Sfida a cavallo (eLit): eLit
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Anteprima del libro
Sfida a cavallo (eLit) - Roxann Delaney
successivo.
1
«Vieni qui, zuccherino, ti faccio vedere io che cosa può fare un vero uomo.»
Ellie Warren ignorò sdegnata il commento di uno degli uomini ubriachi che stavano accanto alle balle di fieno per i cavalli. «Stupidi cowboy senza cervello» borbottò tra sé, mentre passava accanto al gruppetto.
L'odore di whisky, sudore e animali, qualcuno del genere a due zampe, aleggiava nella zona intorno ai campi di rodeo di Cedar Rapids, nell'Iowa. Nessuno di quegli odori le era nuovo. Aveva passato gli ultimi dodici anni a partecipare a gare di barrel racing e, di questi, gli ultimi sei in giro per il paese. Si era abituata presto ai modi rozzi dei cowboy e aveva capito in fretta come doveva comportarsi con loro. Il sistema migliore era ignorarli.
«Dovrebbero riempirsi la bocca di fieno» continuò a borbottare mentre svoltava nell'area posteriore all'arena, diretta al suo camper.
Era esausta e le ci volle tutta la sua energia per sollevare gli stivali impolverati sul predellino del veicolo. Aveva bisogno di fare una bella doccia corroborante, ma rimandò all'indomani mattina, visto che non aveva alcuna voglia di tornare in mezzo ai cowboy che aveva accuratamente evitato poco prima.
Una volta all'interno del camper, accese la luce e si tolse il cappello. Mentre quest'ultimo planava sul banco della piccola cucina, lo sguardo le cadde sul pavimento. Nel vedere il serpente arrotolato a pochi passi dai suoi piedi, lanciò un urlo agghiacciante. Una miriade di pensieri le si affollò nella mente, ma nessuno aveva senso. Senza distogliere l'attenzione dall'intruso, Ellie agì d'istinto. Con cautela aprì l'anta dell'armadietto accanto e tirò fuori una pala. Non appena l'ebbe impugnata, l'abbatté sul serpente e saltò in piedi sul manico di legno intrappolando l'animale al suolo.
E adesso?, si chiese mentre il serpente si contorceva sotto la lama. Se fosse riuscito a liberarsi e avesse tentato di morderla, sarebbe morta di paura. Dannazione, lei odiava i serpenti! D'altro canto non poteva certo restare lì su quel manico per l'eternità. Le gambe le tremavano tanto da farle temere che non l'avrebbero retta ancora per molto. Per calmarsi, trasse qualche respiro profondo. Intanto cercò di pensare alle possibili alternative. Purtroppo non sembravano essercene.
Quando la porta si spalancò alle sue spalle, gridò di nuovo, terrorizzata.
«Che diavolo sta succedendo?» esclamò una profonda voce baritonale.
Ellie si voltò e incontrò due occhi blu che la guardavano da sotto uno Stetson nero. In effetti non era sicura se il cowboy stesse guardando lei o la pala, ma al momento non aveva importanza.
«U... un serpente» mormorò sforzandosi di dominare la paura.
«Lo vedo» ribatté l'uomo con un sorrisetto. I suoi occhi poi tornarono su di lei. «Tutto a posto?»
Dato che la voce l'aveva abbandonata, Ellie si limitò ad annuire.
Il cowboy entrò e le si inginocchiò vicino. «Tieni duro.»
Incapace di guardare, Ellie strinse gli occhi. Sentì che lui afferrava la pala, poi sia lei sia l'attrezzo vennero spostati lentamente.
L'uomo le sfiorò una gamba ed Ellie si sentì percorrere da un brivido caldo.
«È solo una biscia, dolcezza» disse lui alzandosi.
«Esatto, soltanto un serpente» gli rispose, ancora terrorizzata.
«Puoi rilassarti, ora.»
La risatina calda del cowboy le scivolò addosso come una brezza estiva. «Ne sei sicuro?» replicò, non del tutto certa di potersi fidare e troppo spaventata per riaprire gli occhi. «È... è morto?»
«No. Non sei abbastanza forte per riuscire a uccidere un serpente. Lo hai soltanto stordito.»
