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Fragile come una foglia
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E-book424 pagine5 ore

Fragile come una foglia

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Info su questo ebook

Sofia è una ragazza di 13 anni con sogni e aspettative per il suo futuro, prima fra tutte quella di giocare a calcio e di superare tutti i pregiudizi legati al fatto che una ragazza pratichi questo sport. Grazie anche a Marco, il suo ragazzo, Mariachiara, la sua migliore amica, e agli altri compagni di classe, Sofia vivrà l'ultimo anno delle medie al massimo.
LinguaItaliano
Data di uscita6 giu 2014
ISBN9786050306804
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    Anteprima del libro

    Fragile come una foglia - Maria Narciso

    Ringraziamenti

    Capitolo I

    Un ragazzo troppo carino

    Il 17 gennaio era una giornata quieta e calma, ma molto fredda: due gradi sotto zero. Quella mattina Sofia correva come una forsennata perché erano le sette e quaranta: se non si fosse sbrigata, avrebbe perso il 2. Con i capelli neri che ondeggiavano al vento, il raccoglitore nella mano destra, lo zaino in spalla e un biglietto dell’autobus nella mano sinistra, Sofia salì sull’autobus appena in tempo.

    Alle otto era già dentro la scuola, che consisteva in una villetta a quattro piani con un cortile. Lì studiavano bambini e ragazzi dai tre ai diciannove anni.

    Alle otto e venticinque in punto la lezione iniziò e il professore di matematica entrò in classe e cominciò a spiegare come si risolvevano i problemi con le equazioni.

    Che noia questi problemi!!!, pensò Sofia, poi si mise a disegnare dei cuoricini con scritto dentro Giacomo sul diario. Giacomo era un ragazzo di 3°A, che a Sofia piaceva da impazzire, anche se non si poteva dire che lui fosse simpatico.

    Proprio nel bel mezzo di quel turbinio di cuoricini, il professore domandò a Sofia:

    Qual è il risultato?.

    Sofia si sentì scivolare tra le mani un biglietto di Mariachiara, la sua migliore amica, con su scritto 80.

    80! disse dopo un paio di secondi, poi si girò dietro per ringraziare Mariachiara.

    Alle dieci e quaranta suonò la campanella della ricreazione e una mandria di ragazzi, almeno così sembrava, si fiondò giù per le scale per giocare a calcio e mangiare la pizza contemporaneamente. Sofia era rimasta in classe per veder passare Giacomo, come tutte le mattine. Infatti, come al solito, lui passò davanti alla 3°B, le fece un cenno di saluto e passò oltre. Sofia era abituata a quei gesti, ma ogni volta erano diversi per lei. Purtroppo, mentre lei era immersa nella contemplazione della schiena di Giacomo mentre rientrava in classe, la professoressa di tecnologia e arte, entrò in 3°B e, siccome nessuno l’aveva minimamente considerata, con fare imperioso ordinò:

    Tutti seduti! Compito in classe! E vi ci metto il voto!.

    Tutti cominciarono a scorrazzare di qua e di là alla ricerca di un foglio a quadretti, ma nessuno dei ragazzi ne aveva qualcuno a portata di mano, così Christian, il capoclasse eletto quel mese, lo comunicò alla professoressa.

    Non m’interessa com’è il foglio, l’importante è che riusciate a trovarlo!!!!!, dichiarò stizzita la prof.

    Poco dopo nella 3°B regnava un silenzio tombale: erano tutti concentrati sul compito in classe che la professoressa aveva improvvisato, ma non ci mettevano troppo impegno, perché sapevano che lei diceva una cosa e quasi sempre non la faceva mai. Purtroppo per loro, non avevano calcolato la possibilità che quella volta potesse avvenire il contrario.

    Dopo una sequela di domande terrificanti, la classe attendeva l’arrivo di uno strano personaggio, la professoressa d’inglese. Era un'insegnante eccentrica e quello che faceva non era mai prevedibile.

    La prof varcò la soglia due minuti dopo il suono della campanella e subito impartì un po’ di ordini, poiché era l’unica in grado di cambiare i posti e non lo faceva da un po’:

    «Mondiali, passa al posto di Magnolia e tu, Londras, vai di fronte a Riseto».

