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Come pietra pomice
Come pietra pomice
Come pietra pomice
E-book99 pagine34 minuti

Come pietra pomice

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Info su questo ebook

La pietra pomice è solo un sasso e in quanto tale non vale granché.
Il suo aspetto non è assimilabile a quello puro delle pietre preziose, tuttavia ha un forte valore simbolico.
Grazie alla sua struttura porosa come la natura umana, la pietra pomice assorbe gli umori, le delusioni, i dispiaceri che affliggono la nostra coscienza, fluttuando, leggera, negli abissi dell'anima, planando sugli ostacoli che la vita ci pone davanti.
“Come pietra pomice” racconta di riflessioni, pensieri sparsi, a volte seri altre no, è un passatempo oppure un inganno, lieve, che è servito per conoscermi meglio e a occupare la mente nei miei giorni vuoti.
 
LinguaItaliano
EditoreCarmina
Data di uscita9 apr 2024
ISBN9791223026403
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    Anteprima del libro

    Come pietra pomice - Dario Lerro

    Occhi tristi

    Me li ricordo ancora, quei giorni,

    quando non avevi gli occhi tristi,

    stringevi la tua birra come fosse l’ultima,

    stringevi la tua vita perché era l’unica.

    Occhi tristi e faccia da schiaffi,

    gli altri ti trovavano bello.

    Ti piacevano le donne,

    il vino e i gelsi sui rami;

    di politica poco capivi

    ma avevi una forza antica,

    che faceva breccia nei cuori più puri.

    Occhi tristi e viso giallo,

    di sbronze e di ultime cene;

    ti piaceva giocare coi sogni,

    disegnare scimmie e cammelli

    sui bicchieri di carta alle feste dei bimbi.

    Occhi tristi e animo stanco,

    quante volte la tua rabbia avrebbe voluto

    far saltare il banco,

    ma eri un cane fedele, un docile amico,

    un compagno fidato e distratto,

    uno stupido saltimbanco.

    Occhi tristi e lucidi, così pieni di emozioni

    da riempire bacinelle di lacrime

    con le frasi dei tuoi libri adorati,

    da riempire di poesie d’amore

    i cestini, di palle accartocciate.

    Sciocco

    Sciocco,

    cosa pensi di fare?

    A corto di idee, ti rigiri tra le lenzuola

    per farti paura.

    Sei una mera creatura,

    di cartapesta

    la tua vera essenza.

    Sei sciocco,

    lo sai anche tu, vile canaglia,

    non hai la minima voglia

    di mangiare la foglia.

    Ti credi più furbo degli altri,

    giochi a creare castelli in aria,

    per farli saltare,

    disegnando fiamme con i pastelli.

    Che sciocco,

    burlone egoista,

    la tua pancia racconta storie

    pregne di ricchezze,

    e di memorie

    la tua mente

    è spettatrice non pagante.

    Quanto sei fesso

    Quanto sei fesso,

    per aver creduto all’ordine dell’universo,

    ma poi non trovi posto

    nemmeno per te stesso.

    Quanto sei fesso,

    per aver nascosto il tuo sorriso dentro una foto,

    per aver ceduto più di una volta

    al fascino del successo.

    Quanto sei fesso,

    quando ti puntano il dito contro,

    quando ti tieni tutto dentro,

    anche se ti spingono dentro un fosso.

    Quanto sei fesso,

    quanto canti da solo nella tua testa,

    perché lei sola conosce la strofa mancante;

    quando piangi sul latte macchiato,

    quando vai al primo appuntamento senza

    [mutande.

    Quanto sei fesso,

    quando ti lavi i denti davanti allo specchio

    mentre parli del tempo che passa

    all’immagine del vecchio.

    Quanto sei fesso,

    quando disegni il tuo ritratto con un pastello

    [bianco

    e poi lo proteggi con un foglio di carta velina

    per non rovinarlo.

    Forse che…

    Forse non hai capito che

    se mi girano ti rigiro con un dito;

    che se passa una tempesta

    ti cancello quel nero dalla faccia.

    Non hai capito, testa di medusa,

    che questa è la mia casa,

    che il rispetto e il lavoro si guadagnano,

    che ti vedo bene a passare le giornate

    sfogliando margherite.

    Fratello un cazzo: io non ti conosco!

    Sei un

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