Le stava così vicino che il suo respiro le sfiorava i capelli. Quando riaprì gli occhi, Ellie scoprì che doveva alzare la testa per guardarlo in viso. Quasi si strozzò appena riconobbe il suo salvatore. Era Chace Brannigan, il campione nazionale di corsa sui broncos, i cavalli selvaggi.
Lui le fece scivolare un braccio attorno alla vita per sorreggerla. «Un passo alla volta, dolcezza.»
Ellie trasse un altro profondo respiro e, costringendosi a ignorare il battito furioso del cuore, occhieggiò l'altra mano del cowboy. Il corpo del serpente penzolava inerte nella stretta. «Liberatene, per favore.»
Brannigan le rivolse un sorriso divertito. «Non appena sarai scesa da lì.»
La vicinanza di quell'uomo la confondeva. Il suo profumo, che sapeva di aria fresca e rude mascolinità, la avvolgeva facendole girare la testa. Ellie era pienamente consapevole del fatto che sarebbe dovuta scendere dal manico della pala, ma non riusciva a muoversi. Aveva incontrato un'infinità di cowboy nei suoi ventiquattro anni di vita, ma nessuno le aveva mai fatto quell'effetto. Si sentiva come una ragazzina alla prima cotta.
Decisa a ritrovare il controllo di sé, abbandonò finalmente la sua postazione. Chace Brannigan non la lasciò andare. L'abitacolo del camper sembrava tutto occupato dalla sua figura atletica ed Ellie faceva fatica a respirare. Visto che non poteva spostarsi in alcuna direzione, riempì nuovamente i polmoni con un paio di grandi boccate di ossigeno finché non sentì snebbiarsi la mente. «Il serpente?» gli rammentò con una voce che non le suonò normale.
«Oh, già.» Chace Brannigan raggiunse la porta e lanciò fuori il rettile, che nel frattempo aveva ripreso a contorcersi.
Ellie si morse il labbro per impedirsi di gridare di nuovo. E, approfittando della distrazione del cowboy, raccolse la pala e se la strinse al seno a mo' di scudo. «Grazie» disse, dopo che lui ebbe chiuso la porta.
Chace si strinse nelle spalle e, incrociate le braccia sul petto, si appoggiò contro il piccolo armadio che faceva da dispensa. «È un'arma pericolosa, quella. La tieni sempre a portata di mano?»
Ellie distolse lo sguardo dalle sue spalle muscolose. «Sono più sicura, qui, con una pala a portata di mano.»
«Non abbastanza, considerato il serpente.»
«Che cosa intendi dire?»
«Che i serpenti riescono a infilarsi in buchi strettissimi» le spiegò con un sorriso. «Ti conviene dare una controllata, non si sa mai.» Poi si scostò dall'armadietto accorciando la distanza tra loro.
Ellie appoggiò la pala alla parete. Ora che l'adrenalina le era tornata a livelli normali, si sentiva debole come una bimbetta e, indietreggiando di un passo, si lasciò cadere pesantemente su una delle sedie che stavano intorno al tavolo. «Lo farò senz'altro.»
«E dovresti anche chiudere a chiave. Se sono entrato io, può entrare chiunque.»
Ellie pensò al cowboy che le aveva fatto quell'avance volgare. «Stupidi cowboy» borbottò.
«Prego?»
Le guance le si fecero di brace quando si rese conto di quello che aveva detto. Il cowboy che le stava di fronte l'aveva salvata da quello che considerava un destino peggiore della morte, e lei lo stava insultando. «Scusami» ribatté chinando il capo. Si sollevò con sforzo e, tenendo lo sguardo fisso sul davanti della camicia country che lui indossava, gli tese la mano. «Grazie per... avermi aiutato. Ti sono debitrice.»
In un'unica grande falcata, Chace la raggiunse e le prese la mano. Ellie si era già trovata altre volte in posizione di svantaggio per via dell'altezza, ma se l'era sempre cavata senza problemi. Sinora. Perché Chace Brannigan era davvero un colosso d'uomo. Forse non era tanto più alto di molti che aveva conosciuto, ma ne dava l'impressione. Da lui irradiava una forza che le travolgeva i sensi e le paralizzava la lingua.
