Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il cerchio della vita
Il cerchio della vita
Il cerchio della vita
E-book167 pagine2 ore

Il cerchio della vita

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La Sicilia dell’immediato dopoguerra, un’epoca, dove la miseria e l’ignoranza regnavano in ogni angolo del piccolo paese e dove la disperazione, portava a quella che sembrava essere l’unica e vera soluzione, l’emigrazione. Anche Antonino come tanti, per combattere la sua triste realtà, decise di partire e lasciare Il proprio paese sognando un futuro basato non su eventi già predefiniti dal destino, ma sulla consapevolezza di poter essere artefice della propria esistenza e delle proprie certezze. Nel nuovo Paese però, gli ostacoli da superare sono davvero tanti e la sua forza di volontà e la sua intelligenza, forse non saranno sufficienti a vincere la propria sfida con la sorte. L’unica sua speranza, è che il ciclo naturale della vita riesca a chiudere il suo cerchio conducendolo a quella che ritiene essere l’unica e vera ricchezza: l’amore dei propri figli.
LinguaItaliano
Data di uscita12 lug 2019
ISBN9788831630221
Il cerchio della vita

Correlato a Il cerchio della vita

Ebook correlati

Narrativa storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il cerchio della vita

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il cerchio della vita - Lorenzo Agostinelli

    Indice

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    Arrivo di Angelo a casa di Giuseppe

    Convivenza a casa di Rosanna con il padre Antonino, anno 2011. Belgio

    XII

    XIII

    XIV

    XV

    XVI

    Ospedale Universitario di Liegi,

    XVII

    Il morbo di Alzheimer

    Note

    Lorenzo Agostinelli

    IL CERCHIO DELLA VITA

    Illustrazioni di Lorenzo Furlani

    Youcanprint

    Titolo | Il cerchio della vita

    Autore | Lorenzo Agostinelli

    ISBN | 9788831630221

    © Tutti i diritti riservati all'Autore

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'Autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'Autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'Autore.

    Youcanprint

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    A Mamì e Rosa

    Il cerchio della vita è il ciclo dell’esistenza, il naturale cammino che parte dalla nascita verso la crescita, l’invecchiamento e la morte. La speranza, è che ognuno di noi possa completare il proprio ciclo per poi raccogliere i frutti di quell’amore, che lungo il suo percorso è riuscito a seminare.

    I

    La malattia di Antonino, anno 2008. Belgio

    Tutti che ripetono sempre la stessa cosa: devo cercare di rimanere calmo. Ma come posso riuscirci? Non è semplice. eppure, ci devo provare! Devo evitare di farmi prendere dal panico, devo rimanere calmo e concentrato ed è così che con fatica, cerco di mettere ordine nella mia mente: mi stavo lavando... no! Stavo facendo colazione... Non ricordo! Non ricordo nemmeno perché ho deciso di uscire di casa, dove sono diretto o perché ci vado. Devo trovare una soluzione, un modo che mi permetta anche solo per un momento di non pensare, così da riuscire a liberare la mia testa dalla nebbia che la circonda.

    Sono stanco. La paura mi perseguita giorno dopo giorno e ogni volta, è come se un nodo alla gola bloccasse il mio respiro. La paura del rumore, della confusone e di dover dimostrare in continuazione a me stesso e agli altri, che hanno sbagliato diagnosi e che tutto è come prima. È devastante! Non posso continuare a vivere in questa perenne tensione, condivisa con la sola ed estenuante attesa dei pochi attimi di lucidità che ancora mi appartengono.

    Qualche minuto e il banco di nebbia che sempre più avvolge la mia mente, sembra diradarsi per lasciare spazio a quelli che sono invece, i sempre più rari momenti di luce e di sereno, brevi istanti di razionalità dove, consapevole della malattia, cerco di aggrapparmi con tutte le forze a quei pochi ricordi del passato ancora rimasti, con la convinzione che solo così, potrò avere qualche possibilità di riconquistare il presente. Mi sembra d’impazzire! È una strana quanto assurda sensazione. È come se a volte la mia mente si allontanasse dal corpo, e un corpo senza mente che motivo avrebbe di esistere? Non sarebbe come un cavaliere che in sella al suo cavallo e avvolto dalla sua armatura, affronta una battaglia senza la propria spada? No, non avrebbe alcun senso. La cosa più assurda (e che non riesco a spiegarmi) è che, se inizialmente i lunghi momenti di lucidità si alternavano a piccole pause di black-out, con il passare del tempo le cose si sono invertite e oggi, quei lunghi momenti sono diventati piccoli e brevi, direi sfuggenti, e anche questo, mi fa una gran paura!

