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Il problema dell'empatia
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E-book340 pagine4 ore

Il problema dell'empatia

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Info su questo ebook

Edith Stein nacque a Breslavia nel 1891. Fu uccisa nel 1942 nel campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Nel 1933 era entrata fra le Carmelitane Scalze, realizzando un desiderio rimasto per molto tempo inappagato. Il problema dell’empatia, un’opera di alto valore scientifico, viene qui presentata per la prima volta in lingua italiana. Posto ai confini tra filosofia e psicologia, questo studio mostra come si possa esperire la coscienza altrui, per giungere alla comprensione delle persone con cui entriamo in rapporto.
LinguaItaliano
Data di uscita13 ott 2016
ISBN9788838245008
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    Il problema dell'empatia - Edith Stein

    Edith Stein

    IL PROBLEMA DELL'EMPATIA

     A Sua Santità Giovanni Paolo II

    questa prima versione in lingua italiana

    della tesi di laurea di Edith Stein,

    in religione suor Teresa Benedetta della Croce,

    – da Lui stesso giudicata

    ornamento della filosofia tedesca contemporanea

    vittima immolata nella camera a gas di Auschwitz,

    testimone di Cristo e della Sua Redenzione

    filialmente dedicano

    Erika ed Elio Costantini.

    Titolo originale dell’opera: Zum Problem der Einfühlung

    (Teil II/IV der unter dem Titel Das Einfühlungsproblem

    in seiner historischen Entwicklung und in

    phänomenologischer Betrachtung eingereichten Abhandlung).

    1917, Buchdruckerei des Waisenhauses, Halle.

    Versione italiana a cura di

    Elio Costantini ed Erika Schulze Costantini

    Prima edizione: 1985

    Seconda edizione: 1998

    Quinta ristampa: 2016

    Copyright © 2014 by Edizioni Studium - Roma

    ISBN 978–88–382–4500–8

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 978–88–382–4500–8

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE

    PRESENTAZIONE

    PROSPETTO CRONOLOGICO DELLA VITA DI EDITH STEIN

    INTRODUZIONE

    I. NOTIZIE BIOGRAFICHE

    II. CONTENUTO DELL'OPERA

    III. IL TEMA DELL'EMPATIA NELLA TRATTAZIONE DI HUSSERL E IN QUELLA DELLA STEIN

    IL PROBLEMA DELL’EMPATIA

    PREMESSA

    PARTE SECONDA

    PREFAZIONE

    L’ESSENZA DEGLI ATTI DI EMPATIA

    PARTE TERZA

    LA COSTITUZIONE DELL’INDIVIDUO PSICOFISICO

    PARTE QUARTA

    L’EMPATIA COME COMPRENSIONE DELLE PERSONE SPIRITUALI

    CURRICULUM VITAE

    BIBLIOGRAFIA

    A. SCRITTI DI EDITH STEIN

    B. STUDI SU EDITH STEIN

    C. AUTORI CITATI NELLA DISSERTAZIONE-DOTTORALE

    D. OPERE FILOSOFICHE CITATE

    NOTIZIE BIO-BIBLIOGRAFICHE DEGLI AUTORI CITATI

    GLOSSARIO

    PRECISAZIONE

    CULTURA

    Studium

    4.

    La Dialettica / 3.

    EDITH STEIN

    IL PROBLEMA DELL'EMPATIA

    A cura di Elio Costantini e Erika Schulze Costantini

    Prefazione alla seconda edizione di Angela Ales Bello

    EDIZIONI STUDIUM - ROMA

    PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE

    Ad una prima lettura della Dissertazione con la quale Edith Stein consegui il dottorato nel 1916 avendo come correlatore Edmund Husserl si riceve l'impressione che non vi sia nulla di originale, soprattutto se si tengono presenti le parallele indagini husserliane che avevano già costituito la materia di alcuni suoi corsi accademici [1]. Il tema prescelto da Edith Stein, quello dell'Einfühlung - termine tradotto in italiano con entropatia o meglio empatia - era stato esplicitamente trattato da Husserl già dal 1905, ma, in realtà, marginalmente rispetto alle analisi fondamentali che egli andava sviluppando e che confluirono nel 1913 nelle Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica [2], rivolte a delineare il ruolo della ricerca fenomenologica e la sua capacità critica.

