Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Conoscenza e Riconoscenza: Liberi sproloqui sulla conoscenza e dintorni. Alcuni morsi di conoscenza e di riconoscenza.
Conoscenza e Riconoscenza: Liberi sproloqui sulla conoscenza e dintorni. Alcuni morsi di conoscenza e di riconoscenza.
Conoscenza e Riconoscenza: Liberi sproloqui sulla conoscenza e dintorni. Alcuni morsi di conoscenza e di riconoscenza.
E-book360 pagine4 ore

Conoscenza e Riconoscenza: Liberi sproloqui sulla conoscenza e dintorni. Alcuni morsi di conoscenza e di riconoscenza.

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

L'’avere conoscenza, il saper fare e una mente allenata sono fondamentali per non essere passivi osservatori, magari pilotati da terzi. Abbiamo il diritto-dovere di crearci, capitalizzare e difendere queste caratteristiche se vogliamo una vita libera e consapevole. Sì giocare con la dea rete, ma vivere nel mondo reale distinguendo tra scienze, protoscienze e credenze. Saper accettare i legittimi detentori d'interessi, ma non esserne sopraffatti.Curiosi e affascinanti certi concetti e fenomeni, ma anche gli scenari del passato e la loro evoluzione. I nostri 200.000 anni tra masse di ghiaccio e freddo o terre che emergono e scompaiono con l’evolvere delle temperature e il variare di livello degli oceani. Inondazioni ed eruzioni, mari che evaporano, laghi glaciali che tracimano, deserti che diventano paradisi e poi tornano deserti. Specie di esseri viventi che esplodono o scompaiono. Un continuo cambiamento a velocità variabile.Non dobbiamo però dimenticare l’immenso debito di riconoscenza verso grandissimi ignoti, che ci hanno preceduto. Hanno costruito la nostra mente e la nostra conoscenza nei millenni sino da quando eravamo cacciatori-raccoglitori e poi da agricoltori-allevatori. Nel lungo cammino siamo passati dai villaggi alle megalopoli, dal baratto ai derivati, dalla ruota alle super-porcellane, dal coltello di rame al sommergibile in titanio, dalle grotte al Burj Khalifa e dagli stregoni alla medicina. Dal grugnito alla poesia. Ma la creatività e l’arte ci hanno sempre seguito. 
LinguaItaliano
Data di uscita28 dic 2022
ISBN9791221431964
Conoscenza e Riconoscenza: Liberi sproloqui sulla conoscenza e dintorni. Alcuni morsi di conoscenza e di riconoscenza.

Correlato a Conoscenza e Riconoscenza

Ebook correlati

Per bambini per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Conoscenza e Riconoscenza

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Conoscenza e Riconoscenza - AE10203IV5670-9-XIInunc

    La cura dell’anima

    Indubbiamente il nostro DNA è fondamentale nel definirci sia morfologicamente che psicologicamente, ma per arrivare al noi sono determinanti tutti i contribuiti alla costruzione di quello che siamo. L’educazione, l’istruzione, le esperienze, il frutto della nostra curiosità, le interazioni con l’ambiente e con tutti gli altri esseri viventi, che fossero persone, altri animali o anche vegetali. Tutto quanto partecipa all’implementazione del noi contribuisce anche all’evoluzione della nostra conoscenza, si mescola con il preesistente e integrandosi ne diventa parte inseparabile.

    Nella città del complesso templare di Karnak a Luxor in Egitto, l’antica Tebe, sembra che sulla porta della famosa biblioteca fosse inciso Luogo di cura dell’anima. Quindi i faraoni avevano identificato il loro luogo di raccolta della conoscenza come il posto dedicato alla cura della parte immortale degli umani. Quale grande verità.

    Purtroppo non ci sarà d’aiuto per curare la nostra anima, perché tutti i testi furono distrutti in un immenso rogo nel 1358 AC dal faraone eretico e monoteista della XVIII dinastia Akhenaton.

    Più arricchiamo il nostro contenuto di conoscenza, più avremo una visione limpida di quanto ci circonda e maggior probabilità avremo di comprenderlo compiutamente. Riusciremo a costruire una maggior consapevolezza e anche una maggior capacità di discernimento a difesa dai pifferai e dalle fake news. Saremo partecipi e non solo presenti nel mondo, avendo certamente enormi vantaggi durante tutta la nostra esistenza. La conoscenza ci aiuterà a non essere preda delle onde, ma ad affrontarle e cavalcarle.