    Vivo le mie giornate nel terrore, dal mattino quando mi sveglio alla sera quando, dopo avermi somministrato una buona dose di gocce e medicine, mi portano a dormire come fossi un bambino in quella che dovrebbe essere la mia camera.

    Fin da ragazzo, al mio risveglio, è sempre stata buona abitudine ringraziare il Signore per il nuovo giorno che mi stava donando, una giornata da modellare come meglio avrei voluto e con la rinnovata possibilità, di viverla secondo dopo secondo mentre ora, invece, con i miei occhi ancora socchiusi e infastiditi dalla poca luce lasciata filtrare attraverso le piccole fessure della finestra, con l’arrivo del nuovo giorno cerco di svegliarmi lentamente e il mio primo pensiero, è capire chi sono, e dove mi trovo.

    Mi chiamo Antonino, mia moglie è la povera Giusi e i miei figli sono: Angelo, Giuseppe e Rosanna. Okay, fino a qui tutto bene. Poi, rimanendo steso e immobile nel letto protetto dalle sole coperte che mi avvolgono, inizio a esercitare la memoria andando indietro con i ricordi non solo per ripercorrere la bellezza del passato, ma per vedere quale di questi si possa essere frantumato.

    È così che inizia la mia giornata, con la solita paura di non sapere quale volto o quale nome durante la notte sia stato cancellato dalla rubrica della mia mente. Con la paura, di non riconoscere neanche chi entrerà nella mia camera per darmi un educato e, forse, familiare buongiorno.

    Ora ricordo: devo girare qui! No, non è questa. Allora forse è la prossima. Possibile che questi posti non mi dicano nulla? Eppure dovrebbero, dal momento che ci vivo! Niente. È un’ora che mi muovo avanti e indietro senza riuscire a trovare la mia casa. Se provassi ad andare in azienda? No, sicuramente non troverei neppure quella. Come posso fare? La testa mi scoppia e anche i pensieri più semplici diventano ogni minuto più confusi. Non so più cosa pensare… Perché tutti continuano a suonare? Chi è tutta questa gente? Basta, non ce la faccio più!

    Cerco di serrare con forza i miei occhi, lasciando che tutta la pesantezza della testa si appoggi bruscamente contro il finestrino dell’auto, nella speranza, di riuscire a isolarmi da tutti e da tutto così da concentrarmi per trovare quell’attimo di tranquillità ogni volta più breve, anche se purtroppo, quando riesco come ora, mi ritrovo in posti e situazioni che non conosco. Ho chiesto fin da subito alla mia famiglia e al mio dottore la massima sincerità su questo male cinico e subdolo, a causa del quale la mente e il corpo non vanno più di pari passo, un male a senso unico che peggiora minuto dopo minuto fino a farti diventare un corpo senz’anima ma la cosa peggiore, è la crescente, assurda e atroce consapevolezza che più tempo passerà e meno saranno per me, i momenti di lucidità in cui poter cogliere i diversi colori e sfumature della vita.

    Tutto iniziò con il dimenticare le cose più semplici, come i nomi di piccoli oggetti, gli appuntamenti e le ricorrenze fino ad arrivare, in breve, a dimenticare e confondere anche i nomi dei miei cari. Fu solo a quel punto, che mi convinsi a cercare aiuto.

    A oggi non sono più padrone della mia vita, tutti si sentono in dovere di dirmi cosa fare e anche in casa, dove dovrei sentirmi tranquillo e rispettato, tutti ce l’hanno con me! Sembra sia diventata una gara a chi mi sgrida di più. Mi vengono attribuite cose che non mi appartengono: dicono che sputo ovunque mi trovi, che dico parolacce e che sono diventato cattivo.

    Non è possibile. Non sono mai stato così! Spesso mi chiedo se sono veramente io ad avere dei problemi o se, invece, sono coloro che mi sono vicino a essere cambiati così tanto da arrivare a complottare tutti insieme, nuove strategie per farmi diventare pazzo. No, non ci credo, anche questo non può essere possibile!

    Non ricordo bene, ma dovrebbe essere ormai un anno o forse due o… non so, non ricordo quando mia moglie mi ha lasciato quello che so, è che ogni giorno che passa mi manca sempre di più. La mia povera Giusi, lei sì che mi capiva. La donna della mia vita, colei che in ogni decisione e in ogni momento difficile è sempre stata al mio fianco, sempre pronta a sorreggermi e a rialzarmi tutte le volte che la vita mi metteva in ginocchio. Ricordo che fin dal primo giorno che abbiamo scoperto la mia malattia, il conforto e la vicinanza di mia moglie sono stati fondamentali e ora che non c’è più, non ho nessun punto di riferimento.

