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La bisbetica domata
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E-book186 pagine1 ora

La bisbetica domata

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Info su questo ebook

Battista Minola, gentiluomo di Padova, ha due figlie: la più grande, Caterina, conosciuta per essere acida e scontrosa, e la più giovane, Bianca, al contrario celebre per la sua indole tranquilla e gentile. Prevedibilmente Bianca ha due corteggiatori, Gremio ed Ortensio, mentre Caterina non ne ha nessuno proprio a causa del suo brutto carattere. Quando il padre decide di allontanare Bianca dalla società finché la sorella maggiore non sarà sposata, i due spasimanti decidono di mettersi d'accordo: troveranno, tra tutti i gentiluomini del paese, qualcuno in grado di ammansire l'algida e fiera Caterina? -
LinguaItaliano
Data di uscita2 set 2021
ISBN9788726900545
La bisbetica domata
Autore

William Shakespeare

William Shakespeare is the world's greatest ever playwright. Born in 1564, he split his time between Stratford-upon-Avon and London, where he worked as a playwright, poet and actor. In 1582 he married Anne Hathaway. Shakespeare died in 1616 at the age of fifty-two, leaving three children—Susanna, Hamnet and Judith. The rest is silence.

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    Anteprima del libro

    La bisbetica domata - William Shakespeare

    La bisbetica domata

    Translated by Diego Angeli

    Original title: The Taming of the Shrew

    Original language: English

    Immagine di copertina: Shutterstock

    Copyright © 1623, 2021 SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788726900545

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.

    www.sagaegmont.com

    Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com

    Personaggi rappresentati nel Prologo

    Un SIGNORE.

    CRISTOFORO SLY, calderaio.

    Un’ OSTESSA, paggi, attori, cacciatori e servi.

    Personaggi rappresentati nella Commedia

    BATTISTA, gentiluomo di Padova.

    VINCENZO, mercante di Pisa.

    LUCENZIO, figlio di Vincenzo.

    PETRUCCIO, gentiluomo di Verona.

    GREMIO corteggiatori di Bianca.

    ORTENSIO corteggiatori di Bianca.

    TRANIO servi di Lucenzio.

    BIONDELLO servi di Lucenzio.

    GRUMIO servi di Petruccio.

    CURTIS, ecc.servi di Petruccio.

    Un PEDANTE. figlie di Battista.

    CATERINA figlie di Battista.

    BIANCA figlie di Battista.

    Una VEDOVA

    Un SARTO, un MERCIAIO, servi.

    La scena è in Padova, e nella villa di Petruccio in campagna.

    PROLOGO.

    SCENA PRIMA.

    D’innanzi a un’osteria, sull’orlo di una landa.

    Entrano l’ Ostessa e Sly.

    Sly.

    In parola: finirò col pettinarvi la parrucca!

    L’Ostessa.

    Un paio di manette, canaglia!

    Sly.

    Siete una bagascia! Gli Sly non sono cana glie. Guardate le cronache: siamo venuti con Guglielmo il Conquistatore. Dopo di che paucas pallabris e lasciate che il mondo giri: sessà!

    L’Ostessa.

    Non volete pagare i bicchieri che avete rotto?

    Sly.

    No: nè meno un centesimo. Váttene, per San Gerolamo! Va’ nel tuo letto freddo e cerca di scaldarti.

    L’Ostessa.

    Conosco io il rimedio: anderò a cercare il secondino.

    Sly.

    Secondino, terzino o quartino, gli risponderò con la legge: non mi muovo di un pollice, ragazzo mio! Che venga pure e che sia gentile.

    Si sdraia sul terreno e si addormenta. Si odono suoni di corni. Entra un Signore reduce dalla caccia, con cacciatori e servi.

    Il Signore.

    Cura bene i miei cani, o Capocaccia.

    Merriman striglia: il povero animale

    non ha più fiato. E accoppia con il bracco

    dal muso lungo Clowder. Hai veduto,

    ragazzo mio, come Silver ha preso

    la traccia, oltre la siepe, quando gli altri

    l’avean perduta? Non vorrei per cento

    lire, perder quel cane.

    Il Capocaccia.

    Eh, Monsignore,

    Belman è buono quanto quello: appena

    la traccia era perduta egli si è messo

    ad abbaiare e ritrovò durante

    il giorno, per ben due volte, la pista.

    Credete a me, lo stimo il miglior cane.

    Il Signore.

    Sei pazzo! Se Eco Fosse un così lesto

    corridore, darei ben due dozzine

    di Belman. Ma dà lor buon pasto ed abbi

    cura di tutti. Intendo di cacciare

    dimani nuovamente.

    Il Capocaccia.

    Sì signore.

    Il Signore.

    Che cosa è questo? Un morto o un ubriaco?

    Guarda un po’se respira.

    Il Capocaccia.

    Ecco; respira,

    signor mio. Se non fosse riscaldato

    dalla birra così, sarebbe un letto

    assai freddo per tal sonno profondo.

    Il Signore.

