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La novella del buon vecchio e della bella fanciulla: Edizione con biografia dettagliata e antologia critica
La novella del buon vecchio e della bella fanciulla: Edizione con biografia dettagliata e antologia critica
La novella del buon vecchio e della bella fanciulla: Edizione con biografia dettagliata e antologia critica
E-book83 pagine1 ora

La novella del buon vecchio e della bella fanciulla: Edizione con biografia dettagliata e antologia critica

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Info su questo ebook

Se nel suo secondo romanzo Svevo aveva indagato la senilità come condizione psicologica, in questa novella essa è affrontata come decadimento fisico. Il protagonista è un uomo avanti negli anni che vede la sua vita sconvolta dall'amore per una giovane donna.
Scritta dopo il successo raggiunto con La coscienza di Zeno, la novella verrà pubblicata postuma.
LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2020
ISBN9788835885757
La novella del buon vecchio e della bella fanciulla: Edizione con biografia dettagliata e antologia critica
Autore

Italo Svevo

Italian writer, born in Trieste, then in the Austro-Hungarian Empire, in 1861, and most well known for the novel _La coscienza di Zeno_.

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    Anteprima del libro

    La novella del buon vecchio e della bella fanciulla - Italo Svevo

    Toulouse-Lautrec

    Biografia dettagliata dell’autore

    Italo Svevo (pseudonimo di Aron Hector Schmitz) nasce a Trieste il 19 dicembre 1861, quinto di otto figli, in una famiglia della borghesia ebraica, da padre tedesco e madre triestina.

    All’epoca Trieste faceva parte dell’Impero Austroungarico ed era una città ricca di fermenti culturali. Oltre a subire l’influenza, come tutte le città portuali, di popoli lontani, vi convivevano le comunità italiana, tedesca e slava.

    Il giovane Svevo cresce dunque in un ambiente cosmopolita e culturalmente stimolante e la stessa scelta dello pseudonimo riflette il suo sentirsi allo stesso tempo italiano e tedesco, sebbene dal punto di vista letterario opti per la lingua italiana.

    La sua vita è nel complesso abbastanza povera di avvenimenti. Nel 1874 il padre lo invia in Baviera a studiare il tedesco nella prospettiva di una futura attività commerciale. Nel 1878 consegue il diploma all’istituto commerciale Revoltella e inizia a lavorare presso la banca Union di Trieste dove rimarrà per diciotto anni.

    Nello stesso tempo comincia a interessarsi di letteratura e filosofia. Innanzi tutto, si dedica allo studio dei classici italiani, prediligendo Boccaccio, Machiavelli e Guicciardini. Legge anche Shakespeare, i realisti russi e, in particolare, i naturalisti francesi, la cui influenza sarà evidente nei suoi primi due romanzi, ancorati ai modelli narrativi ottocenteschi. Forte in questo periodo è anche l’interesse per le opere di diversi filosofi, tra cui i positivisti, Nietzsche e, soprattutto, Schopenhauer, che, per sua stessa ammissione, è l’autore che esercita il maggiore influsso sulla sua formazione. Dall’autore de Il mondo come volontà e rappresentazione, Svevo trae il senso del carattere inconsistente che anima le nostre azioni, espressione dell’irrazionalità che pervade l’intero universo. Alfonso Nitti, per esempio, il protagonista del suo primo romanzo, Una vita, «doveva essere proprio la personificazione dell’affermazione schopenhaueriana della vita tanto vicina alla morte».

    In quegli anni si appassiona pure alle teorie di Darwin. Anche il tema della lotta per la sopravvivenza, infatti, avrà un peso importante nelle sue opere. I protagonisti dei suoi tre romanzi si trovano a competere sempre con un antagonista, seppur con esito diverso. Mentre infatti i primi due soccombono, il terzo, Zeno Cosini, protagonista de La coscienza di Zeno, trionfa.