    AE10203IV5670-9-XIInunc

    Apparteniamo al genere Homo e in particolare alla specie degli Homo sapiens, crediamo proprio come voi. Nel nostro percorso in questa fase della vita, come del resto tutte e tutti, abbiamo avuto le nostre soddisfazioni e delusioni. Successi e fallimenti. Comunque abbiamo raggiunto dei buoni risultati, che in alcune occasioni sono stati anche riconosciuti e premiati.

    Negli ultimi anni abbiamo deciso di scrivere. Un fiume di parole scaturito da un impulso irresistibile, ci ha portato a imbrattare più di un migliaio di pagine. Ad un certo punto abbiamo deciso di frenare e di estrarre qualcosa da trasmettere agli altri, ai quali molto probabilmente non frega nulla di quello che ci gira per la testa. Ma nel pensare a cosa serva tenersi i propri pensieri o condividerli con altri abbiamo raggiunto la decisione di inviarne alcuni a chi è in ricezione, che magari è anche curioso di riceverli.

    La cosa importante non crediamo sia chi siamo o cosa abbiamo fatto nella vita, ma quello che intendiamo trasmettere. Quindi chi è in ascolto è bene che riceva un segnale pulito, senza rumore di fondo, e che possa valutare i messaggi individualmente, così come li trova.

    Abstractus

    Ormai siamo abituati a trovare l’inglesismo abstract. Abbiamo preferito il latino da dove deriva. Da abstrahere, abstractus, dovrebbe significare estratto o tratto da. Ma queste poche righe non sono finalizzate a fornire una spremuta di quello che segue. Se lo riterrete, ve la farete voi e nel modo che preferirete, mentre nella sostanza per noi vorrebbe essere solo un suggerimento. Ogni tanto è più che opportuno distrarsi, distogliere l’attenzione dalle attività quotidiane e vagare liberamente con il pensiero. L’abstractus di quanto segue vorremmo che fosse solo questo.

    Finalmente abbiamo finito il rullaggio e siamo alla linea di arresto in testata pista. Abbiamo l’ok ed entriamo in pista, ci allineiamo e diamo motore. Tutto a posto. Possiamo lasciare i freni e via ... inizia la corsa ... raggiunta la velocità di rotazione tiriamo la cloche e ... ci stacchiamo dal suolo ... la Terra è sotto di noi senza più contatto. Che splendida sensazione. Adesso si ragiona. Buon volo ragazze e ragazzi. Ovviamente ragazze e ragazzi è inteso da zero ad almeno 200 anni.

    Virtute e Canoscenza

    Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza, quarantesima terzina del XXVI canto, della prima cantica (Inferno) nella Divina commedia. Era Dante Alighieri (Durante di Alighiero degli Alighieri) poco prima del 1309, allora esule. Voi Homo sapiens prendete in considerazione la vostra origine, il contenuto del vostro seme, la potenza del vostro seme. Non siete fatti per vivere come bestie guidate solo dall’istinto, dalla brutalità, dalla furia o dall’impeto e dalla prevaricazione. Forse questo era da dove eravamo partiti 200.000 anni fa, ma poi il nostro seme è germogliato. Nel percorso abbiamo imparato a confinare la violenza e la ferocia ai momenti nei quali erano necessarie alla sopravvivenza. Abbiamo via via appreso anche la moderazione, la pacatezza e la capacità di ascoltare gli altri, senza ricorrere al grugnito più forte o all’infliggerle il danno fisico più grande per infondere timore nella controparte. Non facciamo distinzione tra le varie forme che ha assunto poi nel tempo il grugnito più forte.