    Oh bestia mostruosa! Sta sdraiato

    come una scrofa. O ripugnante morte,

    eccoti sotto indegna e disgustosa

    immagine. Signori, io voglio fare

    una burla a costui. Se si portasse

    a letto, avvolto in molli drappi, adorno

    di anelli ai diti, un delicato pranzo

    accanto a lui, coi servi in bella veste

    per servirlo allorchè si fosse desto,

    immaginate forse che il pezzente

    non scorderebbe quel ch’egli è? Che dite?

    Il Primo Cacciatore.

    Credete a me, signore, non ha scelta.

    Il Secondo Cacciatore.

    Gli sembrerà ben strano, al risvegliarsi.

    Il Signore.

    Sarà come in un lieto sogno, o in una

    fantasia vana. Che sia preso, e ordita

    sia ben la burla. Nella mia più bella

    stanza lo condurrete, decorata

    coi miei quadri galanti. Poi con acque

    odorose bagnate la sua sporca

    cuticagna e bruciate profumati

    legni perchè l’appartamento odori.

    Fate sì che la musica sia pronta

    quando si sveglierà per intuonargli

    una dolce e divina melodia.

    Uno di voi gli offra un bacii d’argento

    colmo d’acqua rosata, in cui sfogliati

    siano dei fiori. Se per caso ei parli,

    accorrete veloci e dite in atto

    di sottomessa ed umil reverenza:

    "Che mai comanda Vostro Onore?,, Un altro

    il mesciroba gli presenti; un terzo

    l’asciugamano damascato, e dica:

    "Vuole la Signoria Vostra le mani

    rinfrescarsi?,, Qualcuno anche sia pronto

    con un ricco vestito e gli dimandi

    qual costume vuol mettersi. Ed un altro

    gli parli dei suoi cani e del cavallo

    e del dolor che la sua dama prova

    per la sua malattia. Fatelo certo

    ch’egli è stato lunatico, e se dice

    d’essere un tale, ditegli che sogna,

    perchè un ricco signore egli è soltanto.

    Farete questo, o miei bravi signori,

    e lo farete gentilmente. Un lieto

    passatempo sarà più che ogni dire,

    se con grazia e giudizio venga fatto.

    Il Primo Cacciatore.

    Vi prometto, signor, che noi sapremo

    recitare sì ben la nostra parte,

    ch’ei crederà pe’l nostro buon volere

    d’esser soltanto quel che gli diremo

    ch’egli è,

    Il Signore.

    Pian piano lo si prenda, e a letto!

    Poi ciascuno al suo posto pe’l risveglio.

    Sly è portato via.

    Suono di trombe.

    Marrano, corri a veder che vuol dire

    questo suono di trombe.

    Exit un Servo.

    È forse un qualche

    nobile gentiluomo. Certamente

    vuol riposarsi qui del suo viaggio. —

    Ebbene, cosa c’è?

    Rientra il Servo.

    Il Servo.

    Con buon piacere

    di Vostro Onore, sono commedianti

    che alla Signoria Vostra offrono i loro

    servigi.

    Il Signore.

    Dite pur ch’entrino.

    Entrano gli Attori.

    Avanti,

    amici miei: che siate i benvenuti.

    Il Primo Attore.

    Ringraziamo Vostro Onore.

    Il Signore.

    Intendete restar con me, stanotte?

    Il Primo Attore.

    Se Vostra Signoria voglia accettare

    gli uffici nostri.

    Il Signore.

    Sì, con tutto il cuore. —

    Questo ragazzo lo conosco. Un giorno

    gli vidi far la parte del figliuolo

    maggior di un contadino. — Fu nel dramma

    in cui corteggiavate una gran dama

    così bene. Ho scordato il vostro nome,

    ma senza dubbio quella vostra parte

    avete detto assai naturalmente.

    Il Primo Attore.

    Credo che Vostro Onor parli di Soto.

    Il Signore.

    Sì, quello, e recitasti a maraviglia.

    Bravi, siete venuti a tempo. Appunto

    ho una burla tra mano in cui la vostra

    sottile arte mi può molto giovare.

    V’è qui un signore che vorrebbe udirvi

    recitare stanotte, ma non ho

    troppa fiducia nel ritegno vostro,

    e temo che vedendo quelle sue

    strane maniere — poi che quel signore

    non ha mai visto recitare — abbiate

    a scoppiar dalle risa. E in questo modo

    l’offenderete. Perchè debbo dirvi,

    signori miei, se vi vedesse solo

    sorrider perderebbe ogni contegno.

    Il Primo Attore.

    Non temete, sapremo trattenerci,

    fosse l’uom più ridicolo del mondo.

    Il Signore.

    Su, messere, conducili in cucina,

    e sia ciascun trattato degnamente

    e nulla manchi lor di quel che possa

    dar la mia casa.

    Esce il Servo con gli Attori.

    E tu va dal mio paggio

    Bartolommeo: digli che indossi i panni

    di una gran dama, e fatto

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