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Parlando di sesso...
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E-book198 pagine2 ore

Parlando di sesso...

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Info su questo ebook

Lei parla, parla, parla...

Certo, ho costruito la mia carriera sulle chiacchiere. Una cosa naturale per una conduttrice radiofonica. Solo che gli argomenti di cui io, Katie Peterson, parlo nella mia trasmissione più che naturali sono istintivi, quasi animaleschi. Adesso però ho deciso di cambiare registro, voglio parlarvi di Jess Harkins, del suo progetto di abbattere la storica sede della radio locale per costruirvi un enorme grattacielo. Sapete cosa penso? Chi ha bisogno di una cosa tanto grossa, deve avere qualche problemino, più in basso.



Lui preferisce passare all'azione.

So cosa si diverte a dire quella boccaccia di Katie in trasmissione. Be', non credetele. È ancora arrabbiata con il sottoscritto, Jess, perché anni fa non ho ceduto alle sue avance. Ma non preoccupatevi, ho tutta l'intenzione di rifarmi. Spegnerò quella dannata radio e accenderò... Katie!
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858952955
Parlando di sesso...
Autore

Vicki Lewis Thompson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Parlando di sesso... - Vicki Lewis Thompson

    successivo.

    1

    Jess Harkins era troppo vecchio per gli appuntamenti al buio ma, in un momento di follia, lo aveva dimenticato. E adesso si trovava in compagnia di una donna nell'abitacolo della sua Jaguar. Suzanne Dougherty, amica di un amico, gli era stata descritta come una ragazza divertente, proprio il tuo tipo. Ma sfortunatamente non era così.

    Si erano sforzati di sostenere una conversazione brillante durante la costosa cena da Anthony's e si stavano trasferendo in un locale per ballare; sarebbe stato un insulto riaccompagnarla a casa alle nove di venerdì sera.

    Jess era stupito che Gabe gli avesse proposto di uscire con una ragazza come Suzanne. Gabe dirigeva cantieri per lui da cinque anni, ed era capitato spesso che trascorressero insieme le domeniche in montagna e le serate guardando lo sport in TV. L'amico ormai avrebbe dovuto intuire che genere di donna potesse piacere a Jess.

    «Ascoltiamo la radio?» propose lei.

    «Buona idea.» Qualunque cosa pur di colmare quel silenzio imbarazzante.

    Suzanne premette l'indice sul tasto e, in quel preciso istante, Jess ricordò su quale stazione avesse lasciato sintonizzata la radio e quale programma venisse trasmesso dopo le nove di sera dal lunedì al venerdì.

    «Buonasera a tutti! Qui è Crazy Katie, la vostra pazza deejay della KRZE di Tucson, Arizona, terra d'origine di quello spettacolare simbolo fallico che è il cactus saguaro. È venerdì sette ottobre e, come tutte le sere, sta per iniziare Talking About Sex

    La risata acuta di Suzanne rimbalzò nell'abitacolo. «Mi ero dimenticata che sono le nove.»

    «Meglio ascoltare un po' di musica...» propose Jess, allungando la mano per cambiare frequenza.

    «No, aspetta! Mi piace questo programma.»

    Una volta piaceva anche a lui; Jess aveva preso l'abitudine di sintonizzarsi su KRZE la sera. La voce impertinente di Katie lo riportava indietro negli anni e gli argomenti trattati erano incontestabilmente interessanti.

    Aveva perfino pensato di passare in radio per invitarla a cena, in onore dei vecchi tempi, dal momento che stava costruendo un grattacielo proprio accanto alla sede della KRZE, un vecchio edificio degli anni Quaranta.

    Poi, quando Jess era stato in procinto di fare la sua mossa e lasciarle un biglietto in reception, lei aveva cominciato a bombardare il suo progetto. Ormai continuava così da due settimane: Katie incitava i manifestanti dell'associazione per la protezione degli edifici storici a proseguire le proteste contro il progetto edilizio affidato a Jess.

    Okay, forse il cantiere causava qualche fastidio ai dipendenti della KRZE, ma presto non avrebbe più avuto importanza, perché la radio si sarebbe dovuta trasferire ugualmente. La Livingston Development Corporation stava trattando con i proprietari dell'emittente l'acquisto dell'immobile.

