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Fede e Scienza dentro le Sacre Mura. Appunti di un Viaggio verso la Coscienza
Fede e Scienza dentro le Sacre Mura. Appunti di un Viaggio verso la Coscienza
Fede e Scienza dentro le Sacre Mura. Appunti di un Viaggio verso la Coscienza
E-book429 pagine4 ore

Fede e Scienza dentro le Sacre Mura. Appunti di un Viaggio verso la Coscienza

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Info su questo ebook

Fede e Scienza, per una volta, non si confrontano, ma si completano, all'interno di un approccio del curarsi e del curare che non dimentica ciò che è Essere Umano. Una serie di saggi scritti e raccolti dall'autore che esplorano i tanti volti della Coscienza – quella individuale, quella sociale, quella nascosta in una goccia d'acqua, ma anche quella che soffre e che desidera solo il (proprio) Bene.
LinguaItaliano
Data di uscita14 set 2016
ISBN9788822843890
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    Anteprima del libro

    Fede e Scienza dentro le Sacre Mura. Appunti di un Viaggio verso la Coscienza - Maurizio Grandi

    Note

    Fede e Scienza dentro le Sacre Mura.

    Appunti di un Viaggio verso la Coscienza

    2015:

    50 anni dal Concilio Vaticano II

    60 anni della morte di Teilhard de Chardin

    5 anni dalla fondazione del Laboratorio di Ricerca della Vita

    2015, L’Anno della Luce. In uno dei suoi raggi è il destino dell’Umanità, raggio che speriamo di incontrare, condividere, spargere per un momento attraverso il recupero delle nostre ali. Siamo parte di lui: esso riempie i nostri sensi, lo vediamo, odiamo, ascoltiamo, tocchiamo, pensiamo. Le particelle di luce sono note scritte, il raggio è una sonata che, creata, dura per sempre, anche nel silenzio, in un ritmo determinato da un numero che lo scandisce, in armonia con il Tutto: la sua bellezza è frutto della creazione. I fisici, a Ginevra, cercano di capire i segreti primitivi della materia, smontandola – come fanno i bimbi con i giocattoli – attraverso gli scontri tra protoni; tredici miliardi di anni di vita alla ricerca della supersimmetria. I biologi, in Giappone, restituiscono memorie perdute, illuminando i neuroni con impulsi luminosi.

    In una Chiesa affaticata, osare senza offendere per aprire piccoli varchi in un muro irrigidito dalla paura e l’ostruzione.

    Respiro, come quello del vento, sognando la Cattedra dei non credenti.

    Spazio, come quello abbaziale, fatto di canoni espressi e inespressi.

    Incontri, confronti, dubbi.

    Guardando alle scoperte della fisica, oltre l’orizzonte del conosciuto.

    Universo sacro nella sua laicità, contemporaneo e, al tempo stesso, oltre la nostra concezione del tempo.

    Percezioni sottili, etica naturale, poesia, amore che cerchiamo di riproporre nella fugacità della luce, la quale nel suo istante, nel solo apparente effimero momento, apre uno spazio all’immaginario.

    Riconsegnati alla Chiesa. Aperta.

    Chi vuol comprendere i poeti, deve recarsi nella terra dei poeti.

    La sofferenza è nel mondo, ma non è il mondo.

    Giubileo è virare, con dolcezza, attenti ai deboli e ai loro bisogni. Per farlo, occorrono marinanti, un legno, un faro, la conoscenza del mare e del vento, un porto da cui salpare, una meta verso cui far rotta e un giorno, forse, approdare.

    Vedere Dio nel mondo, e il mondo in Dio: che cosa v’è di più estasiante? Non è questo il lume amico e stimolante che deve sorreggere la veglia scientifica dello studioso? Non è così che fugge il terrore del vuoto, che il tempo smisurato e lo spazio sconfinato producono intorno al microcosmo che noi siamo?

