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Un folle volo io voglio
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E-book162 pagine2 ore

Un folle volo io voglio

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Info su questo ebook

Un ritrovamento rarissimo, fogli di papiro in aramaico, avvenuto in Israele, nella zona di En Gedi, genera una sequenza di fatti avventurosi e drammatici fino alla scoperta dell’ultimo frammento. L’incognita riguarda il contenuto dei vangeli come oggi sono conosciuti. I personaggi vengono implicati con la loro intera umanità e si trovano di fronte alla possibilità di dare un senso o meno alla propria vita.
Le loro domande sono le nostre. In particolare una: può Gesù Cristo pretendere di salvare la vita dell’uomo di oggi?

Paolo Tamborini è laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano. Ha viaggiato per lavoro in Italia e all’estero. È appassionato di scienza e di cultura, e soprattutto sempre alla ricerca della verità nella scienza, che sfugge ai nostri tentativi di circoscriverla. Cerca risposte a tutto ciò che accade fuori e dentro di noi. I suoi libri provano a rappresentare quel tanto o quel poco che nella vita corrisponde a ciò che grida dentro il cuore.
 
LinguaItaliano
Data di uscita29 dic 2020
ISBN9788863586282
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    Anteprima del libro

    Un folle volo io voglio - Paolo Tamborini

    Capitolo 1

    Najim aveva un appuntamento alle nove del mattino in cima a Masada. Per un figlio del deserto come lui la salita del sentiero del serpente era niente di più che un’agevole passeggiata. Il nome del percorso era dovuto ai tornanti che si susseguono uno dopo l’altro come le spire di un serpente. Era figlio di beduini abituati a percorrere chilometri e chilometri da un’oasi all’altra nel desolato deserto di Giudea. Una terra che per loro costituiva un confine naturale dal quale non si permettevano di uscire. Lui invece viveva nel secolo presente e si era integrato nella società di Israele. Tuttavia conservava la sensibilità e quell’attitudine a muoversi in quei luoghi inospitali, che solo un beduino possiede. C’erano anche altre persone, perlopiù giovani, che salivano a piedi come lui, mentre la maggior parte dei turisti preferiva utilizzare la funivia che in cinque minuti permette di raggiungere la cima dell’antica roccaforte ebraica. Indossava jeans e una maglietta quasi nuova per rispetto di coloro che doveva incontrare. Ad ogni tornante il panorama variava leggermente. Il cielo era azzurro tranne che ad est, sopra il mar Morto, dove gravava una densa foschia lattea che si andava attenuando verso l’alto. Saliva con leggerezza nonostante il sole avesse ormai disperso la frescura della notte. Nella tasca posteriore dei jeans custodiva il foglio con la copia di due piccoli frammenti di papiro, che avrebbero potuto costituire la sua fortuna. Secondo la valutazione del vecchio che conosceva quella lingua antica, doveva trattarsi di un ritrovamento importante. Però l’uomo aveva aggiunto una frase un po’ enigmatica: «Si tratta di aramaico; ti porterà tanti soldi oppure tanti guai».

    Squillò il suo cellulare.

    «Ciao Najim».

    «Buongiorno padre Bernardin».

    «Grazie per avermi inviato le foto dei due frammenti. Sono troppo interessanti! La lingua in cui sono scritti è aramaico. La cosa strabiliante è che una frase potrebbe essere identificata come vangelo. Ma non posso affermarlo con certezza. Per fare questo bisogna studiare gli originali».

    «Grazie dell’informazione, padre. Però ora sono un po’ impegnato. Se vuole possiamo vederci in serata, così le porterò gli originali».

    «Sì molto bene, grazie. A dopo allora».

    Erano le nove meno dieci e lui ormai era arrivato. Si guardò in giro. Le pietre squadrate che popolano la cima permettono di immaginare la grandiosità dei palazzi fatti costruire da Erode il Grande. Uomo astuto, crudele, di grandi ambizioni e grande costruttore. Najim non poté fare a meno di spostarsi da ogni lato per guardare l’orizzonte in tutte le direzioni… Poi li vide. Capì subito che erano loro. Quello che doveva essere il capo aveva capelli ricci piuttosto chiari e sembrava molto sicuro di sé. Mentre l’altro, un tipo grosso dalla faccia senza espressione con gli occhi di nessun colore, gli fece subito paura. Andò verso di loro. Il riccio parlò subito: «Sei Najim?».

    «Sì».

    «Io sono Johnny, e lui è Brudig».

