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Studi sul canone
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E-book203 pagine3 ore

Studi sul canone

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Il problema del canone date le continue trasformazioni culturali e le diverse prospettive e correnti critiche, le fluttuazioni del mercato editoriale, i media, che influenzano e differenziano al suo interno anche il solo canone accademico, lo spostamento dei confini tra letteratura "alta" e "bassa", la commistione dei generi, le trasmodalizzazioni da un medium all'altro, in un processo tanto vitale quanto multiforme è tra i più dibattuti in ambito letterario soprattutto negli ultimi due decenni, in cui, fattori politici, economici e sociali hanno determinato in modo incisivo cambiamenti spesso radicali. L'idea di un corpus di opere comprendenti i "classici" della letteratura, che rappresentino il momento più alto della storia letteraria dell'Occidente, è stato contraddetto e scalzato da una serie di orientamenti critici e culturali che, a partire dagli Anni Sessanta, si sono affermate in scuole e università.
LinguaItaliano
Data di uscita22 nov 2021
ISBN9788878530195
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    Anteprima del libro

    Studi sul canone - Mirella a cura di Billi

    INTRODUZIONE

    Mirella Billi

    Great art works are unable to lie.

    Thedore Adorno

    Questo volume nasce dal lavoro di ricerca condotto nel corso del Dottorato di Ricerca su Revisione e ricostituzione del canone letterario da me coordinato, da docenti e dottorandi di Anglistica della Facoltà di Lingue dell’Università della Tuscia.

    Il problema del canone- o piuttosto dei canoni, date le continue trasformazioni culturali e le diverse prospettive e correnti critiche, le fluttuazioni del mercato editoriale, i media,che influenzano e differenziano al suo interno anche il solo canone accademico, lo spostamento dei confini tra letteratura alta e bassa, la commistione dei generi, le trasmodalizzazioni da un medium all’altro, in un processo tanto vitale quanto multiforme – è tra i più dibattuti in ambito letterario soprattutto negli ultimi due decenni, in cui, oltre alle trasformazioni cui si è appena accennato, fattori politici, economici e sociali hanno determinato in modo incisivo cambiamenti spesso radicali.

    L’idea di un corpus di opere comprendenti i classici della letteratura, che rappresentino il momento più alto della storia letteraria dell’Occidente, ritenuto ancora da alcuni come eterno, universale e soprattutto immutabile [1] , è stato contraddetto e scalzato da una serie di orientamenti critici e culturali – tra cui il femminismo, il multiculturalismo, la cultura popolare, le teorie letterarie relativistiche - che , a partire dagli Anni Sessanta, si sono affermate in scuole e università [2] .

    Anche nel passato non sembra essere esistito un canone letterario fisso e stabile [3] , dati i condizionamenti, sempre esistiti, dei vari contesti culturali, della situazione sociale e materiale, nonché, come nel presente, dalle modalità della produzione letteraria, della sua distribuzione e ricezione. Il XVIII secolo in Inghilterra, ad esempio, accostato da Joseph Levine [4] all’Umanesimo italiano, secolo di grandi trasformazioni culturali, tra le quali, particolarmente pertinenti alla letteratura, il sorgere dello scrittore e del critico professionista, lo sviluppo della critica letteraria insieme a quello di una sorta di industria editoriale, e il formarsi e l’estendersi di un nuovo pubblico di lettori, pur nello studio e addirittura nella venerazione dei classici, vede l’affermarsi della letteratura in lingua inglese e la formazione di un canone letterario in cui si esprimevano l’identità e il carattere nazionali. La letteratura inglese viene infatti studiata insieme ai classici e assume un valore paritetico a questi, e il canone letterario si trasforma conseguentemente secondo ideali, valori e priorità connesse con un’identità nazionale condivisa e con una cultura comune, di cui riflette i mutamenti e il progresso.

    Anche in passato, inoltre, il concetto di canone si contrappone a quello di controcanone, e di una varietà molteplice di canoni e sottocanoni, frutto di una complessità culturale che non è soltanto della modernità.

    Per questo, nel corso del Dottorato, lo studio del canone, nelle sue prime fasi, si è concentrato proprio su quella che si può definire la sua Storia, indispensabile per capire, attraverso il passato, processi e evoluzione del presente. La consultazione, oltre che la lettura di singole opere e la (ri)collocazione di autori del passato anche attraverso il dibattito critico coevo, di storie letterarie e di antologie, ha contribuito a individuare la ragione di percorsi e prospettive, prima di affrontare aspetti legati alla contemporaneità e di verificare le trasformazioni avvenute e le loro molteplici motivazioni, che sono state oggetto non solo di studio e argomento di esercitazioni, ma di vivaci analisi e dibattiti nel corso delle lezioni.

