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Il Disegno con l'Acqua: Questa è la storia di un cuore forte che non ha mai smesso di battere
Il Disegno con l'Acqua: Questa è la storia di un cuore forte che non ha mai smesso di battere
Il Disegno con l'Acqua: Questa è la storia di un cuore forte che non ha mai smesso di battere
E-book261 pagine2 ore

Il Disegno con l'Acqua: Questa è la storia di un cuore forte che non ha mai smesso di battere

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Info su questo ebook

La storia vera di un fratello e una sorella.
Una storia che ha emozionato l’Italia intera.
Un amore che non sa morire.
Questa è la storia di un cuore forte… che non ha mai smesso di battere…
Questa è la storia di Davide Parisella, mio fratello, venti anni, un ragazzo dal cuore puro, solare, gentile, altruista e amato da tutti.
Donando i suoi organi, ha salvato quattro vite, è il mio eroe!
Allora compresi che esiste un filo invisibile che lega tutti su questa terra.
Un cerchio che si chiude, un disegno perfetto che ha un significato e noi dobbiamo seguirlo…
LinguaItaliano
EditoreVentus
Data di uscita8 mar 2024
ISBN9791256330096
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    Anteprima del libro

    Il Disegno con l'Acqua - Shana Parisella

    Prefazione

    Ho conosciuto Shana e Anna una mattina di settembre del 2022, in occasione di una conferenza stampa organizzata dal padre di Nicholas Green, il bimbo americano ucciso in Italia nel 1994 e diventato simbolo della donazione degli organi, quando ancora questo gesto era una cosa rarissima. Dopo tre ore di dibattito in cui si sono alternate relazioni di esperti e di rappresentanti delle istituzioni, dal pubblico si alza una mano: qualcuno voleva intervenire. Tutti gli occhi dei presenti si voltano a guardarla: mora, alta, con timidi occhi dolci. «Mi chiamo Anna, la ragazza che è qui accanto a me si chiama Shana e io ho il cuore di suo fratello Davide». Il pubblico trasale. Io, che mi occupo di introdurre e moderare l’evento, mi trovo inaspettatamente di fronte a quella che in gergo giornalistico si definisce «una Storia».

    Una storia che ha dell’incredibile e che ho raccontato per l’agenzia ANSA con un pezzo che ha fatto da detonatore a tantissimi altri articoli e interviste televisive e radiofoniche. Quel giorno un fatto estremamente privato è diventato pubblico, permettendo così di lanciare un messaggio.

    L’emozione di quell’incontro la porto ancora dentro, così come conservo l’insegnamento della famiglia di Davide, che ha deciso di donare gli organi del figlio, morto in un incidente stradale a soli venti anni. Era il 19 marzo del 2013, una terribile festa Papà per il signor Gaetano Parisella. Così Shana ricorda quel momento:

    Speravo che si risvegliasse, che aprisse i suoi occhi bellissimi per dirmi almeno un ciao, una parola, non si può andar via così senza nemmeno salutare, ma dentro me sapevo che in un modo o nell’altro, lui non mi avrebbe mai lasciato. Quella notte i medici aprirono il suo corpo, prelevarono il suo cuore, i suoi reni e il suo fegato e li spedirono su due elicotteri, volarono in due direzioni opposte, il primo verso Roma e l’altro verso Napoli... Spensero tutti i macchinari. Richiusero il suo corpo con cura e lo prepararono per il mattino, quando tutti avrebbero potuto rivederlo.

    Ma mentre c’era disperazione all’ospedale di Latina, al Bambino Gesù di Roma c’era tanta speranza.

    Arriva una chiamata. C’è un cuore. Alle 21.00 entrarono in stanza di Anna. Lei sapeva che i medici non entrano mai a quell’ora in camera. Lei disse alla dottoressa: «Non mi dire!». «Sì, è arrivato il cuore per te, devi solo decidere se lo vuoi». Lei rispose. Quell’istante suggellò l’inizio di una nuova vita per Anna, la sua rinascita.

