La bisbetica domata
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William Shakespeare
William Shakespeare is the world's greatest ever playwright. Born in 1564, he split his time between Stratford-upon-Avon and London, where he worked as a playwright, poet and actor. In 1582 he married Anne Hathaway. Shakespeare died in 1616 at the age of fifty-two, leaving three children—Susanna, Hamnet and Judith. The rest is silence.
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Anteprima del libro
La bisbetica domata - William Shakespeare
La bisbetica domata
Translated by Diego Angeli
Original title: The Taming of the Shrew
Original language: English
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © 1623, 2021 SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788726900545
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.
www.sagaegmont.com
Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com
Personaggi rappresentati nel Prologo
Un SIGNORE.
CRISTOFORO SLY, calderaio.
Un’ OSTESSA, paggi, attori, cacciatori e servi.
Personaggi rappresentati nella Commedia
BATTISTA, gentiluomo di Padova.
VINCENZO, mercante di Pisa.
LUCENZIO, figlio di Vincenzo.
PETRUCCIO, gentiluomo di Verona.
GREMIO corteggiatori di Bianca.
ORTENSIO corteggiatori di Bianca.
TRANIO servi di Lucenzio.
BIONDELLO servi di Lucenzio.
GRUMIO servi di Petruccio.
CURTIS, ecc.servi di Petruccio.
Un PEDANTE. figlie di Battista.
CATERINA figlie di Battista.
BIANCA figlie di Battista.
Una VEDOVA
Un SARTO, un MERCIAIO, servi.
La scena è in Padova, e nella villa di Petruccio in campagna.
PROLOGO.
SCENA PRIMA.
D’innanzi a un’osteria, sull’orlo di una landa.
Entrano l’ Ostessa e Sly.
Sly.
In parola: finirò col pettinarvi la parrucca!
L’Ostessa.
Un paio di manette, canaglia!
Sly.
Siete una bagascia! Gli Sly non sono cana glie. Guardate le cronache: siamo venuti con Guglielmo il Conquistatore. Dopo di che paucas pallabris e lasciate che il mondo giri: sessà!
L’Ostessa.
Non volete pagare i bicchieri che avete rotto?
Sly.
No: nè meno un centesimo. Váttene, per San Gerolamo! Va’ nel tuo letto freddo e cerca di scaldarti.
L’Ostessa.
Conosco io il rimedio: anderò a cercare il secondino.
Sly.
Secondino, terzino o quartino, gli risponderò con la legge: non mi muovo di un pollice, ragazzo mio! Che venga pure e che sia gentile.
Si sdraia sul terreno e si addormenta. Si odono suoni di corni. Entra un Signore reduce dalla caccia, con cacciatori e servi.
Il Signore.
Cura bene i miei cani, o Capocaccia.
Merriman striglia: il povero animale
non ha più fiato. E accoppia con il bracco
dal muso lungo Clowder. Hai veduto,
ragazzo mio, come Silver ha preso
la traccia, oltre la siepe, quando gli altri
l’avean perduta? Non vorrei per cento
lire, perder quel cane.
Il Capocaccia.
Eh, Monsignore,
Belman è buono quanto quello: appena
la traccia era perduta egli si è messo
ad abbaiare e ritrovò durante
il giorno, per ben due volte, la pista.
Credete a me, lo stimo il miglior cane.
Il Signore.
Sei pazzo! Se Eco Fosse un così lesto
corridore, darei ben due dozzine
di Belman. Ma dà lor buon pasto ed abbi
cura di tutti. Intendo di cacciare
dimani nuovamente.
Il Capocaccia.
Sì signore.
Il Signore.
Che cosa è questo? Un morto o un ubriaco?
Guarda un po’se respira.
Il Capocaccia.
Ecco; respira,
signor mio. Se non fosse riscaldato
dalla birra così, sarebbe un letto
assai freddo per tal sonno profondo.
Il Signore.
Oh bestia mostruosa! Sta sdraiato
come una scrofa. O ripugnante morte,
eccoti sotto indegna e disgustosa
immagine. Signori, io voglio fare
una burla a costui. Se si portasse
a letto, avvolto in molli drappi, adorno
di anelli ai diti, un delicato pranzo
accanto a lui, coi servi in bella veste
per servirlo allorchè si fosse desto,
immaginate forse che il pezzente
non scorderebbe quel ch’egli è? Che dite?
