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La salute SiCura: Oltre il Covid 19
La salute SiCura: Oltre il Covid 19
La salute SiCura: Oltre il Covid 19
E-book88 pagine1 ora

La salute SiCura: Oltre il Covid 19

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Info su questo ebook

L’esperienza pandemica da SARS-CoV-2 impartisce precise lezioni: costruire gli Stati Uniti d’Europa e, in tale contesto, organizzare il SSSRE: Servizio sociosanitario regionale europeo anche, ma non solo, per superare la frammentazione organizzativa del sistema sanitario regionale italiano. Uscire dalla dimensione ospedalocentrica, riportare al centro il Distretto sociosanitario, anteporre la salutogenesi alla patogenesi sono imperativi categorici. Partendo da un’ecologia del pensiero, va riformulata e aggiornata la formazione e la collocazione del personale affinché l’organizzazione, extraospedaliera e ospedaliera, possa entrare in osmosi e quindi agire come soggetto unitario. Il digitale dev’essere lo strumento attraverso il quale promuovere questa nuova dimensione organizzativa e la comunità locale, l’agente che concorre alla sua realizzazione.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2021
ISBN9788832762082
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    Anteprima del libro

    La salute SiCura - Maria Vittoria Biondi

    Minonzio

    Prefazione

    di Everardo Minardi

    Questo testo proposto all’attenzione ed alla valutazione dei suoi tanti destinatari non ha matrice accademica, ma è tracciato dal lavoro professionale dei suoi autori.

    Ciò non sminuisce il valore del suo contenuto, piuttosto evidenzia e rende trasparente gli obiettivi, le intenzioni, le difficoltà e le tante resistenze che chi lavora sul campo incontra quotidianamente, in un tempo difficile, come quello dominato dalla pandemia. Avremmo in realtà necessità di molti altri lavori di riflessione e di riprogettazione del lavoro in campo sanitario e sociosanitario, per delineare in termini meno occasionali i percorsi e i provvedimenti da intraprendere.

    Quanto prendiamo in considerazione in queste pagine è l’espressione delle pratiche e dei saperi che vengono chiamati ad una profonda revisione e riconsiderazione, a partire dalle contraddizioni strutturali che vengono avvertite e segnalate nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.

    Tanti hanno avuto l’impressione non solo di una debolezza strutturale dell’organizzazione regionale e locale del servizio sanitario, ma anche di una marginalità delle Asl che, gestite in una logica sempre più aziendale, autocentrica, si sono manifestate per tanti aspetti estranee ai problemi di salute e di sanità all’interno delle comunità territoriali e delle periferie dei centri urbani.

    I servizi sanitari, sempre più aziendali (come quelli sociosanitari gestiti dalle Aziende dei servizi alla persona - Asp) non solo nel caso drammatico di una epidemia che si è trasformata in pandemia, si sono rivelati in qualche modo estranei ai processi di messa in discussione radicale delle condizioni della sicurezza, della salute delle comunità e dei territori, rivelando che anche la medicina generale di base (altrimenti detta medicina di comunità) si è rilevata in troppi casi decisamente deficitaria.

    Le riflessioni e le considerazioni, non prive di un’attenzione critica nei confronti di una performance deficitaria dei servizi sanitari, contribuiscono ad una comprensione più ampia ed approfondita dei fattori organizzativi e gestionali dei servizi sanitari e sociosanitari. Infatti, nel quadro di una configurazione aziendale dei servizi sanitari e sociosanitari uno dei nodi che si è rapidamente spezzato è stato proprio quello del management del settore, una cultura ed una pratica che non aveva come riferimenti prodotti e risultati, ma processi di difficile definizione e con percorsi diversificati, che vedevano al centro persone, in difficoltà, in forzato isolamento, spesso prive di quell’accompagnamento che rende consapevoli anche dei momenti tragici della vita personale.

    Quindi, assetto istituzionale e cultura e pratica della gestione alta delle organizzazioni sanitarie sociosanitarie hanno assunto una centralità nelle analisi critiche di quanto stiamo attraversando.

    Lo spazio che meritavano e soprattutto meritano oggi non sembra, invece, occupato dalle figure professionali che in campo sanitario e sociosanitario non si occupano della direzione delle strutture, ma delle condizioni di sicurezza e di salute delle persone; facciamo riferimento a quelle figure professionali che stanno al centro dei contributi di questo volume.

    Tecnici sanitari, radiologi, psicologi clinici, psicoterapeuti, sociologi clinici, con estensione delle loro pratiche professionali in campi non chiusi, ma volti alla integrazione con altre professionalità, sono i produttori di un sapere riflessivo che orienta le decisioni e le azioni volte a migliorare le prestazioni di prevenzione, di promozione e di cura nei confronti delle persone in difficoltà, in un tempo di vita dove i rischi sono più forti della sicurezza assicurata dal forzato isolamento sociale.

    Perciò è stato importante con questo testo dare voce a chi sembra non aver voce, esclusi quindi da quella necessaria e ormai drammatica considerazione che occorre fare sull’assetto delle prestazioni e dei risultati della organizzazione sanitaria.

    Sarebbe stato ancora più utile il contributo di queste voci, se fossero state accompagnate anche da voci minoritarie e isolate come quelli dei medici di base, gli attori di una risposta sanitaria debole, spesso dispersa, anzi assente (sono numerosi i casi di territori della Emilia-Romagna dove i posti dei medici di base rimangono deserti). Ma è comune e condivisa la consapevolezza che, proprio di fronte agli eventi drammatici di una pandemia invasiva, una risposta anche efficace ed efficiente della organizzazione delle Asl e delle Asp avrebbe raggiunto gli obiettivi di una prevenzione generale (oltre che di una assistenza mirata) se fosse stata fortemente connessa con la medicina generale di base, presente, condivisa e partecipata nei territori e nelle comunità.

    Questa è la svolta che occorre fare, nel più breve tempo possibile, certamente attraverso gli strumenti normativi soprattutto dell’ordinamento regionale, ma anche e soprattutto attraverso una più forte e convinta interazione tra associazioni e ordini professionali che nel campo sanitario, sociosanitario e sociale possono rompere la negativa tradizione di una sorta di autoisolamento per l’autotutela, che ora non trova più alcuna giustificazione.

    Introduzione

    08 marzo 2020-2021: in Italia, a un anno dal primo lockdown, la realtà ci consegna un triste primato: 100.000 decessi dovuti al Covid! Una vera e propria tragedia! Nel corso del 2020, ma anche nei primi mesi del 2021, si sono imposte per decreto chiusure parziali nel tentativo di coniugare la salute con l’economia, ma con risultati assai modesti. Nei primi mesi del 2020 venivano invocate le tre t: testare, tracciare e trattare; con l’aumento esponenziale dei contagi, anche dovuti a scelte azzardate, la seconda t diventava impraticabile e conseguentemente la situazione si poneva fuori controllo.

    Andrea Crisanti, Direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, insieme ad altri suoi autorevoli colleghi, invocava, inascoltato, il lockdown nazionale; la pandemia s’incaricava di evidenziare la fragilità del nostro ssn improntato alla cultura ospedalocentrica e trasformava gli ospedali e le case di riposo in veri e propri paradisi per la replicazione del

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