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Le radici dell'equilibrio
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E-book110 pagine1 ora

Le radici dell'equilibrio

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Info su questo ebook

Un dialogo immaginario con un albero conduce la protagonista nell'esplorazione di un disagio interiore, una insofferenza latente verso un mondo dominato dall'avidità dell'avere che mortifica la vera essenza dell'uomo ridotto a semplice ingranaggio di un sistema.

Il lamento dell'anima in risposta all'etica del consumo esasperato.

Ne esce fuori uno sfogo a volte rabbioso a volte malinconico che invita a riflettere sul significato che ogni individuo intende dare alla propria esistenza.
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2023
ISBN9791221442946
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    Anteprima del libro

    Le radici dell'equilibrio - Graziana Strada

    SOLITA ROUTINE

    Oggi la metropolitana è strapiena, gente che si accalca per salire, che spinge, che impreca per entrare e poter arrivare in orario sul posto di lavoro, lavoro di cui perennemente si lamenta: sembra quasi una questione di vita o di morte.

    In questo meandro ci sono anch’io, anch’io come un soldatino entro in questo bailamme di delirio collettivo, dove tutti corrono e nessuno è felice.

    Mi sento soffocare, manca l’aria, sento una goccia di sudore che dalla fronte scende sulla guancia e non riesco nemmeno a spostare una mano per asciugarmi, guardo verso il finestrino e riesco a vedere riflesso il mio viso, un volto corrucciato, imbronciato, dei solchi severi e profondi segnano la mia fronte, sembro più vecchia di quello che sono, per fortuna uno zaino enorme portato in spalla da uno dei ragazzi stipati nel vagone mi si para proprio davanti agli occhi distogliendo il mio sguardo e così la mia immagine svanisce. Non posso muovermi, l’unica cosa che possa fare è pensare e allora penso… perché facciamo tutto questo? Che senso ha vivere in questo modo? Mi viene in mente una piccola storiella che ho sentito da qualche parte, non ricordo dove, che riguarda le rane.

    Un gruppo di rane si accinge ad intraprendere una ripida salita su una montagna per arrivare alla cima.

    La strada è alquanto impervia e le rane rischiano la vita per arrivare alla meta, così la rana capogruppo decide che è meglio ritirarsi, è troppo rischioso continuare.

    La voce si diffonde rapidamente, così le rane si fermano e abbandonano l’impresa.

    Una di loro, invece, continua il viaggio e fra mille difficoltà riesce ad arrivare alla cima.

    La piccola rana non si era unita alle altre, non ha seguito le indicazioni della massa ed ha raggiunto l’obiettivo.

    La piccola, anzi la grande rana, era riuscita nell’eroica impresa perché era sorda e non aveva così potuto sentire le indicazioni della resa.

    Mi chiedo quale sia la morale di questa storia: bisogna avere un handicap per uscire dal coro?

    O forse bisogna avere la forza di prendere coscienza ed avere la consapevolezza che la vita è preziosa e vale la pena vivere senza seguire il conformismo e le convinzioni a cui siamo stati abituati fin dalla nascita?

    La nostra società oggi è basata sull’avere ed ha perso la sua vera identità che è quella dell’Essere.

    La gente corre per produrre, lavora incessantemente, si vuole e si produce sempre di più e poi... si corre ancora e si lavora per poter acquistare quello che si produce: è un circolo vizioso, come il cane che si morde la coda.

    Tutto questo, però, non porta alla felicità.

    Devo risvegliarmi e seguire il mio istinto, trovare la mia vera natura, seguire il mio cuore e comprendere il motivo per cui sono qui ora; capire veramente cosa voglio e scoprire lo scopo della mia vita, quello che i giapponesi chiamano Ikigai: la ragione di esistere.

    Bene, è giunta la mia fermata. Le porte si aprono e finalmente riesco a respirare, ora inizia la solita routine.

