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De vita rustica: Biografia di Giacomo Dradi
De vita rustica: Biografia di Giacomo Dradi
De vita rustica: Biografia di Giacomo Dradi
E-book62 pagine40 minuti

De vita rustica: Biografia di Giacomo Dradi

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Info su questo ebook

Mi chiamo Giacomo Dradi, sono contadino da una vita. Nato il 22.02.1932 nella terra di Magliano. Vi racconto la mia storia.
LinguaItaliano
Data di uscita23 feb 2024
ISBN9791223010600
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    Anteprima del libro

    De vita rustica - Giada Domeniconi

    copertina
    Giada Domeniconi

    De vita rustica

    Biografia di Giacomo Dradi

    UUID: 2530ddf1-9f96-4d30-83cc-aa0fd8b5924b

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    INDICE

    De vita rustica

    Introduzione

    Le mie radici nella terra

    Il codirosso, il mio maestro

    Di venticinque in venticinque

    Che forma ha una passione?

    Il parassita e il suo veleno

    Nuovo Cinema Paradiso

    La canapa

    L’uva

    Il grano

    Il baco da seta

    Nella vecchia fattoria

    Oggi

    A caccia

    Durante il fascio nero

    Una ferita a metà Italia

    Il nucleare

    Post guerra

    Dedica

    De vita rustica

    Introduzione

    Quando si lascia questa vita, qualcosa comunque rimane anche qua, così anche le mie memorie. Ho voglia di raccontare cosa ho vissuto, credo che ognuno di noi abbia qualcosa da dire... ma quanto a me, la dislessia spesso mi ha messo a tacere. E dunque ora vi racconto, perché le mie parole possano giungere alle orecchie delle nuove generazioni, sempre più sorde e occupate con altri rumori.

    Le mie radici nella terra

     Con soli venti giorni alle mie spalle, me ne stavo comodo in una culla a riposare, quando all’improvviso, una trave appesantita dalla tanta neve che sosteneva, decise di mollare e soccombere, così quel mucchio bianco che gli stava sopra mi ricoprì tutto. Ero sommerso e infreddolito, ma mia madre mi tirò fuori intatto e pronto alla vita. Iniziai a trascorrere i miei giorni con i due fratelli che mi precedevano, uno di questi si chiamava Michele, di cui parlerò. Ben presto diventammo un branco di sette ragazzi, cresciuti nella terra dei nostri padri contadini. In quel tempo vigeva la mezzadria, i coltivatori diretti erano piuttosto rari, perché per esserlo occorreva appartenere a una famiglia benestante. Come avrete letto nei libri di storia, le terre appartenevano ai ricchi, il cui privilegio era quello di lasciare il lavoro sporco agli operai agricoli, addetti alla lavorazione dei campi, mentre loro, d’altro canto, ci guadagnavano dalle rendite. In realtà anche i contadini ne giovavano, infatti le famiglie molto numerose come la mia necessitavano di una dimora e i proprietari ne concedevano una annessa alla terra da lavorare. Del raccolto si faceva a metà, così come del ricavato dal bestiame. Il proprietario offriva le bestie, il contadino doveva gestirle. Anche mio padre era un fattore e come il suo sangue, anche quello dei suoi figli conobbe la fatica della campagna, in una casa non nostra, ma di mano ricca. In quel tempo, si parla di quando ero ancora un bambino, perciò intorno agli anni ’30 del secolo scorso. Degli anni miei posso dire che si conosceva ancora il dono dell’accontentarsi, di un tetto sopra la testa (purché non crollasse) e di un dignitoso lavoro per guadagnarsi da mangiare.

    Riquadro di famiglia

    Inoltre, il merito di una persona era l’onestà e la semplicità; poteva mancare il cibo, spesso, la felicità e la salute, ma l’onestà non doveva venire a meno mai. Era capostipite di tante virtù che si portavano con fierezza e che vanno perdendosi oggigiorno con noncuranza. Michele, il secondo figlio, che come noi assaporò il lavoro agricolo, decise di guadagnare due soldi in industria, senza forse rendersi conto di quanto quella vita fosse stressante, fatta di turni notturni e tempi scanditi. Si ammalò di

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