    Tra tutto quanto avrebbe potuto scegliere, Dante scelse solo la rettitudine e la conoscenza e lo fece dire ad Ulisse, la cui sete, o meglio smania, di conoscenza rappresenta il massimo dell’ansia nello sfrenato desiderio di sapere e scoprire il nuovo. Il ruolo centrale della conoscenza è indubbio nel garantirci la capacità di comprendere il mondo che ci circonda e noi stessi. Nel capire gli eventi che avvengono senza lasciarci rubare la nostra libertà di analizzarli e interpretarli. Mentre quello della vitute, come rettitudine o conformità ai principi morali indipendentemente da premi o castighi, è, per la conoscenza, quello di garante. Come abbiamo capito molto bene dai secoli passati, la rettitudine non ha certamente il compito di difenderci dalla conoscenza in se, ma dall’applicazione dei suoi frutti. Questo non deve significare assolutamente una limitazione, privando di coraggio le nostre scelte e azioni o arrivare a togliendoci la possibilità di accettare consapevolmente dei rischi. Ma un monito a non confondere il coraggio con l’insensibilità o peggio il cinismo. Bisogna anche essere ben coscienti del fatto che tra coraggio ed incoscienza c’è una certa differenza. Con lo scorrere della vita sono sempre necessari tutti e due, ma è opportuno abbondare del primo e scarseggiare un poco della seconda. Tutti sappiamo che questa consapevolezza però si acquisisce solo con il tempo al procedere degli anni e dell’esperienza.

    Quanto sopra non deve essere assolutamente preso come una discriminazione nei confronti dei giovani, ma è solo una pura constatazione della realtà. L’acquisizione della conoscenza ha i suoi tempi necessari e non ha le stessa possibilità o la stessa velocità di progressione ovunque. Dipende sì dall’individuo, ma dalla situazione ambientale, dalla posizione geografica e dalle imposizioni della società di umani nella quale si vive. Sappiamo tutti che non esistono delle età universalmente valide per qualificare il raggiungimento di certe abilità o requisiti, anche se per ovvi motivi di gestione della società ne sono state definite per accedere a determinati diritti e doveri. L’esigenza che dovrebbe permeare tutte le società di umani e in primis gli individui stessi che le compongono, è quella di acquisire conoscenza. Questa è la vera ricchezza sia per la società che per gli individui.

    Il diritto dovere alla conoscenza

    Chi impedisce l’acquisizione della conoscenza lo fa per togliere il diritto fondamentale di ogni individuo di essere consapevole delle proprie scelte e per poter imporgli le sue. Tutti gli esseri umani, sin dal momento della loro nascita acquisiscono il diritto-dovere fondamentale alla conoscenza. Allo stesso tempo le società nelle quali vengono al mondo dovrebbero assicurare loro nella prima parte della vita e per chi lo desidera anche dopo, l’accesso laico allo studio. Senza alcuna interferenza di tipo politico o religioso.

    Già da quando siamo nel ventre della nostra mamma iniziamo ad apprendere e ad avere le prime interazioni anche con quanto all’esterno del nostro contenitore fisico, intendendo non solo con il liquido amniotico e la mamma, ma proprio il mondo esterno, quello che circonda chi ci sta dando la vita. L’interazione non avviene solo tramite onde sonore, in parte attutite dal liquido e dal corpo della nostra incubatrice, ma anche con tutti i campi immateriali che rendono reale la materia, che la permeano e interagiscono con tutto l’esistente. Sì, interagiamo con il campo gravitazionale, quello elettromagnetico e chissà con cosa d’altro che è ancora fuori dal nostro conosciuto. Da lì dentro sentiamo le voci provenienti dall’esterno, apprezziamo la musica, ci spaventiamo per gli scossoni e le accelerazioni, ci piacciono le carezze sul mappamondo della mamma e comunichiamo con movimenti, con botte e calci al contenitore. Ci giriamo con la testa verso la porta di uscita. Vorremmo conoscere quello che c’è al di là. Ma ad un certo punto però ci rendiamo conto che qualcosa sta cambiando, il liquido se ne va e dopo un po’ di strizzatone e maltrattamenti piombiamo di botto nel mondo lì fuori. Un bel trauma passare da un posto ovattato e morbido al casino generalizzato dell’esterno. Ci separano definitivamente dalla mamma tagliando il tubo della vita collegato all’ombelico. Adesso siamo la prima versione di noi, siamo un individuo, anche fisicamente separato dagli altri. Perbacco, qui bisogna anche respirare. Una cosa nuova che se non ci venisse subito, sarà la causa delle prime botte della nostra vita.

