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Piu' forte di tutto: Eight Second Ride, #1
Piu' forte di tutto: Eight Second Ride, #1
Piu' forte di tutto: Eight Second Ride, #1
E-book250 pagine3 ore

Piu' forte di tutto: Eight Second Ride, #1

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Info su questo ebook

Incontreremo due bull rider, due macho muscolosi, sicuri di sé, cowboy arroganti con la smania di resistere per otto secondi sulla schiena di un toro di novecento chili, per ottenere fama e denaro. Nella loro vita privata però, dietro la porta chiusa di un albergo, il loro mondo sta per esplodere…

Levi Bond è un professionista da molto tempo e gareggia per il campionato del mondo di bull riding. Montare tori è ciò che gli dà adrenalina, che gli fa battere il cuore, che lo fa sentire come l’uomo da un milione di dollari. Questo, e il fatto di riuscire ad abbordare Curt Walsh, una delle stelle nascenti del suo stesso circuito. Anche se molto attratto da lui, Curt è confuso e insicuro di quale strada intraprendere nella sua vita. Ma Levi sarà ancora disponibile e interessato a lui, quando finalmente avrà preso la sua decisione?

Preparatevi a una cavalcata mozzafiato, frizzante e piena di intenso desiderio, della passione più sfrenata e di emozioni inaspettate, mentre Levi e Curt verranno attirati l’uno verso l’altro come delle enormi calamite, che si batteranno non solo per lo scopo della loro vita durante le gare in arena, ma anche contro la crudeltà e la cattiveria che è al di fuori. L’idea di innamorarsi l’uno dell’altro li terrorizzerà, più che riuscire a stare sulla schiena di un toro per otto secondi, senza uccidersi.
 

LinguaItaliano
Data di uscita21 apr 2016
ISBN9781944122256
Piu' forte di tutto: Eight Second Ride, #1
Autore

Sandy Sullivan

Sandy Sullivan is a romance author, who, when not writing, spends her time with her husband Shaun on their farm in middle Tennessee. She loves to ride her horses, play with their dogs and relax on the porch, enjoying the rolling hills of her home south of Nashville. Country music is a passion of hers and she loves to listen to it while she writes. She is an avid reader of romance novels and enjoys reading Nora Roberts, Jude Deveraux and Susan Wiggs. Finding new authors and delving into something different helps feed the need for literature. A registered nurse by education, she loves to help people and spread the enjoyment of romance to those around her with her novels. She loves cowboys so you'll find many of her novels have sexy men in tight jeans and cowboy boots. Sandy’s website www.romancestorytime.com

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    Anteprima del libro

    Piu' forte di tutto - Sandy Sullivan

    Traduzione: Francesca Giraudo

    Edizione italiana a cura di: Alessandra Magagnato

    Informazioni sul libro che avete acquistato

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio e ogni somiglianza con persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.

    Cover Artist: Dawne Dominique

    Grazie per aver acquistato questo e-book. L’acquisto non rimborsabile, di questo e-book garantisce UNA SOLA copia legale a testa da essere utilizzata su un solo pc o dispositivo di lettura. Questo e-book non potrà essere in alcun modo oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il permesso scritto dell’editore e dell’autore. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata, totale o parziale, online oppure offline, su carta o con qualsiasi altro strumento già esistente o che deve ancora essere inventato, costituisce una violazione dei diritti d’autore e come tale è perseguibile penalmente. Chiunque non desiderasse più possedere questo e-book deve cancellarlo dal proprio pc.

    AVVERTENZE:

    La riproduzione o distribuzione non autorizzata di questo prodotto, protetto dal diritto d’autore è illegale.

    La lettura di questo libro è consigliata a un pubblico di soli adulti in quanto contiene scene di natura sessuale tra due o più uomini consenzienti.

    ––––––––

    Più forte di tutto

    Copyright © 2016 Sandy Sullivan

    ISBN: 978-1-944122-25-6

    Traduzione: Francesca Giraudo

    Edizione italiana a cura di: Alessandra Magagnato

    Tutti i diritti riservati

    GLOSSARIO

    Chute: gabbia metallica dove viene fatto entrare il toro affinché il rider ci si posa posizionare sopra.

    Spot man: è quella figura che tieno sotto controllo il bull rider quando si trova nella chute sopra il toro, poco prima che il cancello venga aperto. Il suo compito è quello di sollevare immediatamente il rider nel caso il toro si ribalti o di evitare che il bull rider vada a sbattere contro il toro nel caso in qui questo inizi a dimenarsi.

