Otello
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William Shakespeare
William Shakespeare is the world's greatest ever playwright. Born in 1564, he split his time between Stratford-upon-Avon and London, where he worked as a playwright, poet and actor. In 1582 he married Anne Hathaway. Shakespeare died in 1616 at the age of fifty-two, leaving three children—Susanna, Hamnet and Judith. The rest is silence.
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Anteprima del libro
Otello - William Shakespeare
Otello
Translated by Diego Angeli
Original title: Othello
Original language: English
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © 1622, 2021 SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788726900521
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.
www.sagaegmont.com
Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com
DRAMATIS PERSONAE.
IL DOGE di Venezia.
BRABANZIO, senatore.
Altri senatori.
GRAZIANO, fratello di Brabanzio.
LODOVICO, parente di Brabanzio.
OTELLO, nobile Moro al servizio dello Stato di Venezia.
CASSIO, suo luogotenente.
JAGO, suo alfiere.
RODERIGO, gentiluomo veneziano.
MONTANO, predecessore di Otello nel Governo di Cipro.
CLOWN, servo di Otello.
DESDEMONA, figlia di Brabanzio e moglie di Otello.
EMILIA, moglie di Jago.
BIANCA, amante di Cassio.
Marinari, Messi, un Araldo, Ufficiali, Gentiluomini, Musici e personaggi del seguito.
La scena è nel primo atto a Venezia; durante il resto della tragedia in un porto di Cipro.
ATTO PRIMO.
SCENA PRIMA.
Venezia. – Una strada.
Entrano Roderigo e Jago .
Roderigo .
Zitto: non dirmi più così. Ritengo
per cosa molto indegna che tu, Jago,
il quale avesti la mia borsa come
se fosser tuoi i cordoni, possa dire
di questo....
Jago .
Insomma, non volete udirmi.
Se ho mai pensato di una tal faccenda,
aborritemi pure.
Roderigo .
Mi hai detto che lo odiavi.
Jago .
S’io non l’odio
disprezzatemi pure. Di persona
si son da lui recati tre notabili
della città pregandolo di farmi
luogotenente suo. So quanto valgo —
sulla mia fede d’uomo — e son ben degno
di un posto non minore. Ma tenace
egli è nei suoi pensieri e nel suo orgoglio:
dà risposte evasive ed in un gergo
ridicolo e ripieno orribilmente
di certi suoi vocaboli guerreschi.
E, concludendo,
quei protettori miei lascia sospesi.
Però che "Certamente„ ei dice loro
"io mi sono già scelto il mio ufficiale„.
E chi era questo?
un grande matematico, in parola!
un tal Michele Cassio, un fiorentino,
un personaggio quasi condannato
ad una bella moglie, che sul campo
non ha ancora schierato uno squadrone....
e sa della manovra quanto appena
ne può sapere una zitella. Dotto
sol di libri teorici, sui quali
quanto lui può discutere qualunque
leguleio togato. Molta chiacchiera
senza pratica. Questa è tutta quanta
l’arte sua di guerriero. Ma — signore —
egli fu eletto, ed io, che pure ho fatto
sotto i suoi occhi le mie prove a Cipro
e a Rodi e in altre terre cristiane
o pagane, debbo esser sorpassato
e messo indietro da quel tenitore
di conti, da quel facitor di somme.
Egli, in buon punto, è il suo luogotenente
ed io — che Iddio lo benedica — resto
il sottoposto di Sua Altezza Mora!
Roderigo .
Pe ’l cielo! Vorrei essere più tosto
impiccato!
Jago .
Non c’è rimedio: è il danno
del servizio. L’avanzamento è fatto
per amicizie e per protezioni
e non già coi sistemi antichi, quando
il secondo facean seguire al primo.
Ora, signore, giudicate voi
s’io possa ragionevolmente amare
il Moro.
Roderigo .
Allora io non lo seguirei.
Jago .
Oh, signore, aspettate.
Lo seguo per servire i miei disegni
sopra di lui. Noi tutti non possiamo
esser padroni, nè i padroni tutti
posson esser serviti fedelmente.
Avrete visto in gran copia furfanti
umili e pronti a inginocchiarsi, i quali
assetati di loro ossequioso
servaggio, vanno consumando il tempo
come l’asino del padrone loro
unicamente per la greppia, e quando
si fan vecchi li scacciano. Frustatemi
quelli onesti furfanti. Altri, vi sono,
che pur fingendo l’abito ed il volto
del dovere conservan dentro il cuore
la preoccupazion di loro stessi
e ai lor signori la parvenza solo
dell’ossequio gettando, a loro spese
divengon ricchi; poi — quando han guarnito
le proprie vesti — allor si fanno omaggio
da loro stessi. Questi tali han qualche
spirito e son con loro, lo confesso.
Perchè, signore,
come è vero che siete Roderigo,
se fossi Moro esser non vorrei Jago.
Servendo lui, servo me solo. Il cielo
mi è giudice: non per divozione
o per amor, ma sotto quell’aspetto
per mio fine speciale. Poi che quando
si sveleranno i miei visibili atti
e le idee più secrete del mio spirto
con esterna azione, allora il mio
cuor porrò sulla manica, per darlo
in pasto alle cornacchie. Io non son quello
ch’io sono.