    Dalla morte di Nicholas Green, di cui cade quest’anno il trentesimo anniversario, il numero delle donazioni di organi è aumentato in modo esponenziale. E, nel 2023, secondo dati del Centro Nazionale Trapianti, per la prima volta le donazioni di organi in Italia hanno superato quota duemila, attestandosi a 2.042 (+12%), mentre i trapianti hanno oltrepassato il muro dei quattromila interventi in un anno: sono stati 4.462, 586 in più rispetto al 2022 (+15%). Merito del grande lavoro organizzativo e di comunicazione fatto negli ultimi dieci anni, anche grazie alla possibilità di lasciare le proprie volontà quando si è ancora in vita, indicandolo al momento del rinnovo della carta d’identità.

    Di fatto, però, ancora oggi tutto questo non basta a coprire la necessità. Molte persone muoiono in attesa di un cuore o di un polmone. Molti aspettano anni per ricevere un rene o un fegato. Mentre le opposizioni al prelievo sono un fenomeno ancora diffuso e in aumento: nel 2023 il 30% delle famiglie che si sono trovate nella situazione di dover scegliere, si sono espresse per il rifiuto alla donazione degli organi di un proprio caro, con una crescita annua dello +0,7%.

    Scegliendo di non opporsi all’espianto di organi, la madre e il padre di Davide, nel momento della disperazione più forte - perché, come scrive Shana, «nessun genitore dovrebbe veder morire il proprio figlio» - hanno scelto di trasformare il dolore della perdita della vita di un figlio nella speranza di vita per il figlio di qualcun altro. Facendo un gesto di generosità di cui c’è ancora tanto bisogno.

    Il libro che avete tra le mani racconta la storia di questa famiglia di Fondi, in Provincia di Latina, ma va anche oltre. Apre una riflessione sulla possibilità di permettere, laddove entrambe le parti lo vogliano, di far conoscere la famiglia del donatore di organi con quella di chi lo riceve. La Legge n. 91 del 1999 per diversi motivi vieta alle strutture sanitarie di fornire informazioni che possano facilitare questo incontro. Anna e Shana, però, si sono cercate. Così come l’imprenditore di Lecco Marco Galbiati ha cercato chi aveva ricevuto gli organi del figlio Riccardo, scomparso a quindici anni per un arresto cardiaco. E così come, nel 1994, la famiglia Green ha cercato ed è riuscita a incontrare Andrea Mongiardo, che aveva ricevuto il cuore di Nicholas.

    Contro ogni pronostico e contravvenendo alla legge, grazie ai social, Anna e Shana si sono trovate e hanno potuto abbracciarsi. «Ciao, sono Anna. Questo è il mio numero»: è la frase che ha reso il nono anniversario della morte di Davide il giorno più bello della vita di Shana.

    Megafono di questa storia incontrata per caso, io non posso che augurare al libro di viaggiare e portare lontano questo messaggio d’amore.

    Livia Parisi, giornalista

    Introduzione

    Può scomparire tanta bellezza?

    Esistono angeli scesi sulla terra solamente per fare del bene al prossimo: io ne ho conosciuto uno.

    Un giorno tutto il mondo attorno a me è crollato. Come si fa ad uscire una sera e scomparire per sempre?

    Ho sentito subito dentro di me che c’era qualcosa di urgente da fare, qualcosa che non poteva più aspettare, doveva esserci davvero un grosso motivo per andare via così, da qui, ho sempre saputo che Davide non era un ragazzo come tutti gli altri, in sé aveva una luce speciale che anche nel più buio dei giorni dava speranza.

    Mamma racconta della sua nascita. Lei che lo aveva custodito dentro di sé per nove mesi sentì subito che era qualcosa di speciale. Io avevo cinque anni quando arrivò un fratellino a riempirmi la vita e le giornate. Un fratello: qualcosa di eterno, sangue del mio sangue, arrivò e portò tanta gioia nelle nostre vite. Come una gioia talmente grande, un amore superiore che ti viene dato in dono ma è talmente grande che ad un certo punto devi lasciarlo andare. Ma per questo non eravamo preparati.

