VACCINAZIONI DI MASSA: successo o fallimento?
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Anteprima del libro
VACCINAZIONI DI MASSA - Fabio Franchi
Marini).
Prefazione
Consigli per una più proficua lettura
Negli ultimi tre anni ho dedicato i miei sforzi personali alla discussione di questi temi su un social media (Facebook) piuttosto che sul mio sito web, poiché vi ho trovato un luogo di confronto adatto, veloce e con ampie possibilità di estese interazioni. Ma i tempi (e lo stesso Facebook) stan cambiando velocemente. La esitazione vaccinale
è considerata dall’OMS (Ordine Mondiale della Sanità) una delle 10 peggiori minacce per l’umanità. Ci manca poco che i critici vengano considerati alla stregua di terroristi e trattati come tali.
Ora, dopo aver raccolto alcune delle parti più importanti del materiale che ho accumulato, lo presento in altra veste e con i necessari aggiornamenti. Vi sono spunti nuovi, ed il lettore giudicherà se ritenerli più o meno originali e di qualche valore. Propongo due diversi livelli di lettura, in modo da presentare i risultati in modo semplice, e separatamente anche in modo più approfondito. Questo permette di verificare i vari passaggi e le affermazioni che potrebbero di primo acchito suonare sorprendenti.
Così, dopo le significative dediche, il lettore troverà una panoramica iniziale con considerazioni di carattere generale. Consiglio vivamente di cominciare da qui per avere una visione d’insieme e poi scegliere i capitoli da leggere. Alcune sezioni sono riservate a coloro che desiderino verificare punto per punto ogni passaggio. Una scorsa all’indice dettagliato è il miglior modo per individuare ciò che può rivestire maggiore interesse.
Ho operato una particolare focalizzazione sui temi scegliendoli al fine di dare una chiara risposta alla domanda presente nel titolo. La stessa bibliografia è ricca di informazioni puntuali, poiché vi vengono frequentemente riportati i passaggi esatti a cui si fa riferimento. I numerosi grafici e le tabelle permettono di valutare con un colpo d’occhio
l’aspetto considerato.
A chi è dedicato il lavoro
Innanzitutto a chi mi supporta (e soprattutto sopporta!) nonostante l'argomento conservi per lei – dopo così lungo tempo! - lo stesso fascino dei programmi di colonizzazione del pianeta Marte.
Sicuramente agli operatori sanitari che lavorano nel Servizio Sanitario Nazionale. Non è vero che siano tutti fanaticamente ostili a tesi diverse da quella ufficiale: alcuni di loro mi hanno espresso solidarietà e spronato a continuare. Non possono esprimersi liberamente poiché avrebbero conseguenze nel loro ambiente di lavoro. Neanche il reato di matricidio ne causerebbe altrettante! È successo anche che un primario pediatra, autore di più di 400 pubblicazioni scientifiche, mi avesse contestato in occasione di una conferenza. Ha accettato però lealmente di esaminare la documentazione che gli avevo successivamente inviato. Ha ammesso che avevo ragione, ma mi ha raccomandato di non dirlo pubblicamente perché rischiavo di minare la fiducia dei genitori [1].
Ciò è il frutto dell'instaurazione, a partire dall'8 luglio del 2016, del nuovo dogma della Immacolata Vaccinazione
, per via di un decreto contenuto nelle cinque paginette del famoso documento del direttivo della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici [2]. Da allora in poi, ma pure con effetto retroattivo, tutti i medici italiani non devono più permettersi di criticare in alcun modo ed in alcun aspetto la bontà passata, presente e futura delle vaccinazioni, ed anche la politica scelta per esse. Eppure, secondo l’art 13 del Codice Deontologico, "compito del medico è tener conto delle linee guida accreditate da fonti indipendenti e pure valutarne l’applicabilità nel caso specifico". Gli Ordini, ubbidientissimi e solleciti, hanno subito proceduto duramente contro diversi colleghi che avevano osato avanzare qualche obiezione (in spregio alla Costituzione della Repubblica italiana [3], e contro il loro stesso Codice Deontologico [4]). Sono stati più inflessibili e rapidi con coloro che esercitavano civilmente il loro diritto di civile espressione, che non con medici e professori universitari imbroglioni patentati e pure condannati [5]. Anzi, nel caso di luminari che frodino sui dati presentati nelle pubblicazioni scientifiche, persino la magistratura confessa di non avere i mezzi legislativi per procedere [6]. Non mi risulta che gli Ordini o la FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici) si siano tanto sbilanciati al riguardo. Certamente la FNOMCeO sta ancora valutando se voler richiamare in qualche modo illustri esponenti del mondo medico e sanitario che avevo loro segnalato, oltre un anno e mezzo fa, per aver pubblicamente diffuso notizie false e tendenziose [7]. Tra questi anche la stessa Presidente della Federazione.
