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Risvegliarsi: Superare gli Ostacoli allo Sviluppo del Potenziale Umano
Risvegliarsi: Superare gli Ostacoli allo Sviluppo del Potenziale Umano
Risvegliarsi: Superare gli Ostacoli allo Sviluppo del Potenziale Umano
E-book505 pagine7 ore

Risvegliarsi: Superare gli Ostacoli allo Sviluppo del Potenziale Umano

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Info su questo ebook

In questo suo fondamentale testo, Charles Tart spiega in modo chiaro e preciso cosa significa risvegliarsi spiritualmente. Questo libro, fra le altre cose, è probabilmente la migliore esposizione disponibile degli insegnamenti psicologici e spirituali di G. I. Gurdjieff, il famoso mistico asiatico. È un testo che chiunque abbia a cuore il proprio sviluppo spirituale non mancherà di trovare di grande interesse.
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2017
ISBN9788871835297
Risvegliarsi: Superare gli Ostacoli allo Sviluppo del Potenziale Umano

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    Anteprima del libro

    Risvegliarsi - CHARLES T. TART

    INTRODUZIONE

    Scopo di questo libro è aiutarvi a trovare ciò che pensate di possedere già, ovvero il libero arbitrio, l’intelligenza e l’autocoscienza.

    Immagino che troverete quest’idea alquanto assurda. Vi fornirò degli elementi per dimostrare che quella che chiamate volontà consiste in larga misura in una reazione meccanica determinata da un condizionamento, che la vostra intelligenza è estremamente limitata rispetto alle sue potenzialità, e che non esiste un vero sé che controlli la vita da uno stato di effettiva auto-consapevolezza. Potremo poi valutare in che modo ovviare a questa situazione. Potreste essere molto di più di ciò che siete ora!

    Per introdurre brevemente il problema fin d’ora, vi invito a fare il seguente esercizio. Guardate la lancetta più lunga dell’orologio o, se è digitale, il display dei secondi e prendete mentalmente nota di che ore sono. Poi, facendo appello a tutta la vostra forza di volontà, stabilite che per i prossimi cinque minuti presterete la massima attenzione al movimento della lancetta dei secondi o a qualsiasi cambiamento del display digitale, rimanendo contemporaneamente consapevoli del vostro respiro, e senza pensare ad altro.

    Se non riuscite a usare la vostra forza di volontà e consapevolezza per fare questo semplice esercizio emotivamente inoffensivo, cosa credete di poter fare nello stress della vita reale? Se per i prossimi cinque minuti manterrete costante la vostra attenzione sul display dei secondi e sul vostro respiro senza pensare ad altro, avete un’eccezionale capacità di concentrarvi. Come però dimostrerà questo libro, la concentrazione non basta.

    Provate a fare l’esercizio adesso, prima di continuare la lettura.

    Con la minaccia dell’annientamento nucleare che pende sopra il destino del mondo, siamo tutti d’accordo sul fatto che creare i presupposti per una pace permanente sia il più importante dei compiti che ci attendono. Gli aspetti psicologici e spirituali di tale compito sono più importanti dei più ovvii aspetti politici ed economici, perché in assenza di solide fondamenta psicologiche e spirituali, le nostre cosiddette misure concrete, l’agire politico ed economico, perderanno la loro efficacia.

    Recentemente ho avuto modo di ascoltare le parole di una grande figura spirituale, il Dalai Lama, su come promuovere la pace nel mondo. Il suo discorso mi ha profondamente commosso, perché le parole venivano non solo dalla mente, ma anche dal cuore. Egli ha sottolineato come i conflitti esterni tra le persone e le nazioni nascano da conflitti che molto spesso viviamo dentro di noi, e che non derivano quindi solo da fonti esterne. Certamente dobbiamo adoperarci per eliminare le cause esterne dei conflitti, ma se vogliamo che la pace esterna sia durevole, dovremo costruirla a partire da un solido fondamento interiore di pace individuale.

    A questo incontro hanno parlato diverse altre persone. Subito dopo l’intervento di Sua Santità, una signora ha esposto il punto di vista delle donne sulla pace. Ha parlato di come le donne sono state maltrattate in questa e in altre culture, di come la guerra sia un’attività tipicamente maschile che ferisce le donne, e della necessità che le donne usino il loro potere per fermare le guerre. La sua analisi di come il sessismo sostenga la logica della guerra ha ampliato la mia visione del problema. A livello intellettuale, mi sono trovato d’accordo con tutte le sue osservazioni. Mi sono sembrate chiare, incisive e molto concrete.

    A livello emotivo, tuttavia, era tutta un’altra storia. Molto illogicamente, mi sentivo sempre più in collera con quella donna e con tutto ciò che rappresentava. Anche mia moglie provava la stessa cosa, come del resto tutte le persone del pubblico con cui in seguito abbiamo avuto modo di parlare. Ero turbato dalla mia collera, perché mi pareva una cosa del tutto irrazionale e contraria ai miei stessi sentimenti positivi rispetto alle posizioni femministe.

