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Sirene con il mal di gola
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Sirene con il mal di gola
E-book205 pagine2 ore

Sirene con il mal di gola

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Info su questo ebook

Una fusione tra linguaggio della narrativa e linguaggio del cinema, in una metafora esistenziale per evidenziare i paradossi che ci sfuggono. Cosa accade quando siamo costretti a non credere più alla nostra percezione della realtà? A mettere in discussione le certezze sulla vita? Un peschereccio tira su nella rete una donna, completamente nuda. Da qui iniziano sbalzi lungo la linea del tempo e si creano situazioni fuori dall'ordinario. Nella storia, che si svolge sul mare, sono coinvolti sei pescatori, che prima facevano un altro mestiere, l’equipaggio di una motovedetta della Guardia Costiera, l’equipe medica di una Unità Sanitaria. Gli uomini, loro malgrado, saranno costretti a cambiare prospettiva per comprendere gli accadimenti. Se si comprende si incontra la vita.
LinguaItaliano
Data di uscita28 mar 2016
ISBN9788892584617
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    Anteprima del libro

    Sirene con il mal di gola - Roberto Venturi

    Farm

    Capitolo 1

    Come la religione ha condizionato la nostra vita e come (forse) se ne può uscire

    Era rimasta impigliata nella rete. Era completamente nuda, si, nuda, credimi. Si agitava, si agitava, lì a mezz'aria, dentro la rete che stavamo tirando a bordo. Noi siamo rimasti impietriti. Non sapevamo cosa fare, lì per lì. Certo, di logica avremmo dovuto tirarla giù sul peschereccio, ma non lo stavamo facendo. Stavamo lì ad osservarla agitarsi, la sorpresa era stata troppo grande. Chi ha mai pescato una donna in una rete? Una donna viva, non un corpo che ci è rimasto impigliato. Insomma, rimanemmo lì a guardare, quasi spaventati, mentre lei continuava a contorcersi. Filippo finalmente si mosse e la strinse tra le braccia come per impedirle di fuggire, di strappare la rete, perché quello stava cercando di fare, stava aprendo le maglie con le sue mani. Mani, non so se si potessero chiamare così, però somigliavano molto a delle mani. Avevano un palmo molto largo, ma dita sottili e con quelle cercava di strappare la rete. Filippo la teneva stretta e urlava verso di noi perché lo aiutassimo.

    Tirreno occidentale. Una mattina nuvolosa di Aprile, a bordo di un peschereccio. L'equipaggio di sei pescatori è intorno ad una rete sollevata tra il parapetto ed il mare, mentre viene tirata a bordo. Uno degli uomini dell'equipaggio è avvinghiato al contenuto della rete. Nella rete un corpo nudo si muove, scalcia, soffocato dalla stretta dell'uomo dell'equipaggio che tenta di trattenerlo e portarlo all'interno del peschereccio.

    Ma allora? Mi volete aiutare o no? Questa ha una forza terribile. Guardate come scalcia.

    Il corpo d'un tratto si immobilizza, quasi come per prendere fiato. Continua a restare immobile. L'uomo che la stringe, preso alla sprovvista, realizza finalmente che il corpo non si muove più. Dopo un attimo di disorientamento, l'uomo guarda quello che c'è dentro la rete con più attenzione. E' proprio un corpo femminile e completamente nudo. Anche gli altri uomini dell'equipaggio si avvicinano alla rete, al corpo tenuto tra le braccia dal loro compagno. Tutti guardano, stupiti, incuriositi, timorosi.

    Ma è bellissima!

    La donna ha gli occhi sgranati, lo sguardo profondo. Osserva tutti.

    Guardate, ha paura.

    Qualcuno prende l'iniziativa e la tocca, la carezza.

    Avete sentito la sua pelle? E' parecchio fredda ed è dura.

    Ma è una donna?

    Una donna? Si … è una donna … una donna un po' strana.

    Chiediamole come si chiama.

    Avrà freddo.

    Senti, cosa ti è successo?

    Tutto questo succede mentre la misteriosa donna si trova nella rete ancora a mezz'aria.

    Non risponde. Forse non parla la nostra lingua.

    Non avere paura, non ti vogliamo fare del male.