    Nel momento in cui lo scienziato incontra e scopre le leggi della natura, le caratteristiche dell’Universo, potrebbe cadere in uno stato di confusione, se i risultati scientifici non portassero anche al riconoscimento – o almeno all’intuizione – della presenza di una saggezza trascendentale che spieghi la presenza di tali leggi.

    Scienza e fede non sono in contrapposizione, i due settori non sono estranei l’uno all’altro: hanno dei punti di incontro, cosicché le metodologie proprie di ciascuno dei due campi permetterebbero di mettere in evidenza diversi aspetti della realtà.

    La scoperta delle caratteristiche intime della natura, la progressiva conoscenza delle sue leggi, ci parla di Dio, di un ordine soprannaturale. Nel 1966, ricevendo gli Accademici e gli Scienziati che partecipavano alla settimana di studio sulle forze molecolari, Paolo VI affermò: «Riconfermo i collegamenti esistenti tra l’Uomo e la scienza, e ricordo che la Chiesa riconosce e valorizza l’importanza della ricerca scientifica, così come ammira e incoraggia gli sforzi intellettuali organizzativi necessari a intraprendere tale ricerca.»

    Progetto (pro-jectum) Uomo.

    Anticipazione concettuale, venir-in-essere di quello che, nel futuro, può essere possibile.

    Il progetto crea idee e… nulla ferma un’idea quando il tempo è giunto (Victor Hugo).

    …Da una Torre si gode un’ampia vista tutto intorno e nello stesso tempo essa è visibile da lontano…

    Lo sguardo reverente si rivolge intorno a cogliere la ricchezza e la sacralità della natura e della Vita, accogliendo, imparando e, al tempo, si offre allo sguardo ed elargisce i frutti del suo lavoro.

    Non siamo una novità alla ricerca di spazio tra le molte esistenti.

    …esistere, resistere, riEsistere…

    Non dobbiamo lottare per esistere, ma per rispondere a bisogni che ci giustificano.

    Non dobbiamo inventare per sedurre, né affannarci per arrivare primi.

    Lontani da logiche di successo, alla ricerca costante di ciò che non si conosce, ma si intuisce, nel desiderio di chiedersi il senso.

    La Torre incontra il cielo… La Torre non è palazzo.

    Desideriamo conservare la radice di ospitalità del Monastero che nasce dal riconoscimento del valore della condizione umana e dei suoi significati.

    Laboratorio di Ricerca della Vita

    - prospettica,

    - innovativa (non c’è dogma),

    - tecnologica (non macchine, ma prototipi).

    Ricerca unificante, spontanea, intuitiva, sollecita.

    Ricerca che non ha nulla a che vedere con la competizione, il controllo, la divisione.

    Ricerca di ognuno di noi fatta di incontri, viaggi e nuove domande, anche quando pensavamo di aver trovato la risposta.

    Ricerca sistematica e disciplinata del visibile e dell’invisibile, infinitamente piccolo o incommensurabile.

    Ricerca dell’Altro.

    Per conoscer noi stessi, il mondo. Noi e il mondo.

    Nell’ascoltare si compie l’incontro;

    nell’incontro, la relazione;

    nella relazione, la comprensione;

    nella,comprensione, l’altro.

    Lasciarlo entrare nello spazio del proprio Io.

    Nell’Ascolto è il silenzio che parla.

    Ambiguità semantica: dalla forma attiva (ascoltare, percepire stimoli acustici),

    alla medio passiva (dare ascolto, prestar fede alla voce, al suono).

    Il suono è respiro.

    Il suono ruba al vento la sua impalpabile leggerezza, la sua mitezza e la sua foga.

    Chi sta parlando attraverso di noi?

    Il tono, più che lunghi discorsi, rivela lo stato di ogni essere umano: la sua paura e i suoi desideri.

    Ricerca della risonanza, della simmetria. Risonanza è Armonia.

    Unificazione del molteplice, accordo del discorde.

    Armonia è Alleanza per ridare coerenza nella complessità.

