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E-book42 pagine20 minuti

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Questo rarissimo (conservato in un solo manoscritto) e perciò prezioso Bestiario moralizzato di un anonimo poeta umbro del ’300 riporta 64 descrizioni versificate (sonetti in lingua volgare) di animali, sia reali che leggendari. Dall’“alifante” all’“unicorno”, dalla “tigra” alla “scinmia” e poi il “grifone”, la “noctola”, il “dragone”, la “pontecha” e così via…
LinguaItaliano
Data di uscita24 dic 2020
ISBN9791220241946
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    Bestiario - Anonimo umbro del XIV secolo

    DIGITALI

    Intro

    Questo rarissimo (conservato in un solo manoscritto) e perciò prezioso Bestiario moralizzato di un anonimo poeta umbro del ’300 riporta 64 descrizioni versificate (sonetti in lingua volgare) di animali, sia reali che leggendari. Dall’alifante all’unicorno, dalla tigra alla scinmia e poi il grifone, la noctola, il dragone, la pontecha e così via…

    BESTIARIO MORALIZZATO

    (BESTIARIO MORALIZZATO DI GUBBIO)

    I. [Lo lion…]

    Lo lion è de sì nobil natura,

    de nïuna altra fera à semeliança.

    Ne le montangne di maiure altura

    usatamente si fa demorança;

    à de l[o] caciatore tal paura

    ke per scanpare pilia sutiliança,

    e tanto la sua andata cela e scura,

    ke non pò[ne] vedere homo senblança.

    Per lo leone si dee entender Cristo,

    per la montagna ’l cielo onde descese,

    e per lo caciatore lo Nemico

    lo qual fo de la Sua venuta tristo,

    kè li tolse l’anime kavea prese

    e non podean scanpar per altro amico.

    ____________________

    II. De lo leone

    De lo leone, per nostro conforto,

    una gram maravellia n’agio audita:

    k’a la nativitade sua ven morto,

    e tertio giorno sta come perita.

    Ruge lo pate, en estante è resorto:

    en quella boce par ke li dia vita.

    Lo dolçe Cristo fo en simil porto,

    quando l’ucise la gente tradita

    e nello tertio giorno suscitò,

    secondo carne humana veramente,

    ma non ke lo Suo spirito morisse;

    e quello dolçe pate lo clamò,

    lo quale per salvar l’umana gente

    l’avea mandato, a ciò ke non perisse.

    ____________________

    III. De l’alifante

    De l’alifante grande maravelia

    molte fiade udito agio contare,

    k’a la potentia sua non resimilia

    altra fera k’omo possa pensare.

    El caciatore tanto s’asotilia,

    ke con inganno sappelo piliare:

    kè l’arbore li secha, ove s’apilia

    usatamente per sé riposare,

    e

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