    Il lavoro si è poi concentrato sugli anni più recenti, a partire dagli Anni Ottanta che hanno visto allargarsi e approfondirsi il dibattito sul Canone e sulla necessità di una sua revisione e ridefinizione secondo orientamenti, spesso anche fortemente antitetici , e posizioni diverse e frequentemente conflittuali.

    Nelle sue analisi sul curriculum letterario negli Stati Uniti, William Bennett [5] lamenta il declino degli studi umanistici, e ne attribuisce la responsabilità parimenti a docenti e studenti universitari, a suo parere troppo influenzati da una serie di correnti culturali come il multiculturalismo, il femminismo e i Cultural Studies, ponendosi così tra i critici cosiddetti conservatori insieme a Bloom e a Lynne V. Cheney [6] , promotori della necessità di una tradizione singola e unificata, quella occidentale, del cui declino accusano la politicizzazione della cultura e degli studi letterari.

    Il testo conservatore che ha ricevuto una particolare attenzione nel corso del Dottorato è stato ovviamente quello di Harold Bloom, il quale esplicitamente reagisce non tanto contro ogni connessione politica e ideologica nel canone, ma contro una specifica parte politica, rappresentata per lui dai critici letterari di una non ben precisatasinistra , che egli collettivamente definisce The School of Resentment (così ammettendo, peraltro, anche una sua posizione ideologica e politica, come del resto avviene per altri critici conservatori). Definito non a torto come orientato positivivamente e in modo pressoché esclusivo nei confronti di autori maschi dead, white and European, il canone di Bloom si compone, come è noto, di ventisei tra romanzieri e poeti, con al centro Shakespeare, più varie altre decine di nomi in appendice, che potrebbero aspirare a diventare definitivamente canonici. Una sola donna fa parte del pantheon bloomiano, e curiosamente è George Eliot, ovvero una scrittrice grandissima che per pubblicare le sue opere ha dovuto firmarle con un nome maschile! Pur riconoscendo la canonicità degli autori citati, l’ autonomia estetica rivendicata da Bloom, è risultata, dalle letture e nel corso delle discussioni seminariali, derivata dall’’idealismo estetico affermatosi alla fine dell’Ottocento con la teoria dell’arte per l’arte, e dunque legata a un processo storico e culturale che Bloom sembra negare alla produzione letteraria, avulsa, dallo studioso americano, dal contesto materiale, secondo una concezione individualistica e anche solipsistica, che inoltre contraddice il quadro fortemente competitivo e dunque anch’esso dinamico, sia pure in senso negativo, messo in rilievo in The Western Canon.

    Nel corso delle lezioni e dei seminari del Dottorato, più interessante e adeguato alla modernità è apparso il notevole contributo di Frank Kermode al problema del Canone letterario [7] . Se Kermode rivaluta l’importanza del mondo accademico – che si basa, come egli afferma, non soltanto su opinioni, ma su competenze specifiche per quanto riguarda il testo letterario – riconosce però il fatto che le opere d’arte sono soggette alla conferma sociale oltre che istituzionale e che questo determina inevitabilmente continui e significativi mutamenti [8] . Per Kermode, l’attenzione ai testi rappresenta la modalità più importante per la formazione e la preservazione del canone, anche se, come afferma Kermode stesso, Interpretations constantly change, though their source remains unchangeable. Sia pure limitandosi all’ambito accademico, Kermode riconosce l’importanza di fattori storici, sociali e istituzionali nel processo di canonizzazione di autori e testi, che diventano predominanti nel dibattito sul canone e sulla sua revisione, sulla sua ricostituzione inevitabile e inevitabilmente destinata a mutamenti, e sulla moltiplicazione di canoni e sottocanoni nella cultura contemporanea.

    La letteratura femminile, quella delle minoranze etniche e culturali, quella - .vitalissima - prodotta da scrittori non-occidentali, o da gruppi e classi sociali al di fuori dell’ortodossia borghese, viene infatti ormai inclusa come parte ineccepibile del canone letterario, anche accademico, e a essere citata nelle antologie e nelle storie letterarie.

