L’età dei miracoli
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Info su questo ebook
Può essere una svolta verso la vita così come non l’abbiamo mai conosciuta.
Crescere risveglia in noi la consapevolezza di quanto la vita sia preziosa e fragile e ci spinge a rispondere alla chiamata di Dio per salvare il futuro dell’umanità e del Pianeta.
«Come invecchiamo, invece, dipende da noi. Lo scopo di questo libro è prendere alcune delle problematiche relative a questa fase della vita e guardarle dritte negli occhi, infondere amore in alcuni dei loro punti più terrificanti e vivere quei miracoli che altrimenti potremmo perderci.»
Marianne Williamson
Marianne Williamson
Autrice e speaker di fama internazionale, ha fondato diverse organizzazioni benefiche al servizio dei malati e della fasce più deboli della società.
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Anteprima del libro
L’età dei miracoli - Marianne Williamson
Capitolo Uno
Un lungo e tortuoso cammino
Un giorno ricevetti per posta due videocassette con i filmati di alcuni miei seminari risalenti al 1988. Proposi a mia figlia di guardarli insieme a me, per farle vedere com’era sua madre e che aspetto avesse due anni prima che lei nascesse. Pensavo di farlo per lei, ma ben presto mi resi conto che lo facevo per me. Davanti ai filmati, mia figlia rimase ipnotizzata dall’immagine di sua madre ancora giovane, non oppressa da anni di dolore ma spensierata e allegra sia nel corpo che nello spirito. E anche io ne rimasi in qualche modo rapita.
Una volta, un mio conoscente mi disse: Mi sarebbe piaciuto averti conosciuta quando eri giovane
, poi, vedendomi trasalire, cercò di riscattarsi spiegando che gli sarebbe piaciuto avermi conosciuta quando avevo tutto quel fuoco dentro. E io pensai, senza dirglielo però, Ho ancora tutto quel fuoco!
. In quei filmati colsi il fuoco a cui lui si riferiva, certo, ma capii anche qualcos’altro. Mi resi conto di dover rivendicare quel fuoco per me stessa, un fuoco che il mondo aveva affievolito ma che era ancora mio se volevo. Era vero, non divampava più in superficie, ma non si era neanche estinto del tutto. Restava semplicemente sepolto sotto un cumulo di strati di pesi e delusioni. Il fuoco stesso proveniva da un luogo eterno.
Guardando i filmati dei seminari, fui stupita di vedere mia figlia tanto sorpresa. Non mi ero accorta del fatto che per lei sua madre non fosse una donna spensierata, sempre pronta a stare al gioco, ma anche piena di buon senso. Mi accorsi in quel momento di essere diventata una persona che non sarei dovuta essere: ero sprofondata nelle scure acque psichiche di alcuni anni tormentati e avevo semplicemente abboccato alle bugie sentite in quel periodo.
Quel che mi era successo capita a molti di noi, in un modo o nell’altro. L’età può investirci come un camion e sottrarci il vento della giovinezza. Per anni ci muoviamo come per reazione, come se a definirci fosse quello che non siamo più invece di quello che siamo adesso. Eppure compiamo una metamorfosi lenta, ma inesorabile, verso una nuova fase della nostra vita, diversa, ma che non necessariamente ci offrirà meno di prima. Sta a noi decidere se sarà di più o di meno.
Mi ricordo quando, qualche anno fa, comprai un cd di Joni Mitchell. In copertina c’era un autoritratto della cantante con in mano un bicchiere di vino rosso: rimasi seduta ad ammirare l’immagine per diversi minuti, poi ascoltai i brani e ne rimasi inorridita.
La musica aveva un suono del tutto diverso; non era la Joni che pensavo di conoscere. Oh mio Dio, pensai, ha perso la voce! Quella voce alta e dolce era sparita. Io, che ascoltavo Joni Mitchell da decenni, non riuscivo a riconoscere il suono che sentivo. Per almeno cinque minuti andai avanti a ripetermi nella testa che Joni Mitchell non era più capace di cantare.