    La bellezza degli spazi che ci accolgono è l’espressione della storia d’Europa, luoghi che ne hanno creato identità e tratti distintivi. Monasteri e Torri, Villaggi e Città sono stati le sedi più importanti della Vita, organizzata in comunità associative in cui donne e uomini del nostro continente hanno potuto vivere insieme. Luoghi chiusi e aperti.

    Provare sentimenti comuni, realizzare stili, valori, ideali su cui ancora oggi si basa la nostra civiltà. Isole di tolleranza in cui affrontare temi a largo respiro – largo quanto dovrebbe essere il respiro della Vita – luoghi ospitali, riservati, per immaginare attraverso la condivisione l’armonia della natura.

    Fides quaerens intellectum.

    Anselmo d’Aosta (1033-1109): «Credo ut intelligam, intelligo ut credam». La fede (intuizione) e la ragione (struttura).

    È più semplice credere nell’impossibile che nell’improbabile.

    Arte e scienza mettono in comune la creatività, che ha spinto Bernini a sapere dell’ellisse di Keplero, Galileo di musica, Bergson a conoscere le idee di Einstein, i futuristi a indurre la forza del movimento,per uscire da una dimensione geometrica euclidea.

    Oggi finisce il secolo breve della scienza padrona.: un percorso privo delle intuizioni che avevano fatto vedere a Pasteur i microbi prima di averli scoperti, a Marconi le onde prima di avere fatto il TSF (telegrafo senza fili), ai coniugi Curie l’energia nucleare.

    Il secolo breve fu ciclo di sviluppo tecnologico,,non di evoluzione di scoperte scientifiche.

    I microbi si democratizzavano e se ne scoprirono tantissimi.

    L’atomo generava applicazioni, tecnologia, trionfi e paure.

    Tutto su una strada tracciata.

    Gli analisti non furono in grado di delineare sistemi. Sviluppo non è evoluzione.

    Tornano oggi gli intuiti nascosti. La matematica è in subbuglio.

    Roger Penrose rilancia la cosmogonia scientifica platonica, l’epigenetica, il ritorno delle periferie, della contaminazione dell’altro. Realismo di tipo classico metafisico, in cui esiste una realtà al di fuori del soggetto e il concetto di natura viene letto nel senso superiore di principio, senza timore di parlare di sostanza.

    L’antica frontiera che entra nel DNA, lo nutre, lo condiziona.

    Torna il diritto di fare domande, di esprimere curiosità, di provocare, di esplorare in nome della conoscenza (che non è sempre sinonimo di scienza).

    La scienza ritorna alla sua universalità.

    Armonia é musica: il modo in cui si articolano fra loro suoni e intervalli.

    Musica, canto, matematica, fisica e botanica.

    L’unità di misura. Il numero, attraverso cui tutte le realtà sono un solo essere. Armonia è fisica e matematica.

    «Se un corpo produce un suono, per analogia deve dirsi degli Astri.

    La loro velocità varierà al variare della distanza, come la velocità delle vibrazioni varia in base alla lunghezza delle corde della lira. Non le avvertiamo perché le udiamo continuamente, mentre un suono viene percepito in rapporto al silenzio.» (Bacov, Storia della scienza greca)

    «Poiché vedevano che le note e gli accordi musicali consistevano nei numeri, pensarono che gli elementi dei numeri fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero.» (Aristotele)

    L’introvabile e l’insperato verranno cercati con numeri, intuizioni. Confortandoci a vicenda, grazie alle vertigini della scoperta, ridendo di noi stessi.

    Cogliere la struttura logica interna, catturare la simmetria caratteristica che pervade ogni aspetto del mondo naturale e umano.

    Da Mozart alle molecole del carbonio, dai mosaici ai codici informatici.

    Dalla fisica alla botanica, per cercare risonanza.

    La sequenza di Fibonacci (1.1.2.3.5.8.13.21) spiega la crescita dei fiori, delle conchiglie e della Vita. E il risultato è una spirale.

    L’ape ama la simmetria pentagonale del caprifoglio, la forma esagonale della clematide, la struttura radiale delle margherite e del girasole. Il fiore che raggiunge una simmetria perfetta richiama più api e sopravvive nelle battaglie evolutive.