    Immediatamente Francesco Mondiali occupò il banco di Lucas Magnolia, vicino a Sofia, mentre Emanuele Londras andava a sedersi vicino a Mariachiara, nella fila dei banchi di fronte a quella di Sofia. I ragazzi sapevano che i posti che sceglieva la prof di inglese, quelli erano e non si potevano cambiare, almeno finché, dopo circa un mese e mezzo o due, la stessa professoressa non avesse deciso di cambiare la disposizione dei suoi alunni nei banchi della 3°B.

    La professoressa chiese chi fosse assente quel giorno, ma erano tutti presenti, così lei cominciò a far ripetere il piccolo testo che chiamava unit, che aveva assegnato da imparare a memoria per quel giorno a tutta la classe, in ordine alfabetico:

    Abruzzesini… Aquatico… Alfredacci… Caserti… De Giorgettis… Di Giorgetti… Giuseppe… Hotel… Londras… Magnolia… Massameli… Moscardini… Mondiali… Paparo… Pasquane… Pausane… Pesciveli… Pintari… Riseto… Stivale… Stonisce… Tanaco… Venezele… Volanti….

    Finito di elencare gli alunni, la professoressa assegnò i compiti e la campanella suonò.

    Alla quinta ora la 3°B aspettava il noiosissimo professore di italiano, che ormai tutti avevano soprannominato Chenoia, per fare grammatica. La prima cosa che disse fu:

    Aprite il libro a pagina 282 e leggiamo. Legge Federica Stivale.

    In realtà, Federica non lesse tutto di seguito come gli altri ventiquattro alunni avevano sperato, ma fu interrotta quattordici volte, per la precisione, dal professore, che cominciava a dire:

    Fate attenzione: questo non deve andare così, ma così, attenti che ve lo assegno per casa. Dovete fare questo esercizio sul quaderno, mi spiego?.

    Uffa, uffa e riuffa, che barba!!!!!, pensava invece Sofia. Il professore di italiano aveva la straordinaria capacità di annoiare a morte chiunque lo ascoltasse, per questo i suoi alunni gli avevano dato questo soprannome.

    Poco dopo suonò la campanella, ma la 3°B fu l’ultima ad andarsene perché il professore, come faceva tutti i lunedì, ci metteva un sacco di tempo ad assegnare i compiti, e ripeteva continuamente come una macchinetta:

    Mi spiego? Mi spiego? Mi spiego?.

    Tornata a casa, Sofia pranzò con i suoi genitori e poi fece i compiti, lasciando per ultime le equazioni, che per lei erano il compito più facile: aveva dieci in matematica.

    Verso le quattro del pomeriggio, Sofia telefonò a Mariachiara e le chiese se poteva accompagnarla a fare qualche commissione assegnatale dalla madre, ma Mariachiara rispose che stava finendo di ricucire un vestito che doveva indossare quella sera alla festa a sorpresa di sua madre.

    Sofia allora provò a chiamare Emanuele, che di solito era sempre libero, ma si era dimenticata che Emanuele faceva parte della categoria dei maschi che non rispondono mai al telefono, perché sono sempre impegnati in qualcosa secondo loro più importante che rispondere al cellulare che squilla.

    Allora, pensando di star facendo una pazzia perché lui non avrebbe fatto una piega, Sofia provò a chiedere a Giacomo se era libero via sms. Pensando che non avrebbe mai risposto, Sofia stava già per aprire la porta di casa, quando il cellulare le vibrò nella mano segnando una chiamata: Giacomo, che sembrava stranamente entusiasta all'idea di uscire a fare compere.

    Sofia cominciò a prepararsi nel migliore dei modi, perché era la prima volta che usciva con Giacomo, il quale pochi minuti dopo era già sotto casa sua e gridava da sotto al balcone:

    Bè, allora scendi o no?.

    Sofia scese le scale, si fiondò in salotto e aprì la porta con uno strattone e con Giacomo si avviò verso il supermercato. Durante il tragitto lui tentò un paio di volte di attaccare discorso:

    Allora tu non hai un fidanzato, giusto?.