    Ma se non parla la nostra lingua mica ti capisce. Che gli dici di non avere paura?

    Ma magari sente l'energia. Le parole hanno un'energia, no?

    Gli uomini carezzano la donna in varie parti del corpo, come si fa per capire com'è fatto un oggetto sconosciuto. La carezzano, la toccano, la guardano, ma con un certo timore. Sembra che non la riconoscano come proprio simile.

    La guardavamo e la toccavamo come fosse un oggetto misterioso da scoprire. Mi faceva tenerezza vederla così nuda, imbrigliata in una rete che le impediva la libertà, davanti agli sguardi di sei uomini sconosciuti. Ma poi perché era nuda? Perché non era morta di freddo dentro l'acqua del mare? Era aprile, era il 5 di aprile. Nella zona dove eravamo mica era ancora calda l'acqua di quei tempi. Finalmente ci sbloccammo dalla paralisi collettiva. L'avevamo solo guardata o toccata appena con le mani. Decidemmo di tirarla fuori dalla rete. Certo, che ci stava a fare lì dentro, mica era un pesce, era un essere umano. Un essere umano, però qualcuno di noi sentivo che istintivamente aveva qualche dubbio. Troppi elementi che non tornavano, che la facevano differente. La resistenza al freddo dell'acqua, la pelle dura, poi quelle mani, quelle mani palmate, direi, si palmate. Poi anche lei ci guardava, con quegli occhi grigi, intensi, impauriti, come se noi non fossimo esseri umani ma animali predatori. Oppure come se fossimo esseri umani crudeli, da cui scappare. Forse era sotto shock, forse era stata violentata su una nave e gettata in mare .

    All'improvviso, il corpo ricomincia a muoversi, ad agitarsi violentemente, con la volontà di liberarsi dalla presa degli uomini e dalla stretta della rete. Nessuno se lo sarebbe aspettato. Due uomini, per il contraccolpo, perdono l'equilibrio e cadono. Questo gesto prende alla sprovvista tutti. La stretta su di lei si era già allentata, quando gli uomini l'avevano sentita calma e la stavano osservando. Questo le permette di strappare la rete velocemente. Il corpo ricade in mare, non con movimenti sconnessi, ma con un tuffo elegante. Poi scompare sott'acqua e non riemerge più.

    Ma … ma che è successo? E' affogata?

    Con quel tuffo che ha fatto non mi pare sia una che affoghi perché non sa nuotare.

    E allora dov'è?

    Sentite, e se fosse una Sirena?

    Una Sirena? Ma dai, sei scemo? Mica esistono.

    Eppoi le Sirene hanno la coda di pesce. Lei aveva le gambe.

    Ma tu l'hai mai vista una Sirena?

    Io? No, certo ...

    E allora cosa ne sai di come sono fatte?

    So quello che si sa.

    Si, d'accordo ... quante chiacchiere inutili che state facendo. Quella sarà annegata perché era messa male, non lo avete visto?

    A me non pareva messa tanto male, aveva una forza!

    Ma lo sguardo? Lo hai visto? Una con quello sguardo è alla fine della sua esistenza. E' una che sta vedendo la Morte con quegli occhi lì.

    Ma perché non l'abbiamo tirata subito a bordo?

    Non la tirammo subito a bordo e questo fu il motivo per cui lei ebbe la possibilità di rituffarsi in mare. Era lì che voleva tornare, non lo volemmo capire subito. Vedevamo una donna impigliata in una rete e abbiamo dato per scontato che sarebbe stato meglio per lei restare con i suoi simili. Simili ... si dice così, ma tu lo sai veramente cosa significa simili? Chi sono i tuoi simili? Si, eravamo apparentemente simili, forse simili come sconosciuti. Essere apparentemente simili non significa per questo che ci si possa riconoscere. Già, riconoscere. Forse è proprio attraverso il fatto che ci riconosciamo che poi ci sentiamo simili, non trovi?

    Tornare fra le braccia del mare, mare padre, mare madre, un abisso che accoglie e trasporta in dimensioni diverse. Era tornata a casa o era fuggita da casa? Quali simili avrebbe incontrato nel mare? Eppoi noi, quanto siamo simili agli altri, quanto siamo vicini alla similitudine del Mondo?