«Piacere di conoscerti» disse Chace in un bisbiglio rauco.
Visto che non le lasciava la mano, Ellie spostò lo sguardo dal petto muscoloso al mento volitivo e alla mascella ben disegnata. Si soffermò un istante sulla bocca piena, atteggiata al sorriso, poi risalì verso i magnifici occhi blu, vividi e brillanti. Quello scintillio le rammentò ciò che stava accadendo.
Di scatto ritrasse la mano. Aveva troppo buonsenso per lasciarsi incantare da un rozzo cowboy dagli occhi del colore del mare. Non ne poteva più dei bovari e dei ranch. No, non stava cercando un cowboy. Non lo voleva assolutamente. «Be', grazie ancora» ripeté augurandosi che Brannigan se ne andasse al più presto.
Lui però non sembrava aver fretta. «Hai fatto una bella corsa, stasera.»
Ellie diede un'alzata di spalle cercando di mascherare il turbamento. «Sì, non male.»
«Ti ha fatto vincere il primo premio. Sei in un'ottima posizione in classifica.»
Lei assentì. Ancora un paio di vittorie e avrebbe avuto la certezza di poter partecipare alle finali del National Rodeo a Las Vegas. Ma vincere il titolo non le importava più di tanto. Dopo quella stagione, avrebbe chiuso con le gare. Avrebbe abbandonato quella vita da zingara e sarebbe andata ad abitare in città. Non ne poteva più di peregrinare di rodeo in rodeo. E non le andava per nulla di sistemarsi nel ranch che i suoi genitori avevano lasciato a lei e ai suoi fratelli. Un luogo dove non voleva tornare. Mai più.
«Sono molto stanca» disse a Chace quando realizzò che era ancora lì davanti a lei. «Se non ti spiace...»
«Oh, sì, certo.» Lui ebbe un attimo di esitazione, come se si fosse appena destato da un sonno profondo, quindi si girò verso la porta, la aprì e uscì.
Ellie trasse un sospiro di sollievo, lieta di poter tornare a respirare normalmente.
«Chiudi bene» le rammentò Chace mettendo dentro la testa.
«D'accordo.» Ellie aspettava che chiudesse, ma lui restava lì a guardarla. «Non appena te ne sarai andato» aggiunse dunque come incoraggiamento.
«Sono Chace Brannigan.»
«Lo so.» Ma che cosa pensava, che fosse cieca e sorda? Chi non conosceva Chace Brannigan? Era stato tre volte campione del mondo e c'erano le sue foto su tutte le riviste specializzate del paese. Le loro strade, tuttavia, non si erano mai incrociate. E la strana sensazione che le chiudeva la bocca dello stomaco le faceva desiderare che non fosse successo nemmeno quella sera.
«Sì, be', chiudi a chiave» ripeté Chace.
Con un sospiro di esasperazione, lei lo fulminò. «Ho detto che l'avrei fatto e lo farò.»
«Fallo subito.»
Chace sparì e la porta si chiuse con un tonfo sordo. Ellie la fissò per qualche istante prima di costringere i piedi a entrare in azione. Chiudeva sempre a chiave. Specialmente la notte. Non voleva rischiare incontri ravvicinati con cowboy come Brannigan.
«Chiudi a chiave» ripeté facendogli il verso. Lei era perfettamente in grado di badare a se stessa e non aveva bisogno che qualcuno le dicesse ciò che doveva fare.
Scostata leggermente la tendina, sbirciò fuori e vide Chace a pochi passi, lo sguardo fisso sulla porta.
«Chiudi!» la incalzò.
«Sì, sì!» sbottò lei girando la chiavetta con un gesto stizzito. «Soddisfatto?»
«Sì.»
Ellie udì perfettamente la sua calda risata e venne percorsa da un brivido. «Dannati cowboy» borbottò a denti stretti.
Chace ridacchiava divertito mentre camminava al buio tra i camper. Era bello ridere. Faceva star bene. Ed era da tanto che non trovava motivo per farlo. Ma la vista di quella graziosa signora in bilico sul manico della pala, gli