    Contractor: i contractor sono quegli allevatori di bestiame che forniscono i tori al circuito del bull riding.

    Bullfighter: il lavoro del bullfighter è quello di distrarre il toro sia quando il rider smonta dall’animale dopo aver terminato la gara, sia nel caso in cui venga disarcionato, evitando che l’animale lo carichi

    Buckle Bunny: ragazze che seguono le gare di bull riding, come delle grupie.

    Bull Rope: La corda attaccata al garrese del toro e impugnata dal rider per mantenere l’equilibrio. Il rider non può toccare il toro con la mano libera, pena la squalifica.

    ––––––––

    Questo romanzo è dedicato a tutti i bull rider che si amano.

    A tutti noi piace guardare quei maschi alpha tenere duro per otto secondi e io volevo vedere come sarebbero stati due di loro.

    Questo romanzo è dedicato a tutti quelli che gioiscono nel vedere due ragazzi sexy stare insieme.

    CAPITOLO 1

    Adesso è il turno di Levi Bond. Levi ha già esperienza con questo toro poiché sono già stati sorteggiati insieme parecchie volte, e con Mr. Tough è sempre riuscito a guadagnare le prime posizioni. Levi deve per forza fare una buona gara se vuole avere la certezza della finale. La voce dello speaker svanì tra le urla della folla.

    Si alzò una nuvola di polvere. Calò il silenzio e il toro sotto di lui si spostò nervosamente, mentre prendeva la corda in mano appena prima che il cancello si aprisse per quegli otto secondi di pura follia chiamati bull riding. Quella gara significava tutto per lui perché poteva catapultarlo direttamente in finale, oppure poteva lasciarlo come uno spettatore dietro le quinte.

    Si lasciò scappare un sospiro nervoso.

    Il toro iniziò a sgroppare. Lo spot man lo afferrò per il giubbotto nel caso in cui avesse dovuto tirarlo via da lì in fretta. Mr. Tough si calmò un po’, anche se continuò a muovere la testa da una parte all’altra, sbattendo le corna contro la gabbia.

    Il suo spot man gli urlò che era partito il conto alla rovescia e che aveva solo trenta secondi per annuire, acconsentendo all’apertura della gabbia. Stai calmo, ragazzone.

    Il sudore gli scivolò lungo la schiena. Gli vennero i crampi allo stomaco, i battiti del cuore accelerarono e tutto per otto secondi sulla schiena di un animale di nove quintali, che non aveva intenzione di tenerselo addosso.

    Levi diede un giro alla corda attorno alla mano e si sistemò sulla schiena del toro, prima di dare il segnale per l’apertura della gabbia.

    Successe tutto in un attimo. Il toro balzò in avanti piegando il corpo verso sinistra, cercando di scaraventare via quella seccatura che aveva sulla schiena. Levi mantenne l’equilibrio mentre il suo braccio sinistro si muoveva avanti e indietro come una frusta, tanto che rischiò di slogarsi la spalla.

    Questa era la sua vita. Le scariche di adrenalina del bull riding.

    Il tempo sembrava essersi fermato mentre l’orologio ticchettava arrivando agli otto secondi che gli servivano per qualificarsi.

    Il timer suonò.

    Tirò la corda per liberare la mano in modo da poter scendere dal toro, che in quel momento non voleva fare altro che infilzarlo con le corna, ma gli rimase impigliata.

    Il toro lo scaraventò avanti e indietro come se fosse una bambola di pezza, mentre Levi vedeva le luci dell’arena turbinargli davanti agli occhi. Il braccio gli faceva un male del diavolo perché stava subendo delle torsioni micidiali. Il suo stomaco si contrasse per il dolore di avere ancora il braccio aggrovigliato attorno alla corda. Sentì la spalla che gli usciva dalla sede. Merda.

    Alla fine il bullfighter riuscì ad aiutarlo a sciogliere la corda prima che Levi cadesse a terra, tenendosi il braccio dolorante.

    Quando il toro venne spinto verso il corridoio, il dottore lo raggiunse nell’arena. «La spalla?»

    «Sì.»

    Il medico lo toccò tutt’intorno alla spalla, facendo pressione in alcuni punti precisi. «Sembra sia fuori posto. Te la rimetto in sede non appena tornerai negli spogliatoi. Devi seriamente pensare a farti operare quella spalla, Levi.»