    Mi sembra, però, indicativo che fra la molteplicità di temi che già Husserl stava affrontando, da quello della logica a quello dell'etica e del tempo, Edith Stein avesse scelto proprio l'indagine sull'empatia, cioè un particolare vissuto presente nel soggetto umano, e credo che si possa giustificare tale scelta se si osserva che, attraverso esso, ella mostra non solo tutta la pregnanza dell'analisi fenomenologica, ma può, anche, affrontare il tema della «persona», dimostrando fin dalle sue riflessioni giovanili quanto sia grande l'interesse, che diventerà costante nella sua speculazione, per la comprensione dell'essere umano in quanto essere finito, come dimostrerà la sua opera matura Essere finito e Essere eterno [3].

    Ciò appare ad una lettura attenta già nella sua Dissertazione sull'empatia, da un lato estremamente coerente e unitaria - al contrario delle parallele analisi husserliane sull'argomento, che si presentano legate al problema più ampio della intersoggettività e quindi più frammentarie rispetto al tema specifico -, dall'altro tendente ad esplicitare l'analisi della persona e dei rapporti non solo intersoggettivi, ma interpersonali.

    Rimanendo all'interno dell'analisi fenomenologica il cui intento è quello di scoprire «la fondazione ultima di ogni conoscenza» [4], Stein delinea con poche ma efficaci espressioni il significato della fenomenologia, riconducendolo all'esigenza di spiegazione della realtà attraverso la constatazione della presenza di Erlebnisse, cioè di atti che sono da noi «vissuti», e dei loro correlati, i contenuti del vissuto, esaminati gli uni e gli altri rispetto alla loro validità essenziale.

    Il rapporto che si stabilisce fra un vissuto (ad esempio il percepire, il ricordare) e l'oggetto (il percepito, il ricordato) è indubitabile; ecco perché rappresenta il punto di partenza dell'analisi. Allora, in questa prospettiva, come stabilire le caratteristiche dell'empatia, cioè di quel particolare «sentire» in cui consiste il coglimento dell'altro? Anche a questo proposito è necessaria un'analisi essenziale che permetta di distinguere la semplice percezione del mondo esterno dall'empatia, perché nel primo caso ciò che è percepito è dato «in carne ed ossa», nel secondo invece, come nel caso del ricordo, dell'aspettazione o della fantasia, l'oggetto non è presente, o meglio non è dato originariamente, ma ha un carattere di ripresentazione che ne indica la non originarietà. Fin qui la Stein segue fedelmente il pensiero husserliano: il testo n. 3 del 1909 contenuto nelle analisi sulla intersoggettività [5] stabilisce proprio questo parallelo fra il ricordo e l'empatia attraverso il comune carattere della ripresentazione.

    Attraverso tale ripresentazione si attua il coglimento dell'essere umano, che si manifesta in una particolare dialettica di appartenenza ed estraneità, per cui è simile a me, ma contemporaneamente altro da me, alter-ego.

