Fragile, Fragile filosofia
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Anteprima del libro
Fragile, Fragile filosofia - Massimo Pistone
Nota dell’autore
Scrivere in maniera chiara e comprensibile, in filosofia, è un obbligo dal punto di vista logico.
Se, infatti, l’attività filosofica cerca di sciogliere nodi del pensiero, intrighi che rendono oscuro e faticoso il linguaggio e la vita, allora il risultato positivo di quel lavoro si esprimerà in maniera piana e limpida.
Se, al contrario, la scrittura filosofica sarà faticosa, ciò indicherà un fallimento, il fatto che non si sono districati quei nodi.
È opportuno che si rifugga dal moderno gioco del mischiare le carte, dell’essere nebulosi, ritenendo che ciò sia sintomo di grande profondità.
Così si ottiene solo di non poter essere mai colti in fallo e criticati.
Ma il pensiero critico è la nostra natura e la nostra forza.
E i padri del pensiero critico, i padri fragili dell’occidente, sono i pensatori classici, dal VI al III secolo a.C.
Essi non sono antichi, sono nostri contemporanei e con loro dialoghiamo, lasciando che ci immunizzino dalla chiacchiera filosofica.
E ascoltare le parole di quei filosofi è come essere toccati da una fresca brezza, che è capace di spazzare via la confusione e di rendere il cielo di nuovo terso.
In questo libro ci sono spunti filosofici a volte slegati, cosa che accade a chi ragiona su aspetti diversi del pensiero, tentando di osservarli da differenti punti di vista.
Il risultato è di rendere saltellante la scrittura, con il possibile esito di invitare il lettore a non acquietarsi.
Se anche in questo libro ci sono oscurità, chiediamo scusa. Dove lo scritto non è chiaro, lì si è fallito.
Fragile, fragile filosofia
Qui da noi nel Mediterraneo, ventisei secoli fa, nasce un modo di dialogare e di pensare inaspettato e fragile, che viene chiamato filosofia.
Un modo di dialogare e di pensare, perché quel dialogo non è un qualsiasi colloquio, ma è guidato dal sistema di regole del linguaggio, regole che ne sono il fondamento e ne decidono la natura.
Si tratta della logica.
Senza di essa avremmo un vocabolario, ma non un linguaggio.
Un modo di dialogare e pensare, perché si ritenne che solo dal dialogo tra persone potesse nascere una seria ricerca teoretica. Ed inoltre ci si potessero aspettare sviluppi interessanti nella conoscenza del mondo.
Il pensiero critico non ha, infatti, natura unicamente formale, la ragione non ha natura solo astratta, ma sono confronto tra persone, prese nella loro totalità di logos e nòos. Il dialogo avviene tra esseri umani.
Inaspettato, perché la filosofia appare all’improvviso, con uno scarto che abbandona il parlare mitico o religioso.
I miti e le fedi religiose erano presenti e vivi in molti luoghi e popoli del mondo.
Ma nel mediterraneo esplode una disciplina nuova, potente e rigorosa, che caratterizzerà il nostro modo di pensare fino ad oggi, con l’esercizio del pensiero critico.
E l’irruzione della filosofia nella polis ne modifica regole e ambiente culturale per secoli.
Inaspettato, inoltre, perché non fu preceduto da indizi, da avvenimenti sintomatici, che lasciassero presagire, o oggi ipotizzare, una nascita così importante, una rottura, un trauma così fecondo.
Nessuna ipotesi, per quanto colta e approfondita, è riuscita a dar ragione di quel parto, inaspettato prima e inspiegato poi: forse è e resterà un mistero.
Del resto, se la filosofia nascesse dal mito o da qualche fede religiosa, non si capirebbe per quali motivi essa non sia nata anche in molti altri luoghi, altrettanto segnati da miti e religioni.
E la filosofia nasce fragile, molto fragile, perché essa ha carattere dialogico.
Nasce da un accordo stabilito tra chi è interessato a capire qualcosa del mondo, si tratta di un patto e quell’accordo prevede che il dialogo si svolga tra esseri umani con pari dignità, senza la presenza di alcun principio di autorità esterno. Non vi hanno spazio né parole o scritti di origine divina, né parole o scritti di un uomo tanto autorevole e indiscusso, che di fronte a lui le teste si chinino deferenti.
No, qui parliamo tra uguali e seguiamo le stesse regole, quelle del linguaggio e del pensiero.
Questa strana filosofia è di continuo sottoposta ad attacchi mortali, da parte dei tanti che posseggono una verità indubitabile. E la affermano con hybris, con tracotante arroganza. O ti convinco o ti vinco.
Fragile, fin dalle sue origini, perché attaccata e derisa da molti. Fragile, per sua natura, perché incline alle astrazioni, possiamo dire strenuamente dedita all’astrazione, ma con caratteri umani.
Questa filosofia, quella classica del VI e III secolo a.C., ha sviluppato inopinatamente una enorme potenza di convinzione e di indirizzo.
Essa ha inventato i diritti individuali, ha fondato il nostro modo di pensare, ha creato la scienza nel III secolo a.C. ad Alessandria., ha inventato la democrazia.
Da quali caratteri deriva tutta questa potenza, la fragile filosofia? Questi nostri progenitori, i filosofi classici, avevano ipotizzato tre cose, poi dimenticate.
a) La parola non è la cosa, la frase non è il fatto, il linguaggio non è il mondo. E neppure una loro immagine.
b) Il nostro pensiero è infondato, perché i concetti iniziali, diciamo gli assiomi da cui partiamo per pensare, non si fondano a loro volta su nulla, poiché sono appunto i primi.
c) Il pensiero, l’intelletto razionale discorsivo, e il linguaggio sono lo stesso, logos, una sola parola indica l’uno e l’altro. Pensiero e linguaggio sono la stessa cosa.
Cittadini della Ionia, della Grecia,