    «Lo so, ma per il momento non posso. Magari quando sarà finito il campionato.»

    Il dottore gli rispose con un grugnito, ma Levi sapeva che non avrebbe comunque perorato la causa. I bull rider sono fatti di una pasta diversa. Sono resistenti come chiodi, sopportano il dolore più della maggior parte delle altre persone, con grazia e dignità, ma hanno la testa dura e sono testardi come muli. Levi fece una smorfia mentre il dolore si irradiava attraverso la spalla, ma non era nulla di nuovo. Il dolore era una cosa che andava di pari passo con il montare i tori. «Grazie, Doc.»

    «Nessun problema.»

    Levi si mise in piedi e alzò il braccio sano verso la folla per far sapere loro che stava bene e fu accolto con un tifo da stadio. Diede uno sguardo al tabellone su cui c’era il suo punteggio e tirò un pugno in aria. 90.75. Quel punteggio lo portava in vetta alla classifica di quel fine settimana e gli dava un’ottima opportunità per arrivare alle finali. Perfetto.

    Si tenne il polso destro con la mano, schiacciandosi il braccio al corpo in modo da sentire meno dolore e si incamminò verso l’uscita. Ormai conosceva bene quella sensazione perché si era già slogato la spalla molte volte prima di allora, ma in quel momento non poteva proprio fermarsi per l’operazione. Se la sarebbe fatta sistemare sul posto e quello gli sarebbe bastato, visto che le finali erano alle porte e non poteva non gareggiare più per il resto della stagione. Se fosse stato fortunato, con il punteggio appena raggiunto per quel week end sarebbe stato a posto e la pausa che aveva davanti a sé sarebbe stata ottima per far guarire la spalla prima delle altre gare, che lo avrebbero portato alle finali di ottobre.

    Mentre svoltava l’angolo per raggiungere gli spogliatoi, per poco non finì addosso a uno dei suoi colleghi, Curt Walsh.

    «Tutto bene, Levi?»

    «Sì, mi è solo uscita di nuovo la spalla.»

    «Lascia che il dottore si prenda cura di te. Ci vediamo più tardi al bar?»

    «Sicuro, anche perché dopo che me l’avrà sistemata avrò bisogno di qualche birra.»

    «Ah, comunque... ottima gara.»

    «Grazie.»

    «Penso che vincerai tu questo week end.»

    «Lo spero, perché ho bisogno di tutti i punti che riesco a conquistare per poter andare in finale.»

    «Sì, anche per me è lo stesso.» Curt gli posò una mano sulla spalla sana. «Ci vediamo tra un po’.»

    Levi deglutì mentre i brividi gli correvano lungo la schiena. Curt era fuori dalla sua portata anche se avesse giocato per la sua stessa squadra, cosa di cui, per altro, non era del tutto sicuro. Aveva visto Curt in giro con delle ragazze, ma non sembrava volersi impegnare con loro per più di una notte. Al diavolo! Per quanto poteva saperne lui, Curt avrebbe potuto essere sposato, anche se non gli aveva mai visto la fede al dito.

    Dopo averlo guardato mentre tornava verso le gabbie per osservare gli ultimi rider entrare in gara, Levi seguì il medico negli spogliatoi. Per quella sera avrebbe avuto un appuntamento solo con il ghiaccio e con l’ibuprofene. Molto ibuprofene.

    «Distenditi sul lettino Levi che ti sistemo la spalla,» disse il medico, indicandogli una specie di lettiga appoggiata al muro.

    Levi si distese sulla schiena e iniziò a fare dei lunghi respiri, cercando di rallentare i battiti del cuore. Quel martellare all’interno del petto era dovuto a Curt, non di certo alla spalla. Cazzo, quell’uomo aveva proprio tutto. Era alto, aveva il corpo di un sollevatore di pesi, con spalle larghe che scendevano verso una vita stretta e sarebbe stato in grado di far venire una donna o un uomo nei pantaloni, anche semplicemente guardandolo, con quei suoi bellissimi occhi marroni. Portava i capelli fino alle spalle in onde morbide che di solito gli sfioravano il collo. I suoi fianchi agili scendevano su lunghe e muscolose gambe, strette dentro a un paio di Wrangler che finivano sopra gli stivali da cowboy. Se avesse voluto, Curt avrebbe potuto essere il testimonial della Marlboro. Infilate pure una forchetta dentro a Levi, perché è cotto a puntino.

