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Occhi azzurri oltre il cielo
Occhi azzurri oltre il cielo
Occhi azzurri oltre il cielo
E-book131 pagine1 ora

Occhi azzurri oltre il cielo

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Info su questo ebook

Ivana Bonamigo è nata il 19 settembre 1957 a Torino, dove vive e lavora. Sin dall’infanzia si trova a dover gestire sensazioni, suoni ed immagini che solo a lei si presentano. Grande sostegno riceve dalla madre che la incoraggia a proseguire nella ricerca e negli studi, al fine di poter dare risposta alle molte domande che si pone. All’età di diciotto anni incontra persone che la indirizzano alla conoscenza della spiritualità permettendole di ampliare ed esternare il suo potenziale. Nel 1990, quando la propria famiglia diventa autonoma, decide di intraprendere Studi Sinologici, Filosofia Cinese e Tecniche shiatsu presso docenti dell’Istituto Ricci di Parigi; unite ad altre discipline, accrescono la forza interiore che la sostiene nel percorso della vita, permettendole di comunicare alle persone che incontra le proprie esperienze e animandole a raggiungere una maggiore consapevolezza. Da tempo desidera lasciare memoria di questa esperienza di vita al fine di sostenere chi, per timore di guardare oltre la materia, non alza mai gli occhi al cielo.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mar 2017
ISBN9788856781809
Occhi azzurri oltre il cielo

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    Anteprima del libro

    Occhi azzurri oltre il cielo - Ivana Bonamigo

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-8180-9

    I edizione elettronica febbraio 2017

    Prefazione

    Da molti anni mi riproponevo di annotare gli eventi che giorno dopo giorno comparivano lungo il cammino della mia esistenza, mancava a volte il tempo, la volontà di prendere un quaderno e riportare l’accaduto o forse mancava la costanza, o vi era una sorta di timore nel tentare di mettere qualcosa per iscritto di non riuscire a trasmettere sensazioni, immagini, colori ed emozioni così vivide e forti ai miei occhi, alla mia mente ed al mio Cuore.

    Così ogni tanto, giusto per non mancare al forte istinto che si manifestava in un momento particolare, prendevo un foglio e lasciavo che le parole venissero scritte non dalla mia mente ma dal mio Cuore e dal mio Spirito, foglietti che forse un domani, spero lontano, i miei familiari ritroveranno sparsi, in mezzo ai tanti libri posti in librerie e cassetti di casa.

    La prima stesura di questo libro è stata condivisa dalla mia mamma che mi ha dato il permesso di raccontare il passato, da mio marito che ha vissuto con me molti momenti strani e che ha deciso di non opporsi più alla non logica degli eventi.

    Ringrazio TUTTE le persone che hanno percorso con me questo Cammino Terreno, permettendo che gli avvenimenti accadessero per una Crescita reciproca poiché nulla succede per puro caso!

    Grazie al mio figliolo che venendo al mondo ha condiviso la sua crescita con la mia crescita, aiutandomi a mantenermi giovane nel Corpo, nella Mente ma soprattutto nello Spirito, ricordandomi, quando dubitavo delle sue parole o supposizioni, di non scordare che era mio figlio.

    Non è stata una strada del tutto semplice, vi sono state molte rinunce e qualche lacrima ma tutto sommato sono riuscita a viverla con la giusta ironia, sorridendo e guardando sempre oltre, non permettendo che il mio Cammino fosse sterile ma desiderando di vivere la MIA FIABA, che giorno dopo giorno costruivo, non permettendo ad altri di modificare il MIO ESSERE, seppur accettando i piccoli compromessi della vita.

    Grazie ai miei Genitori, ai miei Avi che hanno permesso che oggi mi ritrovassi in questi panni ed al MIO SPIRITO che si è Incarnato in questa ERA.

    In questo scritto ho cercato di evitare di entrare nello specifico dei titoli, dei nomi, dei luoghi e delle persone, onde evitare di rivelare identità ma ciascuno leggendo potrà ritrovarsi attore di questo spettacolo che è la VITA.