    Simmetria è comunicazione, ma non è facile da conquistare: ogni forma vivente deve dirottare importanti risorse per raggiungere l’equilibrio. La bellezza delle forme è dispendiosa, ma gli esseri viventi tendono a un equilibrio perfetto.

    Nei nostri geni c’è l’attrazione per la simmetria: corrispondenza ineccepibile che unisce e abbina l’una all’altra.

    Simmetria è armonia.

    Al CERN il privilegio di scoprire la particella di Dio.

    Per noi la scienza, senza un’idea morale che le dia forma, non resiste…

    Scienza è il bene, non i beni; non è la libertà del fare, ma la libertà della verità. Sforzo incessante verso uno sviluppo continuo, verso uno scopo etico che solo l’intuizione poetica può comprendere. Riconoscere il ritmo dell’esistenza,seguirlo, per arrivare agli aspetti più elevati dell’esperienza umana.

    La scienza è Nomos, ciò che è giusto per intima essenza…

    Per dare valore a «quei valori che sono direttive ricircolanti per l’Umanità.» (Papa Benedetto XVI)

    Le scelte non possono essere legate alla sola conoscenza, ma devono necessariamente essere mediate dalla coscienza.

    «Una piccola luce, come un barlume, può ricondurre a volte allo splendore.» (Erza Pound)

    Che la luce possa accendersi nell’Abbazia; possa la musica rappresentare quell’attenzione all’armonia, alla ricerca del proprio ordine affettivo, fisico, cognitivo.

    Vicinanza al solstizio d’inverno, la luce rinasce e comincia a salire, come il germoglio della vita che passa dalla materia alla luce.

    In un angolo del chiostro, o dei corridoi infiniti, o della Sala Barbo proviamo a scrutare l’eco: i muri che assorbono le voci le restituiscono, come le piante nel giorno. Occhi che cercano occhi, bocche che cercano orecchie, mani che stringono e si stringono, che salutano, piedi che corrono e si fermano. Eco, ricerca di dettagli a costituire la trama di un grande tessuto che quotidianamente siamo troppo distratti per percepire. Ma siamo noi.

    «L’esperienza più bella e più profonda che possa fare l’Uomo è quella del Mistero.» (Einstein)

    Relazionarsi con il Mistero, prendersi cura dell’Anima.

    E lasciare che l’Anima si prenda cura di Noi.

    I Terapeuti (therapeia) del Dio Padre Asclepio si votavano al Culto del Dio Uno; gli Psicoterapeuti al culto di Psiche (Anima).

    «… poniti davanti agli eventi come un bambino, e sii pronto ad abbandonare ogni preconcetto; va’ umilmente dovunque e in qualunque abisso la natura ti conduca. O non apprenderai nulla.» (T. H. Huxley)

    E sarà il momento in cui il momento, separato dal prima e dal dopo, senza legge, prenderà vita, semplicemente così com’è, là dove si trova.

    La spontaneità dell’istinto, l’esperienza dell’idea che non possiamo inserire in un sistema positivista. Non prevedibile, autogenerantesi. Spontaneo, non casuale: «Casuale è quantitativo, spontaneo è qualitativo.» (Hilman)

    Il cantico dei quanti.

    Abbiamo scommesso su un’orchestra, in un mondo in contrazione e in controriforma, interessato a ricerche iperspecialistiche. Ma finché l’Uomo non subirà una (auto) mutazione, ci sarà spazio ancora per un’orchestra.

    La storia non si cancella: su di essa si fonda la nostra identità e, con maggiore o minore interesse, l’Uomo andrà a recuperare il suo passato che lo simboleggia ed evoca.

    In gruppo si ascoltano gli Altri, rispettosamente, prima e mentre; si impara a regolare le proprie azioni con quelle dei compagni a fianco, ci si sente parte di un progetto corale più grande di Sé, si percepisce che il fenomeno rappresenta qualcosa di intimo, incarnato, impossibile da esprimere in solitudine o con un alto linguaggio.