Non dimentico neppure i genitori informati
(e soprattutto le madri!) che hanno passato notti insonni a studiare questioni che avrebbero dovuto competere ai competenti ed agli specialisti.
Qualcuno rammenterà il film "L'olio di Lorenzo". Racconta la storia vera di un bambino affetto da una malattia congenita e per il quale solo l'impegno disperato nello studio di sua madre e di suo padre permise di trovare una soluzione ed una cura che non c’era fino allora [8]. Ancora oggi molti sedicenti luminari hanno la tracotanza di affermare che solo loro sanno
, nonostante tutta la storia della medicina, anche recente, sia ricchissima di impostazioni mediche rivelatesi errate, per non parlare della miriade di imbrogli sistematici [9]. Molti genitori hanno una competenza di gran lunga superiore a molti degli esperti che frequentano i talk show televisivi, i quali ultimi sono liberi di sparare le loro frottole sesquipedali senza alcun contraddittorio (troverete qualche esempio nel testo). Possono persino permettersi di dichiarare durante una trasmissione di Raitre che, senza il vaccino, "ci sarebbero migliaia di casi di cecità da morbillo" in Italia ogni anno [10]! Eppure sanno (ma lo sanno?) che al Ministero della Salute negli ultimi cinquant'anni non ne è stato segnalato neppure uno! Neanche sui bollettini R&M di Epicentro (Istituto Superiore di Sanità) dal 2014 al 2019 [11] se ne fa menzione tra le varie complicazioni.
Una dedica piena di gratitudine la riservo anche per i miei genitori e per il prof. Luigi De Marchi, uno dei più grandi ed eclettici intellettuali italiani, con cui ho avuto il privilegio di una proficua collaborazione (abbiamo pubblicato assieme "AIDS, la grande truffa", edizioni Seam, nel 1996).
Vorrei (e dovrei) citare molti altri ancora, ma è meglio non eccedere.
Perché questo libro
Fino a poco fa avevo scartato l’idea di aggiungere un altro testo ai molti validissimi che sull’argomento sono già a disposizione [12], ma ora ritengo che sia il momento di tirare le somme, senza ipocrisie.
Già nel lontano 1993 una pediatra, Ersilia Garbagnati, aveva scritto un articolo in parte simile al contenuto di questo testo, e l’aveva proposto per la pubblicazione. La pubblicazione fu rifiutata, perché bloccata dai controllori per motivi ideologici come ognuno può verificare [13]. Ci aveva visto lungo.
La sua vicenda riporta ad un tasto dolente: i lavori proposti per la pubblicazione scientifica sono sottoposti a peer review (revisioni da parte di esperti nel campo). Gli esperti che giudicano sono quasi esclusivamente mainstream e quindi non approvano facilmente elaborati che potrebbero mettere in dubbio o – peggio - scardinare le tesi su cui hanno costruito la loro fortuna di ricercatori. È un circolo vizioso. Il problema è stato messo in evidenza da molti, compreso David Sackett, il padre fondatore della EBV (Evidence Based Medicine, Medicina Basata sulla Dimostrazione [14]). Riteneva che gli esperti, posizionati a guardia dei cancelli d’accesso alle pubblicazioni, fossero uno dei principali ostacoli al progresso [15]. E diede l’esempio, ritirandosi lui stesso anzitempo, senza ripensamenti, al culmine della sua fama.
Se qualche pubblicazione con tesi controcorrente riesce saltuariamente a passare, ci pensa la censura a silenziarla: verrà totalmente ignorata, come se non fosse mai esistita, e si perderà soffocata da migliaia - talvolta decine di migliaia - di altri lavori. Abbiamo assistito in questo ultimo secolo ad una enorme, spropositata produzione scientifica di dati di ogni genere: la prima rivista scientifica cominciò la pubblicazione nel 1665. A partire dal 1800 c’erano 100 riviste; a partire dal 1900, 10 mila; nel 1969 oltre 100.000 [16]. Dal 1996 al 2011, 15 milioni di ricercatori firmarono più di 25 milioni di lavori scientifici [17]. Più che inumano, è ormai quasi impossibile seguire tutto anche nel proprio ristretto campo di specializzazione.
