A tu per tu con Socrate: Introduzione alla filosofia attraverso l'Apologia di Platone
Di Peter Kreeft
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Anteprima del libro
A tu per tu con Socrate - Peter Kreeft
Filosofia
Breve introduzione a Socrate
Sono state scritte tre fondamentali introduzioni alla filosofia, e tutte e tre hanno come autori grandi filosofi classici: l’Apologia di Socrate, scritta da Platone, il Protrettico, di Aristotele, e l’Ortensio, di Cicerone. Due di esse, purtroppo, sono andate perdute; solo l’Apologia è giunta fino a noi.
Più che introduzioni
, dovrei chiamarle esortazioni
, perché lo scopo reale di questi tre piccoli classici antichi è quello di avvicinare concretamente i principianti alla filosofia, non solo aiutandoli a comprenderla, ma invogliandoli a metterla effettivamente in atto.
Sant’Agostino, nelle Confessioni, ci dice che per lui l’Ortensio ha svolto proprio questo ruolo, rivoluzionando l’intero corso della sua vita.
Questo è anche lo scopo del mio libro.
Ho insegnato filosofia ad ogni livello, e ad ogni tipo di studenti, per quarant’anni, e so che non esiste un metodo più efficace per farlo (cioè per sedurre intellettualmente lo studente e spingerlo a diventare un amante della saggezza, ossia un filosofo) che iniziare da Socrate, e in particolare dall’Apologia. Ecco la ragione di questo volume: una lezione tascabile.
Leggere Socrate non è come osservare il ritratto di un uomo morto; leggendolo, si ha invece l’impressione di dialogare con il suo fantasma. Infatti, leggendo una qualunque grande opera con attenzione, specialmente se è in forma dialogata come quelle di Platone, ci si rende conto che essa ci parla: ci fa domande e richiede risposte; e, quando le poniamo, risponde alle nostre domande. Ci porta al suo interno attraverso questi interrogativi. Proprio come un fantasma, essa è quasi viva.
Leggendo i dialoghi socratici di Platone, sembra quasi di avere il Padre della Filosofia
presente davanti a noi come insegnante. Questo metodo filosofico corrisponde al concetto cristiano di praticare la presenza di Cristo
, o a quello buddhista di essere un Buddha
. In ognuno di questi tre casi abbiamo una diversa idea di presenza; ma, comunque sia, si tratta di qualcosa di più complesso del semplice leggere un libro, sebbene la lettura possa fungere da stimolo iniziale. Ricordiamoci che questi tre uomini, senza dubbio i maestri più influenti della storia, non hanno scritto nemmeno una pagina.
I dialoghi di Socrate sono perciò la migliore esortazione possibile alla filosofia, perché è più facile imparare qualcosa diventando apprendisti di un bravo maestro, e non esiste maestro nell’arte di filosofare più semplice, chiaro e comprensibile ai principianti di Socrate.
Breve introduzione alla filosofia
Un saggio è colui che ama la sapienza. Un santo è colui che ama Dio e l’uomo¹. Fra ciò cui possiamo aspirare a diventare, essere un saggio è secondo solo ad essere un santo. Filosofia
significa amore per la saggezza
o amicizia
(philia) con la sapienza (sophia). Questa definizione corrisponde alla sua essenza, a ciò che il suo creatore aveva progettato che fosse.
Secondo Socrate, professare
di essere un filosofo non equivale ad essere un professore
universitario. Non si tratta affatto di essere dei professionisti
, ma degli amatori
. Amatore
deriva da amore
, e un filosofo, infatti, ama la saggezza; un professionista
, invece, ama il denaro. Oggi la maggior parte dei professori in filosofia sono professionisti, dipendenti di università, assunti perché condividano la loro sapienza, e ne ricevano in cambio uno stipendio. Socrate li avrebbe definiti prostitute intellettuali
. Io sono uno di loro, e il Boston College è il mio ruffiano.
Ma sono anche un amante della sapienza, vale a dire un filosofo; e la filosofia non può essere prostituzione intellettuale, ma solo amore, poiché essa è amore per la verità, o verso una particolare parte della verità, cioè la sapienza
.
La sapienza è qualcosa di più della conoscenza; sapere a memoria tutte le informazioni contenute in una biblioteca non ci rende dei saggi. La saggezza infatti non è la semplice conoscenza di fatti o dati, ma la conoscenza dei valori, di ciò che è giusto e umanamente rilevante; si tratta di una conoscenza empirica, vissuta attraverso l’esperienza e trasformata in esperienza.