    A un canone letterario inteso come mezzo con cui la cultura sostiene il potere sociale [9] e che promuove forme elitistiche e etnocentriche, escludendo la produzione letteraria di interi gruppi sociali, quali, anche a livelli di eccellenza, le donne [10] , si oppone la concezione di un canone aperto [11] , che non soltanto inserisce nuovi autori e opere, ma continua a includere quanto è già canonico, ma in modo diverso. È significativo che siano due donne – il cui contributo critico non solo al dibattito sul canone, ma alla sua revisione, ricostituzione e, appunto, apertura, è ed è stato determinante – a esprimere con particolare e convincente chiarezza questa posizione. In un saggio dal significativo titolo A Quilting of Voices: Diversifying the curriculum/Canon in the Traditional Humanities [12] , Charlotte Pierce-Baker incoraggia la lettura e l’analisi di testi canonici e non canonici, questi ultimi, come già da altri critici [13] , considerati il mezzo migliore di confronto per la valutazione delle opere tradizionalmente canoniche, perché, come dice Pierce-Baker, ci mostrano how to view experience through the prism of gender, race, nationality and other forms of marginalization [14] . Toni Morrison , nei suoi scritti critici [15] , parlando della letteratura americana (ma non solo), sottolinea la necessità di un wider landscape, e cioè l’estensione del canone tradizionale secondo una sensibilità critica che risponda al pluralismo culturale e sia maggiormente inserita nel contesto storico e sociale.

    È emersa, nelle discussioni seminariali nel corso del Dottorato,una serie di obiezioni nei confronti di queste posizioni, riguardo ai testi alternativi a quelli tradizionalmente canonici, e dunque ai criteri che informano e orientano tali scelte, e anche all’accusa di pragmatismo pedagogico che non terrebbe conto del fatto che le alternative al canone sono in realtà comunque in relazione al canone affermato, ma si è anche giunti alla conclusione che tali posizioni contribuiscono non solo a favorire l’incontro tra i vari livelli culturali, ma la loro fusione, e ne mettono in rilievo lo stretto rapporto e la reciproca re-interpretazione. La distinzione, inoltre, tra ciò che per ragioni funzionali viene distinto come high o low culture – e dunque i canoni che le esprimono – si sfuma e persino si cancella nella mescolanza di livelli e nella transmodalizzazione dei testi da un mezzo all’altro, che, oltre ad essere positivamente stabilizzante, si trasforma in processo evolutivo tra passato e presente, in trasformazione vitale del canone e dunque della stessa letteratura. [16]

    Un argomento che ha particolarmente sollecitato la discussione durante il Dottorato è stato quello della popolarità, in senso lato, di un testo e /o di un autore, così come di un genere: se la popolarità non garantisce la permanenza nel canone, neppure in quello accademico (che comunque attua, anche talora capricciosamente, o spesso secondo discutibili giudizi di valore, esclusioni o inserimenti nelle storie letterarie o nelle antologie per scelte pedagogiche individuali o di scuola) [17] , tuttavia si pone come motivo di scelta all’interno di determinati contesti culturali in cui l’opera si situa e conquista, appunto, tale popolarità. Il movimento e il processo, spesso imprevedibile, della cultura, determina differenze nella canonicità di autori e testi, e la formazione di canoni diversi, molteplici, in continua trasformazione.

    È a questa vitalità e dinamicità del canone che si sono soprattutto ispirate le scelte degli autori degli articoli contenuti in questo volume, caratterizzati da una varietà che potrebbe anche apparire stravagante e persino discutibile, così come le tesi di Dottorato che hanno concluso il percorso individuale degli studenti, tutte rivelatesi studi originali e pieni di spunti innovativi.

    Una forte influenza è stata esercitata sulle posizioni e sulle scelte nei confronti del problema del canone dalle correnti critiche più importanti affermatesi negli ultimi decenni, particolarmente il Neo-Storicismo, i Cultural Studies e i Gender Studies, e, naturalmente, dalle teorie critiche da cui queste sono derivate o a cui sono seguite, e con cui sono state rilevate le relazioni, soprattutto per quanto riguarda la re -iscrizione dei termini di gerarchie, o addirittura il rovesciamento – nelle opere, per citare alcuni critici, di Barbara Johnson, Paul De Man, Stanley Fish, Geoffrey Hartman e John Hillis Miller - dello status quo in ambito critico e letterario, e la ridiscussione dei termini del processo ermeneutico della letteratura e delle sue funzioni [18] .