Peter Duesberg così commentava: "Tale crescita eccessiva nei ranghi scientifici produce una regressione alla media. La competizione tra enormi numeri di scienziati per una o poche fonti centrali di finanziamento restringe la libertà di pensiero ed azione verso la media che fa appello alla maggioranza. L’unico beneficio delle numerose serie di test competitivi e revisioni impostate dalla peer review è l’eliminazione di ciarlatani poco sofisticati ed una reale incompetenza. Essa garantisce una mediocrità di prima qualità" [18]. Ma la realtà è peggiore ancora.
Vi è poco spazio per la discussione ed analisi critica dei dati. Così si espresse John Maddox (direttore della rivista Nature dal 1966 al 1973 e poi dal 1980 al 1995) già nel lontano 1988 [19]:
C'è forse un pericolo nella biologia molecolare, ovvero che l'accumulo di dati si spingerà così oltre alla sua assimilazione in una struttura concettuale, che i dati risulteranno infine d'impaccio? Parte della preoccupazione è che l'eccitamento della caccia lascia poco spazio alla riflessione. E ci sono fondi per produrre dati, ma a stento per fermarsi in meditazione
.
Analogo allarme è stato ripetuto più recentemente da George D Lundberg, direttore di JAMA per 17 anni, ed attualmente direttore generale del sito di Medscape [20].
Se la peer review costituisce una barriera talvolta ingiusta, almeno permette di ottenere una garanzia di qualità, seppur mediocre. Ma è sempre così? No. Infatti non è stato smentito da alcuno che gran parte dei lavori scientifici siano falsi in un modo o nell'altro [21, 22, 23, 24]. Si stima che l’85% delle ingenti risorse destinate alla ricerca venga sprecato [25]. Quindi appellarsi al consenso scientifico
per vantare e pretendere la ragione è come appoggiarsi ad una bellissima stampella diffusamente tarlata.
Un approccio scientificamente corretto
Si è molto discusso su quel che debba essere considerato un ragionamento con i crismi della scientificità. Spesso a dettare legge e ad essere seguiti dal grande pubblico (compresi i giornali nazionali) sono stati proprio coloro che ne han fatto strame in ogni suo aspetto. Continuano bellamente ad infrangere i suoi principi, uno per uno, senza requie e, beninteso, appellandosi sempre alla Scienza, di cui essi sarebbero gli autentici interpreti, e ovviamente nel primario interesse dei minori
.
La difesa contro la scoraggiante situazione appena descritta è difficile. Può essere realizzata anche in questa forma che ora ho scelto. Non è il massimo, poco più di un messaggio nella bottiglia, ma è quel che si può fare.
Il lettore ovviamente deve porsi il problema se quanto gli verrà presentato sia vero. Per evitare la confusione, è indispensabile farsi aiutare dalla logica e giudicare l'argomento: se le premesse sono vere e la struttura del ragionamento è corretta, allora la conclusione sarà vera. Ci sarà bisogno di dati certi, se possibile multipli e convergenti, controllabili. La possibilità per tutti di controllare è un requisito essenziale del metodo scientifico. Bisogna tener presente che solitamente le conclusioni vanno espresse in termini di probabilità e non in termini assoluti. Il motivo è che esiste una vasta moltitudine di fattori che possono influire. Quindi la prudenza è sempre d’obbligo, le eccezioni ci sono sempre, l’errore dietro l’angolo.
In questo libro offrirò quindi al lettore una serie di dati, su cui opererò delle considerazioni per facilitare la valutazione di ognuno.
Val la pena di chiarire un altro aspetto spesso dimenticato, e cioè che il discorso scientifico corretto non è prerogativa esclusiva del luogo in cui avviene. Sono le sue caratteristiche che lo rendono tale e valido. Per paradossale che possa sembrare, può essere fatto anche al bar. Viceversa può non ritrovarsi in forma corretta in molte pubblicazioni su riviste mediche blasonate.
E poi le previsioni. È l'esercizio più difficile ed insidioso, più compromettente. Infatti, se una teoria scientifica non permettesse di farne, quale sarebbe la sua utilità? Proprio nulla.
Ne discende che una buona teoria scientifica si giudica ... dal passato! Se le previsioni che ne son derivate si sono realizzate, allora viene confermata, altrimenti deve essere rivista e modificata (chi volesse approfondire si può confrontare con la concezione fallibilistica della conoscenza – in primis quella