    In un’orchestra, le emozioni del singolo sono quelle degli altri orchestrali e del pubblico, il corpo di ciascuno si fonde in un unico, grande organismo vivente e vibrante, teso verso la perfezione – forse verso la verità.

    Lottiamo contro la solitudine, cantando la bellezza da cui siamo circondati con l’incoraggiamento degli echi che rimbalzano dai giovani, convinti di portare avanti il testimone raccolto dai padri, rinnovando e conservando i valori contro l’erosione del tempo.

    Con lo stesso spirito diamo vita al Progetto di chi ci ha preceduti, convinti che le paure allentino la loro morsa se si vivono intense, esperienze di unità.

    Vi auguro minuti di umana meraviglia, in compagnia di quello che, insieme, sapremo interpretare.

    Iniziando questo nuovo viaggio, lungo il cammino incontriamo compagni di strada che non si presentano, ma che impariamo a riconoscere, a ricordare: cavalieri di grandi slanci, di grandi imprese. Le loro avventure sono quelle di Chi non teme di sfidare la propria epoca, di arroccarsi sulle proprie intuizioni per diventare guida del mondo che lo circonda.

    Superare sbarramenti sterili per far avanzare la nostra Famiglia Umana nel rispetto della sua diversità. Sognare la Vita. Agire per far vivere il sogno dell’orizzonte della nostra epoca e quello infinito dove abita la filosofia.

    È l’orizzonte della verità incontrovertibile. È l’orizzonte dell’eternità.

    Da Galileo a Preparata, utopia ed eresia fanno rima con verità. Eresia = hàiresis; hairein = prendere una cosa togliendola dal luogo in cui si trovava. Questo prendere è scegliere, mandando a effetto ciò che si è scelto.

    Il popolo greco prende le cose dal mondo, togliendole dall’interpretazione del mito, e le trattiene all’interno della Sapienza, che Michelangelo interpreta nella Sistina.

    La scelta di questa Sapienza, che è libera da tutto ciò che non è la verità, è l’Eresia da cui nasce la Civiltà Occidentale.

    La fisica classica prende posizione nello stesso modo in cui la democrazia ateniese, avvolta dal Mito, condanna Socrate.

    Utopia = ou (non) tόpos (luogo).

    Scegliendo la Verità, ci si propone di darle un luogo per realizzarla.

    Eresia-Utopia: la nostra storia.

    Bios kai Ethos

    Noi siamo Qualità ed Emozione (confronto e pensiero). Tutti diversi, ma sullo stesso cammino. In tensione verso la punta di un triangolo che ha alla sua base l’Etica, la Cultura profonda del Mediterraneo e l’Estetica, consecutio dell’Etica.

    Dall’esperienza sensoriale, Emozione, Etica, Estetica si contaminano con Cultura, Arte, Tradizione, Storia, Stati, e diventano la nostra Esperienza Umana. Le quattro E. Il Bimbo si fa Uomo imparando l’Etica della legge del Padre; riconoscendo la Madre come oggetto del Suo Amore, perfeziona l’Estetica e impara a dilazionare e a dare valore al Piacere che trascende l’immediato e l’effimero.

    Cultura nell’Umanesimo, entusiasmante Unità, con al centro l’Uomo, in un codice d’appartenenza dimenticato, ma non obsoleto. L’autorità di Chi scrive è riconosciuta non per i titoli, ma per la capacità di donare di Chi, con dimestichezza dell’Arte, è disposto a condividere quello che ha appreso nel tempo.

    Vorremmo essere nel luogo che tutti da sempre hanno cercato e cercano per insegnare Creatività, capace di rendere speciale il resto di nulla.

    Vorremmo rivoluzionare il Mondo, mettendoci accanto le esigenze dell’Uomo, riprogettandolo nella semplicità delle forme e della luce, in una visione universale che permane in ogni dettaglio. Offrendo, in ogni istante, l’inatteso.

