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La Gioconda e il segreto di Leonardo
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E-book173 pagine1 ora

La Gioconda e il segreto di Leonardo

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La Gioconda e il segreto di Leonardo "Per trovarsi di fronte a quanto portato a conoscenza da Pighini, basta utilizzare una calcolatrice: bisogna effettuare la divisione tra le dimensioni della Gioconda, ovvero 77 diviso 53, ed ecco che il risultato 1,452,fermandosi ai primi tre decimali, corrisponde alla data di nascita di Leonardo, proprio l'anno 1452. Banalità? Coincidenza? Qualcosa che gli studiosi hanno già notato? Difficile da credere." (Luca Dini – Giornalista) Per quale motivo Leonardo fece altre due copie del suo capolavoro? Come mai sotto un'arcata del ponte presente nel dipinto si legge il numero 72? Chi è la donna immortalata nel ritratto più famoso del mondo e perché è priva di ciglia e sopracciglia? Pietropaolo Pighini è in grado di farci osservare il quadro di Leonardo attraverso un altro punto di vista, analizzando ogni elemento e guidando il lettore a scoprirne il significato nascosto.
LinguaItaliano
Data di uscita27 lug 2020
ISBN9788831687454
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    Anteprima del libro

    La Gioconda e il segreto di Leonardo - Pietropaolo Pighini

    lettura.

    Un ricordo

    Ho perfettamente stampato nella mente il momento in cui vidi per la prima volta la Gioconda .

    Era il periodo della benedizione delle case, ero bambino e abitavo a Campori, piccola frazione del comune di Castiglione di Garfagnana (il paese nel quale abito oggi, in provincia di Lucca). Del resto della giornata ricordo poco o niente, ma quel momento ce l’ho ancora ben presente: il prete che augura ogni bene alla famiglia, un gruppo di persone attorno ad un tavolo e quel quadro attaccato alla parete. Non sapevo chi fosse quella donna rappresentata ma il suo sguardo magnetico mi aveva catturato. Non credo di aver detto le parole giuste della preghiera, quella volta: i miei occhi non si erano staccati un attimo da quelli della Monna Lisa.

    Molte volte mi sono chiesto perché la Gioconda sia il quadro più famoso del mondo.

    Rifletto e immagino che il suo successo sia dovuto ai media e alla pubblicità tartassante che ci ha messo la Monna Lisa davanti agli occhi tante e tante volte: con una bibita in mano o alla guida di un’auto di grossa cilindrata oppure ancora con la pettinatura del momento.

    In verità, la Lisa era già famosa nel 1911 quando l’italiano Peruggia la rubò per riportarla in Italia o, ancor prima, nel 1885 quando lo scrittore inglese John Milton la citò ne Il Paradiso perduto , oppure quando Napoleone Bonaparte la fece appendere nella sua camera da letto o quando, ancora, il pittore Paul Prosper Allais nel 1845 raffigurò in una tela Raffaello e Pacioli in visita allo studio di Leonardo che dipinge la Gioconda . Sicuramente già negli anni in cui Leonardo era in vita, la Monna Lisa era ben nota ed apprezzata: basti pensare alle numerose dame al balcone dipinte dopo il '500 in inutili tentativi di imitazione.

    E allora dopo un po’ il dubbio si ripresenta: Perché proprio quel quadro e non un altro? Ancora una volta cerco di rispondere tirando in causa Leonardo, il soggetto rappresentato, il sorriso enigmatico ed il paesaggio indefinito. Ma il genio di Vinci ha rappresentato molti altri personaggi interessanti. Perché questi, seppur celebrati, non hanno avuto la risonanza del dipinto custodito al Louvre?

    Cerco ancora una soluzione e poi un’altra e un’altra ancora ma nessuna mi soddisfa pienamente, allora mi dico che, forse, una risposta definitiva non sapremo mai trovarla.

    Allora per quale motivo scrivere un altro libro su un argomento così dibattuto ed incerto? Insoddisfazione, può essere la replica a questa domanda! La sensazione che non tutte le strade siano state battute ma che ne rimanga ancora una che meriti di essere percorsa muniti di punti di vista diversi da quelli utilizzati fino ad ora.