    Conoscersi non basta, bisogna farlo ogni volta che ci incontriamo, bisogna conoscersi di nuovo, ogni volta, perché ogni volta noi non siamo noi, siamo altro da noi, qualcosa simile a noi, ma non noi, poiché ogni giorno tutto muta, e per orientarci abbiamo bisogno di riconoscere, ogni giorno noi riconosciamo il Mondo e con lui gli esseri. Chi non riconosce è perduto, è fuori dalla dimensione condivisa, come i malati celebrali. Il riconoscimento ci fa restare attaccati a questa dimensione.

    Dopo che la donna si fu gettata di nuovo in mare, con quel tuffo plastico, noi rimanemmo lì impalati, quasi imbambolati, sofferenti come un bambino a cui viene tolto il giocattolo. Si, proprio come bambini. Non credi che alla fine i sentimenti più profondi o sconvolgenti li proviamo con l'animo di un bambino? Eravamo sei, quattro intorno alla cinquantina e due più giovani, che avevano superato la trentina da poco, ma tacitamente ci sentimmo tutti come bambini, in quel momento.

    Il suo sguardo, non era simile al nostro sguardo, non lo avete visto? Io l'ho visto solo in una persona che stava morendo.

    Ho visto anche io persone che stavano morendo, ma non avevano quello sguardo. Tu che sguardo hai visto?

    Uno sguardo che si chiedeva dov'era e dove stava andando.

    Ed era lo sguardo di chi vede la Morte, secondo te?

    Si. Secondo me quando siamo vicini alla Morte il nostro sguardo è sorpreso, forse per la prima vera volta nella vita. Forse bisogna aspettare la Morte per sorprendersi davvero.

    Aveva paura. Aveva solo paura, ecco cos'era quello sguardo.

    Ma paura di chi? Di noi? E perché? La stavamo salvando.

    Eh si. Le stavamo offrendo la vita.

    Si, la vita! Allora perché guardava come se stesse vedendo la Morte?

    Ma questo lo pensi tu.

    Vi dico che è quello lo sguardo di chi vede la Morte.

    E allora nel mare freddo, per lei, nuda, c'era la vita?

    Si, evidentemente si. Il Mare era la sua salvezza. Qui c'era la sua morte.

    No, non torna. Un essere umano che preferisce ributtarsi in mare con questo freddo.

    Ecco cos'era quel suo sguardo! Non era umana!

    Ancora? Allora era una Sirena, per te?

    Le Sirene hanno paura degli esseri umani, come i pesci.

    Ma se si dice che il loro desiderio sia diventare umane.

    Si, ma nella favola scritta dagli umani...

    Nel Mondo tutti gli esseri viventi, e anche la Natura, hanno paura degli uomini. Ci siamo fatti una brutta fama. Ammazziamo, distruggiamo, chi potrebbe fidarsi di noi?

    E' vero. Non ci fidiamo neanche tra noi esseri umani.

    Non manteniamo la parola data, raccontiamo menzogne. Tradire non è più un peccato.

    Non lo è mai stato. Nei Dieci Comandamenti non c'è. Non c'è 'non tradire il prossimo tuo'.

    C'è 'non dire falsa testimonianza', è la stessa cosa.

    Forse deve essere nei sette peccati capitali. Ma voi ve li ricordate a memoria?

    Io credo che nessuno se li ricordi a memoria, a parte preti e chierichetti. Proviamo, chi di voi se li ricorda?

    Gola, io questo me lo ricordo sempre.

    Me lo posso immaginare.

    C'è anche l'avarizia.

    Si. Io un po' credo di saperli. Avarizia, ira, gola, invidia, accidia …. e ...

    Vendetta! La vendetta è un peccato capitale.

    Si, è vero, la vendetta.

    No, sono sicuro che vi state sbagliando. Nella Bibbia si dice 'Occhio per occhio dente per dente', che mi sembra una forma di vendetta.

    E' nella Bibbia o nel Vangelo?

    Nella Bibbia. Nel Vangelo si dice invece 'Porgi l'altra guancia'.