    Il medico gli passò quattro ibuprofene, che lui buttò giù con un bicchiere d’acqua.

    «Pronto?»

    «Sì.»

    Il dottor Milburn gli prese la mano e lentamente tirò il braccio finché la spalla non tornò al suo posto. Facile no?

    «Sai bene come funziona, Levi. Tieni il tutore e fatti vedere dal tuo medico prima possibile. Non dovresti cavalcare per almeno un paio di settimane, se vuoi che la spalla guarisca.»

    «Lo so.»

    «Ma non mi ascolterai comunque, anche se sono io il medico.»

    «La ascolto invece, ma non sempre posso seguire i suoi consigli. Sa bene come siamo fatti, è nel circuito da molto tempo.»

    «Oh, sì che conosco bene come siete fatti voi bull rider, ma questo non vuol dire che non ti dirò cosa devi fare per far guarire il tuo corpo, visto che così, come sei adesso, se cadi potresti aprirti quella zucca vuota, torcerti il braccio fino a spezzartelo in due o farti squarciare dalle corna di un toro. Io ci tengo a voi ragazzi.»

    Levi si alzò e il dottor Milburn gli mise il sacchetto del ghiaccio sulla spalla. «Dovresti permettermi di fasciartela con il ghiaccio.»

    «Okay.»

    Quando il ghiaccio fu assicurato al suo posto, Levi uscì dagli spogliatori e tornò verso l’arena per vedere la sua posizione dopo che i giochi si erano chiusi. Dopo che lui si era fatto male, solo altri sei rider avrebbero dovuto cavalcare, quindi ormai dovevano avere quasi finito e lui si sarebbe potuto rilassare un po’. Cazzo, ho proprio bisogno di una birra.

    La cerimonia di chiusura stava per iniziare, così si spostò verso il retro delle gabbie e alzò gli occhi in direzione del tabellone luminoso, dove era ancora in prima posizione. Aveva vinto! Grazie a Dio! Gli serviva quella vittoria più di qualsiasi altra cosa al mondo.

    Curt gli arrivò alle spalle e gli diede una pacca su quella non dolorante. «Ottima gara, amico! Primo posto per il week end!»

    Levi emise un respiro brusco.

    «Scusa, ti ho fatto male?»

    «No, sto bene.» Avrebbe voluto voltarsi e premere le sue labbra su quelle di Curt... poterlo assaggiare.

    «Stai andando in albergo?» domandò Curt.

    «Sì, dopo che avrò finito con la premiazione.» Il primo classificato fu invitato a presentarsi al centro dell’arena.

    «È il tuo momento di gloria, amico.»

    Levi annuì e andò nell’arena per prendere la fibbia e gli stivali che ricevevano come primo premio da una nota marca di produttori. Avrebbe preso l’assegno prima di andare in albergo e la vincita di quella gara lo avrebbe aiutato un po’ con le spese. Per fortuna, perché ne aveva bisogno.

    Quando annunciarono il suo nome, si mise in piedi su una delle gabbie e con la mano buona salutò la folla che stava applaudendo e acclamando il suo nome. Lo sponsor tenne la fibbia in mano, mentre parlavano per un momento dell’infortunio e della sua vincita.

    «Come va la spalla, Levi?»

    «Starò bene, me la sono slogata altre volte.»

    «Pensi di riuscire a gareggiare nelle prossime settimane? Perché il tuo accesso alle finali è appeso a un filo.»

    «Sarò pronto. Di sicuro questa spalla non sarà un impedimento.»

    «Bene, buona fortuna e spero di vederti a Las Vegas.»

    Levi prese la fibbia e la alzò al cielo come festeggiamento per la sua vittoria, prima di scendere dalla gabbia e andare verso il retro a prendere la sua roba. Aveva pianificato di portare la sua attrezzatura nella camera dell’albergo, farsi una doccia veloce e andare al bar dell’hotel, dove sapeva si sarebbero ritrovati anche gli altri concorrenti. Era una sorta di routine per loro, anche per quelli che se ne sarebbero tornati a casa il giorno dopo.

    Aveva intenzione di festeggiare con molto alcol quella sera e magari, solo magari, avrebbe potuto ubriacarsi così tanto da dimenticare tutto il resto. La vita per un bull rider poteva essere solitaria. Sì, potevano avere tutte le donne che volevano, anzi, molte di più, ma non era quello che lui desiderava. A lui piaceva il cazzo.