    Dopo un’attenta riflessione, mi resi conto che mentre il contenuto concettuale di ciò che la donna aveva detto era condivisibile e le faceva onore, il tono emotivo del suo discorso era rabbioso e aggressivo, e provocava automaticamente una risposta emotiva di rifiuto. Queste reazioni emotive condizionate si verificavano nonostante l’accettazione intellettuale. La donna, purtroppo, offriva una dimostrazione del punto fondamentale del discorso di Sua Santità; se non si possiede la pace interiore, ogni tentativo di costruire la pace nel mondo esterno può ritorcersi contro di sé, creando ancora più ostilità che se non si fosse fatto nulla. Questo libro tratta di quegli aspetti del nostro inconscio che distruggono ogni possibilità di ottenere la vera pace.

    Il fatto che io ed altri abbiamo automaticamente reagito arrabbiandoci illustra, ovviamente, un altro aspetto di tutto l’orrore della situazione in cui versa l’umanità. Ci comportiamo in modo troppo meccanico; di fatto, siamo degli automi, un altro punto cruciale di cui tratterà questo libro.

    La nostra discussione sulla condizione umana ruoterà intorno a un’idea fondamentale, ma che viene raramente accettata o compresa: noi tutti siamo addormentati rispetto a come potremmo essere. Viviamo sognando, ipnotizzati; siamo degli automi. Cadiamo in preda alle illusioni credendo di percepire la realtà. La donna che ha parlato dopo l’intervento del Dalai Lama era addormentata, trasognata, ipnotizzata, inconsapevole di come alcune parti di lei contraddicessero e delegittimassero altre parti. La sua condizione è anche la nostra. Dobbiamo risvegliarci alla realtà dei problemi causati dal nostro sé diviso, per andare a scoprire la realtà del nostro mondo, incontaminato dall’ipnosi.

    Questo libro parla del risveglio, che è un passo necessario alla creazione dei presupposti per una pace interiore e una maggiore incisività nel mondo; parla dei processi psicologici e culturali che creano conflitti interiori, delusioni, inutile sofferenza e ostilità, che ci dividono gratuitamente dagli altri, che rendono più profondo il nostro sonno. Solo pochi tra noi si troveranno nella condizione di poter influire in modo decisivo sulla pace nel mondo, ma coltivando le nostre risorse interiori potremo creare uno stato di pace e la capacità di agire con efficacia, sia a livello individuale che nei rapporti con gli altri, e questo atteggiamento potrà diffondersi coinvolgendo sempre più persone. Via via che ci comporteremo in modo meno aggressivo e più sollecito con quanti ci sono vicini, cominceremo ad incidere su quei processi politici che hanno bisogno di nemici per ragioni psicologiche nascoste. È mia speranza che l’aiuto dato alle persone affinché trovino la pace interiore possa contribuire a promuovere la pace nel mondo.

    LA LUCE INTERIORE

    Nella sua Ode: Indizi di immortalità, William Wordsworth descrisse puntualmente una condizione umana oltremodo diffusa. Riconoscere in sé l’esistenza di questa condizione può essere assai deprimente, ma può anche spingere l’individuo a intraprendere un percorso di scoperta:

    Ci fu un tempo in cui i campi, i boschi e i ruscelli,

    La terra e tutto ciò che mi era familiare

    Mi parevano avvolti in una luce celestiale,

    La gloria e la freschezza di un sogno.

    C’è stato un tempo, una condizione, durante la nostra infanzia, in cui erano presenti una vitalità, una freschezza, un ardore, un desiderio e un amore della bellezza capaci di creare il paradiso in terra. La luce è una metafora che rende bene l’idea, una metafora che per certi versi è vera alla lettera. Sfortunatamente, la luce di cui un tempo abbiamo fatto esperienza viene coperta e data per persa. Tornando al punto di vista dell’adulto, Wordsworth lamenta:

    Ora non è più come un tempo.

    Dovunque io volga lo sguardo,

    Sia notte o giorno,

    La luce che ho visto

    Non posso più vedere.

    A nessuno piace avere la sensazione che qualcosa di prezioso sia andato perduto. Di fatto, la vostra personale perdita della luce si ripercuote anche sulla collettività. È quindi necessario fare qualcosa. Riconoscere la perdita può avere un effetto deprimente, ma, al tempo stesso, può spingervi a intraprendere un percorso di crescita. A noi adulti capita di tanto in tanto di avere dei brevi sprazzi di luce, e questo ci stimola a cercarla.

    Molte delle strade seguite si sono rivelate deludenti. Si può soffocare la voce del proprio scontento vivendo con maggiore impeto, per esempio lottando per questioni di ordinaria quantità: per avere più soldi, più potere, più sesso, più fama, più emozioni, più fascino. Potete ottundere il senso di vuoto che provate con l’alcol o altre droghe. Vinti dall’amarezza, potete prendervela con il mondo intero che vi ha sottratto qualcosa di prezioso, anche se non sapete esattamente cosa avete perso. Troppo spesso proviamo risentimento per le persone che possiedono la luce e le aggrediamo solo perché ci ricordano quanto siamo vuoti. Potete cercare di consolarvi con qualche religione che vi dice che un giorno, in una condizione al di là da venire, tutto si aggiusterà, ma il vostro presente rimane vuoto.

    Oppure, potete guardarvi dentro per trovare la luce.