    Già rispose lei tranquilla anzi, io non ci vedo niente di strano. Non capisco perché abbiate tutti fretta di fidanzarvi, anche se consapevoli che durerà poco…, mentì poi. Non sapeva perché stava mentendo, ma c'era qualcosa che le diceva che forse era meglio tenere nascosta la verità almeno per un altro po'.

    Ma io non la penso come pensi che io la pensi disse confusamente Giacomo.

    Io penso che tu la pensi… eh? ripeté Sofia, ancora più in confusione di lui.

    Lascia stare tagliò corto lui.

    Cambiarono facilmente argomento e cominciarono a girare per Pescara alla ricerca di pane e uova, ma Sofia, con la scusa che le uova non erano della marca che voleva la madre, continuava ad andare in giro con Giacomo, e lui non poteva far altro che seguirla da un supermercato all’altro. Quando finalmente riuscirono a trovare quelle maledette uova, Sofia lasciò Giacomo sul cancello di casa sua con un brevissimo ciao! e si avviò verso casa, senza aggiungere parola.

    Quella sera Mariachiara telefonò a Sofia e le propose di cenare e poi dormire a casa sua. Sofia chiese il permesso alla madre, che accettò volentieri, conoscendo bene entrambi i genitori di Mariachiara.

    Il giovedì la 3°B non aveva italiano e neanche matematica, però aveva arte, due ore terrificanti con la prof che faceva sempre la stessa predica ogni volta che nessuno andava volontario:

    Ma venite volontari, così vi fate furbi che sicuro le cose le sapete, se no la prof becca proprio il giorno in cui non avete studiato e quindi vi prendete l’impreparato. Se invece vi offrite volontari, non succede perché avete studiato, se no che ci state a fare alla cattedra?!.

    Quando finalmente i ragazzi furono liberi di sparire dalla classe per la ricreazione, Sofia ne approfittò per coinvolgere Emanuele in un paio di partite a tris.

    L’ora di storia non fu particolarmente esaltante, infatti la professoressa aveva la fissa dei riassunti: è vero, aiutano nello studio, ma quella era una vera e propria mania!

    Una volta suonata la campanella, Sofia si fiondò giù per le scale e, nel pomeriggio, impiegò un’ora e mezza buona per vestirsi in un modo decente per andare da Mariachiara.

    Quando arrivò a casa dell'amica, Sofia trovò un’invitante cenetta a base di affettati, pizza e patatine fritte. Mangiarono entrambe di gusto e anche i fratellini di Mariachiara sembravano gradire la cena...

    Dopo mangiato, Sofia e Mariachiara andarono in camera di quest’ultima a ripassare il capitolo di storia che la prof aveva assegnato da studiare quella mattina, mentre i due fratelli di Mariachiara guardavano un dvd alla televisione. Quando i bambini furono andati a dormire, le amiche guardarono un film che loro definivano con l’aggettivo fantastico, ma che in realtà non era poi chissà che.

    Quando anche per loro fu l’ora di andare a letto, entrambe le amiche si prepararono per mettersi a dormire e cominciarono a saltare da un letto all’altro.

    A un certo punto Sofia perse l’equilibrio e cadde. La caduta le provocò un dolore fortissimo al piede, tanto che quasi la ragazza piangeva dal dolore. Fortunatamente il padre di Mariachiara faceva il dottore e, esaminando con cura il piede di Sofia, disse:

    Credo che si sia rotto. Bisogna andare all’ospedale. Giovanna disse poi rivolgendosi alla moglie chiama i genitori di Sofia e avvisali, ma non farli venire in ospedale, per favore. Già si fa casino così… Mariachiara verrà con me e Sofia.

    In macchina Sofia era più che preoccupata, essendo una delle poche persone che va molto di rado all’ospedale. Mentre le mettevano il gesso, siccome faceva un male che non si può descrivere, Sofia cercava di pensare a delle cose allegre, come Lucas che imitava Matteo dicendo:

    Sciabbala babababa….

    Il gesso andava tenuto un mese e Sofia doveva rimanere a casa almeno una settimana per stare a riposo. Quei sette giorni furono i più noiosi che si fossero mai visti: Sofia era a casa da sola e non poteva far altro che guardare la tv, giocare al computer e leggere, tutte attività che dopo un’oretta e mezzo stufavano abbondantemente.