    Per questa ragione è necessario distinguere l'empatia dal semplice sentire-con (Mit-fühlen) o dall'immedesimazione (Eins-fühlen); non si tratta, infatti, di accompagnare con il proprio sentire il sentire altrui, provando simpatia o antipatia - tali atteggiamenti possono verificarsi ma presuppongono già l'empatia - né di poter vivere con le stesse modalità ciò che l'altro vive. Certamente e in primo luogo si muove dalla constatazione che si riconosce l'altro individuo non solo come oggetto fra gli altri del mondo fisico come corpo (Körper) fra i corpi, ma come soggetto vivente e senziente (Leib), individuo psico-fisico (infatti mi rendo conto che l'altro soffre proprio grazie all' empatia e quindi lo ritengo capace di soffrire); in secondo luogo la specificità del vissuto dell'empatia emerge nel confronto, ad esempio, con il ricordo o la fantasia, infatti l'empatia si distingue perché non c'è la ripresentazione di un mio stato d'animo, ma di uno stato d'animo vissuto da un estraneo, e ciò è espresso da Edith Stein nel modo seguente: «Mentre io vivo quella gioia che è provata da un altro, non avverto alcuna gioia originaria: essa non scaturisce in maniera viva dal mio io, né ha il carattere di essere stata viva in precedenza come la gioia ricordata, tanto meno essa è meramente fantasticata, priva cioè di una reale vita, ma è precisamente l'altro soggetto quello che prova in maniera viva l'originarietà, sebbene io non viva tale originarietà; la sua gioia che scaturisce da lui è originaria, sebbene io non la viva come originaria» [6].

    Come si nota, lo sforzo dell'analisi di Husserl e di Edith Stein, in particolare, è quello di analizzare la vita della coscienza e isolare all'interno di essa gli atti che la costituiscono. L’atto dell'empatia assume un particolare valore perché giustifica l'uscita da se stessi, dalla propria singolarità attraverso uno strumento che è già posseduto dal soggetto e che permette di cogliere ciò che accade nell'estraneità senza interferire in essa, rendendosi conto che è impossibile immedesimarsi fino infondo nell'ambito che gli o le appartiene. Paradigmatica è in questo senso l'obiezione solipsistica che Husserl pone a se stesso nelle Meditazioni cartesiane e che supera nella V Mediazione grazie alla individuazione dell'empatia [7].

    D'altra parte nel 1913, quando la giovane Edith affronta l'analisi di questo vissuto, si sente quasi abbandonata a se stessa perché il maestro, immerso nelle sue ricerche, le dedica in effetti scarsa attenzione, ma la cosa straordinaria, che consente a Elio Costantini nella sua Introduzione di sottolineare l'originalità della ricerca della Stein, è che l'allieva giunge agli stessi risultati del maestro, anzi li anticipa, come ella ci ricorda nella sua autobiografia [8]. Ciò dimostra, a mio parere, l'assimilazione da parte della giovane studiosa del metodo fenomenologico e la validità oggettiva di tale metodo. Infatti, se l'analisi è condotta con scrupolo, cioè senza proiettare elementi estranei, pregiudizi o opinioni affrettate, avendo rispetto della «cosa stessa» che si sta esaminando, i risultati ottenuti sono convergenti, come è testimoniato dall'analisi dell'essere umano compiuta nella scuola fenomenologica da vari pensatori, concordi fondamentalmente nella delineazione della corporeità, psichicità e spiritualità [9].

    Il merito di Edith Stein è quello di aver gettato le basi dell'analisi del vissuto dell’empatia in modo piano, convincente e si potrebbe dire didatticamente efficace, chiarendo a se stessa e a noi che cosa accade in noi stessi quando incontriamo un altro essere umano e come da questo incontro si possa muovere per comprendere la sua e nostra costituzione: se è necessario passare attraverso la corporeità, si giunge, nel «sentire» l'altro, a cogliere la sua vita psichica ed una serie di atti che si possono definire «spirituali»; e in ciò consiste il primo nucleo della comunità.

    Il testo sull'empatia rappresenta, in effetti, l'inizio del cammino di ricerca della fenomenologa ed una pietra miliare nella sua indagine, perché in esso si delinea un'antropologia filosofica che trova il suo sviluppo in senso orizzontale nelle successive analisi contenute in Psicologia e scienze dello spirito. Contributi per una fondazione filosofica [10], in cui si analizza la vita della psiche e quella dello spirito e si indica il rapporto fra l'individuo e la comunità, e in Una ricerca sullo Stato [11], in cui si affronta il significato della comunità statale, con tutti i problemi di carattere giuridico, politico ed etico ad essa connessi.

