Fatiche d'amore perdute
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William Shakespeare
William Shakespeare is the world's greatest ever playwright. Born in 1564, he split his time between Stratford-upon-Avon and London, where he worked as a playwright, poet and actor. In 1582 he married Anne Hathaway. Shakespeare died in 1616 at the age of fifty-two, leaving three children—Susanna, Hamnet and Judith. The rest is silence.
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Anteprima del libro
Fatiche d'amore perdute - William Shakespeare
Fatiche d'amore perdute
Translated by Diego Angeli
Original title: Love's Labour's Lost
Original language: English
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © 1609, 2021 SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788726900606
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.
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Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com
DRAMATIS PERSONAE.
FERDINANDO, re di Navarra.
BIRON signori al seguito del Re.
LONGAVILLE signori al seguito del Re.
DUMAIN signori al seguito del Re.
BOYET signori al seguito della Principessa di Francia.
MERCADE signori al seguito della Principessa di Francia.
DON ADRIANO DE ARMADO, spagnuolo.
SIR NATHANIEL, curato.
HOLOFERNES, maestro di scuola.
DULL, constabile.
COSTARD, clown.
MOTH, paggio di Armado.
UN GUARDIACACCIA.
LA PRINCIPESSA DI FRANCIA.
ROSALINA dame d’onore della Principessa.
MARIA dame d’onore della Principessa.
CATERINA dame d’onore della Principessa.
JACQUENETTA, campagnuola.
Signori, persone del seguito, ecc.
La scena è in Navarra.
N.B. Dull, vuol dir balordo, Costard, capoccione, Moth, tignuola.
ATTO PRIMO.
SCENA PRIMA.
Un parco con un palazzo nel fondo.
Entrano Il Re, Longaville , Biron e Dumain .
Il re.
La fama che ciascun mentre che è in vita
cerca ansioso, viva sulle nostre
tombe di bronzo incisa: e d’ogni sua
grazia nella disgrazia della morte
ci sia larga: a dispetto di quell’avido
cormorano che è il tempo, riscattiamo
con uno sforzo di questa esistenza
nostra, un onor capace di smussare
il taglio acuto di sua falce e farci
gli eredi dell’eternità. Per cui
conquistatori valorosi — e voi
tali siete — potete muover guerra
ai vostri affetti ed alle immense schiere
delle brame mondane. Il nostro editto
mantenga tutta la sua forza. Il mondo
stupirà di Navarra; sarà tutta
la nostra corte simile a una piccola
accademia tranquilla e intesa solo
a contemplar l’arte vivente. Intanto
voi tre Biron, Dumain e Longaville
giurate di passar meco tre anni
qual compagni di scuola e prestar fede
agli statuti registrati in questa
schedula. Il vostro giuramento è ormai
cosa fatta: dovete or solamente
firmarlo con i vostri nomi e dopo
con la sua propria man disonorarsi
colui che infranga il più breve di questi
articoli! Se avrete tanto ardire
d’infranger le promesse vostre come
nel farle aveste, orsù dunque firmate
e al vostro patto fedeltà serbate.
Longaville.
Presa è la mia decision: tre anni
passano presto. Se digiuno è il corpo
banchetterà lo spirito. I gran ventri
hanno magro cervel. Con ricchi cibi
la costola più grossa si riduce
ma fra tanto lo spirito fa luce.
Dumain.
Mio diletto Signor, mortificato
è Dumain: i piaceri grossolani
di questo mondo, egli abbandona tutti
di questo mondo ai grossolani schiavi.
All’amore, alle pompe, alla ricchezza
oggi son morto, in sempiterno addio
e in tal filosofia viver vo’ anch’io.
Biron.
Mio caro Sire, solamente posso
amplificar queste proteste loro
avendo immaginato di passare
tre anni qui studiando. Ma vi sono
altre regole strette che pur debbono
esser seguite, qual di non vedere
più donne fino a che tal tempo spiri.