Poi cominciai ad ascoltare sul serio, e ovviamente mi accorsi che la voce che non c’era più non poteva competere in magnificenza con quella che aveva preso il suo posto. La sua voce ora rivelava una nuova profondità, un anelito che la voce della vecchia Joni non possedeva. Da qualche parte, tra la sua anima e la sua gola, tra il suo passato e il suo presente, le buone vibrazioni pop avevano creato l’alchimia giusta ed erano diventate arte pura. Melodie leggere e vivaci erano diventate grida profonde e dure, cariche di sentimenti provenienti dal centro delle cose. Joni si era spostata in un luogo pieno di potere che non aveva nulla da invidiare a quello dove stava prima. Lei, che era già eccelsa, ora sembrava una dea.
Il suo percorso e i cambiamenti che ha fatto sono molto importanti per me, data la mia stessa esperienza. Ho cominciato a tenere seminari più di vent’anni fa e a volte la gente mi dice che vorrebbe sentirmi parlare come ai vecchi tempi
. So cosa intende. Ero frivola. Ero divertente. Dicevo le cose come stavano. Ma erano gli anni Ottanta, per l’amor di Dio! È facile essere leggera e allegra se tutto ti sembra leggero e non hai mai provato niente oltre all’allegria. Poi, quando non è più così, quando interi decenni si aggiungono al repertorio personale di dolore e piacere, la voce non può non cambiare.
La domanda è: a questo punto perdiamo la nostra vera voce o la troviamo?
Le stagioni cambiano, ma sono tutte spettacolari. L’inverno è bello quanto l’estate, in natura e dentro di noi. Non dobbiamo diventare meno esigenti con l’età; dobbiamo solo avere esigenze diverse. Quel che conta di più è dove siamo, senza doverci vergognare né scusare per questo. La bellezza dell’autenticità personale può compensare la perdita della bellezza della nostra gioventù. Le mie braccia non sono scolpite come un tempo, ma ora so molto meglio come impiegarle.
Quando avevo vent’anni dicevo sempre sì
: sì, ci vado; sì, lo faccio. Ma con gli anni, ho preso l’abitudine di dire no
: no, non posso farlo perché mia figlia è a casa e devo tornare da lei; no, non posso andarci perché non ho tempo. Era come se avessi smesso di pensare al perché rispondessi così: dicevo no
in automatico a qualsiasi cosa fosse al di fuori della mia comfort zone, la mia nicchia di sicurezza
, tanto che questa ha cominciato a ridursi. Alla fine, ho capito che a una certa età troppi no
sono come un veleno. Se non stiamo attenti, cominciamo a dire di no alla vita stessa. E sono i no
che ci fanno invecchiare.
Le responsabilità della vita adulta spesso ci costringono a concentrarci su quello che ci sta immediatamente di fronte, e in questo senso darsi una calmata
può essere un bene. Ma concentrarsi su una cosa per volta non significa dover restringere il nostro stato mentale. Non possiamo invecchiare bene se perdiamo il senso della meraviglia. Potresti pensare: Ah sì, quel museo. Ci sono già stato.
Ma se vai a rivederlo, ti accorgi che quello che ci hai visto da giovane è solo una minima frazione di quello che i tuoi occhi riescono a cogliere oggi.
Se non teniamo in esercizio il corpo, i muscoli cominciano a rattrappirsi. E se non teniamo in esercizio la mente, anche i nostri atteggiamenti cominciano a farlo.
Niente restringe e limita le esperienze della vita come una capacità di pensiero ridotta: essa limita le nostre possibilità, limita la nostra gioia.
Tutti noi abbiamo visto persone invecchiare in modo doloroso, ma ne abbiamo anche viste altre per cui invecchiare è stata una gioia. È ora di mettersi in testa di invecchiare con gioia, di decidere che la gioia della giovinezza è un buon genere di gioia, ma non è l’unico. In effetti anche sapere che siamo finalmente cresciuti, dopo tutti questi anni, è fonte di gioia.
Un’ondata di nuove possibilità ci sovrasta, mentre un’intera generazione, un tempo piuttosto impertinente, ha raggiunto gli anni della calvizie incipiente e delle ginocchia doloranti. Quel che faremo adesso non è prestabilito, ma è ancora da vedere, e ognuno di noi lo capirà in base a quello che sceglie. Possiamo lasciare che l’età e il caos ci trascinino verso il basso, oppure possiamo lavorare senza paura su un nuovo terreno, esercitando il potere di ciò che la vita ci ha insegnato finora e rivendicando il diritto alla possibilità di redenzione non solo per noi stessi, ma per il mondo