    «Brudig!» disse quest’ultimo pronunciando con durezza l’ultima consonante del suo nome quasi fosse aspirata. Il biondo parlava un inglese veloce ma non riusciva a mascherare l’accento di chi non è madrelingua. Dopo un suo sguardo a una specie di portico tra le rovine, si diressero tutti come un sol uomo verso quel posto. Najim tolse il foglio di tasca e lo porse a Johnny, e questi lo aprì subito.

    «È tutto qua?» chiese il biondo.

    «Sì. Sono quattro frammenti in tutto. Roba di grande valore».

    «Perché non hai le copie degli altri?» chiese Johnny.

    «Troppo delicati e poi non ci stavano su una sola pagina. Tanto sono uguali!» rispose Najim seraficamente.

    «E dove sono gli originali?»

    «Al sicuro»

    Johnny rimase un attimo in silenzio come per scegliere la prossima domanda, poi disse con noncuranza: «Li hai mostrati a qualcun altro?».

    «No» rispose il beduino atterrito.

    «Meglio così!» La faccia del biondo si era fatta improvvisamente molto brutta: una faccia brutta e cattiva.

    «Ci faremo sentire noi!» disse e in contemporanea il bestione, dagli occhi liquidi che non guardavano nessuno, mandò fuori un grugnito. Najim alzò una mano a metà come per salutare e poi se ne andò. Si domandò se il grugnito fosse un saluto o una minaccia. Solo il tempo avrebbe chiarito.

    «Vuoi scendere in ascensore con noi?» gli gridò Johnny.

    «No, no, grazie. Vado a piedi». Preferiva mille volte scendere a piedi che stare ancora un momento in compagnia di quei due. L’incontro era stato più breve di quanto avesse immaginato, ma lui non era tranquillo. Le loro facce non gli piacevano. La telefonata che gli avrebbero fatto a breve sarebbe stata una proposta di acquisto. Prevedeva pure che il prezzo sarebbe stato molto inferiore al valore reale, e questo faceva parte del gioco. Poi si fermò un attimo. Faceva parte del gioco anche perdere la vita?

    Era stato il suo amico Fahd a insistere perché conoscesse quei due. Diceva che avevano molti soldi a disposizione e che avrebbero concluso velocemente la vendita. Diceva un sacco di cose in qualsiasi circostanza e cercava sempre di convincere qualcuno che di lì a poco avrebbe guadagnato un sacco di soldi e tutto sarebbe cambiato. Però Najim non lo aveva mai visto guadagnare niente e si chiedeva quanto poteva fidarsi di lui. Per scacciarne il pensiero rimase un momento a godersi il panorama. Il cielo verso est si era liberato della foschia biancastra della mattina e il sole splendeva. Respirò a pieni polmoni sentendosi libero e riprese la via del ritorno. Ricapitolò mentalmente la situazione. C’era qualcun altro a cui aveva mostrato le foto dei frammenti. Si chiamava Remi Fontaine ed era un cacciatore di reperti antichi. Gli era simpatico e gli ripeteva che era ansioso di acquistargli tutto ciò che aveva trovato.

    L’amicizia con padre Bernardin invece era cominciata prima che trovasse i frammenti. Questi era un sacerdote e biblista cattolico di origine croata che però non sembrava interessato ad acquistare i reperti, ma piuttosto a leggerli e tradurli.

    Verso mezzogiorno era a casa. Appena entrato capì subito che qualcuno era stato lì. Troppi oggetti erano stati spostati, come quando si rovista con fretta alla ricerca di qualcosa. Corse al ripostiglio dietro il bagno. La borsa di cuoio con i frammenti non c’era più. Allora salì di corsa nel sottotetto dove teneva le riviste vecchie. In una di quelle aveva inserito i due frammenti di cui aveva fatto le copie; c’erano ancora. Si riebbe. Almeno due dei quattro erano salvi. Telefonò a Fahd, ma non ci fu risposta. Poi il suo cellulare squillò: «Najim?»

    «Sì?»

    «Sono Fahd. Mi stanno cercando».

    «Chi?»

    «Quei due. Sono stati a Gerico, in centro e anche nel quartiere dove abito».

    «Come fai a saperlo?»

    «Ho qualche amico, e due tipi così a Gerico sono troppo fuori posto. Najim quelli sono pericolosi!»

    «Fahd! Hai preso tu i papiri?» Dall’altra parte ci fu silenzio, poi la comunicazione si interruppe. Allora Najim fece il numero del suo amico, ma non ebbe risposta, il telefono era stato spento. Poi il cellulare squillò di nuovo.