    Successivamente, muovendo dall'analisi fenomenologica del tema antropologico, Edith Stein si propone di comprendere in senso essenziale-metafisico quale sia la collocazione dell'essere umano nella realtà che lo circonda e quale sia il significato ultimo e l'origine di tale realtà. Ella affronta in tal modo una ricerca che la conduce, come si è indicato sopra, dall'essere finito all'Essere eterno [12].

    Per comprendere, quindi, l'itinerario filosofico dell'Autrice è necessario iniziare dalla sua prima opera. Ciò non significa che il testo sull'empatia non abbia una sua autonomia, come dimostra l'utilizzazione che di esso viene attualmente fatta nell'ambito della psicologia e della psicopatologia, soprattutto nell'ambiente anglosassone, anche se spesso non ci si riferisce esplicitamente alle analisi di Edith Stein che pure ne costituiscono la fonte, analisi conosciute attraverso la traduzione inglese curata dalla nipote di Edith, Waltraud Stein [13].

    Per le ragioni sopra ricordate, molto opportuna è stata la pubblicazione negli anni Ottanta della traduzione del libro - il primo di carattere filosofico della nostra Autrice edito in italiano -, traduzione condotta con abilità linguistica e sensibilità filosofica da Elio ed Erika Costantini e seguita con competenza dal fenomenologo Paolo Valori. Altrettanto meritorio è il fatto che l'Editrice Studium abbia proceduto ora alla ristampa di questo testo, dato il grande interesse che ha suscitato e il contributo che ha fornito alla diffusione del pensiero filosofico di Edith Stein in Italia.

    ANGELA ALES BELLO

    [1]  E. Husserl, Zur Phänomenologie der Intersubjektivität (Per la fenomenologia dell'intersoggettività) (1905-1920), Husserliana XIII, 1973.

    [2] E. Husserl, Ideen zu eine reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie (Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica).

    [3] E. Stein, Endliches und ewiges Sein. Versuch eines Aufstiegs zum Sinn des Seins, Werke II, Herder, Louvain-Freiburg i.Br. 1950; tr. it. Essere finito e Essere eterno, tr. it. L. Vigone, revisione e presentazione di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1988.

    [4] E. Stein, Il problema dell'empatia, tr. it. E. e E. Costantini, p. 67. 

    [5] E. Husserl, Zur Phänomenologie..., cit., p. 9. 

    [6] E. Stein, Il problema dell'empatia, cit., p. 79. 

    [7] E. Husserl, Cartesianische Meditationen, Husserliana I; tr. it. Meditazioni Cartesiane, a cura di F. Costa, Bompiani, Milano 1960. 

    [8] Nella sua autobiografia, Aus dem Leben einer jüdichen Familie (tr. it. Storia di una famiglia ebrea. Lineamenti autobiografici: l'infanzia e gli anni giovanili, di B. Venturi, Città Nuova, Roma 1992), E. Stein riferisce le osservazioni del maestro a proposito della sua Dissertazione: «Sono già arrivato a buon punto della sua tesi. Lei è una piccola ragazza dalle grandi doti [...].Ho solo qualche dubbio se questo lavoro possa essere pubblicato accanto alle Idee nell'Annuario. Ho l'impressione che Lei abbia preceduto per qualche aspetto la seconda parte delle Idee» (p. 371). 

    [9] Emblematicamente si possono ricordare Adolf Reinach, Dietrich von Hildebrand e Hedwig Conrad-Martius; per notizie su quest'ultima e sui caratteri generali della scuola fenomenologica rimando al mio libro Fenomenologia dell'essere umano. Lineamenti di una fenomenologia al femminile, Città Nuova, Roma 1992. 

    [10] E. Stein, Beiträge zur phänomenologischen Begründung der Psychologie und Geisteswissenschaften, M. Niemeyer, Tübingen 1970; tr. it. Psicologia e scienze dello spirito. Contributi per una fondazione filosofica, di A.M. Pezzella, a cura di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1996. 