    Il mio maniacale interesse verso la Gioconda iniziò, per caso, da una considerazione numerica: un'operazione talmente banale che a qualcuno è sembrata un insulto all’intelligenza di Leonardo. Eppure anche il genio di Vinci sapeva bene che la matematica non lascia dubbi alle interpretazioni ed è proprio attraverso tale scienza che pretendeva di esser letto.

    La serie di Fibonacci

    L’esame di Disegno Edile era uno dei pochi di indirizzo dei primi due anni di Ingegneria Civile a Pisa.

    Il Professor Costantino Caciagli era un uomo con un metodo di insegnamento efficace: sapeva farti amare la materia che insegnava. Una virtù rara che ho riscontrato in ben pochi altri docenti.

    Ricordo che voleva che si assistesse sempre alle sue lezioni e, anche se il corso non prevedeva una frequenza obbligatoria, si annotava le presenze e le assenze su di un quadernetto. Credo di non essere mancato neanche una volta tanto mi appassionava la materia spiegata da quell’uomo così carismatico.

    Fra le cose che rammento con piacere di aver imparato c'è la tecnica per ottenere un disegno prospettico a mano libera: da allora qualche schizzo di un paesaggio o di un edificio è uscito dalle mie mani.

    Il corso aveva durata annuale e prevedeva una prima parte in cui si studiavano le dimensioni delle varie stanze che compongono un’abitazione. Per fare questo era basilare conoscere le misure dei mobili e dell’arredamento di ogni ambiente ed il metro in base al quale dovevano essere realizzati: il corpo umano. L’attenzione, in particolare, era rivolta ad un architetto svizzero

    naturalizzato francese, Le Corbusier, il quale, partendo dalla serie di Fibonacci (che di seguito spiegherò), aveva creato due scale di valori numerici di facile memorizzazione e che fornivano al progettista una specie di prontuario per il dimensionamento di tutti gli spazi destinati alla vita dell’uomo e alle sue attività.

    La serie di Fibonacci è semplicemente una successione di numeri nel quale il numero ennesimo è dato dalla somma dei due numeri che lo precedono. Partendo così dai numeri 1 e 1, il terzo termine sarà il 2 (1+1), il quarto il 3 (2+1), il quinto il 5 (3+2) e così via:

    Ispirandosi a ciò, l'architetto Charles Edouard Jeanneret Gris detto Le Corbusier era partito dai numeri 5 e 11 ottenendo in questo modo:

    e raddoppiando poi tali valori, aveva costruito un’altra una serie siffatta:

    La prima sequenza di numeri così ricavata è conosciuta come scala rossa, la seconda come scala bleu.

    Ma cosa ci stanno ad indicare queste due successioni?

    Le Corbusier utilizzò questi numeri per fare architettura: se si ipotizza un uomo alto 183 cm, il suo ombelico sarà posizionato a 113 cm dal suolo mentre la sua altezza totale con il braccio alzato raggiungerà quota 226 cm. Il fondo schiena sarà posizionato a 43 cm da terra quando starà seduto, mentre un eventuale tavolo avrà un’altezza di 70 cm in modo da permetterne il suo utilizzo e così via. Altre misure saranno ricavabili dalle due scale in modo da avere un riferimento per ogni situazione in cui l’essere umano svolge le attività all'interno delle mura domestiche.

    Nonostante alcune critiche che seguirono dopo la pubblicazione di Le Modulor nel 1948 e di Modulor 2 nel 1955 (l'altezza di 183 cm è forse un po' esagerata soprattutto se si pensa che dovrebbe essere quella media sulla quale progettare tutto per tutti), l’importanza di tali numeri è universalmente nota e riconosciuta: le due serie numeriche avevano, di fatto, fornito ai disegnatori uno strumento semplice ed immediato con cui fare architettura.