    Poi finalmente Sofia poté tornare a scuola con i compiti fatti e un ingombro in più: le stampelle. Quando i suoi compagni la videro restarono a bocca aperta, visto che non avevano sue notizie da una settimana.

    Al momento della ricreazione, però, tutti scesero sotto in cortile, tranne Francesco Mondiali e Mariachiara, impegnati in un coinvolgente mini torneo di tris.

    Passando accanto alla 3°B, Giacomo notò che Sofia era seduta sulla sua sedia con delle stampelle accanto e un enorme scarpone al piede destro; allora decise che, con la scusa di chiedere a Sofia cosa fosse successo al piede, sarebbe entrato in 3°B per fare due chiacchiere con lei.

    Sofia aveva visto Giacomo entrare in classe, ma da lui non si sarebbe mai aspettata tante domande quante gliene fece quella volta!

    Come è successo? Ti ha fatto male? Per quanto tempo dovrai tenere il gesso?.

    Sofia ebbe solo il tempo di dire:

    Quante domande fai! Comunque faceva un male cane! Che avete alla prossima ora? chiese poi, tanto per cambiare discorso.

    Matematica. Compito in classe. Voi? domandò lui.

    Intanto poveri voi col compito in classe! Noi abbiamo storia. Per oggi ci aveva assegnato otto pagine da studiare con le domande e i riassunti, come se non bastasse, no?.

    Già. Ora vado, che il prof già sta entrando in classe. Ciao!.

    Ciao!.

    Quando la prof di tecnica ebbe messo la parola fine sulla sua lezione dell’ultima ora, Federica Stivali e Francesca Volante accompagnarono Sofia in ascensore, insieme al preside, perché in quella scuola gli alunni non potevano usare l’ascensore se non accompagnati dai professori.

    Poco dopo aver pranzato Sofia sentì bussare alla porta: era Mariachiara, che voleva sapere come stava e fare i compiti con lei. Purtroppo, poco dopo aver terminato di fare la parafrasi di un brano di letteratura, la madre di Mariachiara chiamò la figlia al cellulare perché uno dei suoi due fratelli si era ammalato e siccome lei doveva uscire, la figlia avrebbe dovuto badargli per un paio d’ore. Sebbene a malincuore, Mariachiara dovette tornare a casa. Così Sofia passò un paio d’ore in cui non fece altro che accendere e dopo due minuti spegnere videogiochi su videogiochi, praticamente tutti quelli presenti in casa sua, che non erano neanche tantissimi. Alla fine afferrò il telefono, si sedette sul divano e chiamò Emanuele per chiedergli se aveva voglia di fare un salto da lei. Lui accettò di buon grado, visto che aveva anche bisogno di parlare con l’amica.

    Visibilmente sollevata, Sofia si mise a guardare la tv senza prestarle troppa attenzione, poi finalmente Emanuele bussò alla porta di casa sua e subito le chiese se aveva voglia di uscire a fare due passi con lui. Sofia rispose che sarebbe andata volentieri con lui. Così, un po’ impacciata, Sofia uscì di casa. Avevano percorso solo qualche decina di metri che subito Emanuele venne al succo del discorso:

    Io… disse mentre fissava con attenzione ogni mattonella del marciapiede ti devo parlare a proposito di Giacomo.

    Che devi dirmi? domandò Sofia.

    Solo cosa pensi di lui.

    È carino, ma non è il mio tipo.

    Sì, e come no! Dicono tutte così.

    Che cosa vorresti dire? chiese lei con dolcezza.

    Che tanto dicono così tutte le ragazze! Credi che non lo sappia? Emanuele cominciava ad arrabbiarsi.

    Che cosa?.

    Ti sei innamorata di Giacomo, no? Ovviamente a te non importa niente di me, non è vero? Mo’ vado subito a chiedere a Valeria Bottoncini se vuole uscire con me, era tanto tempo che me lo chiedeva e forse, visto che non te ne frega di me, è il caso di accontentarla.

    Ma che dici? Come fai a dire una cosa del genere? ma Emanuele era già sparito.