    Sono molti i sentieri percorribili per cercare di arrivare alla luce interiore. Tanto per cominciare, dovrete riconoscere che c’è in voi qualcosa di prezioso che va scoperto, nonostante la nostra cultura ci spinga fortemente a privilegiare il lato esteriore delle cose, a cercare la felicità nel consumo di beni materiali. Ovviamente, dovrete sempre lottare per remare contro la corrente sociale: le persone che si guardano dentro sono pericolose e imprevedibili, perciò la società diffida di loro, le scoraggia e spesso le punisce.

    Percorrendo questi sentieri qualcuno ha trovato la felicità, qualcun altro il disappunto, altri sono andati incontro a piccole delusioni, altri ancora alla pazzia. Ci sono sentieri potenti, altri che forse saranno stati efficaci in passato ma che ormai non funzionano più, mentre altri sono pericolosi. Ce ne sono certi che sono mere parodie di sentieri; alcuni non sono altro che pericolose nevrosi camuffate da sentieri. Qualsiasi vero sentiero richiede coraggio: il coraggio di opporsi alla marea sociale, il coraggio di vedersi quali si è veramente, il coraggio di correre dei rischi. Progredire lungo un vero sentiero costituisce un dono per tutti noi, oltre che una conquista individuale.

    Questo libro rappresenta l’occasione per condividere con i lettori alcune spiegazioni che mi hanno fatto capire perché viviamo separati dalla luce, e alcuni strumenti che hanno aiutato me ed altre persone a cogliere sufficienti bagliori di questa luce da poterle andare incontro. Le concezioni qui esposte sono una combinazione delle mie conoscenze e ricerche psicologiche professionali e dei risultati della mia personale ricerca nell’ambito dei diversi sentieri spirituali tradizionali.

    I miei libri precedenti sono studi scientifici. Sebbene molte delle idee che presenterò hanno una base scientifica che deriva dalla moderna psicologia, la ricerca della luce non può limitarsi a ciò che è stato scientificamente indagato fino ad oggi: La scienza è ancora troppo giovane, troppo specialistica, troppo limitata, e forse non sarà mai in grado di occuparsi di alcuni degli aspetti più importanti della vita umana. Il più profondo significato della vita va trovato adesso, senza rimandare la ricerca nella vaga speranza che un giorno la scienza renderà tutto più facile. Scrivo quindi questo libro sentendomi soprattutto un vostro compagno di viaggio nella ricerca della luce, e solo in secondo luogo in qualità di psicologo.

    Ho inoltre preferito evitare la consuetudine accademica di servirsi di molti riferimenti per avvalorare ogni affermazione: voglio che sperimentiate le cose che sostengo a livello personale, senza lasciarvi impressionare dall’autorevole opinione di chissà quale esperto. In effetti, il materiale di questo libro dovrebbe essere esperito direttamente, come un insieme di conoscenze che vi riguardano di persona. Uno stile più accademico potrebbe forse convincervi intellettualmente che negli altri avvengono determinate cose, ma se fosse tutto qui ciò che trarrete dalla lettura di questo libro, ne sarei deluso.

    La mia formazione tecnica avrà lasciato una sua traccia sul libro, che difatti è costruito in base a un approccio pratico. Sono assolutamente favorevole agli scopi trascendenti ed elevati, ma voglio anche sapere il più concretamente possibile come funzionano le cose. Troverete molte spiegazioni che vi consentiranno di prendere delle misure specifiche per porre rimedio ai nostri comuni problemi.

    Il percorso che presento in questa sede non è La Via: Iddio mi scampi dall’idea di avere il monopolio della verità! Dubito fortemente che esista un unico sentiero valido per tutti. Persone diverse traggono beneficio da percorsi spirituali diversi, anche se l’obiettivo ultimo è uguale per tutti.

    Non so dire quanto praticabile, per gli altri, sia il particolare sentiero che ho seguito. Posso dire però che a me è stato molto utile, e poiché ci saranno molte altre persone che sono simili a me per certe loro caratteristiche importanti, quello che io ho capito di questo percorso potrebbe servire anche a loro. Dato che si tratta di una via che pone l’accento sul fatto di essere nel mondo senza appartenervi, potrebbe rivelarsi particolarmente utile a coloro che non possono o non vogliono rinunciare a vivere una vita normale.

    G. I. GURDJIEFF

    Tra i molti percorsi che ho esplorato, quello denominato la Quarta Via, introdotto in Occidente da George Ivanovic Gurdjieff, è stato quello che mi ha aiutato di più. L’interpretazione che ne ho dato, insieme a qualche ampliamento rispetto al materiale originale, costituisce il nucleo attorno al quale ho costruito questo libro.

    Gurdjieff era un uomo che cercava la luce. Nato ad Alessandropoli, nel Caucaso, tra il 1872 e il 1877, all’inizio del secolo viaggiò in Oriente, in un’epoca in cui un viaggio di quel genere costituiva un’impresa eroica. Studiò con i cristiani, i musulmani, gli indiani, i tibetani e in gruppi esoterici, cercando l’essenza della verità spirituale che era convinto si trovasse nascosta sotto le degenerate forme esteriori della religione convenzionale.

