Una ragazza a Las Vegas (eLit): eLit
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In realtà quello che lei aveva davvero voluto era ottenere una reazione dall'unico ragazzo che le interessava.
Senza successo!
Ora, anni dopo, proprio quel ragazzo sorprende Keely a Las Vegas e...
Vicki Lewis Thompson
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Una ragazza a Las Vegas (eLit) - Vicki Lewis Thompson
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1
Ragazze! Ragazze! Ragazze!
Il messaggio elettronico apparve sul tabellone del club Pussycat, si dilatò su uno sfondo di fiori che cadevano e si disintegrò mentre una nuova scritta prendeva forma.
In scena, subito!
Kevin Garfield superò l'ingresso del locale situato due incroci dopo il suo albergo di Las Vegas, immaginando ragazze in topless danzare nella sala semibuia. Certo che quelle emozioni erano meno stimolanti alle due del pomeriggio.
Tra l'altro, quel tipo di situazione lo faceva pensare a Keely anche dopo dieci anni. Non riusciva a credere che fosse trascorso tanto tempo da quando la ragazza aveva sconvolto i benpensanti di Saguaro Junction, in Arizona, posando nuda per l'inserto centrale della rivista Macho. Riusciva ancora a vederla, ammantata di tutta la sua gloria di diciannovenne, che sorrideva solo per lui tra migliaia di ragazzi.
Nata per essere sfrenata, quella era Keely Branscom.
Gli sarebbe piaciuto sapere dove fosse finita. Forse si era sposata e aveva avuto tre figli, ma non gli riusciva d'immaginarla moglie e madre. Era più facile supporre che si esibisse in un club tipo quello che aveva appena superato, dove, probabilmente, quella sera si sarebbe svolta la festa di addio al celibato del suo amico Brandon.
L'ultima volta che era stato in città per un rodeo, quasi cinque anni prima, aveva notato un piccolo bar in quella zona. Un locale senza ballerine e senza musica assordante, solo birra ghiacciata e due vecchie slot machine, tuttavia non riusciva a trovarlo.
Aveva puntato su quel bar per nascondersi durante il weekend, quando i festeggiamenti per l'amico avessero minacciato di travolgerlo. Era lieto, perfino onorato di fargli da testimone, ma il fidanzamento di Brandon e Jenny, l'autunno precedente, aveva fatto sì che di tutta quella banda lui fosse rimasto l'unico a non essersi ancora trovato una moglie.
Per di più anche suo fratello Jonas, più giovane di lui, si era fidanzato con B.J., la sorella di Keely.
A Kevin non sarebbe dispiaciuto sposarsi. Anzi ne sarebbe stato felice. Però era stato molto preso dal ranch e a Saguaro Junction non circolavano certo squadre di belle donne. Fino a quel momento, poi, tutte quelle che erano apparse all'orizzonte se le era accalappiate Jonas.
Forse, adesso che il fratello si era sistemato, lui avrebbe avuto la possibilità di trovarsi una moglie. Chissà?
A Las Vegas un uomo poteva fare tutto quello che voleva. Vi era arrivato da poche ore e già avvertiva il sordo pulsare della città e un desiderio per il proibito che a casa non si sarebbe mai sognato.
Tanti anni prima, Keely lo aveva eccitato in quel modo, e lui aveva saggiamente deciso di girarle alla larga. Se solo fosse riuscito a togliersi dalla mente quell'inserto della rivista, sarebbe stato a posto. Ma quella era una città che ravvivava i ricordi anziché farli sbiadire.
Arrivato all'incrocio successivo, Kevin si fermò e guardò la fila di vetrine. C'erano negozi di souvenir, di liquori e di pegni, ma nessun bar. Probabilmente quello che ricordava era fallito. Sospirando, si voltò e tornò indietro.
L'albergo in cui alloggiava aveva diversi bar, ma erano tutti troppo affollati ed eleganti, mentre lui avrebbe preferito degli sgabelli di vinile e musica country.
Era patetico che un uomo di trentadue anni sentisse una tale nostalgia di casa. In quel momento non gli sarebbe dispiaciuto pulire le stalle, pur di essere al ranch in attesa di un barbecue e di un tramonto che lo avrebbe commosso per il suo splendore. Amava il ranch come lo avevano amato suo padre e il padre di suo padre prima di lui. Era la terra dei Garfield.
Perso com'era nei suoi pensieri, non fece caso alla gente che incrociava, quindi gli ci volle qualche istante per rendersi conto che la rossa che avanzava verso di lui assomigliava molto a Keely.
Abbassando la tesa del cappello, ebbe modo di osservarla senza essere visto. Caspita, quella donna era la sosia di Keely! I fiorellini blu stampati sul suo vestito avevano un'aria innocente, ma l'abito in sé, di un tessuto impalpabile con la gonna che le arrivava a metà coscia, non lo era affatto. A ogni passo, la sottana si sollevava, ondeggiando intorno a quelle gambe slanciate.