    Grazie alla mia amica che con le sue competenze informatiche mi ha aiutata ad impostare fotografie e scritto, pazientando quando cercavo soluzioni che corrispondessero al mio sentire.

    Un grazie particolare al mio collaboratore che in modo riservato accoglieva le confessioni e riflessioni delle persone che venivano a contatto con questo mondo di energia.

    Inno o preghiera di San Francesco

    O signore, fa’ di me uno strumento della tua pace:

    dove è odio, che io porti l’ amore;

    dove è offesa, che io porti il perdono;

    dove è discordia, che io porti l’ unione;

    dove è dubbio, che io porti la fede;

    dove è disperazione, che io porti la speranza;

    dove sono tenebre, che io porti la luce;

    dove è tristezza, che io porti la gioia;

    O Signore, fa’ che io non cerchi tanto

    di essere consolato, quanto di consolare;

    di essere compreso, quanto di comprendere;

    di essere amato, quanto di amare.

    Perché è dando che si riceve,

    è perdonando che si è perdonati,

    è morendo che si risuscita alla vita eterna

    Storia di un dono

    Mamma racconta che proprio non volevo nascere… Dopo tre giorni di travaglio finalmente il primo vagito, che fatica! Ecco, ci siamo… Sono venuta alla luce e forse già sapevo cosa mi attendeva, in questo luogo bellissimo chiamato MONDO!

    Verso i tre mesi, sempre secondo i racconti di mamma, senza alcun motivo preciso, un pomeriggio lanciai un urlo che la spaventò molto. A cosa era dovuto? Per quale motivo avevo gridato così intensamente? Stavo benissimo!

    Nel tempo sono cresciuta sana, tranquilla e molto attenta a quanto accadeva intorno a me; venivo coccolata da mamma e papà, dagli zii e dagli amici.

    «È una bambola» dicevano le persone che mi incontravano. Avevo infatti capelli a boccoli biondi e occhi grandi azzurri che spiccavano sul visino rosato e paffutello.

    Dopo circa tre anni nacque il mio fratellino con il quale ho condiviso la crescita, sempre in armonia, affetto e gioco. I primi ricordi personali completi risalgono ai sei anni quando mi distinguevo per la mia curiosità, per l’attenzione ai particolari e per la precisione. Iniziai la prima elementare nella scuola accanto alla mia abitazione, una bella casetta con cortile e giardino, che in primavera mi permetteva di ammirare il tripudio di colori, di profumi e forme dei suoi fiori: narcisi, tulipani, giacinti, viole, glicini e lillà.

    Vi erano anche alberi da frutto: ciliegi, peschi ed un albicocco. Quanto tempo passavo nell’osservare le api ed altri piccoli insetti posarsi su di essi ed una volta sazi, ripartire alla ricerca di nuove sensazioni! I fiori mi hanno sempre affascinata per il loro delicato profumo, per i colori pastello ed ancor di più per la bellezza delle loro corolle. Ricordo che un giorno, nel primo pomeriggio dopo la scuola, mi affacciai al muretto di cinta del giardino, gli spazi mi permettevano di vedere le persone che passavano lungo il marciapiede; scorsi in lontananza un signore in divisa militare che si avvicinava. Con entusiasmo mi misi a raccogliere dei fiori, narcisi e tulipani, ne feci un bel mazzetto e quando l’uomo fu abbastanza vicino lo chiamai: «Mi scusi signore, buongiorno, potrebbe portare questi fiori a sua moglie?»

    Nel frattempo la mamma, avendo sentito parlare, ci raggiunse. Parlò per un attimo con quel signore che non nascose il suo stupore: come faceva questa bimba sconosciuta a sapere che sua moglie amava così tanto quei fiori di primavera? Non fornimmo spiegazioni ma io l’obbligai ad accettarli. Ero ben decisa già a sei anni! A proposito, un ricordo simpatico che conferma la mia determinazione, riguarda un giorno, in cui volevo a tutti i costi lavarmi i lunghi capelli biondi, anche se la mamma desiderava rimandare al giorno seguente. Mi chiusi in bagno e solo quando li ebbi lavati, aprii la porta alla mamma, che per tutto il tempo aveva bussato dicendo: «Tesoro, apri, ti ho detto apri!»