    Si imbatté così in un’enorme quantità di conoscenze teoriche e pratiche per lo più sconosciute al mondo occidentale. Pur desiderando condividere ciò che aveva scoperto, era abbastanza intelligente da rendersi conto che non avrebbe potuto trasmettere le sue scoperte senza modificarle. Ciò che era perfettamente comprensibile agli orientali appartenenti a una certa cultura, avrebbe potuto perdere gran parte della sua efficacia nella civiltà occidentale del suo tempo; egli si adoperò così per mettere a punto un sistema adatto agli occidentali della prima metà del secolo. Gurdjieff morì nel 1946, ma il suo lavoro è tuttora seguito da moltissime persone.

    Gurdjieff dichiarò che il suo lavoro si basava essenzialmente sugli sforzi consapevoli di una scuola segreta di saggi, una scuola che secondo alcuni sarebbe la leggendaria Fratellanza Sarmouni. È un’idea che mi affascina, perché voglio credere che esistano realmente delle persone sagge ed evolute che cercano di aiutare il resto dell’umanità a crescere spiritualmente. Abbiamo sicuramente bisogno di persone del genere! Non so se queste scuole segrete di saggezza esistano davvero, ma per quanto riguarda gli obiettivi di questo libro, la cosa non ha importanza. Come psicologo dotato di una conoscenza sia pratica che teorica della mente umana, e sulla base di quel poco che ho imparato nei miei tentativi di trovare la luce, posso dire che Gurdjieff traccia un quadro molto accurato della condizione umana e che molte delle tecniche da lui indicate per lavorare su se stessi sono davvero ingegnose ed efficaci. Per questo vale la pena di condividerle.

    Dopo la morte di Gurdjieff, nacquero svariati gruppi il cui intento era diffondere le sue idee e il suo lavoro. Come purtroppo è inevitabile che accada, quasi tutti questi gruppi tendono a credersi depositari del vero insegnamento, mentre gli altri sarebbero, nel migliore dei casi, scimmiottatori bene intenzionati che fanno perdere tempo alla gente oppure, nel peggiore, dei ciarlatani che fingono di liberare le persone e che invece fanno loro del male. Di certo è che il lavoro di Gurdjieff si presta abbastanza ad essere arbitrariamente manipolato, e di questo discuteremo nel Capitolo 22. Desidero però non lasciarmi invischiare in questo genere di polemiche incentrate sulla questione della purezza dottrinale, e nel momento in cui io stesso espongo le idee di Gurdjieff, non avanzo alcuna pretesa di purezza.

    Questo libro si basa sulla mia comprensione delle idee di Gurdjieff relative alla psicologia. Qualche volta, quando ho ritenuto che le mie idee o le scoperte della moderna psicologia fossero utili, me ne sono servito per ampliare il punto di vista di Gurdjieff. Ho volutamente trascurato alcune sue idee, soprattutto relative alla cosmologia, sia perché non nutro molta fiducia nella comprensione che ne ho, sia perché non so fino a che punto siano valide. Gurdjieff era un genio, ma anche i geni, come tutti, possono sbagliarsi. Se troverete che le idee e le tecniche presentate in questo libro sono utili alla vostra personale ricerca della luce, bene. In tal caso vorrete forse affrontare altri testi scritti da Gurdjieff stesso o che lo riguardano. Nella prima appendice troverete alcune utili indicazioni bibliografiche. Alla fine, però, la vera conoscenza non può venirci da altri, che tutt’al più possono offrirci degli stimoli. Dobbiamo sviluppare da soli il nostro sapere.

    Considerate le idee e le pratiche qui proposte come degli spunti. Se sono in sintonia con qualcosa che è dentro di voi, provatele. Trovano una collocazione nel quadro della vostra esperienza personale? Contribuiscono ad ampliare le vostre concezioni? Hanno bisogno di qualche modifica? Stimolano i lati migliori o peggiori della vostra personalità? Alcune di esse andrebbero forse respinte? Come Gurdjieff ha sottolineato, non dovreste credere a nessuno dei suoi insegnamenti e neppure, aggiungerei, alla mia interpretazione degli stessi. Se le idee e le pratiche suggerite vi sembreranno interessanti, mantenete un atteggiamento di apertura finché riterrete di averne compreso i principi di base, e poi mettetele alla prova. Se su di voi funzionano, lavorateci su e andate avanti.

    Un uomo la cui vita era piuttosto grigia e poco salutare cominciò a rendersi conto della sua situazione e decise che avrebbe coltivato fiori stupendi e verdure nutrienti nel suo giardino. Non aveva le idee troppo chiare sul da farsi, perciò si recò presso un negozio vicino a casa e si guardò attorno. C’erano confezioni di sementi con sopra immagini meravigliose di fiori bellissimi e verdure rigogliose, e scatole e barattoli di fertilizzanti. Ovviamente, gli parve che questi facessero al caso suo.

    Mentre si accingeva a comprarne, capitò lì un suo amico più saggio di lui e gli chiese che cosa avesse in mente. Dopo averlo ascoltato, questo amico, che aveva visto il giardino dell’uomo, non poté fare a meno di dargli dei consigli: Il tuo obiettivo finale è davvero buono, ma io ho visto il tuo giardino: è già fertile ed è invaso dalle erbacce. Per un bel po’ di tempo non ti serviranno semi e fertilizzanti; devi prima informarti su come riconoscere le erbacce e ti serviranno degli attrezzi per estirparle. Se usi subito i semi e il concime, le erbacce prolifereranno ancora di più e le verdure e i fiori moriranno soffocati.