Il Primo Cacciatore.
Credete a me, signore, non ha scelta.
Il Secondo Cacciatore.
Gli sembrerà ben strano, al risvegliarsi.
Il Signore.
Sarà come in un lieto sogno, o in una
fantasia vana. Che sia preso, e ordita
sia ben la burla. Nella mia più bella
stanza lo condurrete, decorata
coi miei quadri galanti. Poi con acque
odorose bagnate la sua sporca
cuticagna e bruciate profumati
legni perchè l’appartamento odori.
Fate sì che la musica sia pronta
quando si sveglierà per intuonargli
una dolce e divina melodia.
Uno di voi gli offra un bacii d’argento
colmo d’acqua rosata, in cui sfogliati
siano dei fiori. Se per caso ei parli,
accorrete veloci e dite in atto
di sottomessa ed umil reverenza:
"Che mai comanda Vostro Onore?,, Un altro
il mesciroba gli presenti; un terzo
l’asciugamano damascato, e dica:
"Vuole la Signoria Vostra le mani
rinfrescarsi?,, Qualcuno anche sia pronto
con un ricco vestito e gli dimandi
qual costume vuol mettersi. Ed un altro
gli parli dei suoi cani e del cavallo
e del dolor che la sua dama prova
per la sua malattia. Fatelo certo
ch’egli è stato lunatico, e se dice
d’essere un tale, ditegli che sogna,
perchè un ricco signore egli è soltanto.
Farete questo, o miei bravi signori,
e lo farete gentilmente. Un lieto
passatempo sarà più che ogni dire,
se con grazia e giudizio venga fatto.
Il Primo Cacciatore.
Vi prometto, signor, che noi sapremo
recitare sì ben la nostra parte,
ch’ei crederà pe’l nostro buon volere
d’esser soltanto quel che gli diremo
ch’egli è,
Il Signore.
Pian piano lo si prenda, e a letto!
Poi ciascuno al suo posto pe’l risveglio.
Sly è portato via.
Suono di trombe.
Marrano, corri a veder che vuol dire
questo suono di trombe.
Exit un Servo.
È forse un qualche
nobile gentiluomo. Certamente
vuol riposarsi qui del suo viaggio. —
Ebbene, cosa c’è?
Rientra il Servo.
Il Servo.
Con buon piacere
di Vostro Onore, sono commedianti
che alla Signoria Vostra offrono i loro
servigi.
Il Signore.
Dite pur ch’entrino.
Entrano gli Attori.
Avanti,
amici miei: che siate i benvenuti.
Il Primo Attore.
Ringraziamo Vostro Onore.
Il Signore.
Intendete restar con me, stanotte?
Il Primo Attore.
Se Vostra Signoria voglia accettare
gli uffici nostri.
Il Signore.
Sì, con tutto il cuore. —
Questo ragazzo lo conosco. Un giorno
gli vidi far la parte del figliuolo
maggior di un contadino. — Fu nel dramma
in cui corteggiavate una gran dama
così bene. Ho scordato il vostro nome,
ma senza dubbio quella vostra parte
avete detto assai naturalmente.
Il Primo Attore.
Credo che Vostro Onor parli di Soto.
Il Signore.
Sì, quello, e recitasti a maraviglia.
Bravi, siete venuti a tempo. Appunto
ho una burla tra mano in cui la vostra
sottile arte mi può molto giovare.
V’è qui un signore che vorrebbe udirvi
recitare stanotte, ma non ho
troppa fiducia nel ritegno vostro,
e temo che vedendo quelle sue
strane maniere — poi che quel signore
non ha mai visto recitare — abbiate
a scoppiar dalle risa. E in questo modo
l’offenderete. Perchè debbo dirvi,
signori miei, se vi vedesse solo
sorrider perderebbe ogni contegno.
Il Primo Attore.
Non temete, sapremo trattenerci,
fosse l’uom più ridicolo del mondo.
Il Signore.
Su, messere, conducili in cucina,
e sia ciascun trattato degnamente
e nulla manchi lor di quel che possa
dar la mia casa.
Esce il Servo con gli Attori.
E tu va dal mio paggio
Bartolommeo: digli che indossi i panni
di una gran dama, e fatto