    La KRZE occupava un terreno che sarebbe potuto essere sfruttato meglio. La proposta per erigere un centro commerciale con annesso parcheggio era già stata approvata e Jess sperava di aggiudicarsi anche quel contratto. Costruire quel grattacielo era il progetto più prestigioso che gli fosse mai stato affidato e, quando lo avesse portato a termine, la Harkins Construction sarebbe stata l'impresa edile più importante di Tucson.

    Jess avrebbe dovuto smettere di ascoltare il programma di Katie quando lei aveva cominciato ad attaccarlo, ma il desiderio perverso di sapere di cosa sproloquiasse lo aveva indotto a continuare a sintonizzarsi. Ciononostante, non gli piaceva per niente essere insultato.

    «In questo programma parliamo di sesso» dichiarò Katie. «Ed eccoci al nostro consiglio serale tratto dal Kamasutra. Siete stanchi della solita posizione con la donna sopra? Ragazze, provate questo, accovacciatevi sulle cosce del vostro partner, appoggiandogli i piedi sul bacino o sulle cosce e introducetelo dentro di voi. Poi serrate le gambe e muovete i fianchi in senso circolare, ruotando e oscillando... a piacere. Fatemi sapere se per voi funziona, okay?»

    Jess tossicchiò; Suzanne gli aveva inviato inequivocabili segnali per l'intera serata. Un consiglio del genere non poteva che mandarla su di giri.

    «Proposta interessante» commentò Suzanne, confermando i suoi timori. «Hai mai provato?»

    «Non esattamente.»

    «Mi sembra molto...»

    «Faticoso» si affrettò a concludere Jess.

    «Ma io non stavo per dire questo. Penso...»

    «Questa sera è con me la dottoressa Janice Astorbroke.» La voce di Katie si sovrappose alle parole di Suzanne. «La dottoressa è l'autrice di Eretti verso il cielo. Il simbolismo sessuale in architettura

    Jess digrignò i denti con tale forza da consumarsi almeno un millimetro di molari, mentre accelerava per attraversare un semaforo giallo. Come se il suggerimento tratto dal Kamasutra non gli avesse causato già abbastanza problemi, adesso gli sarebbe anche toccato ascoltare una discussione su grattacieli e simboli fallici.

    «Andiamo subito al punto, dottoressa Astorbroke. Arrivando in radio avrà notato sicuramente cosa sta succedendo accanto al nostro piccolo studio. Uno scavo tanto profondo può ospitare unicamente le fondamenta per un edificio molto alto. Quaranta piani, per la precisione.»

    La dottoressa Astorbroke aveva la voce di una fumatrice incallita. «Katie, finché lasceremo che siano gli uomini a progettare gli edifici, vedremo costruzioni sempre più alte. Con quaranta piani direi che questo è quasi discreto.»

    «Ma qui siamo a Tucson, non a Manhattan» controbatté Katie.

    «Ho notato che in città avete pochi edifici alti, ciononostante ce ne sono anche a Tucson e la ragione è sempre la stessa.»

    Jess capì all'istante che il resto della conversazione gli sarebbe piaciuto ancora meno dell'esordio.

    «E quale sarebbe, dottoressa Astorbroke?» La voce di Katie era dolcissima, letale.

    «La compensazione per le inadeguatezze sessuali.»

    «Attento!» gridò Suzanne.

    Jess affondò il piede sul freno e mancò di pochi centimetri il paraurti dell'auto che lo precedeva. «Scusa» disse in automatico, mentre il suo cervello si concentrava su quel che aveva appena sentito. Inadeguatezze sessuali? Costruire grattacieli era redditizio e divertente e lui non lo faceva certo per compensare delle mancanze!

    «Devo dire che è una teoria affascinante» commentò Katie. «Quindi sarebbe come guidare auto potenti?»

    «Esattamente, ma ancora più eloquente, Katie.»

    Suzanne rise di nuovo, un suono stridulo, da lacerare i timpani. «Ehi! Ma non stanno parlando dell'edificio che stai costruendo proprio tu?»

    «La mia compagnia lo sta costruendo, ma il progetto non è mio.»

    Mentre la dottoressa Astorbroke si lanciava in una dettagliata spiegazione della propria teoria, Jess notò che lo sguardo di Suzanne cadeva ripetutamente tra le sue gambe. Accidenti!