    [11]  E. Stein, Eine Untersuchung über den Staat, M. Niemeyer, Tübingen 1970; tr. it. Una ricerca sullo Stato, a cura di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1995.

    [12] Nell'opera Essere finito e Essere eterno l'analisi prende l'avvio dalle caratteristiche dell'essere umano, legato alla contingenza e alla temporalità, per risalire all'Essere, la cui connotazione fondamentale è rappresentata dall'eternità. 

    [13] E. Stein, On the Problem of Empaty, trans. Waltraud Stein, ICS Publications, Washington D.C. 1989. 

    PRESENTAZIONE

    Si afferma oggi da molte parti - e, pensiamo, con indubbio fondamento - che la Fenomenologia è la filosofia del nostro tempo. Essa corrisponde effettivamente a quel bisogno, tanto avvertito dai nostri contemporanei, di andare alle cose stesse, di vedere con i propri occhi, e, poi, di descrivere, con esattezza e fedeltà, la realtà così come essa veramente ci si manifesta, senza idoli, presupposti o pregiudizi ideologici.

    Aspirazione certamente condivisa da tutti i grandi filosofi di ogni tempo, ma particolarmente avvertita nell'attuale momento storico. Infatti, caduti i grandi sistemi del passato, remoto o prossimo, spesso costruiti troppo aprioristicamente dall'alto, si avverte l'esigenza di ricorrere alle certezze primarie e radicali della nostra conoscenza, còlta in tutta la sua autenticità.

    Come è noto, la Fenomenologia, nel senso moderno e più usato del termine, nasce all'inizio del Novecento in Germania per opera di Edmund Husserl, ma raccoglie presto numerosi ed illustri fautori in ogni parte del mondo. Tra essi M. Scheler, H. Conrad-Martius, N. Hartmann, E. Stein, e, più recentemente, M. Heidegger, J.-P. Sartre, M. Merleau-Ponty, P. Ricoeur, E. Lévinas, E. Paci...

    L'influenza del metodo fenomenologico è stata ed è perciò tuttora assai grande, anche in quelle correnti di pensiero, per es. quelle cosiddette «esistenzialiste», che non gli sono state del tutto fedeli. Per questo, negli ultimi anni, si sono moltiplicati studi, ricerche, congressi, pubblicazioni, società scientifiche - tra le quali emerge particolarmente la «International Phenomenological Research Society», con sede a Boston, negli USA - che hanno per argomento il Movimento Fenomenologico, sia dal punto di vista storico che da quello teoretico.

    In questo clima di rinnovato interesse per gli studi fenomenologici, in questa prospettiva di approfondimento di quella metodologia, si colloca anche il presente volume. Esso vuole mettere il pubblico italiano colto a contatto di un'opera di raro valore scientifico, ma purtroppo poco conosciuta da noi. Si tratta di una ricerca compiuta dalla famosa Edith Stein, e presentata da lei come Tesi di Dottorato - sotto la direzione del suo Professore Edmund Husserl - alla Università di Freiburg i. Br. nel 1916. Il tema è quello della Empatia, in tedesco Einfühlung, la capacità cioè di comunicazione interpersonale; tema, come si vede, veramente centrale e decisivo per tutta la cultura contemporanea.

    Chi si accosterà con impegno e perseveranza a questo testo - indubbiamente non sempre facilmente accessibile, per certi aspetti - si accorgerà che esso, anche se evidentemente datato e rivestito di uno stile in certo modo scolastico, appunto da tesi di laurea, contiene però valori insigni di attualità e profondità, che non lo lasceranno deluso. In altre parole, pubblicando questo libro non si è voluto fare opera di pura curiosità storica, ma portare un utile contributo alla ricerca filosofica.