    Già nello stato di feto abbiamo attivato il tatto (ci appoggiamo alle pareti del contenitore, tocchiamo noi stessi e il sacco amniotico), poi il gusto (il liquido amniotico ci informa sul cibo che ha ingerito la mamma), quindi l’udito (il battito del cuore della mamma e la sua voce, i suoni esterni), arriva anche l’olfatto. Chissà che odore o che gusto ha il liquido amniotico? Per la vista dovremo attendere dopo la nascita perché il nostro cervello inizi a vedere, migliorando di giorno in giorno l’elaborazione delle informazioni provenienti dai due sensori che abbiamo sotto la fronte. Una volta fuori, con calma, via via conosciamo il mondo sempre meglio, assorbendo velocemente tutte le informazioni che possiamo. Poi ogni cosa diventa sempre più chiara. Super la mamma dietro a quelle due colline morbide e piene di roba veramente buona che con una certa cadenza ci regala abbondante. Non fosse per quel mal di pancia rompiscatole, che si manifesta ogni tanto e che però poi si risolve con una soddisfazione immensa e terribilmente puzzolente, non sarebbe proprio male. Il tempo è scandito da una sequenza di eventi standard come poppare, dormire, liberarsi e dare il tempo necessario al nostro cervello per elaborare e riorganizzare tutte le informazioni ricevute dall’interazione con il mondo esterno. Poi arrivano i denti, la pappa, il camminare, il parlare, il conoscere tutto quanto ci circonda, ovviamente dopo averlo assaggiato.

    Già dall’inizio della nostra vita dentro di noi c’è un immenso spazio destinato alla conoscenza. Questo spazio va via via riempendosi con le informazioni, le istruzioni e i processi di elaborazione utili alla nostra esistenza. Nel complesso alcuni di questi elementi sono di firmware, cioè già presenti in noi, perché trasferiti da chi ci ha generato, altri sono invece acquisiti o implementati da noi stessi sulla base di quanto assorbito durante l’apprendimento, che procede costantemente durante tutta la nostra vita. Per l’apprendimento ci sono periodi nei quali sembra manifestarsi più intensamente ed altri nei quali sembra mancare, ma in realtà non ha soluzioni di continuità e i periodi nei quali sembra in sosta stiamo solo riorganizzando e riconfigurando il sistema. L’Homo sapiens, gli animali in genere, forse alcuni vegetali e ora anche certe macchine realizzate dall’Homo sapiens stesso, hanno la capacità di apprendere. Acquisendo del nuovo o elaborando delle già conoscenze modificandole. Ma anche implementando e modificando dei comportamenti o rendere disponibili abilità specifiche e migliorarle. Viene il momento della consapevolezza e il definire dei valori di riferimento o delle preferenze e sulla base di questi effettuare delle scelte. Ma la cosa forse più importante è che abbiamo la capacità di capitalizzare le conoscenze memorizzandole in modo duraturo per renderle disponibili all’occorrenza. Tante sono legate ad operazioni di base, che con il tempo diventeranno automatiche. I movimenti diventano sempre più raffinati e precisi, non hanno più bisogno di essere pensati, impostati e controllati, ma, salvo malattie particolari, diventano appunto automatici. Anche il parlare e il comporre i massaggi da inviare diventa sempre più semplice, come l’interpretare quelli che arrivano dagli altri. Ci dedichiamo sempre meno alla parte operativa del muoversi o del parlare, ma sempre più al livello superiore, cioè decidere cosa fare, come farlo e cosa dire.