    Versione attuale dell’Uomo Leonardesco, nel rispetto della Natura, e con l’orgoglio di essere cittadini del mondo nuovo.

    Nelle Sibille, Aristotele ci insegna l’ordinata gestione della complessità che ci porta a migliorare, evolvere verso la realizzazione dell’ideale di perfezione in cui fioriscono la giustizia e l’abbondanza della Pace. Noi vorremmo provarci, con umiltà.

    «Non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità un dovere.» (Gaetano Salvemini)

    I testi pubblicati sono l’espressione, l’estensione di un laboratorio di ricerca discusso, contestato, appoggiato, condiviso dai suoi Protagonisti per un biennio.

    Siamo, insieme, entrati nella speranza di passare, tutti, a un livello successivo, consapevoli che quanto con fatica costruito sia confutato da risultati, altri, in futuro.

    Regole di strategia chiara a tutti Coloro che desiderino entrare nell’affascinante Mondo delle Neuroscienze, del cognitivo, della Vita.

    La ricchezza e il valore dei singoli contribuiti di Coloro che hanno insegnato, in un ponte, non solo virtuale, di empatia è nella serendipità. Serendipity, di Sir Horace Walpole (1754): atteggiamento dell’animo caratterizzato da attenzioni e curiosità, tranquillità e perspicacia, prontezza e sagacia, che consente di realizzare scoperte tanto preziose quanto inattese.

    I tre Principi di Serendippo (figli del Re filosofo Jafev di Serendip – Ceylon, SriLanka in Arabo) narravano quanto loro accadeva nei viaggi: ognuno degli Autori ha messo la nota, la fragranza del proprio Animo nel proporVi la loro storia di uno stesso Viaggio.

    Non Ceylon, ma l’Abbazia di San Paolo è stato il nostro, il loro caravanserraglio; insieme sono un’orchestra, ciascuno con il proprio strumento, che suona se stesso e il Mondo. In risonanza acustica, oscillazione simpatica come tanti diapason, capace di emettere suoni di una certa frequenza, che vibreranno solo quando uno strumento nella stessa stanza emetterà un suono della stessa frequenza.

    Uomini che hanno riconosciuto – in modi diversi, secondo provenienza e cultura –, come proposta di valori e qualità di Vita, l’arte di pensare con i suoni, necessità dello spirito in un momento che sta perdendo la capacità di sentire quel bello che il Mondo ci dà.

    «Alzare lo sguardo verso il Bene e il Bello, ispirazione per costruire un Mondo di Amore, Solidarietà e Pace…» (Benedetto XVI)

    Coscienza scientifica e coscienza religiosa: scienza e fede nel dialogo di Galileo

    Padre Sergio Cavicchia

    Oggetto dell’articolo sono alcune vie d’interazione tra la scienza e la fede colte dalla lettura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano[1] di Galileo Galilei. La ricerca di tali vie è stata guidata da alcune caratteristiche di attualità per la teologia fondamentale (TF)[2]; ne citiamo alcune: il valore del pre-religioso, ossia temi esistenziali quali la meraviglia, l’amicizia, il piacere d’imparare, lo smarrimento verso una nuova spiegazione di un fenomeno, senza usare il linguaggio della rivelazione; la ricerca della verità acquisita in un senso epistemologico, metafisico ed esistenziale; la conoscenza naturale di Dio, in cui Galileo esercita la razionalità insieme a una fede personale. L’immaginazione viene introdotta da Galileo per descrivere alcuni famosi esperimenti, ma non è trattata esplicitamente in relazione all’apertura del cuore che l’immaginazione stessa provoca. Galileo scopre la relazione tra le discipline; egli da un lato distingue la nuova scienza dalla fisica aristotelica e dall’altro unisce la geometria, l’aritmetica e la fisica, i cui frutti si dischiuderanno con la teoria della relatività generale.