    Finalmente Katie interruppe il programma per mandare la pubblicità e Jess trasse un sospiro di sollievo.

    «Hai costruito parecchi grattacieli in città, vero?» si informò Suzanne in tono indagatore.

    «Sono la nostra specialità.» Sì, amava erigere edifici alti, ma ciò non aveva alcuna connotazione sessuale. Il sesso gli piaceva, gli riusciva anche bene. Il sesso era una cosa, il lavoro un'altra. Jess non poteva negare di apprezzare il potere e il prestigio simboleggiati dai grattacieli, ma da ragazzo aveva avuto ben poco di entrambi, come figlio di una cassiera di supermercato e di un padre perennemente nei guai con la legge.

    «Cosa ne pensi di questa teoria?»

    «Mi sembra un'idiozia» rispose lui, fermandosi a un semaforo.

    «Non ne dubito» ribatté lei con tono spudoratamente sensuale. «È chiaro che sei un uomo molto virile.»

    Doppio accidenti! Suzanne si aspettava che lui glielo provasse? La guardò di sfuggita e lei gli sorrise, invitante.

    Imboccò con un sospiro la svolta che li avrebbe ricondotti a casa di lei. «Suzanne, sei una donna eccezionale, ma...»

    «Mi stai riportando a casa, vero?»

    Lui sospirò. «Credo non sia il caso di iniziare qualcosa destinato a finire subito.» Un'altra pessima frase, ma Jess detestava illudere le persone.

    «Andava tutto bene finché non si è cominciato a parlare di sesso.»

    Non andava tutto bene, Jess aveva finto di divertirsi, ma preferì non peggiorare la situazione spiegandoglielo.

    Suzanne scosse il capo. «Forse la dottoressa Astorbroke non ha tutti i torti.»

    Se non voleva dire qualcosa che avrebbe ferito Suzanne, Jess avrebbe dovuto incassare quel colpo al suo ego maschile. «Può darsi.»

    «In tal caso è meglio che mi riporti a casa.»

    «Mi spiace che non abbia funzionato» dichiarò Jess, in cuor suo sollevato.

    «Forse dovresti provare a rivolgerti a un terapista.»

    «Forse.» Jess riuscì a inanellare una serie di semafori verdi e, in men che non si dica, accompagnò Suzanne alla porta di casa. Le strinse la mano, l'espressione sempre mortificata, e tornò in macchina.

    In un certo senso Katie gli aveva fatto un favore quella sera, ma Jess non aveva alcuna intenzione di ringraziarla. Anzi, era venuto il momento di fermarla.

    Katie Peterson accompagnò alla porta la dottoressa Astorbroke durante una pausa pubblicitaria, poi tornò nello studio, compiaciuta.

    Si sentiva come un guerriero che stesse difendendo il suo territorio; quella era la sua casa, anche se lei non era la proprietaria dell'immobile.

    In quella casa, sede della KRZE, avevano vissuto i suoi nonni e in quella che allora era la grande mansarda il nonno aveva ospitato gli amici con cui aveva fondato proprio la stessa radio in cui adesso lei era deejay. Ai tempi del liceo, aveva compreso l'atteggiamento del nonno che, distrutto per la perdita della moglie, aveva deciso di vendere la sua quota dell'emittente e la casa agli altri soci. Aveva anche giustificato i suoi genitori che, abituati a vivere in periferia, non se l'erano sentita di trasferirsi in centro città, e impedire così al nonno di vendere il piccolo edificio. Ma perdere la nonna e la casa contemporaneamente era stato un colpo molto duro per Katie. E quando aveva sentito che proprio quell'edificio, lo stesso in cui anche il nonno aveva lavorato e vissuto, era minacciato dai nuovi progetti edilizi, aveva giurato di tentare tutto il possibile per salvarlo.

    Invitare la dottoressa Astorbroke era stata un'ottima idea, assai utile per la sua campagna, a giudicare dal gran numero di telefonate ricevute durante la seconda parte del programma.

    Alle dieci in punto Jared Williams entrò in studio. Era un uomo alto e magro, con gli occhiali, e adorava allo stesso modo la moglie Ruth e le statistiche sportive.