    Preferirei scrivere solo di fiori e di nutriente verdura ma, da vecchio coltivatore di erbacce, ho imparato quanto sia importante la sarchiatura. Questo libro parla della ricerca della luce, ma riserva anche un ampio spazio al problema di come riconoscere e affrontare la malerba del sonno, dell’ipnosi, delle difese e simili che assorbono tutta l’energia soffocando il nostro lato più profondo. Mi dispiace che tanta parte del libro sia dedicata alle cause e alla precisa natura della stupidità e della sofferenza del genere umano, ma lo scopo è quello di preparare il terreno alla coltivazione della luce. Sono certo che dall’uomo di scienza al mistico, chiunque sia in cerca della verità troverà utile questo libro. Abbiamo tutti parecchie erbacce da estirpare.

    Il libro è suddiviso in tre sezioni principali. La prima tratta brevemente della natura dell’illuminazione e della possibilità di attingere alle risorse dei vari stati di coscienza per giungere a una piena evoluzione. La seconda esamina in dettaglio il problema delle erbacce, degli automatismi e dei meccanismi di difesa che ci tarpano le ali. La terza riguarda le tecniche di sarchiatura e alcuni degli effetti che potrebbero derivarne.

    Esiste una luce interiore, una pace interiore che è possibile trovare. È possibile risvegliare la mente al punto che la coscienza ordinaria, in confronto, sembra uno stato di sonno. Questo avrà l’effetto di accrescere, e non di diminuire, la vostra incisività nel mondo quotidiano, consentendovi anche di rapportarvi agli altri con maggiore attenzione e autentica compassione. Io l’ho constatato di persona, non vi ho solo riflettuto. So che porta a una pace interiore che facilita anche quella con il mondo esterno e sono felice di poter condividere con voi questa conoscenza.

    Parte Prima

    LE POSSIBILITÀ

    1

    STATI DI COSCIENZA E ILLUMINAZIONE

    Questo libro parla di illuminazione e stati di coscienza, dei metodi da impiegare per perseguire un importante aspetto dell’illuminazione e, in particolare, degli ostacoli che ci relegano in una buia condizione di ignoranza.

    I termini stati di coscienza e illuminazione sono nuovi alla nostra cultura. Sebbene gli esperimenti relativi agli stati alterati di coscienza e il desiderio di illuminazione abbiano assunto molta importanza nella vita di alcune persone, i concetti associati a questi termini non sono quasi mai sufficientemente chiari. Di fatto, essi sono oggetto di una mistificazione gratuita che interferisce con la crescita personale e la capacità di comprensione, per cui questo capitolo sarà dedicato al chiarimento di cosa si intenda quando si parla di stati alterati di coscienza e di illuminazione. Otterremo così una visione d’insieme circa le nostre possibilità, acquisendo inoltre un quadro complessivo degli ostacoli che incontreremo evolvendoci verso la piena realizzazione del nostro potenziale. Questo ci sarà d’aiuto via via che ci addentreremo nella spiegazione dettagliata degli ostacoli all’illuminazione di cui tratta la parte successiva del libro.

    In questo capitolo affronterò tre concetti fondamentali: cosa si intende per illuminazione? Cosa sono gli stati alterati di coscienza? In che modo tali stati possono essere utilizzati per favorire la crescita verso l’illuminazione?

    GLI STATI DI COSCIENZA

    Cominceremo definendo più precisamente ciò che intendiamo per stato di coscienza. L’espressione viene comunemente e impropriamente usata per indicare qualsiasi cosa di cui si faccia esperienza in un dato momento. Così, quando mangiate un biscotto, vi trovate in uno stato di coscienza caratterizzato dal sapore di biscotto. Se poi vi mettete a pensare a un vostro problema finanziario, sarete in uno stato di coscienza finanziario, e così via. Questo è però troppo vago perché l’espressione conservi una qualche utilità. Nel mio libro Stati di coscienza, propongo di riservare il termine stato ad alterazioni importanti del modo in cui funziona la mente.(1)

    Per esempio, se vi chiedessi: In questo momento state forse facendo esperienza di uno stato onirico, state solo sognando di leggere questo libro e presto vi sveglierete nel letto di casa vostra?, non mi aspetterei di sentirvi rispondere di sì. È vero che è anche capitato che qualcuno alzasse la mano quando ho fatto questa domanda in qualche affollata conferenza, ma si trattava sempre di persone che amavano i giochi di parole. Se avessi chiesto a una di loro di scommettere cinquanta dollari che entro cinque minuti si sarebbe svegliata dal sogno trovandosi nel proprio letto, di sicuro avrebbe ammesso di sapere perfettamente che non era un sogno.

    Ciò che mi preme sottolineare è che noi tutti distinguiamo i vari stati di coscienza affidandoci al buonsenso. Di solito la nostra mente funziona secondo un modello che possiamo esaminare e quindi classificare. Se esaminate il vostro in questo momento, vi renderete conto che non si tratta del modello di funzionamento mentale che in genere chiamate sogno. Vi sembrerà piuttosto il modello che conoscete come stato di veglia o di coscienza ordinaria. La differenza è abbastanza evidente e per la stragrande maggioranza delle persone sognare o essere svegli sono due cose distinte.