    Sofia rimase lì impalata: Emanuele non le aveva lasciato dire neanche mezza parola ed era partito subito con le sue strane conclusioni. Sofia rimase sorpresa anche dal fatto che Emanuele trafficasse qualcosa con Valeria. Lei era di 3°A e avrebbe volentieri paragonato lui a sterco di piccione in confronto ai suoi compagni di classe. E poi lui non aveva neanche dato il tempo a Sofia per spiegargli come stava invece realmente la situazione.

    Sofia si avviò tristemente verso casa. Una volta entrata, si sdraiò sul letto e cominciò a riflettere su quello che era accaduto poco prima: a lei Emanuele era molto simpatico, ma solo come amico, come miglior amico. Non si aspettava proprio che lui potesse sparare tante cavolate in una volta sola: Giacomo, Valeria, mi piace, ti piace.... Lei era di tutti: lui, Giacomo e infine Marco, il fratello di Chiara, una delle ragazze più intelligenti, una col sale in zucca… ma il fratello non era certo da meno! Per questo ogni tanto Sofia gli chiedeva consiglio… e quella volta era proprio necessario.

    Il giorno dopo Sofia entrò a scuola prestissimo, infatti c’era solo la portinaia. Per passare il tempo si mise a giocherellare con uno yo-yo che le aveva regalato Federica Stivali. Poco dopo arrivò Martina e insieme cominciarono a chiacchierare… o meglio, Martina cominciò a riempire Sofia di pettegolezzi che non c’entravano nulla con ciò di cui Sofia voleva parlare, che era la partita di calcio svolta la sera prima dal Milan, la sua squadra del cuore, che poi aveva vinto.

    Infine, dopo venti minuti buoni di quel supplizio di pettegolezzi, arrivarono Chiara e Marco. Siccome Marco aveva fretta, Sofia ebbe solo il tempo di chiedergli se voleva andare a casa sua quel pomeriggio, perché altrimenti lei ci avrebbe messo un bel po’ prima di arrivare da lui, conciata com’era. Lui accettò di buon grado e Sofia, Chiara e il fratello si incamminarono ognuno verso la propria classe salendo le scale. Il professore di scienze, ovviamente, approfittò del fatto che Sofia e Chiara erano arrivate prima alla sua lezione, perciò annunciò loro che sarebbero state interrogate.

    Sofia non sapeva che pesci pigliare: era stata tanto a riflettere su Emanuele e Giacomo, che non aveva minimamente ripassato scienze! Per fortuna, Chiara era dall’altra parte della cattedra e le suggeriva cosa dire.

    E dopo che il professore ebbe messo il voto a entrambe (otto a Sofia e dieci a Chiara), toccò al professor Chenoia e poi così via fino ad arrivare al professore di educazione fisica, uno fissato nella sua materia, perché non si limitava a far sfogare i suoi alunni, ma li riempiva di test fisici fin sopra le orecchie e i poveretti imbranati che non sapevano neanche tirare un pallone, erano più che inguaiati! Per fortuna era l'ultima ora, perciò i ragazzi riuscirono a perdonargli il test sui tiri in porta che si era inventato quella volta. Appena la campanella suonò, i ragazzi lasciarono il professore a metà di una frase e sparirono fuori dalla scuola, diretti ognuno a casa propria.

    Quando tornò a casa, Sofia mangiò, fece i compiti d’un fiato, poi si mise ad aspettare con impazienza l’arrivo di Marco, ripassando il brano di letteratura che avrebbe dovuto ripetere il giorno dopo al professor Chenoia, e dovette ripeterlo almeno dieci volte, perché non le riusciva a entrare in testa.

    Appena dopo che Sofia ebbe detto l’ultima parola del brano da imparare a memoria, Marco arrivò in casa di quest’ultima con un tempismo perfetto e chiese perché era dovuto andare da lei:

    Niente di che, solo il fatto che Emanuele e io abbiamo litigato, che ora mi odia più di quanto io odi tutta la mia classe messa insieme e che adesso esce con Valeria Bottoncini e che io… cominciò Sofia.

    Ehi! Ehi! Calma! la interruppe Marco quindi, in breve: avete litigato, lui ti odia e si vuole fidanzare con Valeria Bottoncini, giusto?.

    Più o meno sì rispose lei.