    Il giovane Tano

    Era il 1982. Una ragazza di quattordici anni di Fondi in provincia di Latina, Katia, viveva alle case popolari. Nell’appartamento di fronte al suo abitava un ragazzo di ventitré anni di nome Gaetano, nato il 14 febbraio 1959, giorno di San Valentino, lei lo chiamava Tano.

    Unico di tanti nipoti a chiamarsi come il nonno paterno, soprannominato il pugile poiché, nel 1944 durante le cosiddette «marocchinate», mentre le truppe francesi si macchiavano di stupri e violenze di massa contro donne e bambini in tutta la zona della Ciociaria, il grande Gaetano difese la sua donna, stringendola a sé con un braccio, mentre con l’altro sferrava pugni a destra e manca, stendendo quelle bestie una ad una, riuscendo a portarla in salvo.

    Il giovane Tano lavorava come carpentiere e aiutava suo padre Luigi che aveva le mucche e ogni mattina consegnava il latte fresco a domicilio.

    A diciotto anni arrivò la chiamata per il servizio militare.

    Tano non voleva andare, ma fu costretto a partire dal padre e dalla legge. Una mattina si recò alla stazione di Fondi, in ritardo di un mese. Ad attenderlo lì a sorpresa trovò una decina di ragazze che, saputo della sua partenza, volevano salutarlo.

    A quei tempi il suo fascino non passava inosservato. Aveva avuto delle storie con ognuna di loro e quel giorno s’incontrarono tutte lì a sua insaputa.

    Scoppiò un litigio degenerato in rissa. Ognuna di loro pensava di essere la sua fidanzata. Gaetano si divincolò e scappò a piedi, nelle campagne limitrofe alla stazione, lasciandole lì, ad azzuffarsi.

    Camminando camminando, arrivò alla vicina Stazione di Monte S. Biagio.

    Era davvero in ritardo!

    Arrivato a Taranto, fu accusato di essere un disertore. Lo misero in una stanza dove trascorse tutto il giorno e la notte. Gli diedero una condanna ad un mese e mezzo di carcere per essere arrivato tardi alla chiamata. Dopo un mese, lo spedirono a Roma, gli diedero una divisa, gli misero un fucile in mano dicendo: «Fai la guardia».

    Quella cosa non gli piaceva. Fece di tutto per farsi refertare. Lo mandarono al Celio, finse d’essere matto, ci riuscì e tornò a casa.

    Tornato a Fondi, incontrò il padre che gli disse: «Certo che tu quando ti metti una cosa in testa...» in effetti aveva la testa dura Tano ed era un po’ troppo vivace! Capito questo la mamma Anna, che aveva per lui un grande amore, lo spedì a Orte dove viveva suo fratello Tonino che gestiva un negozio di frutta e verdura.

    Gaetano passò diversi mesi con lo zio che lo trattava come un figlio, lavorando al suo fianco. Con lui andava a caricare la frutta al mercato ortofrutticolo di Fondi due o tre volte a settimana.

    Il leone

    Un bel giorno del 1981, lo zio Tonino lo chiamò: «Vieni qui Gaetano voglio farti un regalo».

    Davanti ai suoi occhi comparve un cucciolo di leone, di appena quattordici giorni.

    Tano lo accudì come fa una madre con il suo bambino. Gli dava il biberon e lo portava a spasso. Lo faceva dormire nel suo letto e lo portava spesso a casa, a Fondi. Ancora oggi tutti ricordano quel ragazzo che passeggiava con il leone attirando l’attenzione di tutti.

    Simba, così l’aveva chiamato, diventava ogni giorno più ingombrante e servivano sempre più soldi per sfamarlo. Il felino mangiava solo carne cruda.

    Dopo tre anni, non potevano più tenerlo in un appartamento, ruggiva e sgranocchiava tutti i mobili. Finché fu costretto a regalarlo al circo Orfei. Da allora non lo rivide mai più ma pensò spesso al suo grande amico.