    Nei primi momenti, Giusi attribuiva il mio strano comportamento solo ed esclusivamente al mio modo di essere sempre distratto fino a quando, un giorno, mi sorprese a parlare con la mia mamma morta vent’anni prima e, l’immediata reazione, non poté essere altro che sgridarmi e inveire fino a farmi tornare in me. Quando, in un secondo momento mi raccontò l’accaduto, la cosa mi spaventò a tal punto che mi misi a piangere.

    Preso atto della diagnosi, Giusi ideò una serie di strategie che a suo dire, erano necessarie a rallentare quel processo che in breve, avrebbe dovuto annullare l’esistenza della mia persona ed è così, che a scopo terapeutico, iniziò a mostrarmi delle vecchie fotografie cercando di ricostruire come fosse un puzzle, una vita che immagine dopo immagine andava sbriciolandosi come se non mi fosse mai appartenuta.

    Da allora, la situazione non fece altro che peggiorare e a oggi, ogni cosa, anche la più banale, mi crea sempre e solo una grande confusione. La memoria mi sta lasciando e i ricordi vicini e lontani diventano sempre più sbiaditi. Lo stesso ricordo della casa che con tanto sudore mia moglie e io abbiamo costruito; il nostro punto di riferimento, l’unico posto dove siamo riusciti a vivere di un amore sereno, la stessa casa dove giorno dopo giorno abbiamo cresciuto la nostra famiglia cercando di difenderla dai problemi e dal caos del mondo esterno, sta lentamente e irreversibilmente scomparendo lasciando spazio, invece, ad un qualcosa di molto più nitido, come la casa in Sicilia, la stessa dove sono nato e cresciuto fino all’età adolescenziale.

    Ora, devo tornare in me e capire perché sono qui in mezzo alla strada, ancora chiuso dentro quest’auto e con la testa appoggiata al finestrino nell’assurda ricerca di un modo per mantenere la calma, mentre fuori, il rumore dei motori, dei clacson che suonano senza pietà e delle persone che parlano e urlano, dentro di me si amplificano all’infinito fino a diventare insopportabili. Porto le mani alle orecchie nella speranza di rendere tutto questo baccano meno assordante, mentre sfinito e abbandonato dalle forze, fisso il mio sguardo al di là dal vetro fino ad appoggiarlo sull’infinito, uno sguardo annebbiato dalle lacrime che hanno preso a scendere senza freni, seguendo quelle linee che se un tempo erano semplici rughe, oggi attraverso gli anni, si sono trasformate in veri e propri solchi.

    I minuti passano, ma ancora non riesco a muovermi o forse, più semplicemente, sono io che non voglio, è come se il rimanere immobile potesse rendermi invisibile agli occhi di tutti, in questa macchina, che non so neppure di chi sia.

    II

    Giuseppe, anno 2008. Belgio

    Apro il giornale e mentre mi avvicino al bancone, con gesto meccanico dettato forse da vecchie abitudini, afferro il cappuccino ancora caldo servito dalla solita ragazza del solito bar. In equilibrio con il giornale in una mano e il cappuccino bollente nell’altra, avvicino la mia bocca alla tazza per soffiare dolcemente mentre con non poca abilità, cerco di leggere le notizie della prima pagina che poi, come fosse un eco, si ripercuoteranno per tutta la giornata.    Non faccio in tempo a capire quale potrebbe essere l’articolo di maggior interesse che il forte calore della tazza, in modo violento fino a diventare insopportabile, si trasferisce alla mia mano costringendomi in pochi secondi, ad abbandonare tutto il mio savoir-faire, cambiare posizione e cercare un rimedio che possa farmi uscire dall’imbarazzo. Decido, così, di alzare lo sguardo e passare in rassegna il bancone da destra a sinistra: dove sarà il piattino? Devo liberarmi di questa tazza che diventa ogni secondo più incandescente purtroppo però, le tante persone presenti rendono difficili anche i movimenti più semplici e la ricerca, risulta subito vana: il piattino non esiste più!

    Il bruciore alla mano continua ad aumentare fino a farmi sentire impacciato e osservato, così, facendo leva sulla punta di un piede e muovendomi come una banderuola in balìa dei venti, compio mezzo giro su me stesso per ritrovarmi vicino ad uno dei tanti tavolini rivolti verso la vetrata, che si affaccia sulla strada principale. Con relativa indifferenza e allarmante precisione,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1