La mera erudizione, come la religione, è una cosa comune. La saggezza, come la santità, è una cosa molto rara.
1 Uomo
sta a significare genere umano
e non di genere maschile
. È un termine tradizionale comprensivo di tutti. La parola umanità
non può accompagnare Dio
(Dio e l’umanità
) poiché Dio
e uomo
sono nomi concreti come cane
e gatto
, mentre divinità
o umanità
sono nomi astratti (come felinità
o caninità
). Questo è il significato di tali parole, non importa l’uso o l’abuso che se ne fa in politica o in psicologia. Non ripareremmo vecchie ingiustizie fatte nei confronti delle donne creandone delle nuove verso il linguaggio.
Breve introduzione a questo libro
Questo volume è pensato sia per corsi universitari che per lettori autodidatti. Il suo proposito è duplice: iniziare alla filosofia in generale e introdurre Socrate in particolare. Esso è rivolto sia ai principianti in filosofia sia a chi ha intenzione di specializzarsi in filosofia dell’antica Grecia, specialmente su Socrate.
Non è un libro dal linguaggio tecnico sulla storia di Socrate e l’origine della filosofia, ma un atto di filosofia pratica.
Usando una metafora sportiva, esso gioca nello stesso ruolo occupato da Platone nell’Apologia, ma in un campionato minore. Stesso ruolo, ma ad un livello inferiore. Non vuole trattare dell’Apologia come se fosse un reperto arcano e pittoresco, pieno di informazioni antiche e primitive, che debba essere spiegato e compreso grazie alla nostra scienza moderna e più evoluta; ma intende usufruirne come di un esempio vivo da imitare, un compagno ideale con cui dialogare.
In breve, l’intenzione di questo libro non è di spiegare la filosofia o ampliare ciò che si sa a proposito di essa, ma di fare la stessa cosa che fece Socrate, cioè filosofare.
Esistono molti aspetti all’interno dell’Apologia – storico, psicologico, politico, testuale – e altrettanti ottimi punti di vista per avvicinarsi ad essa. Ma, in questo caso, essa serve soltanto per invitare alla filosofia.
I
L’Apologia di Socrate:
in difesa della Filosofia
(Quaranta definizioni della filosofia)
ignorante (17a)
egoista (17a)
ironica (17a)
semplice (17c)
incompresa (18b)
un fallimento (8b-d)
povera (19e)
non-scientifica (19c)
non-insegnabile (19e)
sciocca (20e-23a)
anormale (19c)
un inganno divino (19e-20e)
egualitaria (22a)
una chiamata divina (22b)
faticosa (22b)
contro-culturale (22a-e)
scomoda (24c)
virtuosa (25c-26b)
pericolosa (27e)
semplicistica (28a)
polemica (28de)
terapeutica (29a)
conformista
(29d)
imbarazzante (29d-30a)
invulnerabile (30c)
fastidiosa (30e-31a)
pneumatica (31cd)
apolitica (31a)
docile (insegnabile) (33b)
messianica (33e)
pia (35d)
poco pratica (36bc)
allegra (36e)
necessaria (37de)
una sfida alla morte (39ab)
fallibile (40c-41a)
immortale (41b)
certa (41d)
dolorosa (41e)
agnostica (41e)
1 - La filosofia è ignorante
Le prime parole della frase iniziale in greco sono: "Io non so" (ouk oida). Questa è la chiave nascosta del significato dell’intero dialogo². Platone è solito dare al lettore un indizio di questo tipo, per aiutarlo, ma lo nasconde, per metterlo alla prova. Per esempio, le prime parole della Repubblica, "Sono sceso al Pireo, simboleggiano la discesa di Platone nella
caverna" della politica. Le prime parole del Menone, "Puoi dirmi, Socrate", suggeriscono già il significato centrale del dialogo, il metodo socratico dell’insegnamento attraverso domande invece che attraverso affermazioni. La prima frase del Fedone, "Eri presente anche tu con Socrate?", invita il lettore a identificarsi con la vita e la morte di Socrate (nel Fedone, infatti, viene raccontata la morte di Socrate), in un certo senso come fa un cristiano con Gesù Cristo (Eri lì quando hanno crocifisso il mio Signore? C’eri tu?
). Le parole iniziali dell’Eutifrone, "Cosa è successo di nuovo, Socrate?" sottolineano il fatto che Socrate rappresenta un tipo di fede e di religiosità completamente nuova, incomprensibile a chi, come Eutifrone, fa parte dell’antica.