    In questo articolo si segue l’impostazione suggerita dal Card. Martini[3], che pone le radici della TF già nei quattro vangeli (nei quali, in modo diverso, si sottolinea la progressiva presa di coscienza del significato dell’esperienza cristiana), evita l’attenzione alla speculazione, ma si concentra verso una presa di coscienza del significato dell’esperienza cristiana rispetto al mondo non ancora credente, che si vuole evangelizzare e che sottopone la comunità a prove. Infatti il testo di 1Pt 3,15, considerato pressoché unanimemente la magna charta della TF, può evidenziare l’orizzonte contemplativo e il contesto storico di persecuzione in cui è innestato il rendere ragione, suggerendo l’accostamento fra il rendere ragione e la testimonianza[4].

    In un contesto illuminista, invece, la TF ha risposto secondo due atteggiamenti principali: la Scuola di Tubinga ha ricercato il dialogo col l’Illuminismo, mentre la Scuola Romana ha preferito il metodo controversista. Oggi il contesto è cambiato, ma la domanda rimane: come rendere testimonianza della fede?

    Il 25 maggio 1982, nella lettera di fondazione del Pontificio Consiglio della Cultura, Giovanni Paolo II sostiene che una «fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta». E nel 1999, nel discorso ai presuli delle regioni del Canada[5], esorta a spiegare in modo comprensibile la verità rivelata, interessandosi non a prevalere nelle dispute, ma ad elaborare una nuova apologetica che si esprimesse in termini più esistenziali ed antropologici. Questo per M. P. Gallagher significa superare la mentalità positivista e recuperare la lunghezza d’onda della meraviglia, le esperienze di autotrascendenza e l’impegno ad amare[6]. Incarnare la fede nei suoi aspetti esistenziali e antropologici nella cultura è il compito complesso dei cristiani del nostro tempo; si tratta di porsi nella dimensione pre-religiosa, in ciò che è importante per ciascuno di noi: l’esperienza del ricercare, di sforzarsi di vivere in maniera autentica, di lasciarsi cambiare dalla vita[7].

    Nella lettera di Giovanni Paolo II inviata al direttore della specola vaticana si sottolinea che la «comune cultura umana»[8] può essere il luogo in cui s’incontrano le distinte dimensioni proposte dalla scienza e dalla teologia.

    Dunque, alla luce di una teologia fondamentale che privilegia la dimensione pre-religiosa ed esistenziale dell’esperienza di fede, senza dimenticarne la sua intelligenza, si ricercano le similitudini e le affinità con l’approccio con cui Galileo, nel Dialogo, articola il rapporto tra le nuove conoscenze scientifiche e la fede. Una domanda guida può essere la seguente: "Il Dialogo può suggerire alla TF alcune vie di interazione tra la scienza e fede?".

    Il metodo usato è stato quello del contatto diretto col testo, alla ricerca di quei brani capaci di provocare sia un’emozione (il riso, lo stupore, lo sconcerto) che la riflessione sul rapporto tra scienza e fede. Tutto questo è stato possibile mettendosi in un atteggiamento di accoglienza e di libertà nell’immaginare e nel lasciarsi sedurre dal piacere della lettura senza percorsi preconfezionati. L’articolo si compone di sei paragrafi.

    Il primo paragrafo è rivolto ai temi esistenziali presenti nel Dialogo, che sono alla base di un interrogarsi sul rapporto tra scienza e fede. Il secondo si è interrogato su come Galileo accosti il tema difficile, per via dei suoi molteplici significati, della verità. Il terzo ricerca come Galileo consideri l’unità tra la natura e il suo creatore. Il quarto paragrafo ha ricercato il tema dell’immaginazione. Il quinto paragrafo osserva la relazione tra le varie discipline per comporre nuovi equilibri, nel distinguere e integrare, che aiutino ad avvicinare fra loro scienza e fede. Infine, il sesto paragrafo considera come Galileo esamini l’interazione tra l’autorità nella scienza e nella Chiesa.

    1. I temi esistenziali nel Dialogo alla base di un interrogarsi sul rapporto tra scienza e fede

    Preso atto che il tema centrale del Dialogo

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