    Di basilare importanza, per lo studio del canone, è risultata la ricollocazione, suggerita dal Neo-Storicismo, del testo nei contesto in cui questo è stato generato e l’accento posto sulla della centralità del contesto storico e culturale in tutto lo studio della letteratura, secondo una particolare concezione della storia e una nozione flessibile di contesto. Fondamentali sono apparse le opere antecedenti di Foucault e di Benjamin insieme a quelle di Hayden White [19] , e soprattutto quella di Stephen Greenblatt. [20] I saggi di Catherine Belsey e Jonathan Dollimore [21] sono inoltre stati argomento di seminari e discussioni nel corso del Dottorato, e sono risultati importanti per chiarire una serie di questioni attinenti al canone secondo posizioni diverse nella critica americana e inglese. Da Foucault e da Greenblatt e dalle loro analisi sul complesso rapporto tra potere e sapere, e dall’elaborazione di un nuovo concetto di storia dialogica, sono venuti i suggerimenti più interessanti per la revisione di alcuni testi canonici del passato, alla luce del recupero e dell’integrazione di tutto ciò che era apparso marginale. Pertinenti alla questione del canone sono risultati i concetti - espressi da Greenblatt - di negoziazione e circolazione, ovvero lo scambio reciproco di energia culturale e sociale (attuata soprattutto nel teatro), il rapporto fecondo anche se conflittuale tra estetico e politico, tra realtà e finzione, tra autorità e sovversione. L’apertura dei neo-storicisti all’interdisciplinarietà si collega ai Cultural Studies e agli studi postcoloniali, alla critica femminista, oltre che ai Gender, Black e Gay Studies. [22]

    Particolarmente rilevante è apparso l’apporto della critica femminista, il cui percorso è stato attentamente seguito a partire dagli spunti suggeriti dal Reader-Response Criticism [23] fino agli scritti più recenti, e al concetto di Re-orientation introdotto da Elaine Showalter [24] , secondo uno specifico punto di vista femminile, e dunque di un tipo di lettura situato storicamente e socialmente, che si avvicina alle posizioni di critici quali , ad esempio, John Hillis Miller, anche se per Showalter l’aspetto ontologico è fermamente ancorato all’esperienza concreta femminile. Il femminismo, implicitamente e esplicitamente, sfida la teoria letteraria ad affrontare il difficile compito di assimilare ciò che la ricerca interdisciplinare, sempre più vasta e approfondita, scopre e rivela.

    Il contributo di Showalter, integrato con quelli di Julia Kristeva [25] e di Hélène Cixous, oltre che con i molti studi fondamentali e con le concrete scelte di canone operate dalla critica femminista europea e americana, hanno non solo permesso una visione più chiara non solo del canone maschile, ma anche dell’approccio e delle posizioni all’interno dei Cultural Studies. E se Sandra Gilbert suggerisce un rinnovamento degli studi letterari secondo un’ottica femminista [26] , Gayatri Chakravorty Spivak collega la pratica critica femminista con il New Criticism e gli sviluppi dello Strutturalismo e del Post-strutturalismo.

    L’importanza della critica nello studio, nella revisione e nella ricostituzione dei canoni letterari, è stata recentemente riaffermata da Terry Eagleton , che nel sui Literary Theory scrive: The history of modern literary theory is part of the political and ideological history of our epoch [27] .

    Altri aspetti pertinenti alla formazione del canone sono stati considerati nel corso del Dottorato, che pur non avendo mai preteso di essere esaustivo sull’argomento, ha spesso discusso, nel corso delle lezioni, di altre questioni importanti, quali le scelte editoriali, spesso fortemente condizionanti il canone anche accademico, e il problema delle traduzioni, più volte oggetto di considerazioni e proposte. Purtroppo l’interruzione del Dottorato dopo due cicli non ha permesso di approfondire sufficientemente tali questioni e di completare il discorso, peraltro iniziato, che le riguardava. A testimonianza di questo rimane comunque il saggio di una studiosa italiana, Francesca Billiani, docente presso l’Università di Manchester, che volentieri ce lo ha concesso e per il quale la ringraziamo.

    Il mio particolare ringraziamento va ai Docenti e ai Dottorandi, l’interesse, l’impegno, la vivacità e l’entusiasmo dei quali, oltre a rendere oltremodo stimolante e piacevole il lavoro del Dottorato, e a produrre eccellenti tesi conclusive, ha consentito la pubblicazione di questo volume, che a loro è dedicato.

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