    Ho sempre avuto un buon rapporto anche con gli animali. Papà aveva portato a casa, nell’arco del tempo, una tartaruga,

    poi un gallo,

    poi un cagnolino,

    degli uccellini,

    ed un coniglietto

    …erano i miei compagni di gioco insieme al mio bambolotto; mettevo il coniglietto, con un piccolo foulard in testa, dentro la carrozzina della bambola e spingevo felice il passeggero lungo il cortile, canticchiando.

    Un’altra mia caratteristica è la capacità di prendere rapidamente delle decisioni. A questo proposito ricordo due episodi sempre legati alla mia tenera età. Poco distante dalla nostra abitazione, al mattino, gli ambulanti aprivano le loro bancarelle al mercato rionale. Durante le vacanze estive andavo con la mamma e il fratellino a fare la spesa. Un giorno mentre la mamma stava acquistando ad una bancarella, mi allontanai da loro e non li vidi più. Nessuna paura, camminando decisa, andai al chiosco, posto poco distante, e chiesi alla signora se potevo attendere la mamma che, per tornare a casa, avrebbe per forza percorso quel tratto di strada. Dopo qualche attimo la vidi arrivare spaventata; vedendomi così tranquilla e disinvolta si limitò ad ascoltare le mie giustificazioni per altro logiche e mi esortò a prestare maggiore attenzione in futuro. Si ripeté questo fatto anche un’altra volta, all’uscita da scuola; la mamma, anche se la nostra casa era attigua all’edificio scolastico, preferiva farsi trovare davanti ai cancelli quando suonava la campanella di uscita alle dodici e trenta. Quel giorno tardò, era probabilmente impegnata con il mio fratellino, e quando suonando al campanello di casa non ricevetti immediata risposta, lentamente mi avviai a casa dei nonni che abitavano poco distante ma, non di certo un percorso adatto ad una bimba di sei anni. In quella occasione la mamma non fu molto delicata nel rimprovero, si era davvero spaventata. È vero ero proprio un tipetto deciso.

    Alla scoperta del mondo

    Avevo all’incirca sette anni quando mamma e papà dovettero prendere una decisione molto importante: trasferirci dai nonni paterni nel Trevigiano.

    Il nonno non stava molto bene e chiese al mio papà di trasferirsi per qualche periodo presso di loro. Stava per cambiare qualcosa nella vita della mia famiglia, io avrei dovuto inserirmi in una nuova scuola e papà lasciare il suo lavoro. La mamma acconsentì ed entro breve tempo partimmo. La casa dei nonni si trovava al centro del paese e a lato nord si aprivano grandi spazi verdi, campi coltivati a mais o frumento; vi erano anche vitigni ed alberi da frutto.

     Foto della casa ora disabitata

    Era una vita ben diversa da quella trascorsa in città, ma non ci turbò questo cambiamento. Iniziammo a vivere a pieno la natura che ci circondava. La primavera precedeva l’estate e si preparavano i terreni dissodati e arati per le semine. Il nonno aveva costruito per il mio fratellino e per me un piccolo rastrello e con esso, saliti sul carro di legno trainato dai buoi, ci recavamo lungo il sentiero che conduceva ai campi.

    Due grandi piante di gelso, una di qualità bianca e l’altra nera, ci davano il benvenuto, bisognava scendere dal carro! Al termine del sentiero si erigeva anche il campanile della chiesa del paese che, con il rintocco delle campane, dava ai contadini il passo al tempo che trascorreva in campagna.

    Bello il suono delle campane; ancora oggi, il rintocco mi affascina, è magnetico, i rintocchi che si espandono hanno il potere di smuovere l’energia circostante rompendo situazioni di energia pesante.

    Quanti ricordi… il piacere di aver raccolto le pannocchie di mais dalla pianta molto più alta di me, giocando con i sottili fili che la proteggono all’interno delle foglie.

    Aver vendemmiato, prestando attenzione

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