    Per essere più precisi, nell’ambito del mio approccio sistemico alla comprensione degli stati alterati, ho definito uno stato di coscienza discreto per un dato individuo (le differenze individuali sono molto importanti) come una configurazione o un sistema unici formati da strutture o sottosistemi psicologici. Le componenti o gli aspetti della mente che possiamo distinguere a scopo analitico (come la memoria, i processi di valutazione cognitiva, e la funzione che determina il senso di identità) sono organizzati in un certo tipo di sistema o modello, che costituisce uno stato di coscienza. La natura del modello e gli elementi che lo costituiscono determinano ciò che si può o non si può fare quando ci si trova in tale stato. Nel sogno, volare per un atto di volontà è senz’altro possibile. Non vorrei dire che questo sarebbe assolutamente impossibile in uno stato di coscienza consensuale, ma di certo non sarebbe facile!

    Uno stato di coscienza è un processo dinamico; certi suoi aspetti mutano costantemente nei particolari anche quando il modello complessivo risulta inalterato. Il contenuto specifico dei miei ultimi pensieri, per esempio, è cambiato da un pensiero all’altro, ma ognuno di loro ovviamente si manifesta come parte di un tutto che io definisco il mio stato di coscienza ordinario. Mi capita di pensare a un particolare stato come se fosse un giocoliere che lancia diverse palline facendole ruotare in cerchio: le palline si muovono continuamente, ma il tracciato che formano rimane circolare.

    In un mondo che cambia, il modello di uno stato di coscienza rimane costante. Le strutture che operano all’interno di uno stato di coscienza discreto costituiscono un sistema in cui le singole parti, le strutture psicologiche, producono le une sulle altre un’azione stabilizzante per mezzo del controllo esercitato dalla retroazione, così che il sistema [lo stato di coscienza discreto] conserva il suo modello funzionale complessivo nonostante le modifiche dell’ambiente.(2) Se io in questo momento fossi fisicamente presente accanto a voi, e improvvisamente battessi le mani, vi farei trasalire. Interverrebbe allora un cambiamento nell’ambiente e a livello del vostro funzionamento mentale momentaneo, ma è assai improbabile che entriate all’improvviso in una sorta di trance, che raggiungiate l’illuminazione, che perdiate i sensi o cose del genere. Il vostro stato di coscienza mantiene dunque la propria integrità in un mondo che cambia.

    Uno stato si dice alterato se si differenzia in via discreta da uno stato di base che serve da termine di confronto. Poiché in genere utilizziamo lo stato di veglia ordinario come modello comparativo, anche la fase onirica del sonno costituirebbe uno stato alterato di coscienza; altri esempi noti a tutti sono lo stato ipnotico, gli stati indotti da sostanze psicotrope come l’alcol, quelli causati da forti emozioni come la rabbia, il panico, la depressione, l’esaltazione euforica(3) e quelli indotti dalle pratiche meditative.(4)

    Il mio interesse personale per gli stati alterati di coscienza è cominciato quando ero ancora bambino. Andando indietro con la memoria, non ricordo un tempo in cui la mia vita onirica non sia stata reale e vivida. I miei genitori, in quanto normali rappresentanti di questa cultura, mi insegnavano che i sogni non erano veri e che non dovevo farci caso, ma la mia esperienza diretta contrastava con questo punto di vista, tipico dell’Occidente. Come poteva la gente ignorare aspetti della vita tanto reali? Perché dimenticavo i sogni così facilmente? Cosa potevo fare per migliorare la qualità della mia vita onirica? C’era una questione che più delle altre stuzzicava la mia curiosità: nei sogni, con un certo atto di volontà, potevo volare: perché non riuscivo a utilizzare quello stesso atto di volontà nello stato di veglia in modo da volare anche qui?

    IL POTERE DEGLI STATI ALTERATI DI COSCIENZA: L’IPNOSI

    Il mio interesse infantile per i sogni è stato uno dei fattori che hanno determinato la mia scelta di diventare psicologo, e molti dei miei primi lavori di ricerca riguardavano proprio l’attività onirica. Lo stato alterato che mi colpì maggiormente all’inizio della carriera di ricercatore, tuttavia, fu l’ipnosi, che illustra molto bene l’enorme potere degli stati alterati nel modificare la nostra percezione della realtà. (Ci occuperemo in dettaglio di ipnosi nel Capitolo 9, dato che questo è un argomento molto rivelatore rispetto ai problemi della coscienza ordinaria).

    Per indurre lo stato ipnotico, mi mettevo a sedere con un volontario disposto a farsi ipnotizzare. Presumibilmente eravamo entrambi persone normali; con gli occhi vedevamo intorno a noi la stessa stanza che vedevano gli altri e presumo che con le orecchie udissimo i suoni ordinari e reali presenti nella stanza. Col naso sentivamo gli odori che c’erano ed eravamo consapevoli della presenza fisica degli oggetti che occupavano la stanza.

    Poi cominciavo a parlare con il soggetto. I ricercatori chiamano questo tipo di espressione orale procedimento di induzione ipnotica, ma a prescindere dalla particolarità della definizione, in pratica si tratta semplicemente di parlare. Al soggetto non veniva somministrata alcuna sostanza psicotropica, non lo si collocava in un ambiente speciale, non si agiva in alcun modo sul suo cervello dall’esterno, eppure nel giro di venti minuti ero in grado di cambiare drasticamente l’universo in cui viveva.