Era un modello tanto aderente da evidenziare ogni curva. Lo scollo era modesto, tuttavia la gonna lasciava scoperta una notevole porzione di gambe terminanti in due piedini nudi, con le unghie laccate, infilati in un paio di sandali a tacco alto. Keely sapeva portare i tacchi alti come nessun'altra.
Naturalmente quella ragazza non poteva essere lei. I suoi capelli erano di un rosso più acceso, però la bocca generosa e il mento deciso erano identici.
La sconosciuta portava degli occhiali da sole, per cui non poté vederle gli occhi. Nessuna donna al mondo li aveva come i suoi. Alcuni sostenevano che il verde fosse un colore freddo, ma gli occhi di Keely potevano incendiare il cuore di un uomo con un solo sguardo. Altri ritenevano che fosse il diavolo ad appiccare quel fuoco. Era possibile. Quando guardava nei suoi occhi, un uomo prendeva in considerazione l'idea di vendersi l'anima.
La sosia di Keely si fermò davanti al locale da ballo e Kevin fece altrettanto. Di certo quella donna non era lei, comunque doveva accertarsene prima di andare via.
La rossa cercò qualcosa nella borsetta e tirò fuori un block notes. Aprendolo, sollevò gli occhiali sulla testa e studiò quello che c'era scritto. Poi chiuse il taccuino, lo rimise dentro la borsa e si diresse verso l'ingresso.
«Mi perdoni.» Kevin le si avvicinò con una scusa. «Sa dirmi che ora è?» Dannazione, quella donna aveva lo stesso profumo della crema ai lamponi che un tempo usava Keely.
Lei controllò l'orologio, poi si voltò nella sua direzione e lo guardò. Quegli occhi. Dio, erano più potenti che mai.
«Kevin?» domandò in un soffio, stupefatta. «Sei Kevin Garfield?»
«In persona.» Lo shock di quell'incontro gli diede un senso di vertigine.
«Wow.» Keely scoppiò in una risatina gutturale. «Non riesco a crederci.»
«Tu non riesci a crederci? Io non riesco a crederci. Stavo giusto pensando a te e tu sei comparsa.» Dannazione, non avrebbe dovuto dirlo.
«Davvero?» La sua bocca si dischiuse in un sorriso. Il rossetto era del colore delle pesche mature e lei doveva esserselo applicato da poco perché era ancora tanto lucido da sembrare bagnato. «Dopo tutti questi anni? Mi lusinghi.»
«Ecco, io... uh...» Kevin si accorse di arrossire.
Il sorriso di lei si allargò. «Potrebbe essere stata l'insegna sopra la tua testa a ricordarti di me?»
Come sempre, sapeva metterlo in imbarazzo. «Andiamo, Keely, sono cose passate e dimenticate, non credi?»
«È evidente che tu non le hai dimenticate» replicò lei, battendogli una mano sul braccio. «Ma è comprensibile. Non capita tutti i giorni che la ragazza che corteggi decida di denudarsi per l'inserto centrale di una rivista. La gente di Saguaro Junction non era abituata a quel genere di cose. Immagino che ti sia rimasto impresso.»
«Credo che ormai tutti se lo siano dimenticato.» Falso. Bastava fare il nome di Keely Branscom in città e le sopracciglia scattavano in alto. Kevin cercò di cambiare argomento. «Allora, come ti è andata?»
«Bene.»
«Mi fa piacere.» Che commento originale! Comunque bisognava riconoscere che lei aveva un ottimo aspetto.
«E a te?»
«Anch'io sto bene.» Kevin le fissò la bocca, chiedendosi per quale motivo il suo rossetto fosse tanto lucido. Si era leccata le labbra?
«Come mai sei venuto a Las Vegas?»
Lui dovette pensarci. Ah, sì. Brandon. «Un mio amico si sposa.»
«Sul serio? Lo conosco?»
«Non credo. Viene dal Wyoming. L'ho incontrato durante un circuito di rodei qualche anno fa. Non mi pare che sia mai stato al mio ranch, ma siamo sempre rimasti in contatto.»
«Che bella cosa.» Per un attimo, Keely sembrò svagata, poi l'espressione nostalgica sparì dal suo viso. «Che cos'hai combinato in questi anni, Kevin? Non hai ancora trovato una donna tutta d'un pezzo, adatta a vivere nel tuo ranch?»
«No. Sono stato molto impegnato con il lavoro.» Kevin si chiese quante cose dovesse rivelarle. In fondo era stata lei a voler rompere ogni contatto con la gente di Saguaro Junction, inclusi suo padre e sua sorella. Alla fine decise di comunicarle le notizie più innocue. «Mio padre è morto un paio di anni fa.»