    E hai bisogno di un suggerimento. Di che tipo?.

    Bah, non lo so! Se chiedergli scusa o no, se prendere a calci Valeria o no, se odiare anche lui, così….

    Ho capito, devo fare da me concluse Marco.

    Spero che ci ricavi qualcosa da quel cervellone che hai! esclamò Sofia.

    Lo spero anch’io.

    Marco prese a camminare avanti e indietro per il soggiorno di casa di Sofia. Lei, in piedi al centro del salotto, cercò di contare quanti giri avrebbe fatto prima di trovare una soluzione, tanto per passare il tempo, ma poi perse il conto a venti. Dopo un bel po’ di tempo Marco si fermò e disse:

    Dunque, per prima cosa ti scusi con lui, ma non farlo tanto per fare, deve capire che sei sincera, chiaro?. Sofia annuì.

    Inoltre continuò Marco cerca di chiedere scusa a Emanuele in un posto che lui frequenta spesso, o dove si recherà domani o dopodomani, come se fosse un caso, ma cerca di non far tutto davanti a tutti. Se sarai furba, potrai ottenere queste informazioni da Valeria.

    Credo di essere abbastanza furba per questo lavoro rispose Sofia con un sorrisetto e uno sguardo eloquente.

    Mangiarono una gran quantità di pane e nutella, poi si sdraiarono entrambi sul divano davanti alla tv. Infine, alle sette passate, Marco se ne tornò a casa.

    Il giorno dopo Sofia si svegliò tardissimo, infatti arrivò a scuola trafelata, così velocemente che travolse un ragazzo della 3°A. Dopo che la professoressa di religione ebbe brillantemente illustrato ed elencato tutti i libri che compongono la Bibbia in ordine di successione, i ragazzi si prepararono all’interrogazione di letteratura.

    Il professor Chenoia entrò in classe e cominciò a interrogare. Purtroppo non interrogò Sofia, la quale invece avrebbe tanto voluto che lo facesse. La giornata precipitò a partire da quel momento.

    A ricreazione Sofia si preparò a essere più smielata possibile, cosa che le riusciva spesso e anche piuttosto bene. Andò da Valeria e le chiese se le sarebbe piaciuto andare a casa sua quel pomeriggio e lei accettò. Poi Sofia le disse:

    Scusa Vale, ma tu ed Emanuele vi siete messi insieme, giusto?.

    A quel punto Valeria assunse l’aria da perfettina che usa di solito chi vuole vantarsi di qualcosa:

    Ah, già lo sai? Emanuele è proprio uno schianto, vero? Meno male che si è messo con me e non con una della vostra classe, che paragonata a me non è niente!.

    A quel punto Sofia l’avrebbe strangolata volentieri, ma si trattenne solo perché Giacomo le aveva bloccato il braccio prima che lei potesse fare un minimo movimento… e chiese subito:

    Ma che state facendo? State discutendo o vi state prendendo in giro?.

    Valeria gli rispose, in modo molto acido:

    E a te che te ne importa? Comunque discutere e prendersi in giro a vicenda sono quasi la stessa cosa, ti faccio presente.... Giacomo alzò le spalle e si allontanò.

    Dopo la ricreazione, i ragazzi di tutta la scuola passarono le ultime tre ore a ricordare la Shoah. Poi la campanella suonò e tutti afferrarono le loro borse o i loro zaini e cominciarono a sgomitare per uscire prima, chi per mangiare prima, chi per non perdere l’autobus, come Sofia.

    Dopo pranzo Sofia si mise a guardare la tv, ma non fece in tempo a prendere il telecomando, che Mariachiara la chiamò al cellulare e squittì nell’apparecchio:

    Ciao Sofi! Che fai di bello?.

    Aspetto Valeria, e non è piacevole e Sofia spiegò all’amica tutto lo stratagemma che avevano ideato lei e Marco, e Mariachiara ne fu parecchio eccitata.

    Dopo che Sofia ebbe richiuso il cellulare, arrivò Valeria. Insieme, ma come se si trattasse di una tortura, guardarono un film e poi fecero qualche videogioco. A un certo punto Sofia chiese a Valeria dove Emanuele progettava di portarla il giorno dopo e lei rispose che sarebbero andati a fare una romantica passeggiata in centro. E mentre Valeria le diceva che sarebbe stata la volta in cui Emanuele l’avrebbe baciata, nella testa di Sofia frullava già un’idea...