    Bastava qualche parola, e il soggetto non riusciva più a sollevare il braccio. Qualche altra parola e aprendo gli occhi vedeva delle cose che nessun altro vedeva o, con la suggestione appropriata, un oggetto reale bene in vista nella stanza gli diventava invisibile.

    Un’altra suggestione ancora e il soggetto faceva un sogno, a volte altrettanto o ancora più vivido dei sogni notturni. Un’altra suggestione e il soggetto dimenticava il presente e aveva di nuovo cinque anni, provava ciò che provava allora, comportandosi come faceva a quell’età. Un’altra suggestione e, una volta risvegliato, non ricordava niente di quanto era successo durante l’ipnosi.

    Una sensazione così basilare come il dolore poteva essere cancellata. Nonostante lo abbia visto innumerevoli volte, c’è un test, che abbiamo chiamato dell’anosmia per l’ammoniaca che ogni volta mi lascia stupefatto. Questo test prevedeva che dicessi al soggetto che non poteva sentire più alcun odore. Dopodiché prendevo una bottiglia di comune ammoniaca e gliela mettevo a un paio di centimetri dal naso chiedendogli di annusare bene. L’odore di ammoniaca non solo è molto pungente, ma provoca anche un’intensa sensazione di dolore, come se le narici prendessero fuoco. Il soggetto sotto ipnosi, di solito una persona normale, annusava inspirando con forza mentre io non potevo fare a meno di indietreggiare. Nessuna reazione. Niente occhi lacrimanti e nessuno scarto all’indietro della testa, né alcun altro tipo di reazione. Ha sentito un odore?. No. A quei lettori che desiderassero rinfrescarsi la memoria dell’odore dell’ammoniaca, consiglierei di cominciare con un’annusatina molto leggera!

    È opinione comune che viviamo nel mondo reale e che lo percepiamo essenzialmente quale è. Il libro che avete in mano è reale, ha concretezza fisica perché è un oggetto fisico, leggete le parole che vi sono impresse perché ci sono davvero. Tuttavia, questa realtà di senso comune può scomparire per effetto di una produzione verbale di pochi minuti. Il libro che avete tra le mani potrebbe scomparire del tutto, potrebbe sembrarvi morbido invece che duro, e le parole ora scritte in italiano potrebbero trasformarsi in un guazzabuglio incomprensibile. Possiamo allora dare per scontato il buonsenso della coscienza ordinaria?

    CHE COS’È L’ILLUMINAZIONE?

    C’è una parte della mia mente che è molto divertita dall’idea di parlare della natura dell’illuminazione. Che presunzione! Non è forse l’illuminazione qualcosa che solo gli esseri sovrumani possiedono e comprendono? Cosa può avere mai da dire a tale riguardo uno psicologo occidentale?

    Come spiegherò più avanti, molti dei più importanti aspetti dell’illuminazione sono di natura non verbale. Le parole non riescono a catturare l’essenza di questa forma di conoscenza. Inoltre, l’illuminazione comporta certi tipi di conoscenza, una conoscenza caratteristica di uno stato specifico, che non può essere adeguatamente compresa nel nostro stato di coscienza ordinario, un altro punto, questo, su cui mi soffermerò in seguito. Intanto eccoci qui, in questo momento, a usare delle parole in uno stato di coscienza ordinario. È certamente sciocco, in un certo senso, usare parole per parlare dell’illuminazione. Tuttavia, nel nostro stato ordinario le parole possono esserci utili per pensare all’illuminazione, soprattutto se facciamo attenzione a non confondere le parole con la realtà di fatto. Tenendo presente questo avvertimento, passeremo ora a considerare alcuni aspetti relativi alla natura dell’illuminazione, mentre in seguito vedremo in che modo gli stati alterati di coscienza rientrino in questo quadro.

    Tanto per cominciare, trovo utile pensare all’illuminazione come al continuum di uno sviluppo e non come a uno stato che o c’è o è del tutto assente. Se invece la si considera unicamente come un approdo finale a noi totalmente incomprensibile, che non prevede alcuna tappa intermedia, parlarne o anche occuparsene in qualsiasi modo, diventa molto difficile. Rispetto a noi altri, un pilota è illuminato riguardo alla guida degli aeroplani, ma non ha ottenuto tale risultato con un tocco di bacchetta magica; egli ha studiato a lungo seguendo un cammino che dalla totale oscurità circa il volo lo ha portato gradualmente a imparare il mestiere. Pensando che l’illuminazione avviene per gradi, possiamo considerarla un processo in divenire e non solo uno stato finale.

    All’interno di questo continuum dell’illuminazione, ci sono tuttavia dei salti, creati dagli stati alterati, ed è qui che il tipo di conoscenza caratteristica di uno stato specifico diventa importante.

    Il fenomeno della conoscenza legata a stati specifici è importante per capire il motivo per cui una completa illuminazione implichi necessariamente l’accesso a stati alterati di coscienza. Trovandovi in un particolare stato di coscienza potreste avere accesso a certi tipi di conoscenza che quando siete in altri stati di coscienza avete difficoltà a capire e/o ad averne una più profonda comprensione. Perciò, senza fare esperienza di un determinato stato, non riuscirete a capire certe cose fino in fondo. Se è vero che questi esempi di conoscenza legata a stati specifici sono importanti, senza di essi la vostra vita risulterà impoverita: dovrete accontentarvi di averne una visione parziale e spesso distorta, basata sulla descrizione che ne fanno gli altri.

