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Anima scalza: Le orme della poesia
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Anima scalza: Le orme della poesia
E-book190 pagine1 ora

Anima scalza: Le orme della poesia

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Info su questo ebook

Anima Scalza è una raccolta di poesie che accoglie e unisce i sentimenti di chi legge, come fa il mare quando bagna la terra. Poesia che culla il dolore fino a spegnerne il pianto, lasciando che si assopisca nel cuore di ciascuno di noi, per essere custodito come un dono. Perché è “vita nostra” la storia che Mauro Liggi riporta in versi; è amore, gioia, distacco, dolore e riflessione, è promessa che diventa forza, è speranza che diventa linfa per resistere. L’autore sa percepire emozioni e sensazioni guardando la realtà con occhio diverso, con sensibilità profonda, riuscendo a esprimere ciò che prova, e la forza sta proprio nella bellezza di ogni lirica che diventa nostra e impreziosisce lo sguardo volto alla vita. Per non trascurare nessun dono, per non dimenticare quel moto perpetuo che, nella gioia e nel dolore, è proprio dell’amore. foto di copertina a cura dell’autore

L'AUTORE
Mauro Liggi, 41 anni, vive a Cagliari. Medico chirurgo e fotografo con una propensione alla fotografia di strada, al reportage, documentaria; il focus di ogni suo lavoro è l’uomo nella sua essenzialità in cui riconoscere e conoscere se stesso. I suoi progetti hanno preso parte a mostre personali e collettive e uno di essi ha dato vita al libro “Una magica vita. Racconto fotografico sugli artisti del Circo Paniko”, recensito dalle più importanti riviste nazionali del settore. Da circa due anni, grazie all’iniziale connubio del linguaggio fotografico e poetico in alcuni lavori, viene folgorato dalla poesia e inizia a scrivere i suoi primi versi, alla ricerca di ispirazioni sempre nuove, di una continua ricerca personale e sociale, di nuove forme di comunicazione. Con la poesia approda ad un racconto di sé e del mondo più intimo, immediato, in cui si espone e si mette a nudo, senza filtri. “Anima scalza” è la sua prima raccolta poetica.
LinguaItaliano
Data di uscita3 lug 2021
ISBN9791220812238
Anima scalza: Le orme della poesia

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    Anima scalza - Mauro Liggi

    PREFAZIONE

    Anima Scalza è una raccolta di poesie che accoglie e unisce i sentimenti di chi legge, come fa il mare quando bagna la terra. Poesia che culla il dolore fino a spegnerne il pianto, lasciando che si assopisca nel cuore di ciascuno di noi, per essere custodito come un dono.

    Perché è vita nostra la storia che Mauro Liggi riporta in versi; è amore, gioia, distacco, dolore e riflessione, è promessa che diventa forza, è speranza che diventa linfa per resistere.

    L’autore sa percepire emozioni e sensazioni guardando la realtà con occhio diverso, con sensibilità profonda, riuscendo a esprimere ciò che prova, e la forza sta proprio nella bellezza di ogni lirica che diventa nostra e impreziosisce lo sguardo volto alla vita.

    Per non trascurare nessun dono, per non dimenticare quel moto perpetuo che, nella gioia e nel dolore, è proprio dell’amore.

    Carmen Salis

    Sparire

    Splendi.

    Accetta di avere zone buie.

    Sparisci ogni tanto. 

    Fai che cresca la luce dentro di te.

    Perdona le tue cadute.

    Non preoccuparti delle nuvole che coprono il sole.

    Ora splendi. Con me.

    Che mischiamo gioia e dolore,

    pianto e risate,

    silenzi e parole,

    in questo non luogo

    che accoglie quello che semplicemente siamo.

    Dove non esiste giudizio, paura, dover dimostrare.

    Esistiamo solo noi.

    Che entriamo uno dentro l’altro.

    Senza farci male.

    Senza fretta.

    Senza freni.

    A te

    Se morissi oggi

    ti lascerei infelice e triste,

    e già questo sarebbe un ottimo motivo

    per andarmene.

    L’ultimo battito.

    Di un cuore straziato.

    Ciò che mi spetta

    Ho 27 anni.

    Ho un tumore.

