Ma eravamo felici: Banchi di nebbia in una scuola degli anni Sessanta vicino al Po
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Anteprima del libro
Ma eravamo felici - Anna Maria Zavatti
Un commovente viaggio nel passato, un ritratto intimo della vita scolastica nella piccola comunità mantovana di Borgofranco sul Po.
Attraverso gli occhi di un’ex allieva, l’Autrice rivela le sfumature del quotidiano tra banchi di scuola, maestri eccentrici e amicizie indelebili. Dal dolce profumo di caffè a casa ai tentativi di sfuggire agli scapaccioni imminenti, il libro intreccia momenti di gioia, nostalgia e crescita.
Le maestre, i bidelli e don Bruno emergono come figure fondamentali, costruttori di esperienze che plasmano la vita degli studenti. Tra risate, piccoli dispetti e lezioni di vita questa storia tocca il cuore celebrando l’importanza di quei momenti formativi che rimangono impressi per sempre nella memoria.
Anna Maria Zavatti nasce nel 1961 a Sermide (MN) e vive attualmente a Borgofranco sul Po (MN). Ha pubblicato alcune poesie in raccolte antologiche e due libri di racconti: Lucidi stati confusionali (2021) e Gente di serranda (2022). Il fulcro dei suoi scritti sono le memorie di un passato recente, della gente e delle terre intorno al Po.
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Ma eravamo felici
Banchi di nebbia in una scuola degli anni Sessanta vicino al Po
bookIndice del libro
handNotizie ricorrenti su Anna Maria Zavatti
cloudParole ricorrenti (tagcloud)
© Anna Maria Zavatti, 2023
© FdBooks, 2023. Edizione 1.0
ISBN: 9791222725598
L’edizione digitale di questo libro è disponibile su Amazon, Google Play e altri negozi online.
Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore, è vietata ogni riproduzione, anche parziale, non autorizzata.
Non c’era ancora un apparecchio telefonico riservato alla scuola quando ho iniziato io.
Fu aggiunto molto più avanti, nell’aula a sinistra dell’entrata, corredato di lucchetto
per evitare usi impropri.
Ricordo ancora il numero: 41526.
Rispondeva la voce di mia mamma.
Preambolo
La scuola ha sempre segnato la mia vita. Non ero ancora nata e già andavo in Vespa da Moglia a Porcara (frazione di Sermide, in provincia di Mantova) a scuola con mia mamma, la maestra Ughetta Boselli. Sarà stato anche a causa degli sballottamenti su quelle strade a buche, ghiaia e pozzanghere, in balia delle intemperie, che sono nata un po’ prima del previsto, a gennaio, fragilina e con gli occhi storti.
Pochi anni dopo ho frequentato da clandestina la scuola elementare di Bonizzo (allora frazione di Borgofranco sul Po, sempre in provincia di Mantova), dove mia mamma aveva ottenuto il trasferimento. Ricordo la nonna Egle che intorno all’ora di ricreazione mi portava con sé a prendere il pane da Bassi, il negozio di alimentari in piazza. Era primavera inoltrata, dalla porta a vetri laterale del negozio scorgevo gli scolari giocare in cortile e mia mamma con la vestaglia nera; sento ancora il profumo dei tigli e l’attrazione inebriante di quel tessuto che al sole sapeva di inchiostro nero e scottava. Quando passavo a salutarla lei mi prendeva in braccio e io volevo entrare a scuola con gli altri bimbi.
Un giorno, avrò avuto quattro anni, a fine ricreazione ho seguito i bambini, sono entrata in classe e mi sono diretta verso un banco vuoto con l’intento di sedermi e rimanere lì. Mia mamma ha chiesto alla nonna Egle di aspettarmi perché pensava che mi sarei stufata in fretta. Invece io volevo restare, quindi infine se n’è andata la nonna brontolando che doveva far da mangiare e aveva solo perso tempo. La mamma, rassegnata, mi ha pregato di non disturbare e mi ha dato un quaderno e una matita.
Ero euforica, la chiamavo maestra come facevano tutti gli altri, cercavo di copiare dalla lavagna facendo dei segni sulla carta anche se non sapevo scrivere e alzavo la mano per rispondere