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Bestiario moralizzato di Gubbio
Bestiario moralizzato di Gubbio
Bestiario moralizzato di Gubbio
E-book66 pagine20 minuti

Bestiario moralizzato di Gubbio

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Info su questo ebook

64 sonetti che descrivono altrettanti animali e le loro caratteristiche "morali"; oltre a quelli più comuni compaiono naturalmente anche alcune favolose creature dei repertori medievali. L'anonimo autore, di fine XIII o inizio XIV secolo, mostra anche di avere buona conoscenza della poesia cortese del Duecento.
LinguaItaliano
Editoreepf
Data di uscita9 feb 2021
ISBN9791220262330
Bestiario moralizzato di Gubbio
Autore

Anonimo

Soy Anónimo.

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    Anteprima del libro

    Bestiario moralizzato di Gubbio - Anonimo

    Anonimo umbro del XIV secolo

    Bestiario Moralizzato di Gubbio

    I. ...

    Lo lion è de sì nobil natura,

    de nïuna altra fera à semeliança.

    Ne le montangne di maiure altura

    usatamente si fa demorança;

    à de l[o] caciatore tal paura

    ke per scanpare pilia sutiliança,

    e tanto la sua andata cela e scura,

    ke non pò[ne] vedere homo senblança.

    Per lo leone si dee entender Cristo,

    per la montagna 'l cielo onde descese,

    e per lo caciatore lo Nemico

    lo qual fo de la Sua venuta tristo,

    kè li tolse l'anime kavea prese

    e non podean scanpar per altro amico.

    II. De lo leone

    De lo leone, per nostro conforto,

    una gram maravellia n'agio audita:

    k'a la nativitade sua ven morto,

    e tertio giorno sta come perita.

    Ruge lo pate, en estante è resorto:

    en quella boce par ke li dia vita.

    Lo dolçe Cristo fo en simil porto,

    quando l'ucise la gente tradita

    e nello tertio giorno suscitò,

    secondo carne humana veramente,

    ma non ke lo Suo spirito morisse;

    e quello dolçe pate lo clamò,

    lo quale per salvar l'umana gente

    l'avea mandato, a ciò ke non perisse.

    III. De l'alifante

    De l'alifante grande maravelia

    molte fiade udito agio contare,

    k'a la potentia sua non resimilia

    altra fera k'omo possa pensare.

    El caciatore tanto s'asotilia,

    ke con inganno sappelo piliare:

    kè l'arbore li secha, ove s'apilia

    usatamente per sé riposare,

    e cusí cade, non se leva maI. Ora ponete mente a.cciò k'io dico,

    ke volio per exemplo demostrare:

    l'omo è l'alifante ke potte asai,

    l'albore è lo mondo, e lo Nimico

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