    Il nostro sistema di controllo dalla nascita in poi continua ad acquisire e immagazzinare mattoni di conoscenza di base e, utilizzandoli poi nella combinazione opportuna, implementa delle abilità fisiche e/o mentali per eseguire quello che gli chiediamo con le nostre scelte. Questo avviene per tutto, anche per quanto riguarda la nostra mente, infatti anche la mente impara ad organizzare i ragionamenti in modo sempre più efficace sulla base delle esperienze precedenti. Ma non dimentichiamo, che almeno per quanto ne sappiamo ora, ogni evento all’interno del nostro organismo è il risultato della combinazione di più eventi di tipo fisico, chimico o biologico. Molto probabilmente un giorno scopriremo che oltre a questo c’è qualcosa d’altro che ora non conosciamo. Qualcosa che interagisce con tutto il resto e che va a determinare l’avere un atteggiamento egoista o altruista, essere compassionevoli o crudeli e così via. Ma per ora sembra proprio che veramente tutto ciò che avviene dentro di noi, comprese le decisioni che prendiamo, avvenga a seguito di un’elaborazione effettuata tramite algoritmi che si basano su eventi chimici, fisici e biologici. L’algoritmo è un processo di calcolo, che può essere più o meno complesso, costituito da una o più operazioni che si combinano tra loro con regole precise dando uno o più risultati in funzione di uno o più dati d’ingresso. Siamo abituati a vederlo come costituito da operazioni matematiche o logiche, più o meno semplici, ma possono essere anche eventi di tipo fisico, chimico, biologico o altro ancora. Qualsiasi processo interno al nostro organismo, è il risultato dell’elaborazione effettuata dagli algoritmi di gestione delle nostre funzioni interne. L’algoritmo normalmente è descrivibile con una rete pluridimensionale ove ogni operazione occupa uno dei nodi che la costituiscono. Quindi non è certo una semplice sequenza unidirezionale di operazioni ciascuna che produce un risultato per quella che segue, ma è costituito dal concorso contemporaneo di più operazioni che inviano il proprio risultato ad altri nodi, che poi rendono il loro a uno o più altri nodi della rete. In aggiunta parte delle operazioni nei nodi che vanno a costituire la rete complessiva sono basate sulla statistica. Anche la casualità dà un suo contributo al risultato.

    Il sistema di formulazione delle scelte nel nostro organismo, il cervello e non solo, funziona attraverso algoritmi di vario tipo e quindi teoricamente le nostre scelte potrebbero non sembrare prodotte dal nostro libero arbitrio, ma essere univocamente e automaticamente predeterminate dal processo di elaborazione che le ha prodotte. In modo indipendente dalla nostra volontà o, se vogliamo, la nostra volontà stessa è l’algoritmo che determina le routine da utilizzare per arrivare al risultato. Ma cosa dire della soluzione inaspettata o l’idea che sembra nascere dal nulla? A volte sembra che il nostro sistema pensante risolva problemi senza coinvolgerci e ci presenti direttamente la soluzione. Per ora possiamo solo dire che anche questo sia frutto dei nostri algoritmi interni deputati alla formulazione della soluzione, che sia raggiunta consciamente o inconsciamente.

    Tutto, anche nel caso delle scelte, si basa su di una struttura hard di elementi biologici in parte costruitasi grazie alle informazioni contenute nel nostro DNA e in parte edificata da noi durante la nostra vita. Sulla composizione dell’hard agisce anche quanto immettiamo nel nostro organismo da qualsiasi interfaccia con il mondo esterno e non solo con l’alimentazione e la respirazione, ma anche attraverso la pelle o i vari orifizi. Quello che entra nel nostro organismo può essere sia di tipo materiale, che immateriale, come campi di forze elettromagnetiche e/o gravitazionali, che interagiscono con quelli generati da quanto ci compone. L’hardware a sua volta è fatto funzionare dalle routine di software, che sono sequenze di istruzioni biologiche che consentono di eseguire una determinata operazione. Ma tutto quanto avviene nel sistema, pur simile per alcune funzioni, è unico per ogni individuo. Con certezza gli stessi dati di ingresso, transitati negli algoritmi di elaborazione di individui diversi, possono dare risultati anche uguali in uscita. Ma è anche certo che la struttura degli algoritmi deputati alla formulazione delle scelte è individuale e unica, infatti a parte alcune routine di base iniziali, tutto il resto l’abbiamo implementato noi, più o meno consciamente, durante la nostra vita. Possiamo quindi stare tranquilli sull’unicità degli individui. In quanto al libero arbitrio, bisogna solo dargli il corretto significato. Ognuno possiede il suo, che è unico, che non è assolutamente qualcosa di statico e immobile, anzi continua a evolvere modificandosi nel tempo sulla base delle nuove conoscenze acquisite e in seguito alle rielaborazioni interne. Come anticipato, si potranno avere certamente delle scelte uguali, ottenute da due individui diversi. Ma la probabilità che due sistemi di libero arbitrio che le hanno prodotte siano identici è così remota che nemmeno se fossimo miliardi di miliardi di Homo sapiens li potremmo trovare.