Roderigo .
Che fortuna ha dunque l’uomo
dai grossi labbri, se gli è dato in tale
maniera di condursi?
Jago .
Or su, chiamate
il padre suo. Svegliatelo, mettetevi
ai suoi fianchi, sciupategli ogni gioia,
gridate per le strade il nome suo,
irritate i parenti della sposa,
e se bene egli viva sotto un clima
propizio, tormentatelo con ogni
sorta di insetti. Perchè se la sua
gioia sarà pur sempre gioia, almeno
sia da tali tormenti tormentato
che scolorisca un poco.
Roderigo .
Ecco la casa di suo padre: io chiamo.
Jago .
Sì, chiamate: con tale un pauroso
accento e tale un urlo di terrore
come se — per l’incendio e per la notte —
il fuoco fosse segnalato in una
popolosa città.
Roderigo .
Olà Brabanzio! Olà signor Brabanzio!
Jago .
Su, svegliatevi! Olà! Brabanzio, al ladro!
State attento alla vostra casa! ai vostri
beni! alla vostra figlia! Al ladro! Al ladro!
Brabanzio
comparendo a una finestra.
Perchè questo terribile fracasso?
Che cosa accade?
Roderigo .
Signore! È in casa tutta la vostra famiglia?
Jago .
Sono chiuse le porte?
Brabanzio .
E perchè mai
mi dimandate questo?
Jago .
Per Iddio!
Signore, vi han rubato! Abbiate un poco
di pudore: passatevi una veste.
Il vostro cuore è infranto: avete perso
metà della vostra anima. Ed anche ora,
ora, proprio ora un vecchio caprio nero
monta la vostra pecorella bianca.
In piedi, in piedi! A suono di campane
svegliate i cittadini sonnacchiosi
chè altrimenti vi fa nonno il demonio.
In piedi ho detto!
Brabanzio .
Hai perso la ragione?
Roderigo .
Signor, riconoscete la mia voce?
Brabanzio .
No: e chi siete mai?
Roderigo .
Mi chiamo Roderigo.
Brabanzio .
Tanto peggio!
T’avea detto di non avvicinarti
alla mia porta. Con franchezza onesta
mi udisti dir che mia figlia non era
per te. Ed ora come un pazzo, dopo
di aver cenato, saturo di vini
inebrianti, vieni a disturbare
con smargiassate piene di perfidia
la mia quiete....
Roderigo .
Signor, signor, signore!
Brabanzio .
Ma sii certo
che il mio potere e l’ira mia son tali
da farti ancor pentire.
Roderigo .
Pazienza,
buon signore.
Brabanzio .
Che mi parli di furti?
Questa è Venezia e non è la mia casa
un granaio.
Roderigo .
Degnissimo Brabanzio,
io venni a voi con puro e franco il cuore.
Jago .
Insomma, signore! Siete di quelli uomini che ricuserebbero di servire Iddio, se glie lo dicesse il diavolo! Perchè veniamo a rendervi un servizio, ci prendete per mascalzoni e lasciate montare vostra figlia da uno stallone di Barberia. Volete avere dei nipoti che vi nitriscano. Volete avere dei poliedri per cugini, e dei ginnetti per parenti!
Brabanzio .
Che miserabile pagano sei tu?
Jago .
Io sono uno — signore — il quale vi viene a dire che vostra figlia e il Moro, in questo momento stanno facendo la bestia a due schiene.
Brabanzio .
Tu sei un marrano!
Jago .
E voi.... un senatore.
Brabanzio .
Me ne renderai conto! — Vi conosco,
Roderigo!
Roderigo .
Signore, d’ogni cosa
vi saprò render conto. Ma, di grazia:
se è per vostro piacere e con il vostro
saggio consenso — come ormai comincio
a creder —che la vostra bella figlia
a questa inconsueta ora dell’alta
notte è andata con guardia non peggiore
nè migliore di un uomo preso a nolo,
di un gondolier di grossolani abbracci,
di un vizioso Moro, e se tal cosa
a voi fu nota e fu da voi permessa,
allor vi abbiamo fatto un impudente
ed orgoglioso torto. Ma se voi
non sapevate tutto quello, il mio
buon costume mi avverte che ci avete
rimproverato ingiustamente. In questo
caso, non supponete che lasciando
ogni senso di civiltà da parte
abbia voluto ridermi e burlarmi
di Vostra Reverenza. Ha fatto un grave
atto di ribellione abbandonando
il suo dover, la sua bellezza, il suo
spirto, la sua fortuna a un vagabondo,
a uno straniero che ha gironzolato
di qua e di là. Cercate da voi stesso
di sincerarvi subito. Se è in casa
ed in camera sua, fate cadere
su di me la giustizia dello Stato
per avervi, così, tratto in inganno.
Brabanzio .
Battete l’acciarino! Olà! recatemi
una torcia! Chiamate le mie genti!
Un tal fatto non è molto diverso
dal mio sogno ed ormai questa credenza