    Dopo aver infilato la chiave nella porta della sua camera, la aprì, gettò il borsone a terra e poi si sedette sul bordo del letto per sfilarsi gli stivali. Quando finalmente si liberò i piedi, un sospiro di sollievo gli uscì dalle labbra. La nuvola di polvere che accompagnò quell’azione, di sicuro avrebbe fatto incazzare il personale dell’albergo addetto alle pulizie, però... non è che avesse molta scelta. Quello era il mondo del bull riding.

    Lentamente si sciolse la benda dalla spalla e il sacchetto umido del ghiaccio gli cadde accanto sul letto. Con calma ruotò la spalla, sorridendo quando non la sentì uscire subito dalla sede. Sarebbe andata ancora meglio dopo la doccia.

    Si tolse i pantaloni e le mutande, che lasciò in un mucchio sul pavimento e con estrema calma, in un lento e misurato movimento, si sfilò la maglietta, facendo attenzione a non sollecitare troppo i legamenti che a malapena riuscivano a tenere la spalla al suo posto. Quando fu completamente nudo, si accorse di avere dei graffi in alcuni punti. Si diresse verso il bagno e fece scorrere l’acqua nella doccia. L’acqua calda arrivò subito non appena aprì il rubinetto e si mise sotto al getto, sospirando e appoggiandosi alla parete di fronte, lasciando che l’acqua gli scendesse sulla testa e spazzasse via il sudore e la sporcizia della giornata.

    Quel calore lo faceva sentire in paradiso, quasi come se stesse facendo del buon sesso. Okay, magari no, ma si sentiva veramente bene sotto quello scroscio caldo che gli scendeva lungo il corpo, pronto a ricevere il calore che si stava sprigionando. Qualche minuto più tardi prese lo shampoo e si lavò bene la testa, togliendo tutti i residui di polvere. Tornò sotto il getto e si risciacquò.

    Prese una saponetta e iniziò a insaponarsi il corpo con movimenti lunghi e lenti e la sua mente pensò a Curt. Voleva quell’uomo, non aveva dubbi in merito, ma non sarebbe riuscito ad averlo. Poteva sempre fantasticarci sopra, però.

    Con il sapone scivoloso in mano, Levi immaginò Curt in ginocchio davanti a lui nella doccia e mentre quest’ultimo apriva la bocca per prendergli l’uccello per succhiarlo con un movimento lento, dalle palle fino alla cappella, lui gli infilava le mani tra i capelli. Tremò e un’ondata di brividi gli scese lungo la schiena. Curt lo leccava tutto intorno alla cappella, colpendola ripetutamente con la lingua. Levi grugnì e il suo culo si strinse per il desiderio di essere leccato con prepotenza, ma prima aveva bisogno di questo, perché quel pompino lo stava mandando del tutto fuori di testa.

    Con estrema precisione, Curt lo penetrava con un dito mentre scendeva a succhiargli e a leccargli le palle. Venne senza nessun preavviso e lunghi fiotti di sperma caldo gli colpirono gli addominali. Levi serrò gli occhi cercando di calmare i battiti irregolari del suo cuore e la sua visione di Curt si dissolse in un moto di nostalgia.

    Sospirò e cercò di riportare il cuore ai battiti normali, prima di insaponarsi un’altra volta per togliersi lo sperma di dosso. Aveva preferito sfogarsi così, piuttosto che rischiare di saltare addosso all’uomo dei suoi sogni non appena lo avesse visto, perché in preda a un disperato senso di bisogno. Be’, magari no, perché continuo a volerlo con ogni fibra del mio essere.

    Quando finì di farsi la doccia, Levi chiuse l’acqua e dopo aver afferrato un asciugamano dal mobile iniziò ad asciugarsi.

    In quel momento una birra sembrò la cosa migliore. Qualsiasi cosa pur di alleviare il dolore alla spalla e quel desiderio impellente che non lo avrebbe lasciato dormire.

    Quindici minuti dopo era diretto verso il bar dell’albergo. Un mare di altri cowboy lo avevano già invaso e passò in rassegna i visi per cercarne qualcuno di conosciuto. Vide alcuni bull rider appoggiati al bancone, intenti a sorseggiare le loro birre, così si spostò in quella direzione.

    Il lungo bancone di mogano

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