    Sette fratelli

    Quando erano piccoli, molto spesso un pezzo di pane lo dividevano in sette. A volte pranzavano con pasta e fagioli per sei giorni, si aspettava la domenica per mangiare il ragù, le colazioni invece erano fatte sempre di pane e zucchero.

    Spesso con i fratelli erano soliti rubare le famose salsicce fondane, che ai tempi si mettevano ad essiccare sui balconi, il pane ai forni e la frutta nei campi. Poi scappavano e alla prima curva si rifocillavano ridendo della loro impresa.

    Tano era il secondo di sette fratelli.

    Lui era sempre stato il più coraggioso, aveva il fuoco dentro e la forza di un leone.

    Una sera a diciannove anni prima di uscire, il padre gli ordinò di tornare alle 21.00 in punto.

    Rientrò alle 21.05 minuti e il padre lo aspettò con un bastone in mano. Gli diede tante di quelle botte che lui scappò dalla finestra.

    Non poteva crederci e si chiedeva: «Cosa ho fatto di male? Per cinque minuti di ritardo!»

    Non tornò a casa per giorni.

    Venne a sapere dai fratelli che sua madre piangeva, era molto preoccupata, litigò anche col marito: «Vedi, l’hai picchiato ed ora lui non torna più a casa per colpa tua», disse la dolce Annarella.

    Una sera tornò per rivedere la madre e affrontare il padre. Gli disse con sguardo serio: «Papà io ti rispetto, ti voglio bene, ma se torno tu non dovrai mai più mettermi un dito addosso».

    Così fu. Da allora Luigi non osò mai più picchiarlo.

    Nel frattempo, entrò nel giro delle bische, luoghi clandestini dove si giocava a carte, il cosiddetto gioco d’azzardo. 

    Tano ne aprì un paio. Di giorno faceva il carpentiere e la sera gestiva le bische.

    Quelle attività all’epoca creavano un bel giro di lavoro e in poco tempo si ritrovò ad avere molto denaro, che gli permetteva non solo di comprare auto e motociclette, ma anche di aiutare la famiglia.

    Un giorno andò dall’amata mamma Anna e le consegnò dei soldi.

    «Ma chi te li ha dati? Dove li hai presi?» gli chiese.

    E lui rispose solo: «Non preoccuparti mamma, compra quello che serve ai miei fratelli».

    Il più piccolo di loro aveva solo quattro anni.

    Tano con i suoi amici andava a Roma, nei migliori locali, e si mimetizzava tra la gente ricca con camicia, doppiopetto e cappotti costosi.

    Sembrava un miliardario. E poi era bello. Sempre vestito elegante.

    Spesso andavano in via Veneto, una delle vie più chic e rinomate di Roma, lì non esisteva la povertà, le donne avevano pellicce costose e facevano la bella vita e a lui quella vita piaceva.

    La povertà la conosceva bene ma in quel momento si sentiva come Scarface, interpretato da Al Pacino, un nome che ritroverà più avanti nella sua vita.

    Come dice la famosa frase del film: THE WORLD IS YOURS , IL MONDO È TUO... In quel momento per lui era proprio così. A Tano non mancava nulla, poté finalmente aiutare la sua famiglia a fare una vita più dignitosa e aiutare quante più persone riusciva. Ma il mondo non è nostro e prima o poi arriva il conto da pagare e lui lo pagò con gli interessi. Anche se non aveva mai fatto male a nessuno, non immaginava che la vita un giorno gli avrebbe chiesto un conto così salato, un prezzo troppo grande da pagare anche per il più coraggioso degli uomini.

    Il carcere

    Una sera Tano, insieme ad un gruppo di amici, stava guardando il film Il Cacciatore con Robert De Niro, nel vecchio cinema di Fondi. Alcuni del gruppo ruppero dei lavandini in bagno. I proprietari chiamarono i carabinieri. Prima che essi arrivassero uno del gruppo, uno di quelli che aveva distrutto i bagni, disse a Gaetano: perché non ci scambiamo le giacche? Lui ingenuamente lo fece. Quando arrivarono i carabinieri scoppiò una rissa e

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