    Considerate una persona priva di educazione e di talento musicali che senta per la prima volta una sinfonia. Questa potrebbe avere su di lei un forte impatto emotivo, e in seguito la persona in questione potrebbe raccontare agli amici che la sinfonia era molto bella e commovente e ricca di suoni. Questo tipo di descrizione equivale al racconto di qualcuno che vi dicesse come in uno stato alterato abbia avuto un’esperienza diretta dell’Amore Infinito che si trova al centro dell’universo! Detto così fa una certa impressione, ma non è niente di preciso o di utile se il vostro obiettivo è quello di riprodurre i suoni della sinfonia.

    Ora immaginate invece che un musicista con alle spalle anni di studio senta la stessa sinfonia. Oltre ad esserne commosso, egli sarà in grado di descriverla (per lo meno ad altri musicisti) in precisi termini di note, chiavi e movimenti e persino scriverla con una notazione musicale tanto puntuale che gli altri musicisti potranno eseguire la sinfonia riproducendo quasi esattamente la versione originale. Il musicista ha della sinfonia una comprensione molto più grande (di tipo specialistico) rispetto all’ascoltatore sprovveduto. La conoscenza del musicista è analoga alla conoscenza legata a uno stato specifico. Similmente, colui che in uno stato alterato di coscienza ha fatto personalmente esperienza di un certo tipo di conoscenza, ne avrà una maggiore comprensione rispetto a una persona la cui mente non ha mai funzionato in tale modalità. La lettura di un’analisi filosofica retrospettiva relativa a un’esperienza mistica di fusione con l’universo, per esempio, può essere stimolante dal punto di vista intellettuale, ma difficilmente offrirà un nuovo fondamento alla vostra vita, come è invece probabile che sia accaduto alla persona che ha vissuto direttamente quell’esperienza di fusione.

    In questo capitolo concentrerò l’attenzione sulla conoscenza caratteristica di uno stato specifico che possa rivelarsi utile ai nostri scopi, senza sollevare questioni relative alla sua validità. Come considerazione pratica dovremmo tuttavia tenere presente che solo perché qualcosa ci appare inequivocabilmente vero in un certo stato alterato, ciò non significa che necessariamente lo sia. Qualsiasi tipo di conoscenza, proveniente sia dalla coscienza consensuale sia da uno stato alterato, andrebbe vagliato, ogni qualvolta ciò sia possibile, alla luce dell’intero bagaglio delle nostre conoscenze. In ogni stato è infatti possibile incorrere in seducenti illusioni.

    DATI DI PARTENZA

    Ci sono alcune cose che considererò come dati di fatto nel nostro discorso sull’illuminazione, anche se ognuna di esse potrebbe essere studiata a fondo in altri contesti.

    La consapevolezza esiste

    Prima di tutto, la consapevolezza esiste. La nostra fondamentale capacità di vivere determinate esperienze, di sapere che esistiamo, di essere consapevoli delle cose, non è mai stata spiegata in modo soddisfacente in altri termini. L’attuale scienza occidentale è incline a ipotizzare che la consapevolezza verrà spiegata come una funzione cerebrale, il che la ridurrebbe a nient’altro che un atto del cervello, ma tale ipotesi è un esempio della fede e della moda attuali, e non di un modo accettabile di fare scienza. Di fatto, la scienza stessa può anche essere considerata come una delle tante conseguenze degli atti di consapevolezza, e mai ci aspetteremmo che la parte fosse in grado di spiegare il tutto.

    Forse non riusciremo mai a spiegare la consapevolezza, ma possiamo comunque essere consapevoli: questo è un assioma.

    La coscienza simula l’ambiente

    In secondo luogo, la coscienza, termine con cui intendo quel sistema percettivo, cognitivo ed emotivo enormemente complesso, automaticizzato e condizionato che normalmente viviamo come nostra mente, ha nella simulazione dell’ambiente una delle sue funzioni primarie. La coscienza, in particolare nei suoi aspetti percettivi, crea una percezione interna del mondo esterno che ci permette di avere una buona mappa del mondo e del posto che vi occupiamo.

    La maggior parte di voi avrà visto delle immagini di simulatori di volo. Si tratta di apparecchiature che vengono utilizzate per istruire i piloti. Si può preparare un pilota facendogli leggere delle istruzioni e mettendolo poi ai comandi di un vero aeroplano. Questo è un ottimo sistema, ma è molto costoso. Se il pilota commette un errore, l’aereo finisce per schiantarsi. Addio allievo pilota e addio aeroplano. Invece di rischiare vita e aereo, si può fare entrare il pilota in uno speciale cubicolo che dall’interno sembra esattamente l’abitacolo dell’aereo che il pilota sta imparando a guidare. Quando aziona i comandi per avviare i motori del simulatore, sente il rumore, le vibrazioni e legge sui vari strumenti le indicazioni relative ai giri/min., alla temperatura, alla pressione dell’olio, e via dicendo. Guardando fuori dal finestrino dell’abitacolo vede davanti a sé una pista e un aeroporto, lo

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