    Rappresentazione delle posizioni del modulor (dp)

    Alcuni disegni di Le Corbusier ne schematizzavano l’utilità, ed una figura antropomorfa in piedi, con un braccio alzato ed un pollice enorme (il Modulor ) diventò la firma di uno dei più grandi progettisti del ‘900.

    Lo studio delle dimensioni dell'uomo parte da molto lontano. Proseguiva il professor Caciagli: Sarebbe impossibile parlare di tutti coloro che si sono cimentati nel cercare una formula che descrivesse il nostro corpo. Dai greci ai romani, passando per il medioevo, fino ad oggi, in molti hanno cercato una regola. Un’opera nota a tutti merita, però, qualche parola in più. Si tratta dell’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci!

    Vitruvio, architetto romano morto nel primo secolo dopo Cristo, nella sua opera De Architectura , descriveva in questo modo le caratteristiche geometriche della struttura dataci da Dio per ospitare la nostra anima: Il centro del corpo umano è inoltre per natura l’ombelico; infatti, se si sdraia un uomo sul dorso, mani e piedi allargati, e si punta un compasso sul suo ombelico, si toccherà tangenzialmente, descrivendo un cerchio, l’estremità delle dita delle sue mani e dei suoi piedi .

    La lezione successiva di Disegno Edile prevedeva la consegna di varie tavole realizzate a mano libera, fra cui una in cui dovevamo rappresentare proprio quello che dai più è conosciuto come l’Uomo di Leonardo . Ricordavo una pagina della mia enciclopedia che ne parlava, così la sera mi impegnai cercando di fare quello che il genio di Vinci aveva fatto cinque secoli prima.

    Doveva essere più schematico e mettere meno dettagli! Le firmo la tavola perché è eseguita molto bene, ma tolga le parti che non ci interessano quali gli occhi, la bocca e gli altri particolari del viso!

    L’uomo vitruviano (dp)

    Va bene Professore! risposi un po' triste pensando al tempo che avevo speso per far sì che quel disegno fosse una copia perfetta di quello di Leonardo. Poi non ebbi il coraggio di usare la gomma ed il professore in sede di esame si dimenticò di questo cavillo.

    Una cosa mi aveva particolarmente affascinato durante le lezioni e che pensavo avrei approfondito in proprio: il numero aureo.

    Il numero aureo

    Molti sono i libri che ne parlano, qui ne darò una descrizione cercando di spiegare le proprietà e le caratteristiche che più mi hanno colpito, partendo dalla sua costruzione.

    Il calcolo geometrico del numero aureo è semplicissimo. Prevede che si disegni un segmento indicandolo con la misura unitaria 1 e lo si divida in due parti: una sarà indicato con la lunghezza x e l’altra sarà ricavata per sottrazione e misurerà, pertanto, 1-x.

    Segmento aureo (dp)

    Il segmento iniziale sarà diviso in due parti in maniera aurea se la lunghezza totale rapportata alla parte più lunga delle due sarà uguale alla parte più lunga delle due rapportata a quella più piccola, cioè:

    1 : x = x : 1-x

    Se ne ricava un'equazione di secondo grado dove un soluzione va scartata perché negativa (un segmento non può avere lunghezza inferiore a zero). Il risultato positivo è, pertanto, x=-1+√5/2 che approssimato alle prime tre cifre decimali dà come risultato 0,618. Ne consegue che 1-x è uguale a 0,382. Dalla frazione 1/0,618, si ricava il medesimo risultato dato da 0,618/0,382 e cioè 1,618. Questo numero, 1,618, è detto aureo.

    Se torniamo sulla scala di Fibonacci e su quelle rossa e bleu di Le Corbusier, scopriamo che il rapporto fra due numeri consecutivi delle tre serie si avvicina in maniera sorprendente ad 1,618 (ad esempio: 283/174=1,626; 183/113=1,619; 226/140=1,614).

    Se poi facciamo uno sforzo maggiore e proviamo a continuare le tre serie ci accorgiamo che il nostro rapporto aureo da un certo punto in poi non ci abbandonerà più e che,

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