Orfani
Di Chima Ugokwe
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Orfani è una storia di sopravvivenza in un mondo sconosciuto. Abbandonati in un mondo senza genitori, a lottare per la sopravvivenza e per vivere con l'identità che hanno tanto desiderato. Tempi difficili, solitudine, povertà e un futuro incerto danno loro la caccia, ma devono imparare a vivere l'uno con l'altro e lavorare insieme combattendo per le proprie vite in quelle circostanze.
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Orfani - Chima Ugokwe
Orfani
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Orfani è una storia di sopravvivenza in un mondo sconosciuto. Abbandonati in un mondo senza genitori, a lottare per la sopravvivenza e per vivere con l'identità che hanno tanto desiderato. Tempi difficili, solitudine, povertà e un futuro incerto danno loro la caccia, ma devono imparare a vivere l'uno con l'altro e lavorare insieme combattendo per le proprie vite in quelle circostanze.
CAPITOLO UNO
La mia bella madre è morta il giorno in cui è nato mio fratello minore Ndudirn. È stata adorabile e forte fino a quella mattina. Li ho lasciati a scuola per ritornare a mezzogiorno e sentire che era andata. Era stata incinta per mesi e avevamo tutti aspettato di avere un neonato nella nostra famiglia. Gli uomini volevano un maschietto e le donne volevano una femminuccia. Per la maggior parte del tempo ci abbiamo giocato su e l’abbiamo tirata avanti.
La notizia ha riunito molte persone in molto poco tempo. Chikwe era stata mandata a prendermi a scuola a Eluama e nonostante fosse a due passi, casa sembrava troppo lontana. Chickwe non mi disse niente. Era così freddo che avevo paura che se Mamma avesse partorito in sicurezza, lui avrebbe dato la notizia con gioia e mantenuto lo spirito lungo tutto il tragitto verso casa. Doveva essere stato avvertito di non dire niente né a me né a nessun altro. Non era comune sentire che qualcuno fosse morto.
La casa era così affollata con meno entusiasmo. Mamma era morta, lo so. Avevo solo tredici anni ma non piansi, perché non mi era venuto in mente cosa avremmo sofferto poi. La morte portava silenzio e paura all’uomo e agli animali. Gli uccelli cantavano e urlavano, le donne piangevano e io ero sotto lo sguardo di era venuto a porgere le condoglianze. Non sapevo del dolore che aveva portato. Stavo solo mantenendo i ricordi tra noi e lei, i nostri giochi, i pasti e i momenti alla fattoria. In qualche modo, comprendevo la morte.
Perché non piangevo, nessuno dei miei fratelli piangeva. Noi cinque eravamo in una stanza diversa dove una ragazza ci intratteneva con racconti popolari e ci distraeva da quello che stava succedendo al di fuori, ma io non stavo ascoltando. Lei era Udoka – la ragazza che ha poi sposato mio padre per due soli anni.
Uscivo a intervalli per guardare di sfuggita dove fosse papà. Era un uomo fatto per la mamma e povero papà, mi chiedevo come sarebbe sopravvissuto. Era brutto amare così tanto. Amava veramente la mamma. Quel pomeriggio, mentre si svolgevano i preparativi per la sepoltura, sedeva in silenzio sempre in mezzo al suo gruppo di amici che erano sempre in allerta perché non piangesse. Non parlò. Il suo stress era così tanto che lo riuscii a sentire l’ultima volta che uscii per vederlo.
Ho perso mia moglie.
Piangeva. Tutti lo capirono. Era tutto quello che continuava a dire. Molti piangevano insieme a lui e le reazioni miste e le l’inquietudine che seguirono mi fecero piangere insieme a loro in quel momento.
Nwoye, suo fratello minore, lo aveva tra le braccia mentre piangeva, le sue stesse lacrime cadevano sul suo corpo. Non era il momento di dirgli di non piangere. Piangeva per liberarsi dal peso che la morte gli aveva posto sul cuore. Non importa quanto contassimo per lui, l’ultima e fedele persona di cui aveva bisogno in casa era andata.
Guardai fuori e vidi sei giovani uomini trasportare il corpo di mamma, che era stato coperto dalla testa ai piedi, fino al nostro grande gruppo di case. Così, si scatenò il pianto della gente. Nessuno poteva sopportarlo più a lungo. Mio fratello uscì dalla stanza e vide tutti in lacrime. Anche loro piangevano.
Il mondo rimase immobile per un istante. Non stavamo più pensando se non al pianto e all’inquietudine. Io stavo solo guardando fuori e le lacrime formavano una linea sulla mia faccia e continuavano a scendere. Avevo perso per sempre in questa vita una donna che mi aveva dato alla luce, per mai più rivederla, mai più.
La morte aveva colto mamma così presto nella sua vita. Era nei suoi anni produttivi e una morte simile allora si sentiva difficilmente. Per quanto riguarda il pianto, nessun grado di lutto poteva ridarle la vita. Era andata, andata per sempre nell’aldilà – la casa dei morti.
Molti mani giunsero e si occuparono dei preparativi per la sua sepoltura quel pomeriggio. Non sapevo esattamente se fosse pomeriggio o sera. Il sole era calato così presto che mi chiesi perché il giorno fosse finito in un modo così inusuale. Mamma fu interrata quella sera nel rispetto della tradizione