    In coincidenza con l’inizio del suo lavoro in banca, Svevo comincia a collaborare anche con un giornale irredentista triestino, L’Indipendente, scrivendo articoli di critica letteraria, teatrale e musicale. Nello stesso giornale pubblica anche i suoi primi racconti: Una lotta e L’assassinio di via Belpoggio, nel quale è evidente l’influenza del romanzo Delitto e castigo di Dostoevskij. In questo secondo racconto si può già individuare quello che è l’interesse principale della narrativa sveviana, che mira a una minuziosa analisi psicologica più che allo sviluppo dell’azione. L’autore segue in ogni sfumatura l’evolversi del rimorso e il crescendo del dramma che attanaglia il protagonista.

    Nel 1892 la sua passione per la letteratura si concretizza con la pubblicazione del suo primo romanzo Una vita. L’opera viene pubblicata a proprie spese in 200 copie e non riscuote alcun interesse. Il protagonista è il prototipo dell’inetto sveviano, una sorta di disadattato alla vita, inevitabilmente portato a essere sconfitto nella lotta per la vita. Pur dotato di spiccata sensibilità e di intelligenza, Alfonso manca di senso pratico. Si culla nelle sue aspirazioni di grandezza, ma è incapace di agire per una loro concreta realizzazione. L’attitudine problematica con la quale si pone di fronte a ogni situazione della vita ha un effetto paralizzante. Finisce così fatalmente per soccombere nel confronto l’antagonista, che pur essendo meno dotato di lui, agisce senza perdersi in riflessioni e scrupoli di sorta.

    A Una vita fa seguito nel 1898 Senilità. Il protagonista del romanzo è Emilio Brentani, un impiegato che conduce una vita modesta con la sorella Amalia. Anche lui, come Alfonso, coltiva velleità letterarie. L’incontro con una giovane esuberante, Angiolina, viene a sconvolgere la sua esistenza. Quella che doveva essere un’occasionale avventura si trasforma in passione, gettando Emilio in una spirale di tormento e di irresolutezza che lo portano a subire una serie di umiliazioni e al tradimento di Angiolina con l’amico Balli, che al contrario di lui ha un carattere attivo e spensierato. Mentre il protagonista del primo romanzo si suicida, Emilio torna a quella condizione di abulia e di estraneità verso la vita.

    Sebbene i due romanzi conservino, come detto prima, un impianto naturalistico, entrambi mostrano come l’interesse dell’autore sia soprattutto teso ad approfondire l’analisi psicologica dei suoi personaggi. In particolare, Svevo scava nell’incapacità dei due protagonisti di affrontare la realtà, costruendosi alibi e rifugiandosi in un mondo di sogni.

    Anche Senilità va incontro alla stessa sorte del primo romanzo. I temi e, soprattutto, l’approccio dello scrittore sono evidentemente inadatti a un pubblico ancora legato al post-verismo e al dannunzianesimo.

    La delusione per il totale insuccesso delle due opere porta Svevo ad abbandonare l’attività letteraria, per dedicarsi interamente al lavoro, coltivando nel tempo libero l’hobby del violino. Solo saltuariamente, come testimoniano le sue carte, scriverà qualcosa nell’arco del successivo ventennio.

    Nel 1896 aveva intanto sposato la cugina Livia Veneziani, dalla quale avrà una figlia, Letizia (1897-1993), i cui tre figli moriranno nel corso della seconda guerra mondiale, due nella Campagna di Russia e l’altro nella rivolta contro i nazisti a Trieste. Nel 1899 Svevo lascia il suo lavoro in banca e comincia a lavorare nell’azienda del suocero, che si occupa della produzione di vernici sottomarine. Tale attività lo porterà a compiere numerosi viaggi in Francia, Germania, Inghilterra e Irlanda.

    Nel 1907 accade un evento destinato a rivelarsi decisivo per il futuro dello scrittore. In un corso di inglese conosce James Joyce. Lo scrittore irlandese apprezza il suo talento letterario e lo esorta a scrivere un nuovo romanzo.

    Nello stesso periodo Svevo conosce le opere di Freud. Negli anni successivi tradurrà pure L’interpretazione dei sogni. La scoperta della psicoanalisi rappresenta una tappa fondamentale nella sua maturazione. Non tanto per le sue capacità terapeutiche, alle quali Svevo non crede e che anzi irride apertamente nel suo romanzo, quanto per le prospettive e gli orizzonti di conoscenza che offre. Con

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