I deliri del giovane Vinicio

Di Andrea Dal Molin

Vita, amore, disagio, nulla, desiderio, epistole e pappagalli. Questa è la storia di Vinicio Liquidi, un "giovane Werther" dei giorni nostri. Con devozione e rispetto, l'autore domanda umilmente scusa al sommo Goethe. L'illustre scrittore, in tutta risposta, si limita a rivoltarsi nella tomba.

• Lingua: Italiano
• Editore: Andrea Dal Molin
• Data di uscita: 11 ott 2016
• ISBN: 9788822854926

Anteprima del libro

lettore

Diritti

Tutti i diritti letterari di quest'opera sono di esclusiva proprietà dell'autore.

OGNI RIFERIMENTO A FATTI E/O PERSONE REALMENTE ESISTITE O

ESISTENTI E' PURAMENTE CASUALE.

Tutti i personaggi sono frutto della fantasia dell'autore così come i nomi

e le caratteristiche degli stessi.

Dedica

"Quel poco di buono che farò nella vita,

lo dedico a mio padre.

Il resto... è tutto per il mio fegato."

Andrea 

Premessa dell'autore

Sincera premessa al lettore.

Attestato di coscienza dell'autore.

Cara/o 

amica/sconosciuto/analfabeta/baobab/maniaco seriale o altra/o..,

che tieni tra le mani questa operetta immorale, permettimi poche sincere parole.

Io, autore di questa somma opera, non sono uno scrittore. E, a dir il vero, non sono nulla di tutto quello che, fin da piccino, sognavo di diventare.

A me piace solamente raccontare storie. Le stesse storie che si raccontano alla propria fidanzata quando ci scopre sgattaiolare di ritorno a casa alle quattro del mattino.

Quindi, proprio per questo motivo, ti ringrazio per aver voluto leggere questo mio scritto. Spero in qualche modo di poterti aver regalato, non dico delle emozioni, ma almeno qualche sorriso.

Con affetto

Andrea Dal Molin

I Deliri del giovane Vinicio

5 Aprile 2011

Caro Guglielmo,

stavo sfogliando vecchi albi di memorie, quando mi sono imbattuto in una nostra foto. Tu, io, un giovane venditore di rose e la Tour Eiffel. Gita a Parigi a pochi passi dalla maturità.

Che freddo faceva in quei giorni. Ricordi quando lasciammo stese le calze fuori dalla finestra per l'intera notte, e la mattina successiva le trovammo congelate al muro? Pareva di essere piombati al Polo Nord.

Nella foto tu sfoggiavi un golfino nero su di una camicia bianca, con il tuo inconfondibile stile da impresario di pompe funebri. Io, come al solito, ero bardato come una specie di talebano.

Due ore ci impiegai all'aeroporto: No, je ne suis pa un terrorist.. rien attentat.. rien... , con il mio goffo italo–francese banfiota.

Quanti anni sono passati da allora. E, ad oggi, è trascorso un anno preciso da quando ti sei trasferito nella Grande Mela. La Fuga dei Cervelli la chiamano in tv. Io ti immagino là, a camminare freneticamente fra quelle strade intasate da valigette e taxi gialli. Elegante, con il tuo completo scuro e la cravatta, mentre ti rechi nel tuo studio perduto in qualche street. Immerso nel caos a stelle e strisce. Fra titaniche colate di