Italia e nel mondo, abbiamo vissuto in quei giorni. Lo fa senza mai un accenno di arroganza anche quando sulle prime non crede alla gravità della pandemia, lo fa senza nascondere la mestizia, le difficoltà, le cialtronerie sue e di tutti noi. Riesce anche a commuoverci in queste pagine, ma senza mai indugiare nello struggimento, come se volesse dirci che c’è sempre qualcosa che ci aspetta dopo, che sarà degna di cronaca, e che possiamo stare tranquilli, lui, con la sua bravura, saprà farci vedere meglio su una pagina di un libro, che in campo aperto.

    Alessio Cuffaro

    PRIMA

    Sono tra quelli che fino ai primi giorni di marzo del 2020 rifiutava categoricamente l’idea che un pipistrello in Cina potesse costringermi a non fare più nulla, o quasi, di ciò che fino a quel momento stavo facendo. Non sapevo cosa fosse davvero un virus e, in pratica, ignoravo le potenzialità salvifiche dell’amuchina. Non capivo cosa volesse dire distanza sociale, ignoravo del tutto le dinamiche di un contagio e lo smart working era solo un termine inglese dal suono simpatico. Anche lockdown, in fin dei conti, mi sembrava un termine emotivamente gestibile, aggressivo, ma confortante. Molto meglio di isolamento e blocco. Solo quarantena non lasciava spazio a dubbi.

    Poi, di fronte a numeri che raccontavano di un contagio esponenziale e di morti che iniziavano a essere tanti, troppi, mi sono arreso all’evidenza e ho iniziato a vivere, come tutti, giorni mai vissuti prima, in un appartamento con ampio balcone (altro particolare che scoprirò non secondario), a Torino. A condividere l’avventura c’era, per fortuna, Marina, la mia compagna.

    Ero preoccupato, ovviamente, ma anche curioso. Stavo davvero vivendo la mia guerra (come il web e la tv narravano senza posa), ero quindi di fronte a una tardiva prova di maturità? E ancora: quanto sarebbe durato il lockdown? Poco, ci dicevamo. Un mese, al massimo. Forse. Dipende dal parere del virologo, o dell’immunologo, o dell’epidemiologo.

    In attesa di capire l’incomprensibile, ho smesso di insegnare (facevo il supplente in una scuola elementare), di fare riunione con i clienti, di viaggiare, di incontrare, di progettare come fino a qualche giorno prima. L’Italia si fermava, io mi fermavo. E adesso?

    Ho scoperto la ginnastica davanti al computer, ho persino approcciato lo yoga. Abbiamo saccheggiato Netflix senza ritegno e nelle prime due settimane di clausura, abbiamo pulito a fondo ogni angolo della casa, riordinato lo sgabuzzino, risistemato la libreria, tinteggiato una parete. Solo la cantina è stata risparmiata.

    Infine è nata una sincera, ma non duratura, amicizia con Meet, Zoom, Skype e Face Time.

    Di certo non ero pronto a rinunciare agli affetti familiari e alla visita dei congiunti (altra parola che sarebbe entrata con prepotenza nel vocabolario pandemico). Non ero pronto a vedere poco i miei figli, centellinare le visite a mio padre (molto malandato e badato da splendide badanti, ma in un Comune diverso) e rinunciare al tempo dell’amicizia è stato fin da subito molto, ma molto difficile.

    Una non trascurabile percentuale di ansia ha preso stabilmente dimora nel mio stato d’animo quotidiano.

    Avevo bisogno di gestire quell’ansia, di fare i conti con la realtà nel modo meno passivo possibile. Ho preso l’unica decisione possibile dato il mio curriculum vitae. Ho passato la vita a occuparmi di giornalismo, video giornalismo, reportage, documentaristica e regia (sia detto con il massimo rispetto per i vari Enzo Biagi, Vittorio De Seta e Ermanno Olmi), ma da lì sarei partito per vivere il mio lockdown.

    Tutti i giorni, o quasi, ho scritto un post sul mio blog ¹, un blog che ho sempre usato in modo saltuario, a seconda dell’umore. Questa volta sarei stato metodico. E così è stato. Ho provato ad osservare la terra dal chiuso della mia astronave, mi sembrava l’unica strada percorribile. Ho quindi scelto un titolo, Italia Rossa, e numerato i post.

    Italia Rossa è

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