Oso sperar che questo non sia scritto
nel trattato; sì come digiunare
un giorno in ogni settimana ed anche
sol mangiare una volta al giorno. E questo
vo’ sperare che non sia scritto. Come
di non dormir che tre ore per notte
e di non chiuder occhio tutto il giorno
(io, ben uso a dormir tutta la notte
e render notte la metà del giorno!).
E tutto questo spero non sia scritto:
troppo duro sarebbe sopportare
non dormir, studiar sodo e non amare!
IL RE.
Di far queste tre cose avete pur giurato.
Biron.
Questo lo nego, o Sire: io mi sono impegnato
di stare in questa Corte tre anni; solo questo.
Il re.
Già, Biron, questo avete giurato e tutto il resto.
Biron.
Allora fu per giuoco, Sire. Ma per piacere
qual genere di studî, si potrebbe sapere?
Il re.
Imparare a conoscere quel che diversamente
ignoreremmo.
Biron.
Cose ben celate alla mente
dei più, volete dire.
Il re.
In fatti: e questo sia
il compenso allo studio vostro.
Biron.
In parola mia
stando così le cose accetto di giurare
a apprender quel che m’è vietato d’imparare.
Per esempio, lo studio di come a un pranzo innante
possa sedermi quando il pranzo è vietato;
come possa incontrarmi con una bella amante
quando contro il buon senso mi se ne fa un peccato.
O quando avendo fatto un voto troppo duro
mi sia dato d’infrangerlo senza essere spergiuro.
Se l’util dello studio è imparar quel che so
d’ignorare, affermatelo, ch’io non dirò di no.
Il re.
Si oppongono allo studio le delizie sovrane
che avete esposto e rendono schiavi di ben più vane
voluttà i nostri spiriti.
Biron.
Tutte le voluttà
voi le chiamate dunque cose vane? Ecco qua.
L’unica veramente vana è quella che solo
conquisa col dolore, non reca altro che duolo.
Quella che ci costringe a piegar sulle carte
la fronte impallidita per cercarvi del vero
la luce quando questa luce potrà senz’arte
irrimediabilmente render cieco il pensiero.
Luce che cerca luce e luce che traluce
e alle tenebre questa ricerca vi conduce
e prima di trovarla nella notte infinita
divien la luce buia e la vista è smarrita.
Ma cercate più tosto li sguardi a rallegrare
inseguendo altri sguardi più belli! Se abbagliato
ne rimanete, ebbene, vi sapranno guidare
a rendervi la luce di cui vi avran privato.
Lo studio è come il sole del cielo glorioso
che non vuol esser fiso da pupille più fiere:
e poco ha conquistato il grave studioso
se non da qualche libro d’altri, nudo sapere.
I terrestri padrini degli astri sfolgoranti
che ad ogni stella un nome han dato, quali frutti
più grandi ne hanno tratto, nelle notti fiammanti
di quei che vanno e ignorano i loro nomi tutti?
L’eccesso dello studio sol serve un nome a darvi
e ogni padrino un dono simil potrebbe farvi.
Il re.
Come per parlar contro ragion si è bene espresso!
Dumain.
Con tal procedimento, si arresta ogni progresso.
Longaville.
Tu strappa il grano e il loglio lascia crescer lo stesso.
Biron.
Primavera è vicina, se l’oca ha l’uovo emesso!
Dumain.
E con questo?
Biron.
Ogni cosa a suo tempo si esprima.
Dumain.
La ragion vi si perde.
Biron.
Meglio allor per la rima.
Longaville.
Biron è come il gelo invidioso: il morso
suo, della Primavera tocca i figli precoci.
Biron.
E sia, perchè l’Estate non compirebbe il corso
pria che gli augelli avessero da fare udir lor voci?
Di nascita abusiva dovrei dunque gioire?
Non bramo, per Natale, veder rose fiorire,
così come di maggio nelle feste, la neve
non mi piace che torni. Perchè ogni cosa deve
aver suo tempo. È tardi per lo studio. Che importa
di scalare una casa per aprire una porta?
Il re.
Sta bene, andate a casa: e tu Biron addio!
Biron.
Giurato ho di restare con voi, signore mio.
E se ben più di quello che potreste di