    Il concetto secondo il quale ogni persona può scegliere come agire e pensare, e che questo abbia origine in se stessa è una cosa, ma sostenere che questo sia un’esclusiva di noi Homo sapiens, come alcune religioni hanno sostenuto dall’inizio del medioevo, diventa impegnativo. Il risultato dell’elaborazione di algoritmi di scelta ci fa scegliere tra quello che riteniamo bello e brutto o giusto ed ingiusto. Chi ci potrebbe dimostrare, ma in modo scientificamente corretto, che l’ape quando si suicida pungendo un aggressore per difendere l’alveare, perdendo il pungiglione e sbudellandosi, non compia un atto eroico, ma lo faccia solo per istinto? Eroe per istinto. Dire per istinto sembra senza sapore, sminuire il sacrificio. Tutti noi animali abbiamo istinto, nelle routine già scritte nel firmware di dotazione iniziale, solo che ogni specie ha il suo, funzionale alla sua esistenza. Per una gazzella la prima cosa da fare è saper subito camminare e correre. Per un elefantino protetto dalla mamma e dal branco lo svezzamento può durare anche tre anni. Per un uccello, oltre mangiare, la prima cosa è volare. Per un umano, nella maggior parte dei casi, è piangere per ottenere attenzione dagli adulti. Nel mondo animale molte volte si abbandonano i piccoli al predatore quando non c’è speranza di salvare i cuccioli e se stessi, perché sopravvivere significa avere altri piccoli e non estinguersi. Cosa dobbiamo pensare della mamma ghepardo che si allontana dalla tana attirando i leoni su di se per salvare i cuccioli? Se riuscirà a seminarli potrà tornare da accudire la nidiata se non ci riuscirà e morirà, anche i piccoli moriranno, come del resto sarebbe successo se fosse stata accanto a loro. Non dobbiamo trasferire le nostre priorità su altre specie e giudicarle inferiori sono perché hanno dei parametri di scelta differenti. Non è una colpa se per loro nella scala dei valori c’è prima la sopravvivenza della specie e dopo quella della propria famiglia. Non è difficile trovare esempi di umani che hanno sostenuto in pompa magna le priorità nella sequenza Dio, Patria, famiglia e altro, ma poi abbiano sempre praticato il contrario, cioè altro, famiglia, Patria e Dio. Siamo sempre stati egoisti e individualisti.

    Sono definite da algoritmi complessi anche le scelte secondo le quali il Torquigener albomaculosus (una specie di pesce palla) costruisce nidi anche di due metri di diametro sulla sabbia del fondale con design e precisione particolare per attirare le femmine e quelle delle femmine, che decidono quale maschio scegliere in base al nido che ha costruito. Il primo sulla base del suo firmware costruire nido elabora delle scelte individuali sul design, sulla distribuzione della granulometria della sabbia, sulla precisione e sull’esperienze di successo dei nidi precedenti. La seconda in base ai suoi criteri architettonici, estetici e perché no anche di attrattività del maschio, lo sceglie o meno. Forse il nostro sistema di Homo sapiens con la rivoluzione cognitiva ci ha portato ad algoritmi molto più complessi ed evoluti. Non possiamo dire se sia migliore o meno, ma possiamo sostenere soltanto che sia più potente ed evoluto.

    Le capacità architettoniche degli uccelli nella realizzazione dei propri nidi sono sorprendenti, a terra, tra erba alta, su alberi a diversi metri dal suolo, sia appoggiati e ancorati che appesi. Ognuno ha nel mazzo delle carte delle scelte cose differenti. Uno gnu può scegliere di attraversare il corso d’acqua qui o là e trovare o meno il coccodrillo, una scimmia può scegliere di accogliere un’estranea nel gruppo e proteggerla invece di respingerla e scoprire dopo che quella diventa dominante. Un bufalo può scegliere di reagire e incornare la leonessa salvandosi la pelle e quella dei suoi simili. Sono tutte scelte dettate dal libero arbitrio di chi le compie, come quella di votare per un candidato o per un altro alle elezioni. Quindi l’ape, il ghepardo, il pesce palla, gli uccelli, lo gnu, la scimmia, il bufalo e in genere tutti gli esseri viventi hanno un loro libero arbitrio, differenti da quello degli Homo sapiens, ma ce l’hanno. Non vorremmo essere offensive, in alcuni casi forse lo hanno più evoluto di certi elementi della nostra specie.