    In classe, quel giorno, Sofia non aveva niente da fare, ma quando dico niente, era proprio niente! Il professor Chenoia stava spiegando il complemento d'agente e di causa efficiente, ma Sofia non sapeva che farsene di quello, visto che lo aveva già fatto benissimo alle elementari e poi stava pensando a cosa dire quel pomeriggio quando per caso avrebbe incontrato Emanuele. Non sapeva che fare, visto che anche Francesco Mondiali, il suo vicino di banco, se ne stava buono e zitto, una volta tanto.

    Finalmente la campanella suonò e Sofia rimase in classe come al solito per tutta la ricreazione, anche perché voleva dire una cosa a Giacomo, ma in realtà era solo una scusa per rimanere a finire di fare i compiti di inglese, che lei aveva dimenticato di fare a causa di Valeria.

    Quel pomeriggio Sofia uscì di casa con la scusa di voler vedere Mariachiara, invece andò in giro per il centro di Pescara sperando di incontrare Emanuele, ma questo purtroppo non successe. In compenso, però, Sofia incontrò un suo vecchio compagno di scuola elementare, Lorenzo Nerastri. Appena lo vide, lei gli disse d’un fiato:

    Lorenzo! Che piacere rivederti! Sono tre anni che non ci sentiamo quasi più! Come stai? Come sono i tuoi professori? I tuoi voti? Ce l’hai la ragazza?.

    Calma, calma, Sofia! la interruppe lui sono contento anch’io, ma non c’è bisogno di gasarsi tanto! I miei professori sono abbastanza normali e anche i miei voti. Ma non è esattamente la stessa cosa per quanto riguarda i compagni.

    In che senso? domandò Sofia.

    Mi prendono in giro. Persino la ragazza che mi piace mi prende in giro.

    Perché non cambi scuola?.

    Non voglio lasciar solo mio cugino, lo sai che lui si gasa per tutto....

    Già. Comunque se vuoi venire da noi, la porta è sempre aperta. Ciao!.

    Ciao, a presto! e i due si avviarono in direzioni opposte.

    Tornata a casa Sofia ripensò a quante ne avevano passate lei, Francesca Volante, Larisa Pausane, Lorenzo Nerastri e suo cugino Mario Espansione negli anni delle elementari: avevano allestito una mostra completamente da soli in quarta elementare, sempre in quarta avevano vinto a calcio contro la quinta, la classe dove insegnava la madre di Sofia, Veronica… avevano persino sfondato due volte un vetro, una volta con una scolorina, un’altra con una scarpa!

    Prima di andare a dormire, Sofia fece per spegnere il cellulare, ma trovò scritto che c’era un messaggio che non aveva letto ancora, così lo aprì e lesse così: Ma che ti piaccio? Se ti piaccio vieni a casa mia dopodomani e citofona dove c’è il mio cognome, poi sali al quinto piano, che ti devo dire una cosa. Giacomo. Sofia si chiese cosa volesse dire Giacomo con quel messaggio, ma rimandò tutto al giorno dopo, perché voleva farsi una dormitina coi fiocchi.

    L’indomani il prof di educazione fisica s’inventò un altro dei suoi soliti test fisici da far eseguire alla 3°B, poi il professor Chenoia riuscì a far riempire a Sofia ben cinque pagine di diario, che lei coprì di cuoricini, pensando come al solito che il professor Chenoia era davvero noioso…

    A ricreazione, spiando di nascosto Emanuele mentre fingeva di parlare con Martina, perché in realtà non sentiva un fico secco di quello che le diceva, Sofia scoprì che quel giorno sarebbe andato al cinema.

    All’ultima ora, entrò in classe il preside per dire alla 3°B che erano arrivate le pagelle del primo quadrimestre: Sofia aveva la media dell’otto.