La parte più indimenticabile dell’intera Apologia, per quasi tutti i lettori e per la successiva storia della filosofia, è il responso dell’oracolo di Delfi, su chi fosse il più sapiente al mondo, e la successiva reazione di Socrate. Alla domanda, posta da Cherofonte, amico di Socrate, l’oracolo risponde che nessuno al mondo era più sapiente di Socrate. Socrate dedicherà la sua esistenza a risolvere l’enigma cercando di trovare qualcuno che fosse di fatto più sapiente di lui, e sviluppando così il metodo socratico
della confutazione. Solo verso la fine della sua vita arriverà a questa soluzione: benché io non possegga alcuna sapienza (solo Dio possiede la sapienza, egli sostiene; l’uomo la persegue), questa coscienza – il rendersi conto di non sapere – è essa stessa sapienza; e l’uomo deve comprenderlo bene, per poter diventare un sapiente. Si tratta della Lezione Uno, la prima e la più indispensabile di tutte. Infatti, se la dimenticassimo, tutte le successive lezioni sarebbero solo apparentemente apprese.
Pascal ha detto che esistono solo due tipi di persone: i santi, che sanno di essere peccatori, e i peccatori, che credono di essere santi. Egli ha ovviamente attinto questa verità da Gesù, che insegnò la Lezione Uno dal punto di vista religioso. Socrate, in modo simile, affermerebbe che ci sono solo due tipi di persone: i saggi, che sanno di essere sciocchi, e gli sciocchi, che pensano di essere saggi. In filosofia come nella religione, l’orgoglio è il peggiore dei peccati.
Per questo Socrate comincia la propria difesa, sia di sé come filosofo che della filosofia stessa, con la sua affermazione più famosa, il suo cavallo di battaglia, la Lezione Uno – proprio come il maestro Zen la cui prima lezione all’allievo impaziente di apprendere consiste nel versare del tè nella tazza fino a farlo traboccare, e a traboccare ancora: Maestro! Smetti di versare! La tazza è piena.
Come la tua mente! E io come posso riempire la tua tazza se non è vuota?
2 - La filosofia è egoista
"Quasi dimenticai chi fossi." La filosofia non è moralmente egoista, ma mentalmente. Conosci te stesso
(gnothi seauton) è quasi la definizione stessa di filosofia. Si può essere conoscibili senza conoscere sé stessi, ma non si può essere sapienti. Perché, in questo caso, non ci si conosce e si è estranei a se stessi. E se non ci si pone domande su colui che impara, ma solo su ciò che deve essere imparato, non importa quanta conoscenza si possiede, perché non si conosce chi la possiede.
Conosci te stesso
era iscritto sull’esterno del tempio dell’oracolo di Delfi. Era il primo comandamento del dio Apollo, che si diceva ispirasse l’oracolo (la Sibilla
, una profetessa che parlava in nome del dio). Il secondo era nessun eccesso
. Questi due comandamenti riassumevano il pensiero di Apollo.
Come presto vedremo, Socrate, più di ogni altro ateniese, prese sul serio questi due precetti, particolarmente il primo. È estremamente ironico il fatto che egli sia stato l’unico ateniese ad essere giustiziato per un crimine religioso.
I filosofi presocratici si erano interessati ad ogni genere di cose – gli elementi, i corpi celesti, i misteri della natura, gli dèi, i numeri –, mentre Socrate si occupò solamente della natura umana e dei dilemmi morali legati ad essa – vizi e virtù, saggezza e follia, giusto e sbagliato. Proprio grazie a queste indagini, forse, conosceva così bene la Lezione Uno: niente è più complicato che conoscere sé stessi. I dilemmi etici sono di certo i più complicati, e quelli che oppongono più resistenza ad essere risolti, proprio perché non ne esistono altri così profondamente vicini a noi. Se provassimo a misurare la superficie terrestre, potremmo anche avere successo (cosa che ad Eratostene, un antico greco, riuscì davvero), e per questo potremmo pensare di essere dei sapienti; ma se provassimo invece a misurare noi stessi, il significato della nostra vita, o concetti come la verità, la bontà e la bellezza, ci troveremmo a nuotare in acque talmente profonde da non riuscire a tenere la testa fuori dall’acqua. Il mondo all’interno della nostra mente è di gran lunga più complesso del mondo esterno.
Forse conosci te stesso
non è solo difficile, ma impossibile. Forse si tratta di un koan (come lo definirebbero i buddhisti zen), un puzzle irrisolvibile che comunque, attraverso la sua impossibilità, ci insegna qualcosa, e trasforma il nostro modo di pensare. Rimane sempre un Io
dietro al