    Un’altra giornata sta per cominciare e subito l’inquietudine si fa sentire: i crampi allo stomaco, la testa pesante, la mente che vaga e spazia tra incombenze, impegni ed una miriade di fastidiosi doveri che mi aspettano per rendere la vita come un girone dell’inferno.

    Una routine consolidata da anni, casa-lavoro, lavoro-casa, dormire-mangiare, mangiare-dormire…..fino a quando, un bel giorno, appare lei, l’eterna domanda che ti si insidia dentro, ti tormenta l’anima, ti toglie il sonno e non ti da pace, la domanda che tutti, prima o poi, si trovano di fronte: chi sono io? Che scopo ha la mia esistenza?

    Si lavora per vivere, non si vive per lavorare. Se gli uomini sono esseri divini, come dice qualcuno, allora io sono sicuramente molto di più di un semplice automa che si ripete nelle stesse azioni per anni e anni senza avere il tempo per nient’altro.

    Mi chiedo da quanto tempo sto andando avanti così, perché prima non avevo questi problemi?

    Per anni ho vissuto sempre nella stessa maniera e stavo bene, non avevo questi pensieri assillanti che ora, invece, mi rodono dentro e mi turbano pesantemente, sto sprofondando in un abisso senza fine: forse è l’età che avanza e che mi fa vedere le cose in modo diverso.

    IL RICHIAMO

    La primavera è vicina, si sente nell’aria, la pioggia appena caduta fa salire l’umidità dalla terra, si percepisce il profumo dell’erba bagnata ed è una piacevole sensazione.

    L’albero si erge maestoso con i suoi grandi rami rivolti verso il cielo, alto, forte, imponente, semplicemente bellissimo.

    Che strano, attraverso spesso questo parco, per anni ci sono passata davanti e solo ora mi accorgo di lui, del grande albero, eppure lui è sempre stato lì. Anche oggi, come sempre cammino nella stessa direzione, ma è come se lo vedessi per la prima volta, come se lo guardassi con occhi diversi.

    Mah! Lascio andare e torno con il pensiero alle faccende che mi aspettano durante la giornata, meno male, adesso sì che mi riconosco, questa è la frenesia che mi accompagna e che mi riporta alla normalità. Ad un tratto sento qualcuno che mi chiama.

    Perché non ti fermi un attimo?

    Mi volto di scatto, mi guardo attorno ma non vedo nessuno, di solito a quest’ora, di mattino presto, c’è poca gente, vedo solo qualche runner in lontananza, ma qui adesso ci sono solo io.

    Sei sempre di corsa, cosa avrai mai da fare di così importante per non fermarti anche solo pochi istanti ed ammirare la bellezza che ti circonda?

    Ancora la voce di prima, mi fermo cerco di capire da dove proviene ma non vedo nessuno, guardo verso il grande albero perché mi sembrava che la voce venisse proprio da lì, magari qualcuno nascosto dietro il suo fusto.

    Continuo per la mia strada, forse è solo la mia immaginazione, è sicuramente la stanchezza che si fa sentire e che mi gioca brutti scherzi…..ma la voce si presenta di nuovo:

    Dico proprio a te! Ti vuoi fermare o no?

    Oddio!!! È l’albero che mi parla, non ho alcun dubbio, la voce proviene proprio da lui.

    Finalmente ti sei accorta di me! E pensare che sono anni che ti chiamo. Come dite voi umani? Meglio tardi che mai.

    Non è possibile, sto impazzendo, non posso credere che sto ascoltando il richiamo di un albero.

    Sta tranquilla, so a cosa stai pensando, non stai impazzendo è che, finalmente, ti stai risvegliando. Dovresti esserne contenta e rallegrartene, c’è tanta gente che dorme ancora e chissà se mai si desterà.

    A questo punto non posso più tacere…

    Scusa ma stai parlando proprio a me?

    E con chi se no? Vedi qualcun altro?

    Ma tu sei una pianta, non puoi parlare

    "Questo lo dici e lo credi tu, le piante parlano eccome, solo che pochi uomini le sanno ascoltare.

    E’ da parecchio tempo che ti

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