    Katie si alzò e girò il microfono verso di lui. «Hai sentito qualcosa del mio show?»

    «Certamente» rispose Jared con un sorriso mentre si metteva le cuffie. «E, per la cronaca, non sento alcuna necessità di costruire grattacieli.»

    Katie rise. «Non ne dubitavo. Ruth mi sembra una donna molto soddisfatta.»

    «Ha riso a crepapelle ascoltandoti stasera.»

    «Dille che apprezzo il suo sostegno, ogni ascoltatore è importante.»

    «Contaci.» Jared le sorrise mentre sistemava il microfono. «Buon fine settimana.»

    «Grazie.» Katie lo salutò con la mano mentre usciva e si dirigeva verso la reception.

    «Gran bella puntata» commentò Ava, la studentessa universitaria recentemente assunta come receptionist presso la KRZE. Gli studenti erano i dipendenti ideali per i budget limitati dell'emittente. «Hai ricevuto un mucchio di telefonate» disse.

    «Proprio così. Grandioso, vero? Abbiamo dovuto addirittura coprire con la censura una bella serie di insulti.»

    «Hai ricevuto anche telefonate personali» la informò Ava, raccogliendo alcuni biglietti dalla scrivania.

    Katie non cercò di prenderli, sapeva che la ragazza adorava i gesti teatrali, come leggere ad alta voce i messaggi invece di consegnarli al diretto interessato. Katie ammirava la capacità della studentessa di parlare in modo perfetto nonostante i piercing sulla lingua.

    «Priorità numero uno, ha telefonato Edgecomb. Pare che alla dirigenza il programma di stasera non sia piaciuto, temono che i negoziati con la Livingston Development possano andare in fumo.»

    «Meglio! Così la Livingston andrà a costruire altrove il suo prezioso parcheggio.»

    «Edgecomb vuole che torni al format iniziale, giocattoli erotici, preliminari e roba del genere.»

    «Ieri sera ho recensito due video per adulti e ho intervistato una spogliarellista.»

    «Lo so.» I capelli a punta e colorati di blu di Ava non si mossero quando la giovane annuì. «Ma nel frattempo hai anche bersagliato il progetto edilizio, e il programma di stasera si è occupato unicamente di quello. Edgecomb vuole che ci dai un taglio.»

    «Vedremo.» Per la puntata di lunedì sera Katie aveva invitato un ospite che avrebbe parlato del significato sessuale di cacciaviti, bulloni e trapani, approfittandone per tirare qualche altra bordata al grattacielo in costruzione.

    «Edgecomb ha detto che puoi scagliarti contro il progetto quanto vuoi, ma nel tuo tempo libero.» Ava sorrise, le labbra lucide e viola grazie al gloss. «Non capisco come hai fatto a trovare un nesso tra sesso ed edilizia.»

    «Oggigiorno è Google il migliore amico di una ragazza, altro che i diamanti!» Il nesso, tuttavia, era stato automatico per Katie: Jess Harkins e il sesso erano connessi in modo inscindibile nei suoi ricordi, anche se Katie non avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura di nutrire un'antipatia personale nei confronti del proprietario dell'impresa edilizia.

    «Vorrei tanto poter vedere la faccia del responsabile del progetto quando gli racconteranno del programma di stasera. Per fortuna il tuo numero di telefono non è sulla guida.»

    Katie sorrise soddisfatta. «Era la teoria della dottoressa Astorbroke, non la mia.»

    «Sì, ho notato che ti sei parata le spalle in modo molto abile» commentò Ava con un sorriso. «Rinuncerai alla tua campagna?»

    Neanche per sogno. «Ne parlerò con Edgecomb. Hai detto che c'erano altri messaggi?»

    «Uno di Cheryl che dice: Picchia duro, Katie. Vediamoci per un Margarita alle sei, domani pomeriggio. Solito posto

    «Ricevuto, grazie.»

    «Posso venire anch'io?»

    «Certo, perché no?»

    «Grande! Grazie.»

    «Ci sono altri messaggi?»

    «Oh, sì. Tua madre vuole sapere perché te la prendi tanto con quel bravo ragazzo di Harkins.»

    «Ah, mia madre...» Chiaramente Ava aveva lasciato quel messaggio per ultimo. Era peggio di un segugio quando

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