    «Ciao Najim sono Remi. Ho bisogno di vederti immediatamente».

    «Come mai?»

    «È cosa di vita o di morte. Per favore!»

    «Va bene. Possiamo fare tra un’ora, se vuoi».

    «Alle 13 alla piscina di Siloe inferiore. Hai presente?»

    «Sì, ci sarò».

    Nella zona di Siloe vi sono oggi due diverse piscine o, se si vuole, resti di piscine. La prima è piccola e chiamata superiore. Fu scoperta per prima, ma forse non era proprio una piscina. La seconda, chiamata inferiore, è molto grande ed è stata scoperta solamente nel 2004 durante alcuni scavi di manutenzione degli impianti idrici della città. I due arrivarono in quel posto quasi contemporaneamente. Appena Remi vide il beduino, lo salutò da lontano con cordialità.

    «Ciao Najim».

    «Perché hai voluto incontrarmi con questa fretta?»

    «Perché ho informazioni per te. I due tipi che hai conosciuto a Masada lavorano per la stessa organizzazione per cui lavoro io. Ma loro due sono… diciamo così: particolari».

    «Cioè?» chiese Najim.

    «Pericolosi! E in più ora conosco quale ordine hanno ricevuto dai dirigenti, perché è uguale a quello che ho ricevuto io. Impossessarsi degli originali in qualsiasi modo. E in ogni caso distruggerli a qualsiasi costo prima che vengano pubblicati».

    «Oh» disse Najim mentre la sua faccia si faceva seria.

    «Attualmente io possiedo solamente due dei quattro originali. La borsa con gli altri due frammenti è sparita dalla mia casa e non so chi l’abbia presa. Avevo mandato col cellulare a padre Bernardin la foto dei primi due. Dice che la lingua è aramaico e, forse, si tratta di vangelo. Però lui dice che è solo un’opinione. Vuole vedere gli originali per poter esprimere un giudizio».

    «Vangelo in aramaico! Se la sua supposizione è vera, hai fatto la scoperta del secolo! Ora capisco gli ordini che abbiamo ricevuto,» esclamò Remi «e se è la scoperta del secolo, varrà tanti di quei soldi che i miei colleghi non saranno in grado di comprare niente. Quindi preferiranno prendere tutto senza spendere nulla. Mi hai capito?»

    «Certo che ho capito! E allora cosa proponi?»

    «Io ti compro gli originali che ora possiedi. Così tu sei libero rispetto ai due mastini: dici loro che li hai venduti a me. Io ti do quello che ho, circa duemila euro, che è proprio meno di niente. In compenso loro daranno la caccia a me invece che a te».

    «Amico, rischi grosso!»

    «Lo so. Ma vedi, il mio lavoro era la passione per la storia, passione per le scoperte. Mettendomi in combutta con questa gente ho capito di avere sbagliato, sono il galoppino del nulla. Ho anche scoperto, però, che chi cerca di uscire dall’Organizzazione rischia la pelle».

    «Allora cosa farai?»

    «Adesso è il momento giusto. In ogni caso ho deciso di rischiare. Così ritrovo lo scopo della mia vita. Mi capisci?»

    «È la seconda volta che ti capisco benissimo. Ma mi fai venire i brividi».

    «Allora muoviamoci!»

    «Aspetta,» disse Najim, «cosa è questo posto?».

    «Si trova a metà strada tra casa tua e casa mia, quindi era comodo per incontrarci».

    «Sì, ma come mai fanno la fila per visitare quella specie di vecchia piscina mezza resuscitata?»

    «Ahah, vecchia piscina mezza resuscitata. Sono cristiani».

    «Cioè?»

    «C’è una pagina del vangelo di Giovanni in cui un uomo nato cieco chiese a Gesù di guarirlo. Allora lui sputò per terra, fece del fango con la saliva, lo mise sugli occhi del cieco e poi gli disse di andare a lavarsi alla piscina di Siloe. Quello andò e dopo essersi lavato scoprì di vederci. Molti commentatori pensavano che il vangelo di Giovanni fosse pura teologia».

    «Teologia?»

    «Cioè ragionamenti filosofici senza attinenza con la realtà. Ora invece questa scoperta, avvenuta per caso, cambia tutto. La piscina esisteva davvero».

    «Ah certo! Questa è una piscina. Ci sono anche i gradini in tutta la lunghezza che scendono».

    «Non solo, ma Erode il Grande volle che fosse anche bella e

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