«Oh, mi dispiace.» I grandi occhi verdi si colmarono di tristezza. «Era un brav'uomo.»
«Grazie.» Kevin non ricordava di aver mai visto quello sguardo compassionevole nei suoi occhi. Sfida, forse, provocazione e, una notte particolare, desiderio intenso. Mai quella dolce pietà.
Aveva sempre pensato che fosse una donna dura, ma forse si era sbagliato. Dieci anni prima l'aspetto spavaldo di Keely lo aveva spaventato, però ora era più vecchio e cominciava a pensare di non aver capito molto di lei. Avrebbe dovuto rintracciarla per accertarsi che stesse bene.
«Dunque, adesso siete tu e Jonas a occuparvi di tutto?» domandò Keely.
«Già.» Finalmente era in grado di affermarlo. Sei mesi prima non avrebbe potuto, con Jonas che passava più tempo a cacciare le donne che i capi di bestiame. Era stata B.J. a calmarlo. «È successa anche un'altra cosa» dichiarò. «Jonas si sposerà presto.»
«Chi è riuscito a incastrarlo?» chiese lei ridendo. «Gli hanno sparato?»
«No. Sposa tua sorella.»
Gli occhi di Keely si colmarono d'incredulità, poi divennero lucidi. «Bene» mormorò, deglutendo con sforzo. «Ha sempre avuto un debole per lui. Però commette un grave errore.»
«Alcuni mesi fa sarei stato d'accordo con te, ma saresti sorpresa, vedendo che cambiamento ha fatto Jonas. Ogni giorno si responsabilizza di più.»
«Che peccato.»
Kevin s'irritò, come gli succedeva un tempo, conversando con lei. «Guarda caso, io sono contento per lui.»
Keely gli scoccò un sorrisetto mielato, di quelli che avevano sempre preceduto una frecciata velenosa. «Lo credo bene» disse infatti. «Tu sei nato vecchio.»
Kevin digrignò i denti. Keely era sempre stata brava a farlo imbestialire. «Dobbiamo crescere tutti, prima o poi. Anche tu.»
«No, se posso evitarlo. In quanto a B.J. e a Jonas, potrebbero aspettare molti anni prima di compiere quel passo e invece si chiudono in gabbia dentro quel ranch benedetto. Odio assistere a un simile scempio.»
«Nessuno te lo ha chiesto, infatti.» Kevin si pentì subito della propria asprezza, però non seppe come rimediare.
«No, immagino di no» convenne lei con tristezza. Poi si rimise gli occhiali e, quando parlò, la sua voce suonò allegra. «E mio padre? È bizzarro come sempre?»
Il coraggio che manifestava chiedendo di Arch lo commosse. Aveva litigato con il padre per tutta l'adolescenza, e quando le sue foto erano apparse sulla rivista, lui l'aveva praticamente buttata fuori di casa. In realtà Arch non aveva avuto l'intenzione di mandarla via, ma lei, con la sua visione del mondo da diciannovenne, l'aveva preso sul serio e in seguito l'orgoglio aveva impedito a entrambi di riallacciare i rapporti. Tuttavia Kevin avrebbe dovuto tentare di ritrovarla e adesso rimpiangeva di non averlo fatto.
«Arch sta bene» le riferì con dolcezza. «Gode di ottima salute.»
«Non mi sorprende» replicò Keely, ridacchiando. «Non sopporterebbe un'infermità. Bene» concluse. «Adesso che ci siamo detti tutto, devo andare. Ho un appuntamento.»
Kevin si era dimenticato che poco prima lei stava entrando nel locale di striptease. «Un appuntamento?» ripeté.
«Sì. Un'intervista.»
«Oh.» Lo stomaco gli si contrasse. Doveva essere un colloquio di lavoro. L'inserto fotografico gli apparve davanti agli occhi e lui comprese senza ombra di dubbio che Keely sperava di essere ingaggiata in quel locale come ballerina. C'era da augurarsi che quel club fosse un gradino più su di quelli in cui aveva lavorato in precedenza. Comunque fosse, gli sembrò una strada sbagliata.
«Senti, sono già in ritardo. Mi ha fatto piacere rivederti» affermò lei. «Che coincidenza, vero? Abbi cura di te, Kevin.» Detto questo, si voltò verso l'ingresso del bar.
Spinto da un impulso incontrollabile, lui le afferrò un braccio. «Non andarci.»
«Perché?» Keely era stupita.
«Dev'esserci un modo migliore per mantenersi.» Il respiro gli mancò. Il braccio di lei era morbido e liscio sotto le sue dita. Keely aveva sempre avuto una pelle meravigliosa e, a quanto pareva, intendeva mostrarne una larga porzione a degli sconosciuti.
Lei