    E allora come fanno a stare insieme nella stessa religione questi due dettami? Non sono opposti?

    In effetti se lo sono già chiesto in molti.

    Stanno insieme perché una è la legge del più forte, l'altra è la legge del più buono. Una vale per chi comanda, l'altra per chi obbedisce, che è sicuramente più buono di chi comanda.

    Allora se non è la Vendetta è la Pigrizia...

    No, quello non è un peccato capitale.

    Lussuria!

    Si, giusto, questo si.

    A me sembra più un desiderio che un peccato.

    E siamo comunque a sei peccati.

    L'egoismo, si, l'egoismo è un peccato capitale!

    L'egoismo? No, non mi sembra proprio.

    Allora secondo te l'egoismo è concesso dalla religione?

    No, non è concesso, ma non è un peccato capitale. E' un peccato minore, quando non tieni in considerazione … come si dice? … il tuo prossimo. Ma è una cosa che si può rimediare con poco, basta fare più attenzione.

    Eh già, basta fare più attenzione ...

    Scusate, ma accidia che cosa vuol dire?

    Vuol dire pigrizia.

    Ma se avete detto che pigrizia non è un peccato capitale.

    Non come pigrizia, ma come accidia. Parola antica. Ha la sua importanza e fa la sua differenza.

    Va be', ne manca uno. Chi se lo ricorda?

    Insomma, già con tutti questi peccati che commettono gli uomini si può capire perché una donna è scappata in mare.

    Ci mettemmo a ridere, ma il nostro pensiero era ancora fisso su quella donna nella rete, sul suo sguardo, sul suo corpo nudo, sulla rete strappata con le mani. Il peccato che nessuno si ricordò era la Superbia. Ci dimenticammo tutti di come gli esseri umani sono presuntuosi e pieni di sé, lo sono anche nella mestizia, nella povertà d'animo, nel vittimismo. L'ego divora l'amore, l'ego si sostituisce all'amore, diventa il capitale umano con cui fare merce di scambio. L'ego lo vendi e lo riproduci ogni volta, ne dai via un pezzo, anche a chi non lo vuole, e ne crei un altro pezzo per poi buttarlo nuovamente sul mercato delle anime rubate. L'ego divora l'anima ancora prima del Diavolo, l'ego che ha divorato l'amore è convinto di essere diventato amore, ma se lo ha mangiato è solo perché ne ha un fottuto bisogno. L'ego non si sente mai amato ed è per questo che è affamato d'amore, lo ruba, ruba quello degli altri, quello che è di tutti, quello che non esiste. L'ego ha gli occhi rovesciati, ma non per guardarsi dentro, ma per vedere solo se stesso. L'ego si traveste, si mimetizza. Anche io che racconto sto seguendo il mio ego.

    Eppure, nonostante la nostra bontà d'animo, lei scappò. La nostra bontà d'animo. La stavamo salvando o la stavamo catturando? Eravamo pescatori, in fondo.

    Ma perché è scappata?

    Ancora con questa domanda!

    Si, perché nessuno ha ancora risposto, alla fine.

    "Nessuno ha risposto, nessuno ha risposto … Aveva paura di noi, ecco, va bene così?

    Troppo comodo, troppo facile. Perché aveva paura di noi?

    Ma per forza, Filippo se l'è abbracciata come se avesse voluto catturarla e magari ... magari scoparla.

    Io? Ma se cercavo di salvarla.

    No, tu cercavi di catturarla, diciamo la verità. E' il tuo istinto, di uomo e di pescatore.

    E va bene, l'avrei voluta prendere e trattenere. Si, questo era il mio istinto.

    Vedi? L'avresti voluta prendere, come una preda.

    Si, come una preda. Era una bella preda.

    E una volta a bordo, poi te la saresti portata a casa?

    Ma forse aveva una famiglia, come avrei fatto a portarmela a casa? Sarebbe tornata dai suoi parenti.

    O forse la sua famiglia è in Mare.

    Eccoci di nuovo. Le Sirene, eh?

    Ma i fatti dicono questo, dicono che si è rituffata. Forse conosce qualcuno là.

    Si, la cernia e il totano.

    "E anche la sardina, eh? Tu fai

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