    Il dottore non sapeva come dirmelo,

    ma io so leggere negli occhi delle persone.

    Ora ho paura.

    Paura di non farcela, di morire, di soffrire.

    Ora ho freddo.

    Quel freddo che ti entra dentro e non c’è modo.

    Ora sono sola.

    Sola con quella fitta di dolore inaccessibile, profondo.

    Non tollero le frasi di circostanza, non tollero la compassione.

    È che il coraggio stanca

    e io dovrò averne per tanto tempo.

    Ma nella mia insicurezza, nel mio animo, so che lotterò.

    Non sarà una battaglia, perché c’è solo un giocatore in campo. Io.

    L’altro è di passaggio, provvisorio, una piccola parte di me.

    Perché io non sono la mia malattia.

    So che ogni mattina vedrò quella cicatrice, ci passerò il dito,

    e sbatterò in faccia al mondo quello che sono.

    Magari dopo essermi asciugata le lacrime.

    Basta mezze misure, parole non dette,

    sogni da rimandare,

    basta essere altro se non me stessa.

    Ora mi libero di questo impiccio.

    E poi mi prendo tutta la vita che voglio.

    Le mie morti

    La prima volta che son morto

    non c’era nessuno.

    Solo io,

    la foto di mia madre, di mio padre,

    quella di mia moglie e del mio cane.

    E fiori che già marcivano.

    Ero stato l’ultimo a cadere, sebbene avessi sempre sognato di essere il primo.

    La seconda volta son sopravvissuto,

    mi ha detto che era una forma passeggera.

    La terza volta era tutto come si deve.

    La chiesa era piena di gente,

    la bara al centro,

    ma non c’ero io,

    e li guardavo, pesci senza acqua,

    con la faccia d’ordinanza, truce,

    da un altrove dove c’era solo luce.

    Inciampo

    All’improvviso ho perso l’equilibrio,

    io, che non l’ho mai avuto.

    Per questo ero fermo da un po’.

    Mi sono accorto di essere immobile,

    ho pensato di avere solo la scarpa slacciata.

    Mi sono chinato.

    I piedi inchiodati in un asfalto di dolore.

    Il poeta senza parole

    Il poeta incontrò l’amore

    si dannò per dargli voce

    ma capì che non c’erano parole.

    Il poeta patì il dolore

    rimase notti a cercare vocaboli, inutilmente insonne.

    Che si sta muti

    di fronte all’immenso.

    L’orchestra

    Il rumore del mare è musica.

    Quando le onde sbattono sulla scogliera,

    si infrangono su una barca,

    sul viso di un bimbo,

    muoiono sulla riva, sono battute dalla pioggia,

    trasportano le conchiglie sul fondale sabbioso.

    Noi lo chiamiamo rumore,

    così poco abituati ai suoni che arrivano al cuore,

    ai silenzi che ti fanno toccare l’infinito.

    Noi che non riconosciamo quest’orchestra,

    di un teatro magnifico.

    Pienone

    Si festeggia sempre quando nasce un bambino.

    Come se la vita finisse lì.

    Come una polaroid.

    Si piange sempre quando muore un tuo caro,

    che sia un parente, un amico, un padre, un nonno.

    Bisogna esserci.

    Ma nel mezzo, tra la culla e la bara,

    il più delle volte sei solo a combattere la vita,

    quando si accanisce su di te,

    i sogni crollano,

    le ferite non si rimarginano.

    Farai il pienone all’inizio e alla fine.

    Quando dormi, innocente,

    non hai bisogno di nulla,

    e tutti a godersi lo spettacolo.

    Viva i negri

    Che non è vero che i negri non li vogliamo.

    Quella è scena, teatro.

    A noi i negri piacciono.

    Quando raccolgono i pomodori,

    si spezzano la schiena per tirare su un muro,

    pascolano le pecore,

    ci portano il cibo a casa in bicicletta,

    li ammazzano di botte,

    dormono in dieci in una stanza,

    non possono pregare.

    A noi i negri piacciono.

    Basta che non pretendano di essere persone.

    Nel bosco

    Che in questo piccolo bosco

    isolato dal mondo come me,

    i raggi del sole che cala

    potessero dare

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