    Posto ai confini tra filosofia e psicologia empirica, questo studio della Stein tiene conto di tutta la letteratura sull'argomento nota al suo tempo, ma insieme, usando, con geniale perspicacia, il metodo fenomenologico derivato dal suo Maestro E. Husserl, ottiene risultati brillanti ed originali, ed apre prospettive nuove su tutto il tema della Empatia.

    Filosofi, teologi, psicologi, ma anche psichiatri, pedagogisti, moralisti ecc., potranno, pensiamo, trarne un vero profitto intellettuale e spirituale. Il grande mistero dell'alterità e della comunicazione vi è infatti trattato con una ricchezza di riferimenti, ma soprattutto con un contatto sempre attento con l'esperienza vissuta, che dimostrano profonda intelligenza ma anche acuta sensibilità. In sostanza, a nostro avviso, un magnifico saggio di analisi fenomenologica sul tema della Empatia. Fedelissimo ai canoni del metodo fenomenologico husserliano, ma anche libero ed originale nell'applicarlo ad un campo abbastanza inesplorato - specie in quella data - dal Maestro, e particolarmente affascinante.

    Il testo, tradotto accuratamente in italiano, seguendo generalmente l'uso invalso per gli altri testi di Fenomenologia, è poi corredato da numerosi riferimenti storici e bibliografici, che aiutano il lettore a comprendere meglio l'ambiente, il Sitz im Leben, il significato e l'importanza di questo lavoro della Stein. Vi è stato aggiunto anche un glossario che spiega i termini tedeschi più ostici per la nostra lingua, e l'indice dei nomi degli Autori citati.

    Il lavoro intende quindi essere rigorosamente scientifico e di rilevante interesse sia teoretico sia storico-documentario. Pensiamo che una ricerca esauriente intorno allo sviluppo storico del Movimento fenomenologico non potrà non tenerne conto.

    Ci piace anche sottolineare un ultimo punto. Il presente lavoro, oltre ai pregi di carattere culturale di cui si è parlato, servirà anche a mettere in luce la grande figura, non solo scientifica, ma umana e spirituale, di E. Stein, che molti conoscono solo superficialmente per aver sentito parlare della sua dottrina mistica, delle sue virtù religiose, e soprattutto della sua gloriosa tragica fine.

    La conoscenza più approfondita di E. Stein filosofa ed erudita riuscirà a completare quel quadro con un aspetto nuovo e di grande rilievo. La riuscita di questa impresa, non sempre facile, è dovuta all'opera infaticabile ed intelligente di Elio ed Erika Costantini che, con intelletto di amore, le hanno dedicato anni di ricerca e di studio.

    Mi auguro che questo lavoro possa essere utile ad illustrare, dal punto di vista scientifico-filosofico, un argomento tanto impegnativo come quello della Empatia in prospettiva fenomenologica, e insieme ad esaltare la nobile figura di E. Stein, una personalità di grande rilievo come studiosa e come credente.

    Cortina d'Ampezzo, agosto 1984

    PAOLO VALORI S.J.

    PROSPETTO CRONOLOGICO DELLA VITA DI EDITH STEIN

    INTRODUZIONE

    I. NOTIZIE BIOGRAFICHE

    [1]

    A. Gli studi universitari

    Compiuti gli studi secondari al liceo scientifico femminile della sua città natale, nel 1911 la Stein s’immatricola all’Università di Breslavia, dove per quattro semestri seguirà i corsi di germanistica e di psicologia. Agli inizi del 1913 si reca a Gottinga, dove insegna Husserl, per seguire i corsi di fenomenologia.

    Rimane in questa città per il periodo di due semestri (invernale del 1912-13 ed estivo del 1913), compiendo gli studi relativi e adempiendo all’obbligo della frequenza prima di sostenere gli esami di Stato (non abilitanti) che, nell’ordinamento di allora, potevano essere sostenuti tanto prima quanto dopo gli esami di laurea, presentando una tesi scritta su un argomento concordato con il docente.

    La scelta del relatore cade su Husserl. Con questo la Stein concorda

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