    Dopo pranzo Sofia fece tutti i compiti che le erano stati assegnati, compresi quelli di storia, i più duri da completare. Poi arrivò il momento di andare al cinema, ma per farlo aveva bisogno di una scusa, altrimenti sua madre si sarebbe insospettita, così chiamò Martina e le chiese se voleva andare con lei al cinema per vedere un film, uno qualsiasi, e poi mangiare una pizza e Martina accettò volentieri, a patto che fosse invitata anche la sua migliore amica, Giorgia.

    Verso le cinque e mezza, Sofia, Martina e Giorgia si trovarono tutte davanti all’ingresso del cinema, poi entrarono. Sofia localizzò subito Emanuele, così mentre Giorgia prendeva i biglietti per tutte e Martina rispondeva al messaggio che le aveva mandato Francesca, cercò di avvicinarsi a lui. Stava per chiamarlo, quando arrivò Valeria che le sbarrò la strada e sibilò:

    Emanuele è mio!!!!.

    Dopo aver detto così, Valeria si avvicinò a Emanuele e cinguettò un ciao innocente, prima di baciarlo e tenerlo stretto per cinque minuti buoni. Sofia decise di rimandare tutto il suo piano a data da destinarsi, ma era così turbata e pensierosa che non si godette neanche il film. Dopo aver visto il film, Martina, Giorgia e Sofia mangiarono una pizza buonissima, anche se Sofia aveva per la testa solo Emanuele e il suo strano comportamento. Non avendo nient’altro da fare, le tre ragazze tornarono a casa.

    A casa, Sofia lesse e rilesse una decina di volte il messaggio che Giacomo le aveva mandato il giorno prima, sperando di trovarci qualche indizio su che cosa volesse, facendola arrivare fino a casa sua, che si trovava all’altro capo della città, ma purtroppo non ci capì nulla.

    Il giorno dopo era domenica (chissà se c’entrava qualcosa col messaggio di Giacomo), quindi Sofia non aveva nulla da fare, così aspettava con ansia l’arrivo delle quattro per poter andare da Giacomo. Prima però telefonò a Emanuele, che appena rispose disse:

    Che cavolo, neanche di domenica ho pace!!! Chi è?.

    Sofia rispose lei.

    Ciao. Che vuoi? chiese lui brusco.

    Sei libero oggi?.

    No. Vado al centro commerciale con Valeria. E poi con te non ci esco neanche se mi paghi, ti avviso.

    Ok. Allora come non detto. Ciao!.

    Ciao e a mai più.

    Sofia richiuse il telefono e sospirò: Valeria riusciva ogni volta a metterle i bastoni tra le ruote. Così decise di cambiare stratagemma: avrebbe semplicemente aspettato che Emanuele le chiedesse scusa.

    Verso le quattro Sofia si avviò verso casa di Giacomo, il che era abbastanza complicato, almeno quanto ottenere il permesso di andarci: bisognava cambiare quattro autobus e poi proseguire a piedi per tutta la salita che si doveva percorrere dopo essere scesa dall’autobus... un’impresa, per una con le stampelle!

    In breve, si faceva prima andando a piedi, ma Sofia, quel giorno, anche se non se la sentiva proprio di fare tutta quella strada, si mise pazientemente alla fermata ad aspettare l’autobus, che passava ogni mezz’ora. Finalmente ci salì sopra, scese tre fermate dopo, ne prese un altro e poi un altro e un altro ancora. Scesa dall’autobus, percorse la salita per arrivare a casa di Giacomo. Alle cinque e mezzo arrivò davanti casa di Giacomo e suonò al citofono.

    Salì al quinto piano e trovò Giacomo ad attenderla sulla porta, che le disse:

    Entra. Ci sono solo io in casa, non ti vedrà nessun altro.

    Sofia entrò e si trovò davanti una sala perfettamente arredata, con una grande libreria che correva su tutta la parete di destra e uno scaffale strapieno di cd di tutti i tipi: musica classica, musica rock, canzoni moderne, canzoni degli anni settanta, ottanta e novanta, musica latinoamericana e tanti altri. Giacomo si sedette sul divano e chiese a Sofia:

    Vuoi mangiare qualcosa?.

    Ma Sofia aveva fretta e quindi non rispose alla domanda di Giacomo, bensì gliene fece a sua volta una:

    Perché mi hai fatto venire fin qui?.

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