    L’importanza dell’allenamento

    Conoscenza può essere l’avere delle nozioni di base, il saper fare cose e attività, il saper costruire dei ragionamenti e dare forma a dei concetti più o meno complessi. Ma anche il capire perché, quando e come succedono o possiamo far succedere gli eventi. Esprimere il nostro dentro-sentire nell’arte o concepire, definire, implementare e far funzionare delle architetture o delle strutture sociali. Tutto questo può essere in noi individui o noi assieme di individui se lo facciamo diventare nostro. Ma come il nostro fisico, che per essere in grado di effettuare certi sforzi o coordinare alcuni movimenti o ancora acquisire precisione nell’azione, ha bisogno di allenarsi ed essere costantemente allenato, anche la mente deve fare la stessa cosa. Deve saper apprendere certi movimenti, si deve allenare ed essere costantemente pronta. Molte volte, scioccamente, limitiamo la nostra possibilità di conoscere per il timore di non capire gli elementi della nuova conoscenza che ci si presenta. Ma come non possiamo pensare di centrare subito un canestro, di correre veloci o per diversi chilometri consecutivi, di nuotare o saltare in un certo modo, di pattinare e così via, senza averlo prima imparato, anche nel caso della mente dobbiamo accedere alla conoscenza per passi, ognuno propedeutico a quelli successivi. Quindi è assolutamente necessario passare attraverso l’apprendimento di alcuni fondamentali, che, una volta acquisiti, ci consentano poi di apprendere in tranquillità, e solo successivamente, elementi più complessi. Questi elementi di conoscenza, se non siamo curiosi e pronti a recepirli, cioè adeguatamente allenati, ci passeranno addosso come acqua su di un impermeabile e se ne andranno. Forse non ci renderemo mai conto di quello che potremmo avere perso, se il non essere pronti sia stato un errore o meno, ma in ogni caso certamente non avremo avuto la possibilità di scegliere in modo consapevole. Ovviamente non siamo attratti da tutti i possibili contributi di conoscenza, ma abbiamo o ci siamo costruiti, come in tutto, delle preferenze. Normalmente è molto utile avere prima una visione d’assieme, se vogliamo più semplificata e meno approfondita, che ci aiuti a collocare i vari elementi nel panorama complessivo e passare poi ad approfondire i dettagli che ci interessano. Non dobbiamo essere spaventati dalla possibile complessità, perché la complessità è fatta di cose semplici e molte volte è sufficiente capire ed acquisire questi semplici mattoncini di base per poi accedere più facilmente al resto e fare progressi su quanto più complesso. L’errore più comune è quello di sottovalutare, ritenendo noiosi o spreco di tempo, i mattoncini di base che in realtà sono i fondamentali. Come succede per ogni sport. Per imparare, come per accudire il fisico, bisogna necessariamente fare fatica e anche a volte fallire, ma comunque non arrendersi e perseverare. Anche nel caso della conoscenza, non casca nulla dal cielo gratuitamente, ma bisogna conquistarla. Nella vita bisogna evitare di avere una visione della realtà superficiale o, peggio ancora, pilotata da guru vari, sia fisicamente esistenti che virtuali in rete.

    L’importanza dell’apprendere, dell’allenamento della mente e del saper fare, sono così fondamentali per la qualità della nostra vita, al punto da dover essere una priorità anche per tutti gli individui, non solo per la loro famiglia e per la società nella quale vivono. Per saper fare qualsiasi cosa bisogna apprendere e bisogna allenarsi nel fare. Ma è fondamentale avere una mente che ti aiuti o meglio che essendo allenata sappia aiutarti. Questo è assolutamente indipendente da quello che si farà per garantirsi l’autosufficienza economica e una vita serena. Aiuta anche a saper apprezzare ogni microsecondo della propria esistenza, indipendentemente dalle possibilità di salire o essere riusciti a salire la scala sociale. La conoscenza e una mente allenata ci garantiranno comunque la possibilità di capire e di apprezzare una quantità incredibile di eventi nel corso della nostra vita. Eventi che rischierebbero altrimenti di avvenire

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1